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Autore: crystalemi    01/04/2010    6 recensioni
«Ora comparirà sul vostro tavolo il vassoio e dovrete prendere il cioccolatino che sentite più vostro, quello a cui la vostra mano, guidata dall’Occhio Interiore, vi porterà a prendere. Concentratevi e aprite l’Occhio.» Mentre chiudeva gli occhi Remus sentì Lily tentare disperatamente di soffocare le risate e si leccò – metaforicamente – i baffi al pensiero del cioccolato che di lì a poco avrebbe gustato.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic è stata scritta per il contest «Don't Open this Cookie» indetto da Kukiness e si è classificata al ??? posto.

Buona Lettura <3

 

 

 

Coincidenze Disastrose

(con Happy Ending)

 

 

Quando qualcosa non va per il verso giusto,

c’è chi arrossisce e chi mente,

ma l’amicizia quasi vince contro il destino.

O così pare.

 

 

«Remus?» Lily Evans non aveva mai usato quel tono con lui. L’aveva usato con delle amiche, talvolta perfino con James, ma Remus sapeva già che gli sarebbe stata posta una domanda, probabilmente retorica ma con un imperativo ad assicurarsi una risposta. Lo sapeva non solo perché l’aveva sentita parlare con altri, ma perché conosceva Sirius, ed era sempre stato convinto che Lily fosse la versione femminile, ma soprattutto non stupida, di Sirius.

Così si limitò ad emettere un verso simile ad una m strascicata, con un adorabile punto interrogativo in fondo, per farle intendere che a) la stava ascoltando; b) avrebbe risposto.

«Non ti senti, come dire, osservato?» domandò con il tono che Remus aveva immaginato, che però nascondeva una leggera preoccupazione, un pensiero di fondo che Sirius non sarebbe nemmeno riuscito a ipotizzare e che sembrava stesse infastidendo particolarmente la ragazza. Perciò decise di pensarci seriamente, anche per ringraziare Lily, dato che con lui era sempre stata dolce e disponibile.

Dopo qualche secondo in cui aveva tentato di sentire o ricordare qualcosa, arrivando quasi al limite della paranoia, scosse leggermente la testa, un po’ demoralizzato.

«Oh, no, non intendevo ora. Era più un “ti è mai capitato?”.» esclamò Lily svoltando l’angolo del corridoio deserto, bacchetta alla mano, mentre quella di Remus illuminava davanti a loro.

«No, mai. Oh, beh, ogni tanto sì, ma so che è Sirius che trama alle mie spalle, quindi credo non valga.» a quella precisazione Remus poté quasi vedere il nasino lentigginoso di Lily storcersi disgustato al solo parlare di Sirius.  Trattenne le risate, rendendosi conto di come il naso aristocratico dell’amico reagisse allo stesso modo al nome della ragazza.

«No, non vale. Comunque, mi sento osservata ultimamente, perfino in bagno! Credi sia paranoica?» domandò Lily con un velato imbarazzo nascosto sotto l’aggressività delle parole. Remus si limitò a scuotere il capo in diniego, anche se non credeva che Lily fosse completamente a posto.

«Potrebbe essere Divinazione?» ipotizzò gentilmente e la vide posarsi un dito sulla guancia e premere, come quando diventava molto pensierosa. Poco dopo lei scosse la testa con una mezza risata.

«Può essere, sai? Settimana scorsa ha predetto che un occhio mi avrebbe seguita e per la disperazione sarei caduta dalle scale. – fa una pausa in cui sbadiglia e poi riprende– rompendomi l’osso del collo, ovvio.»

Remus ridacchiò e lei si unì, soffocando le risa.

«Spero non ti butterai giù proprio mentre sono l’unico testimone!» esclamò Lupin a voce un po’ troppo alta, disturbando qualche quadro che brontolò indignato. Lily calmò le risate e replicò quasi come fosse una concessione che le costasse:

«Non preoccuparti, aspetterò la fine della ronda, Signor Prefetto Lupin!» Remus sorrise e stette al gioco.

«Anche dopo, spero! Non vorrei esser costretto a togliere punti a Gryffindor. Se morisse, Signorina Evans, verrebbe meno ai suoi impegni di Prefetto!» Lily soffocò una risata appoggiandosi alla sua spalla. Sembravano due attori davvero molto, molto scarsi e questo li divertiva parecchio.

«Sono curioso di sapere cosa faremo domani a Divinazione.» disse Remus quando si furono calmati, poco dopo. Lily si strinse nelle spalle e timidamente lo prese sotto braccio.

«Ascolta, so che ti chiedo un favore davvero grande, ma, ecco, non è che ti andrebbe di sederti accanto a me, a lezione intendo. Solo di Divinazione, eh.» domandò impacciata e Remus la guardò, aspettandosi una spiegazione che non tardò ad arrivare:

«Vedi, Alice domani non seguirà le lezioni e Mary non segue Divinazione dal terzo anno, quindi sono da sola. E la volta scorsa ti ho visto da solo, quindi pensavo che forse...» lasciò cadere il discorso e Remus sorrise gentilmente.

«D’accordo.» le rispose dopo un po’, inutilmente dato che Lily aveva già afferrato la risposta.

«Grazie.» mormorò lei, prima di nascondere uno sbadiglio, davanti al ritratto della Signora Grassa.

«Audaces fortuna iuvat1» esclamò Remus e il quadro si spostò senza nemmeno un cigolio. Attraversarono la sala comune e andarono ognuno nella propria stanza.

Lanciando un’ultima occhiata al piede di Sirius che fuoriusciva dai tendaggi del baldacchino, Remus chiuse gli occhi e si abbandonò ai sogni.

 

Remus John Lupin non era un ragazzo del tutto normale, e ciò non poteva essere dedotto solo dalle compagnie che frequentava, tutt’altro, si capiva in particolar modo quando era da solo o dai suoi strani metabolismi.

