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Autore: Yu_Kanda    02/04/2010    2 recensioni
Tra la vita e la morte, Kanda ricorda la sua infanzia dopo essere stato portato all'Ordine Oscuro, e le tappe salienti della sua vita che lo hanno reso ciò che è adesso.
[Shounen-Ai LaviYuu, basata sugli ultimi capitoli del Manga.]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Time of Dying" indetto da amimy sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Mourir por toi n'est pas Mourir" indetto da Eliezer. sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice dei premi "Miglior Aderenza ai Personaggi" e "Coraggio di Partecipazione" al Contest "Mi basta il paradiso (la vendetta)" indetto da cdmyy sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° al "What If" Contest indetto da Geruko__ sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 3° al "Contest delle Doujinshi II° Edizione" indetto da My Pride&Valeria90 sul Forum di EFP]
[Fanfiction Vincitrice del premio "Miglior Fandom" al Contest "Fleur du mal" sul Forum di EFP]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D.Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo, e non il Diavolo sa dove lasciandolo da solo alla mercè di tre Noah imbecilli, di uno spione albino e di un abominio... *tira fuori le carte di Magic* "Posso giocare un ERADICATE sulla creatura?" u_u


ATTENZIONE
ANGST e riferimenti YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

Inoltre non chiedetevi perché questa storia ha due titoli, mi piacevano entrambi ed alla fine non ho voluto scegliere tra i due^^””









Non guardarmi cadere (Non è Morire)




Era buio.

I suoi occhi erano aperti, ma intorno aveva solo il vuoto.

Eppure il mondo c'era ancora, sentiva delle voci intorno a sé: voci allarmate.

Per lui.

- Perché non mi vede? - si lamentò una voce che gli sembrava di conoscere molto bene, ma che non riusciva al momento a collegare ad un volto. Il suo tono era... disperato?

Kanda sentì qualcosa che lo stringeva, ed un'altra voce altrettanto preoccupata che chiedeva aiuto.

Per lui?

- Qualcuno faccia qualcosa! - costui si rivolse poi alla persona cui apparteneva l'altra voce, vista la vicinanza del sospiro che ottenne in risposta. - Non stringerlo così, è peggio. Non puoi fare nulla per lui, lascia che lo vedano gli scienziati...

No, forse non era un sospiro, era un singhiozzo. Qualcuno piangeva.

Per lui?

- Come se gli permettessi di toccarlo di nuovo!

Oh. Gli scienziati. Sì, ora ricordava qualcosa. Qualcuno che voleva difenderlo. Ma era stato tanto tempo prima...

Le voci si fecero confuse, sentiva qualcosa di bagnato sotto di sé, o forse sopra, non sapeva dirlo con certezza, e gli doleva terribilmente il petto, giusto in corrispondenza del--

 


Un laboratorio. Perché era di nuovo lì? Perché la gente era tanto alta confronto a lui? E quella donna lo guardava in modo così strano...

"Questo è Kanda Yuu." La donna annuì al suo accompagnatore, e rivolse a lui un sorriso compiaciuto. "Ma lui non è un compatibile, perché lo avete voluto?" chiese l'uomo piuttosto sorpreso.

"Non ti riguarda. Puoi andare." Lo scienziato gli lanciò un'occhiata pietosa, e poi salutò la donna, lasciandolo con lei.

Quest'ultima lo osservò attentamente, quindi gli tese la mano, sorridendo in maniera talmente falsa che Kanda si tirò indietro.

"Vieni, voglio presentarti qualcuno, si occuperà di te," gli disse, afferrandolo ugualmente con forza e trascinandolo con sé.

Perché non posso oppormi a lei? Perché non ne ho la forza?

Kanda guardò la propria mano con orrore: come era piccola! Era di nuovo bambino? Un'altra fitta di dolore, un nuovo brusio di voci intorno a lui, ma ancora una volta non poteva vedere i volti cui appartenevano.

Non era reale. Solo il dolore lo era. Stava morendo? Si dice che prima di morire si riveda la propria vita scorrere davanti agli occhi... Che fosse finalmente giunto il momento?

Kanda si abbandonò al suono sommesso di quelle voci, lasciandosi cullare, smettendo di combattere il torpore che lo stava assalendo.

