Eco
Malinconia.
Vuoto.
Silenzio.
Non più silenzio, eco.
Musica che fluisce.
Note così vere
Da volerle imprimere sulla carta,
ma sfuggono.
Non chiedono perdono.
Malinconia
Per l’armonia volata via.
E ora silenzio,
tangibile, reale,
oscuro,
sono tutti andati via.
Gente che camminava,
correva, scalpitava;
quindi non silenzio.
Eco.
Spegniti eco
Perché la tua flebile voce
È assordante.
Senza senso, parli di volti
Ormai svaniti.
Eco, ora sussurri
Le parole che appartengono
Alla mia anima,
senza chiedermi il permesso,
un tacito accordo
con il quale denudarmi al mondo,
piccola e fragile.
Sangue che sgorga,
impetuoso come il Simoenta di terre lontane;
ferite che lacerano,
mare in tempesta.
Malinconia di tempi.
Andati.
Tutto, con un silente rumore,
impercettibile,
di qualcosa che si spezza.
Malinconia di me,
all’orizzonte,
che mi piego,
e urlo,
e dentro solo un’eco:
dolore.