Per esempio, quel quindicenne alto e dinoccolato, tanto magro da sembrare tremendamente fragile sotto quei maglioni larghi e consunti, aveva un orologio biologico infallibile. A lui non servivano le stelle, il sole o strani apparecchi per dirti esattamente che ore fossero. Sirius ci aveva provato a trovare una falla nel suo orologio, ma l’unico risultato ottenuto era stato il nervosismo di Moony e lo sgomento degli altri.

Così, non era strano se Remus si alzava puntualmente tutti i giorni alle sei meno un quarto di mattina, o se l’avevano anche soprannominato Svizzera (anche se in quello era venuto prima il fatto che fosse sempre e stoicamente neutrale).

Anche quel giorno Remus si svegliò presto, usufruì del bagno senza essere disturbato da nessuno, dato che dopo essersi vestito di tutto punto sarebbe toccata a lui la titanica impresa di buttar giù dal letto i suoi quattro coinquilini.

Per James era semplice, bastava sussurrare nel suo orecchio le parole magiche e lui si rizzava a sedere, sveglio seppur assonnato. L’abracadabra variava, anche se non di molto, dagli impegni in giornata. Certe volte era Lily Evans, certe altre Quidditch, una volta (il primo di aprile dell’anno prima) aveva dovuto faticare un po’ di più, ma alla fine Snivellus aveva funzionato – quel giorno però erano arrivati tutti e cinque in ritardo alle lezioni.

Per Ernest Wood2 invece bastava uno scossone, o al limite chiamarlo per nome più volte, nei giorni peggiori.

E mentre James svegliava Peter (gridandogli nelle orecchie l’amore che provava per Lily, l’odio per Snape e quanto meraviglioso fosse volare) lui si occupava di Sirius che era, in assoluto, il più difficile.

Si svegliava velocemente, sì, ma c’era la necessità di metterlo a suo agio, di non essere bruschi, di grattarlo dietro le orecchie da quando era un animago; in pratica, di farlo scendere col piede giusto e non fargli andare di traverso la luna, o l’umore nero che ne sarebbe derivato non avrebbe risparmiato nessuno, punti della casa in particolare.

Ma quel giorno fu diverso. Appena uscì dal bagno, Peter si infilò dentro senza guardarlo e gli sbatté la porta alle spalle, svegliando così Ernest che tentò con poco successo per i primi cinque minuti di capire dove si trovasse. Remus fece finta di non vederlo e si vestì nascosto dalle tende di Sirius, oltremodo imbarazzato da tutte le cicatrici che si portava a spasso. Mentre stava allacciando la camicia Sirius riapparve da dietro il baldacchino, un’espressione tranquilla e assonnata, lo fissò e accennò un sorriso, per poi alzarsi e raccattare i vestiti dal baule in fondo al letto, ricordando (senza intenzione) a Remus come la sera prima avesse passato almeno mezz’ora sotto la doccia.

Sconvolto da quei cambiamenti, Moony trovò un po’ di serenità nello svegliare James che rispose al richiamo di Quidditch in vista degli allenamenti del pomeriggio.

Remus scese per colazione con Sirius, lasciando indietro gli altri. Altra cosa estremamente innaturale.

 

«Da oggi studieremo la complessa arte che lega l’Occhio Interiore al nostro corpo.» La professoressa di Divinazione blaterava da cinque minuti e Sirius si era già girato ad incenerirlo con lo sguardo per ben trentotto volte da quando aveva preso posto con Lily ad uno dei tavolini più indietro. Remus faceva una gran fatica a sopportarlo, con la sua possessività e il suo odio per Lily (ma anche questo si riconduceva alla possessività, visto che James avrebbe dato la mano che serviva per la lezione pur di avere il suo posto e non lo nascondeva affatto).

«Ora comparirà sul vostro tavolo il vassoio e dovrete prendere il cioccolatino che sentite più vostro, quello a cui la vostra mano, guidata dall’Occhio Interiore, vi porterà a prendere. Concentratevi e aprite l’Occhio.» Mentre chiudeva gli occhi Remus sentì Lily tentare disperatamente di soffocare le risate e si leccò – metaforicamente – i baffi al pensiero del cioccolato che di lì a poco avrebbe gustato. Con un ‘pop’ i vassoi comparvero sui loro tavoli e Remus sorrise ghiotto davanti a quella quantità incredibile di cioccolatini dalle forme più curiose, incartati con carta stagnola dei colori più vivaci che avesse mai visto.

«Qual è il tuo gusto preferito?» chiese Lily girando sottosopra tutti i cioccolatini, cercando  di capire che sapore avessero. Remus si mise ad aiutarla e borbottò che, davvero, non ne aveva idea; ridacchiando alla fine chiusero gli occhi e pescarono a caso.

Scartarono la carta e la tennero da parte, gustando il cioccolato come due ebeti, tranquillizzati dal fatto che anche gli altri emettevano piccoli mugolii di piacere. Dovevano essere il caldo soffocante, gli incensi stordenti o le luci soffuse, ma il piacere che provavano tutti nel mangiare la loro lezione di Divinazione era quasi stupido. Anzi, lo era, e parecchio, ma Remus preferì non farci troppo caso.

Ingoiato l’ultimo pezzettino – e ignorando stoicamente gli sguardi irosi di Sirius - Moony girò la carta di un colore rosso accesso, per scovare all’interno la sua profezia: La tentazione è grande.

Lily sbirciò da sopra il suo avambraccio quelle letterine dorate e ridacchiò, complice.

«Quale tentazione, Remus? Mangiare tutto questo cioccolato o uccidere Black?» lui sorrise e scosse la testa divertito.

«Non riesco a decidere, sono entrambe delle grandissime tentazioni!» replicò infine, afferrando il secondo cioccolatino mentre la professoressa li avvisava che potevano mangiare gli altri e dovevano fare un tema di almeno quindici pollici3 sulla loro profezia e il legame fra l’Occhio, il corpo e la Sorte.