 


La scena era cambiata. Ora si trovava in uno strano luogo, e qualcuno gridava, ma non riusciva a comprendere le parole, il suono era in qualche modo ovattato, e lui si sentiva... era sott'acqua? Cercò di emergere, sporgendo fuori un braccio, ed infine il viso.

Il moccioso che si protendeva verso di lui aveva un'aria perplessa, e continuava a fissarlo, come se non fosse certo che esistesse davvero. Farfugliò qualcosa di inutile che suonava più o meno come 'Allora non sarò più solo' e gli porse la mano.

Lui era sempre stato solo, anche dopo che il Generale Tiedoll lo aveva trovato portandolo all'Ordine Oscuro, avere un compagno di prigionia era un cambiamento significativo.

"Ho sentito che il tuo nome è Yuu," disse ancora il seccatore. Avrebbe voluto urlargli di lasciarlo in pace, ma le parole non volevano uscire, quindi risolse di indicargli di andarsene.

L'altro però sembrava non capire, invece di togliersi dai piedi pensò gli stesse chiedendo chi fosse, e gli disse il suo nome. Quel nome... Kanda sapeva chi era, ma perché era di nuovo lì?

Credeva di aver sepolto la sua infanzia così in profondità da averla lui stesso dimenticata...

Confusione, voci, grida, sensazione di essere spostato, poi ancora una volta il nulla.

 


Era di nuovo cosciente. Si guardò attorno: ancora un luogo diverso. Ancora quel ragazzino. Il suo primo contatto umano in quel posto, il suo compagno di sventura.

Non è che avesse avuto molto da scegliere in realtà, data la situazione. Gli stava raccontando una filastrocca, una di quelle storielline assurde che i genitori insegnano ai figli come passatempo, solo... questa era strana. Inquietante anche se sciocca.

"Chi ha ucciso il Pettirosso?" Così iniziava l'insopportabile cantilena.

E più lui gli chiedeva di smettere, più l'altro insisteva ridendo di lui.

"Se ti da fastidio una cosa tanto sciocca, non potrai mai sopportare quello cui ci obbligano."

Forse no. Oppure lo sopportava anche troppo bene, visto come reagiva il suo corpo ai loro trattamenti. Il Generale Tiedoll gli aveva detto che sarebbe diventato un Esorcista quando aveva accettato di seguirlo, che avrebbe combattuto il male.

Ma da quello che vedeva, il male era in quel luogo dove lo tenevano prigioniero, e lui non capiva perché dovessero fargli cose di quel genere per addestrarlo ad essere un Esorcista. Non comprendeva perché lo torturassero così.

Aveva capito solo molto dopo. Molto dopo. Quando si era accorto di essere solo un'arma per loro, qualcosa di utile ma sacrificabile in ogni momento per le necessità dell'Ordine.

Avevano bruciato la sua vita in nome di una guerra che nemmeno gli apparteneva, e l'avevano obbligato a combattere.

 


Di nuovo un altro luogo. Oppure un altro tempo? Si trovava sul lettino del laboratorio, intorno voci che parlavano di lui. Il suo compagno di prigionia aveva cercato di farlo fuggire, diceva che altrimenti sarebbe stato 'messo a dormire di nuovo'.

Ma la sua piccola fuga era durata poco, pensò Kanda, lo avevano ripreso e riconsegnato ai suoi torturatori: gli scienziati che ora discutevano del suo destino, più che mai decisi a porlo nuovamente in stasi.

"Si è dimostrato un ragazzo forte," diceva uno dei ricercatori. "Potremmo continuare, sono sicuro che può farcela."

Ma di nuovo quella donna bruna che sembrava essere il capo si intromise zittendo bruscamente il collega. "Non farete niente del genere," li ammonì. "Avete sentito gli ordini. Che accadrebbe se impazzisse all'improvviso? Lo congeleremo come stabilito."

Così volevano liberarsi di lui come si fa con una bambola rotta, dopo tutto quello cui lo avevano sottoposto, dopo tutte le torture di cui era stato oggetto.

Solo perché faceva strani sogni, invece che cercare di capire per aiutarlo lo liquidavano etichettandolo come 'fallimento', e lui era assolutamente impotente contro di loro.

