Dove sono tutti?
Perché mi hanno
lasciato quassù da solo?
Dove siete?
Perché non vi
vedo?
Io per voi c’ero
sempre
Ed eravate così
tanti
Eppure, intorno
a me vi son solo costoro
Mi urlano
contro, mi insultano, mi sputano addosso
Soffro per mano
loro
Gli stessi che
mi acclamavano
Che mi hanno
accolto in festa, sorridendomi
Ora mi han messo
quassù
E voi?
Voi che scusa
avete?
Non ci siete per
me
Ma vi ho parlato
Vi ho sfamato
Insegnato una
giusta via
Ho lenito le
vostre pene
Curato i mali
che vi affliggevano
Sto morendo
Come morivate
voi
Dov’è la pietà?
Dov’è la tristezza nei vostri occhi?
Non mi fate
compagnia?
Mi lasciate
soffrire da solo?
Quanto
debolmente mi amavate
perché il
calunniare e il sobillare delle serpi
Vi inducesse ad
odiarmi, dopo avermi accolto con gioia
Quanta paura
avete ora
Di starmi intorno nella sconfitta
Nel sangue che
sgorga dalle mie ferite e macchia le mie carni
Solo un amico
Per tutto il
dolore nelle mie carni
Mi basterebbe
Non c’è nessuno…
Quanti galli
hanno cantato tre volte, ben più di uno
Non c’è nessuno…
Ingrati…
Ingrati!
Le mie mani
inchiodate non possono più guarirvi
E mi gettate via
I miei piedi
perforati non possono più guidarvi
E mi lasciate
qui
La mia bocca
secca non dirà più parole di speranza
E non mi
conoscete più
Per che cosa ho
percorso i passi della mia vita?
Per chi sono qui
a morire?
Ingrati…
Non siete meglio
di costoro che infieriscono su chi non ha colpa
Ingrati!
Neanche uno…
Madre…
E c’è lui con te
Fa male, madre
Doppiamente male
Eppure anche
ora, come da bambino, la tua carezza mi fa star meglio
Tremi, mentre
tocchi sconvolta i miei piedi
Tu invece, sei
troppo afflitto, anche solo per alzare il capo e guardarmi negli occhi
Ma non importa
Qualcuno è
venuto
Dove sono gli
altri, vorrei chiederti
Sono qui
intorno, a piangere, a guardarti, ma non li vedi
Ti supplicherei
di rispondermi
Ma sono stanco
Anche respirare
è cosa dura ormai
Amici
Amiche
La mia vista di
annebbia
Il dolore mi
acceca
È per questo che
non vi scorgo, ditemi
Tra queste dure
e secche rocce
Nascosti e
spaventati
Che rimpiangete
la gioia vissuta e oggi orribilmente conclusa?
È così?
Madre, Giovanni…
Almeno voi siete
qui
Non vi lascerò andar
via senza dirvi nulla
“Madre… questi è
tuo figlio”
È così difficile…
parlare, a questo punto…
“Figlio… questa
è tua madre”
Hanno capito, e
piangono più di prima
Quanto dolore
Non lo vedo, ma
se scordo il mio
E presto
attenzione, posso sentirlo di nuovo
Se anche solo
per un po’, insieme, abbiamo vissuto dimenticandocene
Non ho di che
consolarmi?
-Sono egoisti, traditori, capricciosi, e non fanno
altro che arrecare e arrecarsi del male-
-Ma non pensi ne valga la pena?-
Si, Padre
Ora capisco
Ora rammento
perché mi sono ridotto fin qui
Sono creature
capaci di tutto
Ma amano
Sanno piangere
per gli altri
Si sentono in
colpa per le debolezze
E piangono due
volte quando si ritrovano a farlo da soli
Così deboli,
così emotivi, così strani
Qualcuno deve
ricordare loro cosa conta davvero
Cosa in fondo
tutti loro desiderano
Che sono capaci
di grandi cose
Che possono
vincere insieme ogni sofferenza
Che la morte, in
confronto a loro
È piccolissima
Sarò io, in
eterno
Eternamente loro
amico
Eternamente loro
esempio
Eternamente al loro fianco nell’ora del dolore
Nella fine
Ed oltre
Vi darò tutto
ciò
La vita eterna
Perché stare tra
di voi
È stato
bellissimo
Non importa se è
finita male
E un giorno,
saremo di nuovo tutti insieme
A ricordare e
rivivere quei momenti
Madre, Giuseppe,
Pietro, Lazzaro, Maddalena, Giuda
Fratelli
Sorelle
Che siete ora e
che verrete nei secoli
Datemi del pazzo
Ma vi perdono,
un’altra volta
E una volta
ancora
Voglio credere
in voi
Molti mi
deluderanno
Molti non mi
vedranno
Ma è successo
anche a me
È umano in fondo
E dopotutto
Qualcuno
Ci sarà
“Padre, nelle
tue mani affido il mio spirito…”
“Tutto è
compiuto.”
POSTILLA
Ciao
a tutti, cari lettori che siete arrivati fin qui.
Comincio questo finale dicendo che
quella che avete letto non vuol essere in nessun modo una propaganda religiosa
o una professione di fede. Ritengo però che la figura di Gesù e le sue parole
possano essere un punto su cui ogni uomo di buona volontà, di qualunque paese o
fede, possa trovarsi d’accordo, indipendentemente da tutti gli sbagli
perpetrati da quanti han detto e dicono di seguirlo, me compreso.
Ho voluto immaginare cosa avrebbe
pensato Gesù, più umano che ultraterreno nel momento della sofferenza, nel
vedersi tradito e abbandonato senza colpa. Inizialmente prevale in lui la sofferenza,
la delusione nei confronti di un’umanità che non lo ha accettato allora e mai
lo farà completamente.
Ho immagino Gesù chinare il capo e
stringere i denti con rabbia, e gli ho dato pienamente ragione.
Solo il pensiero che c’è sempre “qualcuno”
riesce alla fine a dargli conforto, e gli permette di morire come era
destinato, nel modo che gli è stato affidato.
Perdonando.
Solo una morte simile, così brutale
eppure senza rancore, rasserenata dal pensiero che il senso della vita è nella
compagnia altrui e nella gioia condivisa, non importa se tanta o poca, poteva
riscattare un essere “capace di tutto”. Atti orribili, ma anche pianto quando
la sofferenza è all’infuori.
Ho voluto immaginare che l’umanità gli
abbia riaperto gli occhi, ricambiando, in un certo senso, il favore, rendendosi
necessaria alla divinità e non viceversa.
Una divinità che ha sperimentato cosa
significhi vivere sulla terra, che ha capito quanto è difficile vivere in un
corpo fragile, con un’anima così piena di controversie, perennemente alla
ricerca di qualcosa; e avendo capito, non resta altro che portare pazienza, ed
innalzare quel tanto di bene che può sempre esistere, e che è un peccato
sprecare.
Personalmente, a me piace.
Indipendentemente dal fatto che non possa riuscire ad essere il cristiano
perfetto, sento che provarci è una via giusta; e che la vita è resa degna dai
bei momenti, ed è stupido dimenticarsene.
Spero che questa piccola “storia”, e la
festa che a giorni giungerà facciano nascere riflessioni profonde anche in voi.
BUONA PASQUA DA TONY!
^___^