«A te cos’è uscito?» chiese Remus quando avevano quasi finito di mangiare. Lily mandò giù l’ultimo e tirò fuori dalla tasca della borsa una carta nera e verde, per poi leggerla quasi con solennità.

«Guarda a destra. È lì. – sorrise a Remus e aggiunse – cosa non si sa!» Risero e si alzarono, cominciando ad avviarsi verso la porta. Scesero le scale e Lily lo ringraziò, andandosene con un’altezzosità artificiosa quando notò Sirius appoggiato al muro sotto la scala.

«Ciao Pads.» Lo salutò Remus con il sorriso che andava affievolendosi alla vista del cattivo umore dell’amico, ma Sirius arrossì e lo prese di scatto per il polso, trascinandolo a pozioni. E Remus in quel momento comprese che il mondo aveva qualcosa che non andava, forse nel meccanismo più importante, perché Sirius Black non arrossisce, nemmeno da morto. In effetti, soprattutto da morto.

 

«James, credo che lei non vorrebbe che te lo dicessi, ma forse, sai, di questi tempi non si sa mai e quindi-» Remus si interruppe per raccattare della coclearia appena cadutagli dalle mani, la poggiò sul tavolo e cominciò a tagliuzzarla con precisione.

«Ah, no, Moony, buttala via o, se hai voglia, lavala. Per terra serve a poco, per questo te la facevo tenere in mano.» sussurrò James distrattamente, mentre mescolava energicamente la pozione. Remus arrossì e buttò quella caduta in un bidone lì accanto, deciso a continuare.

«Senti, James, non urlare, chiaro? Qualsiasi cosa ti dica, non urlare. Non urlare.» Sibilò Remus mentre sosteneva lo sguardo pieno di disapprovazione di Slughorn. James accanto a lui continuò a mescolare, ora vagamente irritato.

«Sul serio, Moony, stai esagerando. Hai detto “non urlare” tre volte. Non sono mica stupido. E passami la vedova nera.» Remus prese il grosso ragno e lo passò all’amico, per poi dargli il cambio nella mescolatura, affinché l’altro potesse estrarre le parti che servivano.

«Beh, Lily probabilmente viene pedinata.» Sbottò qualche minuto di silenzio dopo, mentre James era nel bel mezzo dell’estrazione del cuore: il coltello gli scappò di mano per la sorpresa, rischiò di tagliarsi un dito e urlò. Anche se di dolore, segno che quindi qualcosa si era tagliato.

Slughorn si avvicinò osservandoli con aria per metà afflitta, per l’altra delusa. O almeno così ipotizzò Remus, prima che James gli piantasse in mano il coltello e si pulisse in uno straccio sporco passatogli da un Sirius davvero preoccupato dalla reazione, prima di rendersi conto che il suo cercatore aveva quasi perso un dito, così sbottò incredulo qualcosa su Merlino (una bestemmia che Remus non ebbe cuore di ascoltare).

«Cos’è successo?» domandò il professore, guardando storto Remus.

«Mi sono tagliato mentre sezionavo la vedova. Posso andare da Madama Pomfrey?» esordì James nascondendo il dolore azzannandosi un labbro. Slughorn annuì e Remus capì che quel morso di Prongs era un segno, uno di quelli del linguaggio Prongs-a-Paddy, ma stranamente era più che chiaro.

«Professore, lo accompagno?» supplicò senza molta convinzione e Slughorn era sul punto di negargli il permesso quando dal calderone provenne un suono strano e la pozione da verde divenne rosa pallido.

«Va’ pure, dubito che comunque sia recuperabile.» rispose infine tetramente, anche se a Remus parve di sentire invece “dubito che potresti recuperarla” o qualcosa di fastidiosamente simile.

Ma decise di non dar credito e seguì James che ancora teneva il dito avvolto nel panno. Risaliti dai sotterranei lo tolse e Remus vide che il dito era perfettamente integro. Boccheggiò per qualche secondo, poi scosse la testa demoralizzato.

«Dovrei toglierti dei punti, sai?» disse premendosi fra indice e pollice l’attaccatura del naso.

«Dovresti toglierli ad entrambi.» concordò James, senza in realtà dargli retta. Poi però lo fissò negli occhi e la domanda non fu nemmeno posta che Remus cominciò a spiegare di quello che Lily gli aveva confidato.

«E, fammi indovinare, non ci hai dormito su, vero?» chiese James alla fine, divertito nonostante la preoccupazione. Remus si limitò ad annuire. All’inizio non ci aveva fatto troppo caso, pensando che non fosse nulla di preoccupante, ma durante la colazione aveva letto un pezzo della Gazzetta di Sirius e quegli articoli sulle morti di babbani e mezzosangue4 lo avevano un po’ spaventato.

«Sei paranoico, lo sai?» gli disse James sorridendo, ma Remus sapeva che nella sua testa si stava già ponendo un sacco di domande, così sorrise.

«Ho imparato a conviverci.» replicò casualmente, poi, quando James tornò serio di colpo fece lo stesso.

«Pete è da ‘stamattina che ci evita o è una mia impressione?» chiese il moro poggiandosi al muro e Remus storse il naso.

«Non lo so, ma è stato un po’ scortese, appena sveglio. Non è da lui.» mormorò richiamando alla memoria il così insolito risveglio.

«Già, e forse non te ne sei accorto ma durante Divinazione è stato assieme ad Abbott, ma forse eri troppo occupato a flirtare con la futura Signora Potter.» concluse un po’ duramente e Remus sbuffò realizzando anche quel giorno quanto Sirius e James potessero essere gelosi e possessivi, anche con persone e cose non loro.