Oh, no, la verità era che sapevano benissimo cosa gli stava accadendo, perché erano stati proprio loro a manipolare il suo cervello. Aveva ricordi non suoi... o forse lo erano, e lui era... morto?

Scoppiò in una risata folle, riportando l'attenzione dei presenti su di sé. Tuttavia, legato a quel lettino poteva solo aspettare che il suo destino si compisse.

Ah, se avesse potuto difendersi, se soltanto avesse avuto la forza di opporsi a quella decisione che lo condannava... Ma non poteva, lo bloccarono a forza e gli iniettarono qualcosa in corpo che in pochi attimi spense ogni sua percezione del mondo.

 


Kanda riaprì lentamente gli occhi, gli era parso che qualcuno lo chiamasse. Era ancora... vivo? Credeva che lo avessero rimesso a dormire con gli altri esperimenti.

Sorpreso, si guardò attorno: era ancora sul lettino, il laboratorio era buio ora, e si sentivano voci concitate nel corridoio esterno. E poi la vide: l'apparizione era di nuovo lì, vivida davanti ai suoi occhi.

"Ti aspetterò per sempre," gli disse porgendogli la mano. "Ti amo." Kanda sgranò gli occhi, era la prima volta che gli parlava mentre era sveglio.

- Chi sei?" - le chiese cercando di tirarsi indietro, ma le fasce che lo bloccavano al lettino glielo impedirono.

"Mugen."

Kanda fissò la donna senza parole. D'improvviso capì, e seppe cosa lei gli stava chiedendo e quel che doveva fare. Le cinghie andarono in pezzi e lui poté sollevare la mano ad incontrare quella della visione.

- Inno...cence... - mormorò mentre una luce lo avvolgeva e la donna svaniva, lasciando... una spada.

Stringeva in pugno una spada dalla forma bizzarra, fatta di un materiale che non conosceva; l'Innocence che continuava a parlargli in sogno, e che forse una volta era appartenuta ad un altro Esorcista, ora aveva scelto lui, ed era la sua unica possibilità di salvezza.

Si mise a sedere, incerto sul da farsi. Non voleva avere nulla a che fare con quella gente adesso che sapeva cosa facevano realmente, e tuttavia aveva accettato il legame con l'Innocence.

Sarebbe in ogni caso diventato un Esorcista, al servizio proprio di quelle persone che avevano giocato con la sua vita, e non poteva tirarsi indietro.

Morire o combattere per loro, due opzioni equivalenti. Sarebbe stata solo una morte diversa.

"E' armato!" urlò uno degli scienziati fuori del laboratorio, e Kanda pensò di essere stato scoperto e di non aver altra scelta che tentare di scappare.

Ma una volta sgusciato fuori della stanza si accorse che stava accadendo ben altro: c'era fumo ovunque, e sangue, e molti scienziati si lamentavano accasciati a terra, feriti.

Erano stati attaccati dagli Akuma? Uno degli scienziati lo vide e lanciò un urlo, indicandolo con orrore. Kanda fissò i superstiti con aria confusa, ciò che dicevano non aveva senso.

"E' impazzito anche lui, ci ucciderà tutti! Come ha fatto a svegliarsi? Dove ha preso quell'arma?"

Poi dal gruppetto emerse la donna dai capelli scuri che l'aveva 'addormentato', e Kanda rabbrividì. "Vuoi consegnarmi quell'arma, Yuu?" chiese in tono suadente, con un sorriso falso stampato sul volto.

Lui si rifiutò caparbiamente, scuotendo il capo e stringendo di più l'elsa di Mugen. L'altro scienziato, quello che voleva convincerli a non rimetterlo in stasi, sgranò gli occhi all'improvviso facendosi avanti.

"L'Innocence l'ha scelto!" esclamò indicando l'elsa di Mugen. "La impugna non ne è posseduto!" La donna sembrò valutare seriamente la cosa, scrutandolo con attenzione, quindi annuì.

"Sembra cosciente." Si udì un'esplosione molto vicina, ed altre grida di agonia. "Yuu, te la senti di aiutarci? Il tuo compagno è impazzito. Si è unito ad un Innocence e ne ha perso il controllo, ed ora sta distruggendo tutto." Kanda le rivolse uno sguardo sprezzante.

