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Autore: Noth    31/03/2010    0 recensioni
Una storia di odio e pregiudizi infondati, di intelligenza e superiorità. L'amore è una formula segreta, sboccia dovunque come un fiore, ma si secca con facilità.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento portava con sè un odore acerbo, come di frutti maturati troppo. Lo zucchero avvolgeva l'aria in una morsa profumata e allo stesso tempo fastidiosa. Quel vento turbinoso e caldo si mescolava con l'odore dei fiori sbocciati oramai da molto tempo che contornavano la panchina dove avevo deciso di sedermi. Era di pietra, non di certo elaborata per la signoria del paese, probabilmente vecchia e abbandonata. La prateria si estendeva immensa dinanzi e dietro di me. L'erba era verde chiaro, a chiazze gialline per la siccità incombente. Agosto... il mese della pace, in città, il mese in cui potevo ritirarmi in privato a leggere su quella tanto amata panca fresca. Accanto ad essa cresceva un acero, alto ed ombroso, imponente, nonostante non avesse un'età degna di quelle dimensioni. Poggiai sulle gambe la mia copia di "Cime Tempestose" e volsi lo sguardo all'orizzonte. Non c'era umanizzazione in quel paesaggio, la natura cresceva incontaminata e forte, ricca di colori. Il cielo ad esempio, era ricoperto di nubi violette, come spruzzate a casaccio sul quell'arancione chiaro che si accendeva come fuoco alla base dove toccava la terra. I raggi scoprivano ombre taglienti, anche la mia pareva affusolata e minacciosa in quel contesto di semi-crepuscolo, nonostante l'imgombrante gonna che ero obbligata a portare dal protocollo. Quel posto era in grado di darmi sensazioni, emozioni... di farmi provare qualcosa. Di sciogliere quel blocco di pietra calcarea che congelava il mio volto in un espressione di perenne noia e disgusto. Perchè ero nata in quella famiglia così dannatamente ricca ed in vista? Non era quella la mia vita. Ero uno spirito libero.Non potevo essere costretta da leggi e norme insulse per un semplice fatto di bel vedere. I boccoli dorati che avevo mi sembravano così falsi e sbagliati. Avrei voluto scompigliarli, lasciarli nella loro forma originale. Avrebbero dovuto essere lisci come cascate. Mi levai il cappello, sbuffando e continuando ad osservare l'orizzonte che, a tratti, diventava sempre più scuro. Le nuvole si tingevano di blu su un cielo che sfumava da un viola scuro ad un lillà accennato. Entro poco sarebbe stata sera e sicuramente qualcuno sarebbe venuto, disperato, a cercarmi. Perchè non mi lasciavano in pace? Ero benissimo in grando di andare dalla panchina alla nostra residenza senza incorrere in pericolo alcuno. Decisi di chiudere il libro, non avrebbero tardato, era inutile arrivare ad un punto di suspance per poi essere interrotti puntualmente sul più bello. 3...2...1... "Rachele!" Non era affatto la voce che mi aspettavo. Credevo che avrebbero mandato Donna Giorgia o magari il solito paggetto minuto e balbettante intimorito dalla mia sola presenza. Invece c'era un ragazzo nuovo, che non conoscevo, assieme ad una ragazzina leggermente più bassa di lui che gli somigliava incredibilmente. Gemelli? "Si?" risposi annoiata. "Dovete tornare a casa, si sta facendo buio, non è sicuro restare fuori dopo il calare dell'ultimo raggio di sole" ripose, conlo stesso tono con cui si parla ad un generale. "Va bene. Ma chi siete voi?" domandai ad entrambi. La ragazzina rispose per prima. "Sono Fiell. Io e mio fratello Taro siamo stati assunti oggi da vostro padre. Siamo i vostri nuovi servitori" li guardai, sollevando un sopracciglio, c'era ancora una domanda alla quale non avevano risposto, ed era implicita. "Si, siamo gemelli" annuì Taro. Un giovane sveglio. "Bene. Torniamo a casa" annunciai, alzandomi di malavoglia. CONTINUA
   
 
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