Libri > La Divina Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: Ulissae    01/04/2010    11 recensioni
[one shot su Pier delle Vigne]
Voleva scappare, allora, librarsi in aria, muovere, saltare. Esistere nuovamente.
Ritornare da lui e dirglielo, sotto voce, nello stesso modo in cui gli augurava il buon giorno “Le sono fedele, mio Augusto” .
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sproloqui prima di partire: purtroppo a scuola andiamo a rilento con la lettura della Divina Commedia; così io sono partita da sola alla volta della selva dei suicidi. Ed ho letteralmente amato questo canto. È così carico di amore e disperazione, e di slash xD Lo ammetto *-* Pier della Vigna, secondo me, è morto anche un po' per dei dolori d'amore, <_<", dopo tutto si è visto essere considerato un traditore dalla persona che più considerava cara.
Quindi la storia contiene degli accenni leggeri ad un amore omosessuale tra due uomini; siete stati avvisati :)
Spero che anche a voi piaccia, come a me è piaciuta scriverla (:


Rami spezzati



Mentre le arpie affossavano gli artigli nei rami, Piero gemette, chiudendo gli occhi dell'anima e chiedendosi, come sempre, perché.
Ricordava, in quegli attimi di dolore, la dolce vita che aveva lasciato, gettata via con ostinata determinazione.
Sentiva, se si concentrava molto, la pesantezza delle chiavi della camera di Federico nelle tasche, di quei vestiti sfarzosi e morbidi; ricordava ancora il rumore dello scatto della serratura rudimentale, la penombra della stanza; quell'odore di notte calda, soffice; le tende del letto tirata e chiuse.
Lui sorrideva sempre, in quei momenti, sia avvicinava alla finestra mal tagliata, oscurata con delle travi di legno, le toglieva e faceva sì che il sole della lucente Sicilia entrasse.
Spostava i tendaggi e si chinava leggermente, sfiorando la spalla nuda del suo imperatore; lo scuoteva un poco, finché questi non apriva gli occhi.
E in quei momenti la vedeva veramente, la vita.
La sentiva fluire nelle vene, fargli tremare i polsi, fremere di ebbra gioia.
C'era fiducia, in quello sguardo assonnato.
E c'era vita.
Si risvegliava, tra gli ululati dei suoi compatrioti sciagurati, e sentiva il bisogno di  piangere. Ascoltando il gracchiare delle losche fiere moriva, in ogni istante, mentre il vento ululava, sfiorando le sue fronde contorte, rattrappite, che si diramavano come ossa scheletriche nell'aria.
Riportava alla mente quel doloroso attimo.
Il volto contrito del suo augusto, il disgusto, lo sprezzo, la delusione.
Le sue parole fredde, i suoi insulti, le maledizioni.
E quelle parole, che sembravano preghiere infrante, fatte su un altare sconsacrato, poiché inutili, superflue.
E ricordava l'olezzo nauseabondo della prigione, l'umiliazione, il dolore e ancora quel volto.
Federico, mio signore
Lo ripeteva mentre guardava la minuscola feritoia, lo ripeté quando iniziò a sfrangere la testa contro il muro lercio e umido, lo ripeté mentre avvertiva il dolore il sangue colargli giù per la fronte, fino al collo, al cuore, passando per la camicia lurida.
Lo ripeté anche morendo.
Voleva scappare, allora, librarsi in aria, muovere, saltare. Esistere nuovamente.
Ritornare da lui e dirglielo, sotto voce, nello stesso modo in cui gli augurava il buon giorno “Le sono fedele, mio Augusto” .
Eppure non poteva. Incatenato da delle radici a quel terreno arido, marciva.
Sentì un dolore lancinante, aprì gli occhi e li vide.
I due viandanti.
Un piccolo barlume di speranza, la redenzione attraverso quell'uomo spaventato, che lo fissava titubante.
E parlò.




   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La Divina Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae