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Autore: The black angel    30/03/2010    1 recensioni
Cosa succede dopo essere tornati a casa alle cinque della mattina con varie speranze nel cuore? e se poi queste vengono distrutte?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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amore che viene amore che va

Amore che viene, Amore che va

Ecco cosa succede a pensare: si ragiona. Certo, molte volte serve ed è utile, ma l’ansia d’un momento inaspettato, una gioia immensa, un dolore in un baratro senza fondo. Questo solo il cuore te lo riesce a dare. Ogni tanto capita di cadere nei suoi giochi e nei suoi tranelli, altre ci permette di vivere, punto e basta. A me, per una volta, è successo di ragionare ed è come se un’onda anomala si fosse scagliata contro la mia ultima creazione, una devastazione assoluta si impadronisce di me, mi anela, mi chiama, mi attira a sé. Ho perso tutto: speranza, passione, voglia, fede. La mia creatura se n’è andata e con lei la mia voglia di ammirarla. Mi sento inutile, senza senso, non posso più far nulla per lei e sto lì a guardare impotente che le pareti caschino, i vetri si rompano e le onde mi riportino i lampadari, la luce, la speranza, paradossalmente pronta a sbeffeggiarmi. I primi istanti sono terribili: non sei più vivo, una medusa che si lascia trasportare dalla corrente, vorresti riprenderti il tuo corpo ma non ce la fai. Intorno a te vedi solo le bellezze delle quali sei stato o sarai privato, a breve, perché nulla dura. L’aria profumerà della sua essenza, il mare rispecchierà quel cielo che tanto ti ricorda i suoi occhi, il sole lancerà la più bella giornata da tempo, era da quando vi siete conosciuti che non sembrava così bello il mondo. Sembrerebbe una grossa consolazione, ma cosa dico enorme, ma null’altro sono che pochi attimi, impercettibili ad un uomo che non ne ha già assaporato (beato lui) il suo sapore. Come se questo non bastasse tutto questo peggiora nei secondi successivi: il cielo diventa nero, nubi scure attanagliano il cielo, ti senti perso, l’anima pesa, sembra soffocarti anche se è lì da sempre, le palpebre iniziano a bagnarsi senza che sia iniziato a piovere, ti lasci andare, sai che ormai è la fine. Nella stragrande maggioranza dei casi il destino è tiranno, ti tortura, non ti permette di inebriarti, ti dona una lucidità pazzesca, tutti i dettagli rimarranno impressi nella tua mente, scolpiti come lettere nella dura pietra. Tosto rivivi tutto quello che hai fatto, detto e sentito e ogni cosa sembra sbagliata, ti ricordi di quando avevi paura di perderla, ma sembra utopia: adesso hai capito perché i grandi filosofi hanno sprecato la loro vita per darti certi insegnamenti. E tu, ovviamente, non li hai mai neanche aperti quei libri. Hai solamente letto su qualche sito internet qualche frase, e non sai nemmeno di chi sia. Poi tutto finisce, le nubi scompaiono, ritorna il sereno, il mondo si ripristina, ma tu ti senti immensamente solo. Un altro giogo del fato è il fatto che, in questo caso, non serve aver avuto esperienze particolari, belle o brutte, ma ne percepisci un’egual sofferenza in ogni caso. Ti guardi intorno, non la vedi più: neanche le macerie ti sono concesse, dal tutto al nulla, dalle stelle alle stalle, ti ritrovi senza niente di quelle cose che ti hanno fatto impazzire pochi minuti prima. E non capisci la causa di tutto questo. Ti renderai conto solo a mente fredda che non sei mai stato abbastanza, era un miracolo il fatto di essere riuscito anche solo a porre le fondamenta in mezzo a delle sabbie mobili di tale portata. Ma, lo senti dentro, fa parte di te, non ti lascerei mai andare via, se dipendesse da me. Sei troppo bella per dirti addio. Anche se non dovessimo più vederci, ti porterei dentro di me, vorrei che tutti gli attimi di cui sono a conoscenza rimanessero impressi dentro la mia anima con lo stesso fuoco scoppiettante e vivo che provo adesso. E non è rabbia per averti perso, né rassegnazione, neppure sconfitta, ma solo un’immensa gelosia per chi ti coglierà e una grande gioia di averti comunque potuto conoscere, di averne avuto il privilegio, di aver condiviso con te anche una sola ed unica serata … Ma sto correndo troppo. Questo avviene molto, ma molto dopo. Torniamo a dove ero rimasto. Purtroppo la mente dell’uomo è molto volubile e il tempo cancella queste cose: non ti rimembrerai più dei suoi occhi truccati che ti guardano felici di poter trovare in te un supporto alle situazioni difficili, della sensazione di calore, anche a febbraio, che hai provato quando vi siete stretti; anzi no, quando ti sei fatto avanti e lei ti ha stretto, ti ha chiamato per nome e tu hai perso il controllo di tutto. Oppure di quando lei, stanca, ti si appoggiava e ti cingeva la spalla con le sue mani leggere, e si rilassava ascoltando il tuo cuore. E tu, ovviamente, te ne compiacevi a tal punto da riuscire, non mi è ancora chiaro come, a farle provare davvero quelle sensazioni. Perché tutto questo è dovuto finire? Chi lo ha voluto? Tu, no di certo. Lei? Può essere, ma non avrebbe avuto un motivo valido, dopo che le hai dato tutto: forse semplicemente non era abbastanza. Se così doveva andare, stai certo che è andata. Con un minuto in meno tutto questo sarebbe già passato, eri più tranquillo, le parole non erano più tonnellate di cemento armato, ma solo dura roccia, una pietra che col tempo si tramuterà in finissima sabbia che asciugherà le onde che hanno demolito il tuo sogno. Un minuto in più? Personalmente avrei dato dieci anni della mia vita per poterlo avere. Così non sarà, togliamocelo dal cuore, lasciamo che le onde del mare d’ora in poi si regolino da sole. Amore che viene, Amore che va.  

  
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