- Perché dovrei? E' colpa vostra. - affermò lapidario.

"Ma ucciderà tutti se non lo fermiamo, anche te," spiegò la donna con il tono di chi parla ad un idiota.

- Qual'è la differenza? Volevate farlo anche voi. - l'accusò Kanda con astio.

La donna stava per replicare quando qualcosa piombò su di loro gettandoli a terra, ed una voce ben nota, distorta dall'ira, chiamò il suo nome.

"Yuu, devo salvare Yuu..." ripeteva il ragazzino come una cantilena.

Si liberò del corpo dello scienziato che aveva appena trafitto con il braccio deformato dall'Innocence.

- Non ho nessun bisogno di essere salvato, idiota! Ora piantala! - ringhiò Kanda rialzandosi a fatica, estremamente seccato dal comportamento stupido dell'altro ragazzo.

Ma quando sollevò il viso a guardarlo si rese conto che stavolta non era un gioco. L'Innocence gli avvolgeva un braccio penetrando la carne, ed anche i lineamenti erano distorti. Ecco perché la voce aveva quel suono strano...

"L'Innocence lo possiede, è impazzito non ti riconosce più!" gli ripeté la scienziata bruna. "Difenditi o ti ucciderà!"

"Proprio tu mi esorti a vivere, tu che mi volevi cancellare..." pensò Kanda con ironia.

"Voi volete fare del male a Yuu..." disse ancora la cosa che era stata il suo compagno di prigionia, trafiggendo gli scienziati sotto i suoi occhi increduli con l'arma che era diventata la sua mano.

E', l'amicizia, più forte del desiderio di vendetta? A volte no. La furia cieca non conosce amici né compagni.

Si era dichiarato suo amico anche se lui non voleva e non lo considerava tale, aveva proclamato di volerlo salvare ad ogni costo, e adesso?

Kanda fronteggiò l'attacco violento dell'avversario, cercando solo di difendersi, in nessun caso gli avrebbe fatto realmente del male, era il suo compagno di prigionia nonostante tutto, non voleva che morisse dopo quello che avevano passato insieme.

Ma presto si rese conto di essere destinato a soccombere se continuava a non combattere. In verità non gli importava: vivere come un morto era la stessa cosa che morire.

Si preparò al colpo fatale, ma questo non arrivò: il suo sedicente 'amico' l'aveva infine riconosciuto, era riuscito a sottrarsi al giogo dell'Innocence a sufficienza da riacquistare in parte la ragione. Sapeva che l'altro non intendeva reagire, e si abbandonò a sua volta, trasformando la debole difesa di Kanda in un colpo mortale.

Il suo corpo fu trapassato, come quello del compagno.

"Hai ucciso il pettirosso, Yuu... Con la tua spada." Quelle parole lo colpirono più a fondo di una pugnalata.

Lo fissò attonito, aspettando che riaprisse gli occhi, savio ora che l'Innocence si era separata da lui. Ma non accadde nulla. Kanda non capiva, avrebbe dovuto riprendersi subito come lui, invece giaceva in terra, lo sguardo vitreo e un lago di sangue che si espandeva da sotto il corpo.

Il colorito livido che la pelle dell'altro stava assumendo gli fece comprendere che qualcosa non andava, e quando la certezza di aver ucciso il suo unico compagno in quel posto - l'unica persona ancora in vita a parte lui - lo colpì, smarrito in un labirinto di cadaveri e sangue, Kanda perse la ragione, scagliandosi alla cieca contro tutto ciò che gli si parava di fronte.

"Gli esperimenti devono finire. Io li farò finire."

Kanda non sapeva se quei pensieri fossero del tutto suoi o se l'Innocence li influenzasse, ma li condivideva, e si lasciò andare al vortice di distruzione, demolendo ogni macchinario presente in quel posto, facendo crollare anche le alcove sotterranee, che ormai contenevano solo i cadaveri dei suoi ex-compagni di sventura.