«Non stavamo flirtando. E se è per questo, anche a colazione era seduto con Abbott.» Brontolò infastidito, mentre James ancora lo squadrava sospettoso.

«Oh, andiamo James. Lily è una cara amica, dovresti essere felice del fatto che da parte mia non avrai impedimenti!» disse esasperato e James si rilassò, poi sul volto passò un’ombra di sconforto.

«Peccato che Sirius e Lily non la pensino allo stesso modo...» mugolò abbattuto, in uno dei suoi momenti da attore tragico. Ma si riprese in fretta, convinto dallo sguardo scettico di Remus, e proseguirono fino alla Sala Grande, dove ormai dovevano essere gli altri, dato che era ora di pranzo.

Trovarono Sirius a sorseggiare del succo di zucca, piegato su una delle carte dei cioccolatini. Appena li vide il volto si illuminò come se gli avessero appena dato un osso o un biscotto.

«Ragazzi, non avete idea di cosa mi sia successo!» Esclamò mettendogli davanti la carta del cioccolatino di Divinazione. Attenzione ai corridoi5 spiccava a lettere dorate su sfondo nero. Remus si chiese distrattamente se l’avesse scelto per il colore, ma poi si domandò cosa gli fosse capitato, cosa che era, in effetti, molto più interessante.

«Il pavimento del corridoio nei sotterranei era bagnato! E non sapete che volo ho fatto! Esilarante, davvero! Avrei dovuto dar retta ai cioccolatini!» Nessuno ebbe il coraggio di ricordare a Sirius che in quella zona il pavimento si bagnava tutte le volte che pioveva a dirotto, proprio come faceva da tre giorni a quella parte.

«Bene, Paddy. Dopo riunione in camera, chiaro?» ordinò James e Remus tentò, ci provò con tutto se stesso, a spiegargli che dopo avevano Storia della Magia, che era una materia, ma nessuno lo ascoltò, così dovette starsene zitto e scusarsi mentalmente con il professore che ignaro chiacchierava con Slughorn.

 

«Siamo qui riuniti per domandarci – cominciò solennemente James - dove diamine sia finito Pete.» sbottò poi, saltando in piedi dal suo letto e facendo tre passi prima di voltarsi verso gli altri due, placidamente sdraiati sul letto di Remus.

«Qualcuno l’ha avvisato, vero?» domandò con tono accusatorio e Sirius si girò sulla schiena.

«Ha detto che non poteva saltare Storia della Magia.» lo informò Remus contrariato pensando che, sì, in effetti nemmeno loro avrebbero dovuto farlo.

«Figurati.» borbottò indifferente Sirius e James lo fulminò con lo sguardo.

«Padfoot, sai qualcosa di cui io e Moony siamo totalmente all’oscuro?» chiese con una lieve vena retorica che Sirius colse e per quello fece spallucce. Poi sembrò pensarci e aggiunse molto piano, tanto che Remus faticò a sentire:

«Credo sia colpa mia. O meglio, è colpa sua. Ma non posso dire nulla. Non è male se se ne va e non torna più.» Remus storse il naso e quando incrociò lo sguardo di Sirius lo vide arrossire terribilmente. Anche James sembrò notarlo e certamente intuì lo sguardo bisognoso di aiuto di Remus, cosa che invece Sirius non vide affatto, mentre scattava a sedere.

Remus fissò distante il soffitto pochi minuti dopo, da solo, pensando che forse non aveva voglia di studiare e che Sirius Black che arrossisce non è mai un buon segno: due volte in un giorno deve preannunciare l’Apocalisse.

 

James Potter era una persona cocciuta, una di quelle che non ammettono una sconfitta e non si accontentano di qualche scusa piantata a caso per non spiegare. Per questo odiava litigare con Sirius Black, proprio perché quello, pur di non parlare dei suoi problemi, accampava scuse, sfuggiva e poi urlava fino a quando James non si decideva a farsi valere. E valorosamente, un po’ a pezzi, ne erano sempre usciti vittoriosi entrambi.

Anche quella volta sarebbe andata così, come per tutte le loro liti precedenti. Assolutamente.

Infatti, quando Sirius si calmò dopo avergli gridato di tutto per farlo andar via e aver percorso metà castello, James gli sorrise, sprofondando in una poltrona della Sala Comune.

«Ora che ti sei arreso, gradirei una spiegazione. Che hai fatto a Pete?» James vide Sirius agitarsi sul divanetto, irrequieto, e i suoi capelli gli sembrarono aver oltrepassato le spalle6. Brutto segno.

«Perché devo sempre fare io qualcosa? Non potrebbe essere stato lui a far qualcosa a me?» borbottò piccato Sirius e James sbuffò sonoramente, a far intendere che non gli avrebbe proprio creduto.

«Beh, ha offeso qualcuno ieri sera.» ringhiò piano Padfoot e James non seppe dire se per colpa sua o per il ricordo dell’insulto. Ricordava bene come Sirius e Peter fossero rimasti in Sala Comune la sera prima, confabulando su una ragazza di Ravenclaw che aveva scaricato Wormtail due giorni prima.

«Bene, quindi lo hai menato solo perché ha offeso un qualcuno qualunque? Tu passi le giornate offendendo Snivellus!» sbottò Prongs irritato dall’infantilità di Sirius, questi però sgranò gli occhi, quasi James gli avesse appena detto che il Quidditch era un gioco da pinguini scemi.

«Non era un qualcuno qualunque! Era un qualcuno importante!» replicò offeso e James si domandò a cosa servissero tutti quei qualcuno.

«Ma chi diamine è questo qualcuno?!» gli chiese infine, dopo qualche minuto di silenzio, ma Sirius scosse la testa e rimase in silenzio, così James capì che non avrebbe potuto chiedere di più, almeno per quel giorno.

Poco dopo Sirius aggiunse sovrappensiero: «Era un’offesa abbastanza schifosa.» e James preferì non capire in che senso lo fosse.

«Senti Jamie, ti è mai piaciuto un uomo?» domandò Sirius dopo parecchi minuti di silenzio. James scosse il capo negativamente, finalmente comprendendo cosa stesse succedendo al suo migliore amico in quel periodo. Quindi, era solo sessualmente confuso.

«Sir’ lo sai che per me esiste solo lei.» il più grande annuì, chiudendo così il discorso, con ben chiaro il supporto dell’altro, qualunque cosa gli stesse capitando.

Si chiese tristemente come l’avrebbe presa Remus, ma non osò chiederlo a James, che cominciava a tirare fuori la scacchiera magica.

 

Lily Evans osservava da cinque minuti abbondanti un Remus Lupin assolutamente depresso. Fece mente locale su che periodo del mese fosse, ma era quasi certa che mancassero due intere settimane alla prossima luna piena.

Al pensiero tremò leggermente, chiedendosi come potesse essere vero che un ragazzo così dolce e quasi perfetto come Remus fosse in realtà una bestia sanguinaria e crudele. Un giorno gli avrebbe domandato come fosse capitato l’incidente che l’aveva reso così, forse parlandone con lui si sarebbe tranquillizzata, ché tanto già sapeva di voler troppo bene al ragazzo per poter solo immaginare di scacciarlo spaventata. Per di più, dato che non sarebbe stata una sorpresa, avrebbe potuto prepararsi qualche domanda mirata a mettere a riposo quel senso di tristezza che l’avvolgeva ogni volta che fissava la luna piena nel cielo.

«A cosa pensi?» Le chiese all’improvviso Remus, posando una lunga penna nuova dentro al calamaio, distrattamente. Lily scosse le spalle, evitando di aprire la bocca e rischiare di dire cose compromettenti che avrebbero potuto farle guadagnare l’odio (o la paura) di Remus. Stettero in silenzio guardandosi di soppiatto, senza osare incontrare lo sguardo dell’altro direttamente.

Remus accennò un sorriso malinconico eppure senza rimorso, pensando che appena qualche anno prima sarebbe bruscamente arrossito e scappato via con il cuore a mille.

«Ero venuta a chiederti se James è serio con me.» A quella domanda Moony sorrise, osservando un leggero color porpora mitigare le lentiggini della ragazza. Annuì semplicemente, poggiando la schiena alla sedia, tranquillo. Le labbra di Lily si mossero in una smorfia strana, nonostante Remus riuscisse quasi a vedere il sorriso di pura gioia che nascondeva.

«Perché non gli chiedi di uscire?» domandò sondando il terreno, ma subito Lily scosse la testa mettendo in scena il solito teatrino dell’odio per la stupidità e l’infantilità del ragazzo. Remus non le credeva più da dopo i MAGO, quando aveva urlato tutti quegli insulti e lui per sbaglio si era trovato al posto sbagliato nel momento giusto e l’aveva confortata senza nemmeno sapere cosa dire.

Lily aveva passato un’ora intera a borbottare maledizioni contro James e sembrava essere davvero ossessionata dal moro. Era quasi naturale per Remus vederli già come una coppia e sperava che prima o poi l’avrebbero capito anche loro.

«C’è qualcosa che ti turba?» mormorò Lily quando si accorse che Remus non la stava più ascoltando. Il ragazzo soppesò per un momento se confidarsi o meno con la compagna di Casa, ma subito sembrò convincersi che era affidabile e discreta. Anche se forse non le sarebbe piaciuto l’argomento.

«Sirius è strano ultimamente.» la informò fissando uno scaffale polveroso sulla destra, e la ragazza s’irrigidì.

«Beh, non ha mai avuto un briciolo di cervello. E’ un idiota, un donnaiolo. Non merita nemmeno un granello della tua preoccupazione!» esclamò aggressivamente, come riflesso condizionato.

«Non è solo quello, Lil’. È un ottimo amico, sa cosa fare per tirarti su ed è dolce al punto giusto.» mormorò sovrappensiero, ricordando i pochi abbracci che si erano scambiati quando sembrava che la terra stesse sprofondando sotto i loro piedi. Erano fra i ricordi più custoditi di Remus e il solo richiamarli alla mente lo scaldava nei momenti di necessità, di estrema solitudine.

Lily osservando il Prefetto vide qualcosa che non credeva di poter mai vedere in una persona come lui. Serenità, pace. La sua espressione non era confondibile, se non ché sembrava quella di un innamorato. Così lasciò andare un sorriso dolce e gli prese una mano fra le sue, obbligandolo a riportare su di lei quegli occhi sempre così gentili e insicuri.

«Andrà tutto bene, è impossibile non volerti bene.» mormorò sporgendosi poi a dargli un bacio sulla fronte, quasi commossa senza nemmeno sapere perché. Remus arrossì, ma si rilassò sentendosi amato dopo tanto. Era questo che gli piaceva di Lily: sembrava riuscire a capirlo così bene con poche parole, anche se non si erano mai frequentati assiduamente se non per l’incarico di Prefetti.

La ragazza si ritrasse e si risedette composta, riprendendo a leggere un romanzo babbano che le aveva consigliato proprio Remus. Questi invece restò ad osservarla, pensando che gli sarebbe piaciuto essere ancora innamorato di lei, come tanti anni prima.

 

Remus non capì esattamente cosa l’avesse colpito alle spalle con uno scossone, spingendolo al muro. Poi la testa di Sirius spuntò fuori dal nulla e lui si irritò.

«Cosa c’è fra te e Lily-crepa-cazzo-Evans?!» chiese quello ancora più irritato di lui. E in quel momento, alle due di un pomeriggio abbastanza freddo di metà novembre, fecero a gara a chi si irritava di più.

Alla fine vinse Sirius, più che altro perché lo sfidante non aveva voglia di proseguire un’idiozia simile.

