Amore
che viene, Amore che va
Ecco
cosa succede a pensare: si ragiona. Certo, molte volte serve ed
è utile, ma
l’ansia d’un momento inaspettato, una gioia
immensa, un dolore in un baratro
senza fondo. Questo solo il cuore te lo riesce a dare. Ogni tanto
capita di
cadere nei suoi giochi e nei suoi tranelli, altre ci permette di
vivere, punto
e basta. A me, per una volta, è successo di ragionare ed
è come se un’onda
anomala si fosse scagliata contro la mia ultima creazione, una
devastazione
assoluta si impadronisce di me, mi anela, mi chiama, mi attira a
sé. Ho perso
tutto: speranza, passione, voglia, fede. La mia creatura se
n’è andata e con
lei la mia voglia di ammirarla. Mi sento inutile, senza senso, non
posso più
far nulla per lei e sto lì a guardare impotente che le
pareti caschino, i vetri
si rompano e le onde mi riportino i lampadari, la luce, la speranza,
paradossalmente pronta a sbeffeggiarmi. I primi istanti sono terribili:
non sei
più vivo, una medusa che si lascia trasportare dalla
corrente, vorresti
riprenderti il tuo corpo ma non ce la fai. Intorno a te vedi solo le
bellezze
delle quali sei stato o sarai privato, a breve, perché nulla
dura. L’aria
profumerà della sua essenza, il mare rispecchierà
quel cielo che tanto ti
ricorda i suoi occhi, il sole lancerà la più
bella giornata da tempo, era da
quando vi siete conosciuti che non sembrava così bello il
mondo. Sembrerebbe
una grossa consolazione, ma cosa dico enorme, ma null’altro
sono che pochi
attimi, impercettibili ad un uomo che non ne ha già
assaporato (beato lui) il
suo sapore. Come se questo non bastasse tutto questo peggiora nei
secondi
successivi: il cielo diventa nero, nubi scure attanagliano il cielo, ti
senti
perso, l’anima pesa, sembra soffocarti anche se è
lì da sempre, le palpebre
iniziano a bagnarsi senza che sia iniziato a piovere, ti lasci andare,
sai che
ormai è la fine. Nella stragrande maggioranza dei casi il
destino è tiranno, ti
tortura, non ti permette di inebriarti, ti dona una lucidità
pazzesca, tutti i
dettagli rimarranno impressi nella tua mente, scolpiti come lettere
nella dura
pietra. Tosto rivivi tutto quello che hai fatto, detto e sentito e ogni
cosa
sembra sbagliata, ti ricordi di quando avevi paura di perderla, ma
sembra
utopia: adesso hai capito perché i grandi filosofi hanno
sprecato la loro vita
per darti certi insegnamenti. E tu, ovviamente, non li hai mai neanche
aperti
quei libri. Hai solamente letto su qualche sito internet qualche frase,
e non
sai nemmeno di chi sia. Poi tutto finisce, le nubi scompaiono, ritorna
il
sereno, il mondo si ripristina, ma tu ti senti immensamente solo. Un
altro
giogo del fato è il fatto che, in questo caso, non serve
aver avuto esperienze
particolari, belle o brutte, ma ne percepisci un’egual
sofferenza in ogni caso.
Ti guardi intorno, non la vedi più: neanche le macerie ti
sono concesse, dal
tutto al nulla, dalle stelle alle stalle, ti ritrovi senza niente di
quelle
cose che ti hanno fatto impazzire pochi minuti prima. E non capisci la
causa di
tutto questo. Ti renderai conto solo a mente fredda che non sei mai
stato
abbastanza, era un miracolo il fatto di essere riuscito anche solo a
porre le
fondamenta in mezzo a delle sabbie mobili di tale portata. Ma, lo senti
dentro,
fa parte di te, non ti lascerei mai andare via, se dipendesse da me.
Sei troppo
bella per dirti addio. Anche se non dovessimo più vederci,
ti porterei dentro
di me, vorrei che tutti gli attimi di cui sono a conoscenza rimanessero
impressi dentro la mia anima con lo stesso fuoco scoppiettante e vivo
che provo
adesso. E non è rabbia per averti perso, né
rassegnazione, neppure sconfitta,
ma solo un’immensa gelosia per chi ti coglierà e
una grande gioia di averti
comunque potuto conoscere, di averne avuto il privilegio, di aver
condiviso con
te anche una sola ed unica serata … Ma sto correndo troppo.
Questo avviene
molto, ma molto dopo. Torniamo a dove ero rimasto. Purtroppo la mente
dell’uomo
è molto volubile e il tempo cancella queste cose: non ti
rimembrerai più dei
suoi occhi truccati che ti guardano felici di poter trovare in te un
supporto
alle situazioni difficili, della sensazione di calore, anche a
febbraio, che
hai provato quando vi siete stretti; anzi no, quando ti sei fatto
avanti e lei
ti ha stretto, ti ha chiamato per nome e tu hai perso il controllo di
tutto.
Oppure di quando lei, stanca, ti si appoggiava e ti cingeva la spalla
con le
sue mani leggere, e si rilassava ascoltando il tuo cuore. E tu,
ovviamente, te
ne compiacevi a tal punto da riuscire, non mi è ancora
chiaro come, a farle
provare davvero quelle sensazioni. Perché tutto questo
è dovuto finire? Chi lo
ha voluto? Tu, no di certo. Lei? Può essere, ma non avrebbe
avuto un motivo
valido, dopo che le hai dato tutto: forse semplicemente non era
abbastanza. Se
così doveva andare, stai certo che è andata. Con
un minuto in meno tutto questo
sarebbe già passato, eri più tranquillo, le
parole non erano più tonnellate di
cemento armato, ma solo dura roccia, una pietra che col tempo si
tramuterà in
finissima sabbia che asciugherà le onde che hanno demolito
il tuo sogno. Un
minuto in più? Personalmente avrei dato dieci anni della mia
vita per poterlo
avere. Così non sarà, togliamocelo dal cuore,
lasciamo che le onde del mare
d’ora in poi si regolino da sole. Amore che viene, Amore che
va.