Nemmeno lui seppe mai il tempo che impiegarono a fermarlo. Ricordò solo di essersi trovato all'improvviso all'esterno, con Marie, Bak e Zhu, insanguinato e stracciato, Mugen in pugno e le macerie dei laboratori alle spalle.

Ci fu un'indagine. E poi lo affidarono subito a Tiedoll, incolpandolo dell'accaduto.

Ma non potevano toccarlo, no, non più. Lui era un 'Apostolo' adesso, non potevano rinunciare a lui. Gli era necessario.


La ragione per cui sono nato, e per cui vivo, è solo combattere per difendere questo mondo.


Così gli era stato insegnato. Così aveva sempre vissuto. Come un'arma. Contro il Conte del Millennio e gli Akuma sue creature.

Nessuno conosceva il peso che si portava nel cuore, nessuno sapeva come Yuu Kanda era stato creato. Ma lui aveva voluto sapere, no aveva dovuto sapere cosa era, il perché ricordava di essere morto. Così aveva chiesto al vecchio Zhu, l'unica persona di cui si fidasse, colui che aveva forgiato la sua Innocence dopo la strage.

Avevano impiantato nel suo cervello le cellule prese da quello di un Esorcista ferito a morte nel tentativo di renderlo compatibile con l'Innocence. Oh, ecco il motivo di quei ricordi... Ma nessuno sapeva più chi fosse quell'uomo, perché tutti gli scienziati che avevano partecipato al progetto erano morti, e i record degli esperimenti andati distrutti.

Non sapeva se fosse sopravvissuto, ma se era così, lui l'avrebbe ritrovato. Doveva ritrovare quella persona. Prima che la sua vita finisse, prima che... Di nuovo il mondo intorno a lui si confuse in una nebbia ovattata, e ne fu inghiottito.



Ora era all'aperto, in un accampamento, e qualcuno gli stava parlando amorevolmente, cosa che lo mandava in bestia. Il suo maestro e tutore, il Generale Tiedoll, cercava di penetrare il suo muro di ghiaccio sperando di risvegliare un qualche interesse in lui, ma invano.

A Kanda Yuu il mondo non interessava, né gli interessava stringere legami con il resto della gente che lo popolava.

Perché lui sapeva che era tutto inutile. La sua vita era destinata a finire da un momento all'altro durante una delle battaglie, legarsi avrebbe solo causato dolore. Sì, anche a sé stesso.

Quando gli era stato spiegato come funzionava la sua connessione con l'Innocence era rimasto sorpreso, ma si era limitato a prendere atto della cosa. Uno sviluppo imprevisto, lo avevano definito gli scienziati. Stronzate.

Avevano semplicemente giocato con la sua vita per ottenere un guerriero più resistente, cosa importava il prezzo da pagare se non erano loro a doverlo fare? Ogni volta che usava la sua capacità di rigenerazione la sua vita si consumava proporzionalmente alla gravità della ferita.

E il loto nella clessidra, che nessuno sapeva da dove fosse spuntato, ne scandiva il tempo. Quando l'ultimo petalo fosse caduto lui sarebbe morto.

Di nuovo, la verità era che non gli importava. Anzi lo desiderava. Perché adesso capiva cosa lo avevano fatto diventare. Perché in parte si sentiva in colpa per la morte del compagno di prigionia. Perché guardava il mondo di cui non poteva far parte da spettatore.

Mugen, la sua Innocence, era tutto ciò che aveva... E Tiedoll continuava imperterrito a sorridergli.

Perché mai gli tornavano in mente i tempi dell'addestramento? Ma quelle immagini furono subito offuscate e si ritrovò in un altro luogo, e qualcuno stava gridando: era lui.

 


Un giovane dai capelli rossi gli si era avvicinato ed aveva osato chiamarlo per nome. Chi era mai? Oh, certo, Lavi. Ora ricordava...

La prima volta che lo vide avrebbe voluto ucciderlo. Avevano entrambi sedici anni, però l'imbecille si comportava come se ne avesse cinque. Troppe cose di lui gli ricordavano il maledetto moccioso morto, e non voleva pensarci. Ma la testa rossa idiota insisteva a stargli attorno, proprio come faceva l'altro di idiota, solo che questo era diverso, si accorse quasi subito Kanda.