«Nulla. Perché non posso esserle amico?» domandò tirando una gomitata in una costola invisibile dell’altro, che uggiolò fra i denti.

«Ti ha baciato.» replicò con tono d’ovvietà Sirius e Remus sbuffò, riuscendo a rigirarsi per guardarlo in faccia. Fremette mentre sul volto si disegnava una smorfia di pura esasperazione, mentre alzandosi sulle punte andava a posare un rapido bacio sulla fronte di Sirius.

Gelato sul posto, Padfoot non poté far altro che fissare Remus sgomento, mentre nei suoi occhi sembrava allargarsi un sentimento strano, a cui Moony non seppe dare un nome. Poi Sirius si spostò, sorridendo imbarazzato, mimando un lieve “scusa” con le labbra. Remus fece spallucce, ma lo bloccò per il polso.

«Com’è andata ieri sera? Vi siete ubriacati?» mormorò con interesse mascherato e Sirius annuì, come se non sapesse che il fiuto del licantropo non aveva già dato una conferma a Remus.

«Parecchio, avevo del Whiskey Incendiario nel baule e ci siamo scolati tutta la bottiglia.» aggiunse, cercando nello sguardo di Remus la nota di rimproverò taciuto che non aspettò molto ad arrivare.

Sirius si rese conto solo di sfuggita che erano davvero a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro e il suo sguardo scivolò contro la sua volontà sulle labbra di Remus, mentre questi bloccava il respiro, inconsapevolmente.

«Io...d-devo andare!» balbettò Sirius per poi sparire di nuovo sotto il mantello e la pressione del suo braccio scomparve dal petto di Remus, che riprese a respirare, chiedendosi quando avesse smesso e se Sirius fosse davvero lui o l’avessero rapito e scambiato con la pozione polisucco.

 

Sirius entrò nel dormitorio, l’ansia che lo sbranava da dentro. Peter era lì seduto, che guardava la porta ora di nuovo chiusa.

«Sirius, dobbiamo parlare» esordì con un tono untuoso, dando i nervi al moro, che però si tolse il mantello e lo gettò noncurante sul letto di James. Si sedette con un sorriso provocatorio su quello di Remus, che era fra il suo e quello di Peter. Questi serrò i denti con aria irritata ma fece finta di niente - o almeno tentò.

Restarono a fissarsi per qualche minuto, Sirius che lo sfidava a parlare con rabbia mal celata e Peter che invece sentiva tutta la sua convinzione scivolare via.

«Potremmo far finta che non sia successo nulla? Ero ubriaco, non lo pensavo» mormorò Wormtail con l’ultimo barlume di coraggio che gli era rimasto dopo il silenzioso confronto con Sirius.

«Non avvicinarti mai più a lui. O gli dico tutto.» ringhiò Sirius categorico, diviso fra il desiderio di proteggere Remus e quello di far veramente finta che niente fosse stato detto la sera prima.

«Ma non posso, si insospettirebbe!» protestò con poca convinzione Peter, mentre Sirius tornava a fulminarlo con gli occhi, spaventandolo.

«Hai detto che te lo scoperesti a sangue.» ringhiò tremando tutto per il disgusto che ancora provava.

Peter indietreggiò sul letto, ora davvero spaventato e squittì: «Non lo pensavo!» senza però riuscire a calmare Padfoot. Alla fine il moro saltò in piedi e si diresse alla porta.

«Seppelliamo la faccenda, ma tu da solo con Remus non ci resti più.» ringhiò prima di sbattersi la porta alle spalle, andando a cercare James.

Lo trovò a piazzare trappole nella sala comune, tentando di non farsi notare da nessuno, e fu ben lieto di distrarsi aiutandolo.

 

Peter scese velocemente le scale e uscì tentando di non farsi vedere da Sirius, che però sembrava troppo interessato a sfottere James per la sua nuova paranoia di sentirsi osservato, e riuscì a passare oltre il ritratto senza essere notato. Corse in biblioteca, sicuro di trovarci l’amico licantropo e infatti lo vide solo ad un bancone con un volume mastodontico sulla licantropia aperto davanti.

Era immobile, non leggeva di sicuro dato che altrimenti non avrebbe fissato un punto indefinito della pagina e la testa si sarebbe mossa con gli occhi.

Si sedette davanti a lui e Remus alzò subito lo sguardo, che a Peter parve leggermente velato di lacrime. Decise di far finta di niente, sapendo quanto orgoglioso fosse Remus.

«Ascolta Moony, ho detto una cavolata a Sirius e ora non mi parla più. Potresti per favore farlo ragionare? Solo tu ci riesci quando si arrabbia così.» mormorò senza guardarlo. Remus fu attraversato da un brivido al ricordo della conversazione che aveva origliato per sbaglio pochi minuti prima e chiese in un moto di puro autolesionismo:

«Cosa gli hai detto?» Peter fremette, sempre senza guardarlo, cercando velocemente una scusa.

«Che tu sei molto bello. E se l’è presa perché... lo sai quanto è vanitoso.» squittì, cercando di tenere il tono più sicuro che avesse e alzò anche il volto di poco, fissando Remus di sfuggita.

«Sì, lo so. Proverò a farlo ragionare. Ora vorrei finire il capitolo.» Peter capì che doveva andarsene e lo fece il più velocemente possibile. Quando fu fuori vista Remus sospirò, rabbrividendo. Non era certo che Sirius avesse ingigantito così tanto la questione. E non era stato proprio Sirius giusto il mese prima quando lui si era scorticato la faccia dopo la luna piena a rassicurarlo dicendo che ora era anche più figo? No, Sirius non era assolutamente il tipo da prendersela per un commento sulla bellezza – inesistente per di più, aggiunse fra sé e sé mentre un labbro si tendeva verso il basso – di qualcun altro. Invece, era molto più realistico che se la fosse presa per il commento a sfondo pesantemente sessuale su uno dei suoi migliori amici.

Con un sospiro strozzato da un singhiozzo Remus penso che quella fosse la giornata più brutta dopo quella dell’Incidente e che non ce la faceva più a resistere alla tentazione di urlare a tutti di andare a cagare e piantarla di metterlo in mezzo, che non era un giocattolo. Tremante si alzò e ripose accuratamente il libro, deciso ad andare a cercare Sirius.

 

Lo trovò svaccato su un divano della Sala Comune, intento a flirtare con una ragazza del settimo anno. Gli si sedette davanti e Sirius sembrò notare subito che era vicino ad una crisi di nervi dato che si alzò e salutò la ragazza, chiedendole di lasciarli da soli. Poi si sedette accanto a lui e Remus finì per poggiargli la testa sulla spalla, anche se sapeva quanto Sirius odiasse le dimostrazioni d’affetto fra di loro, soprattutto in pubblico. Ma al momento ciò che voleva Paddy non gl’interessava proprio.

«Sotterra l’ascia di guerra, per favore.» mormorò, quando vide che Sirius non accennava a spostarsi. Che avesse una così brutta cera? Padfoot gli passò una mano fra i capelli e gli chiese cosa Peter gli avesse raccontato. Remus per un attimo desiderò rivelargli che aveva origliato la loro conversazione, ma poi si limitò a riferirgli quello che Peter gli aveva detto una mezz’ora prima.

Sirius si irrigidì e cercò con uno sguardo omicida la testa bionda del compagno di stanza, ma non trovandola tornò a Remus.

Lo voltò di scatto verso di sé, tanto che i loro nasi furono a pochi centimetri di distanza e tentò di cercare cosa dire, indeciso se rivelargli la verità o coprire Peter. Alla fine decise per una via di mezzo.

«E’ il tono in cui l’ha detto, tutto qui. Lo sai cosa penso, te l’avrò detto non so quante volte. Ma lui l’ha detto come se io pensassi il contrario e fossi una gran merda.» vide gli occhi di Remus scappare ai suoi o forse era stato lui a guardare altrove. Aveva avuto un bel coraggio a mentirgli direttamente, con i volti così vicini. E come poco tempo prima il suo sguardo cadde di nuovo sulle sue labbra, che sembravano davvero morbide.

La mano arpionata alla spalla di Moony si rilassò, scivolando lungo il braccio, quasi distrattamente. Poi Remus si ricordò dov’erano e si ritrasse bruscamente. Sirius arrossì e tossicchiò, allontanandosi sul divano, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno li stesse fissando. Fortunatamente tutti sembravano essere interessati ad altro, così si rilassò e vide con la coda dell’occhio Moony fare altrettanto.

«D’accordo, farò finta di nulla. Ma...» lasciò in sospeso la frase, quasi ripensandoci su all’improvviso. Avrebbe voluto dire a Remus che lo considerava davvero bello, ma non gli sembrava esattamente una cosa da dire ad un maschio, non in quel modo almeno. Certo, teoricamente anche quel desiderio di baciarlo non era nemmeno da prendere in considerazione e invece era la seconda volta in un giorno che rischiava di cedergli. Ci aveva pensato su tutto il tempo: non capitava spesso che lui e Remus fossero così vicini ma tutte le volte che accadeva Sirius doveva combattere con quel desiderio quasi impellente. Dopo i recenti sviluppi però, si era reso seriamente conto che qualcosa fra di loro non filava per il verso giusto. Smise di pensarci quando vide Remus alzarsi, ancora vagamente rosso in volto, e dirigersi verso la Evans, che sembrava essere stata eletta consigliere ufficiale quel giorno.

Sbuffò spompato, picchiandosi mentalmente per la voglia insopportabile di seguire l’amico e trascinarlo lontano dal demonio rosso. Oh, si sentiva così tanto Kreacher in quel momento!

 

Lily aveva ascoltato affascinata il racconto di Remus, mentre gironzolavano per i corridoi ancora di ronda per colpa di due Ravenclaw ammalati. Gli era stato riferito dopo cena del nuovo turno di ronda ed entrambi lo avevano preso molto bene, dato che Remus le aveva detto nel pomeriggio che aveva bisogno di parlarle. Remus aveva detto “una questione stupida ma imbarazzante”, però Lily non la considerava affatto così. Aveva capito che l’amica in questione era Sirius: li aveva notati sul divano quel pomeriggio ed aveva quasi avuto la certezza che si sarebbero baciati.

Tutta la storia le pareva abbastanza seria e spinosa. Remus e Sirius erano molto amici e se fra di loro qualcosa fosse andato storto tutto il gruppo di Potter ne avrebbe risentito e, anche se le dava fastidio ammetterlo, tutto Grifondoro avrebbe sentito la mancanza del quartetto pestifero (anche se molti credevano che Remus non c’entrasse mai niente lei invece aveva quasi la sicurezza che alcuni dei loro piani fossero opera sua).

«Beh, Remus forse dovresti solo aspettare. Comportarvi come sempre senza affrettare nulla. Se siete molto amici sarebbe un peccato rovinare una bella amicizia per un’esperienza adolescenziale, ma se invece è qualcosa di più importante sarebbe scorretto soffocarlo in un’amicizia, per quanto bella possa essere.» rispose Lily alla fatidica domanda che Remus pose alla fine del suo discorso. Il ragazzo abbozzò un sorriso e chiese con un pizzico di vergogna:

«Tu sai chi è, vero?» Lily sorrise in modo molto Malandrino, tanto che Remus pensò che se James e Sirius l’avessero vista l’avrebbero subito annessa al gruppo.

«Solo un’impressione! – esclamò, per poi aggiungere più seriamente: - in realtà vi ho visti sul divano, oggi.» Remus arrossì e balbettò qualcosa di incomprensibile, forse logotomi.

«Farò come mi hai consigliato, grazie.» mormorò dopo e Lily gli sorrise.

«Cosa faresti senza di me, eh?» domandò ridendo, abbassando la bacchetta e Remus rispose pizzicandole un fianco.

«Sarei perso! Come farò a sdebitarmi?» Lily soffocò uno strillò per il solletico, allontanandosi da lui e poi mormorò, quando fu calma:

«Potresti accettare di essere il mio miglior amico. Con te posso parlare di tutto senza preoccuparmi di essere giudicata ingiustamente.» disse, arrossendo un poco e il rosso si sparse anche sulle gote di Remus, sicché entrambi ringraziarono la poca luce che dalla bacchetta di Remus non riusciva ad illuminare bene i loro volti.

«E’ lo stesso per me, credo.» borbottò Remus ignorando il senso di colpa per il piccolo problema peloso, ma Lily sorrise a trentadue denti e lo prese sottobraccio, facendo notare innocentemente:

«Sembriamo due bambini dell’asilo!» dopo le risate soffuse e imbarazzate, calò un silenzio tranquillo. Poco prima di arrivare alla Signora Grassa, Lily esclamò:

«Ah! Ti ricordi del mio persecutore? Era Matthew Walker di Tassorosso! Indovina come l’ho scoperto!» Remus rise e ci pensò su un po’.

«Hai guardato a destra?» scherzò ricordandosi della profezia della mattina. Incredibilmente Lily annuì.

«In Sala Grande, aveva un occhio nero a cena ed è venuto da me a supplicarmi di scusarlo, che non l’avrebbe fatto mai più. E’ arrivato da destra, appunto.» risero per un po’ e davanti alla Signora grassa mormorarono la parola d’ordine.

«E tu Remus, è accaduto qualcosa? A quale tentazione hai dovuto resistere?» chiese quando misero piede in sala comune. Remus ripensò a quella di mandare tutti a quel paese e a quella di baciare Sirius, ma infine sorrise da vero Malandrino. All’entrata della scale dei dormitori si fermò e Lily fece lo stesso, guardando quel sorriso che le confermò le sue già quasi certe teorie sulla attiva partecipazione di Remus alle bravate dei Malandrini.

«Sicuramente quella di mangiare tutto quel cioccolato. Non ho saputo resistere, è stata più forte di me.» con una leggera risata Lily corse di sopra e Remus cominciò a salire le scale, incredibilmente felice nonostante la giornataccia.

 

 

 

 

 

 

 


 

Note del testo:

 

1 Audaces fortuna iuvat: La fortuna aiuta gli audaci.

2 Ernest Wood: Non ha alcun riscontro nei libri, è un personaggio mio. Ho ipotizzato potesse essere parente di Oliver Wood (Oliver Baston) in quanto non ho seriamente idea di chi condividesse la stanza con i Marauders, e finora ho letto solo ipotesi e nulla di ufficiale.

3 Quindici Pollici: Essendo ambientato in Inghilterra, ho preferito usare pollici piuttosto che centimetri e non ricordo cosa la Rowling abbia usato nei libri. Dimenticavo, quindici pollici sono attorno ai quaranta centimetri.

4 Mezzosangue: distinguendo HalfBlood (Mezzosangue) da MudBlood (SangueMarcio), questo caso non è offensivo.

5 Attenzione ai corridoi: liberamente ripreso da ShoeBoxProject, una recente scoperta che è già diventata la mia bibbia.

6 I suoi capelli [...] le spalle: La Rowling ha accennato da qualche parte che Sirius porta i capelli lunghi quando è depresso. In questo caso James se ne accorge solo in quel momento delicato. Nonostante ciò, credo li portasse più lunghi degli altri tre, immagino quasi alle spalle o poco meno.

 

 

Note post-fazione:

 

Questa storia era un po' che mi girava in testa e il contest è stato un ottimo sbocco per scriverla.

A proposito delle relazioni fra i personaggi: io sono fondamentalmente convinta di due pairing, in tutta la serie di Harry Potter: James/Lily e Sirius/Remus.

Nonostante ciò sono altrettanto convinta della profonda amicizia fra Lily e Remus, che probabilmente è stata per entrambi molto più importante di quanto si descriva nelle fic. A mio parere Remus parlava liberamente di sé solo con Lily, in quanto con James e Sirius - i classici ragazzi da Club dei Ragazzi, per dirla allo Shoebox - dubito si parlasse molto di sentimenti. Invece Lily -  pur essendo una ragazza da Club dei Ragazzi - è una ragazza e quindi è molto più aperta a questioni che Sirius e James avrebbero ritenuto da femminuccia, per l'appunto. Non per insinuare che Remus è un uketto (e sono la prima a sostenere la sua virilità), ma credo che fosse in parte più sensibile degli altri Marauders.

Per quanto riguarda Peter, a me non sta antipatico. Capisco le sue scelte e spesso mi sono chiesta se fossero poi così disprezzabili e quanti di quelli che nella serie lo schifano non avrebbero fatto lo stesso al momento di agire. In ogni caso, se per James (e Sirius) nutriva una sconfinata ammirazione, credo che per l'umano Remus avrebbe potuto anche provare invidia. E solo il Cielo può sapere quali cattiverie si pensano in un momento di rabbia e quante se ne dicono in un momento di ubriachezza.

E poi mi piace pensare che Peter un po' innamorato di Remus lo fosse, in fondo è quello meno danneggiato da tutta la fatidica notte di halloween dell'81.

 

Credo di aver blaterato abbastanza a sproposito per oggi. Se siete arrivati a leggere fino a qui, credo che abbiate il tempo di recensire.

 

[tra l'altro colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito "How did you die?", "His Smile", "Strange things that happen even when Remus is studying" e "What you'll get". Vi amo tutti *^*]

 

Crys ~

 

   
 
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