Lavi non era un vigliacco. Lavi non piangeva come una fontana. Lavi fingeva di essere stupido, fingeva per lui, decise ad un certo punto. Per cercare di farlo ridere, che era assolutamente impossibile. Ma l'idiota ci provava sempre.

E lui iniziò ad apprezzare segretamente la presenza del giovane al suo fianco, lasciandogli passare impunite (o quasi) alcune libertà che si prendeva con lui, come ad esempio il continuo chiamarlo per nome, cosa che odiava profondamente. Dopo essere riuscito a sfuggire agli scienziati non voleva mai più sentire anima viva chiamarlo per nome.

Eppure Lavi lo faceva, nonostante le sue minacce di morte se non avesse smesso immediatamente. Ma alla fine lui non l'avrebbe mai ferito e, anche se non l'ammetteva nemmeno a sé stesso, amava sentire la voce del giovane pronunciare il suo nome.

Per quanto si sforzasse di mantenere le distanze anche con Lavi, nonostante ogni sua risposta fosse sgarbata, fredda e tagliente, il giovane gli restava accanto. Si preoccupava per lui, ogni volta che si faceva colpire per eccesso di sicurezza... no non era eccesso di sicurezza era piuttosto noncuranza.

Semplicemente non gli importava di venire ferito, né di quanta della sua vita andava persa in quel processo. Prima finiva, prima sarebbe terminato anche il resto. Perché senza passato e senza futuro, a che scopo vivere il presente come un oggetto in mano ai suoi persecutori?

Come faceva Lavi a non capire? No, non era esatto, Lavi capiva ma non gli interessava, lui doveva solo registrare gli eventi, da bravo apprendista Bookman quale era. La sua vita ruotava attorno a quello, e lui sapeva bene che persino il nome che il giovane Bookman portava era un inganno, una maschera creata apposta per muoversi tra gli Esorcisti.

Ed era la cosa che più gli faceva rabbia, essere oggetto di quei sentimenti fasulli, i sorrisi, le attenzioni, tutto. Lui non voleva amici, meno che mai dei falsi amici, tuttavia avere Lavi attorno lo faceva sentire strano, gli faceva desiderare che l'altro giovane fosse reale, che quel sorriso che gli illuminava le giornate fosse altrettanto reale.

E non riusciva a capirne la ragione.

Che cosa fosse cambiato in Lavi ad un certo punto non aveva idea, solo, l'apprendista Bookman con lui non fingeva più. L'aveva osservato talmente a lungo che poteva capire la differenza, ma in verità non aveva molta rilevanza ormai, era già troppo tardi; perché anche se sapeva che 'Lavi' non era reale, si era reso conto che la sensazione che percepiva quando era con lui era qualcosa che non poteva combattere: sentimenti.

Un territorio sconosciuto, visto che era cresciuto reprimendo ogni singola manifestazione di emozioni che si era trovato a provare, quindi nemmeno era troppo sicuro di quanto profondi fossero quei sentimenti, sapeva solo che non gli avrebbe mai detto una sola parola a riguardo.

E d'improvviso ogni volta che Lavi si curava delle sue ferite la morte non gli sembrava più così invitante, e il suo destino non appariva più così buio.

Perché con te non è morire, quando sono tra le tue braccia il mondo perde di significato, la morte perde di significato, ed io mi abbandono a te, anche se non lo ammetterò mai.

Tu sei ciò che mi tiene in vita.

Anche se ti minaccio e ti insulto, anche se ti allontano in malo modo, tu sei ciò che mi spinge a tornare a quella che tutti gli Esorcisti chiamano casa.

 


Da quel momento non fu più in grado di tenere separate le loro esistenze, si preoccupava di Lavi quanto quest'ultimo faceva per lui, e lasciava che lo seguisse ovunque desiderasse, anche se continuava a trattarlo come se non lo volesse affatto. Ma Lavi sembrava capire, sebbene lui seguitasse a domandarsi quanto avesse capito.

Soprattutto quando un giorno gli diede un bacio sulla guancia, davanti a tutti nella caffetteria, dopo che lui aveva appena finito di mangiare. Così, con leggerezza, come se quel gesto non avesse alcun significato per Lavi, sorridendo come suo solito. Ma più del bacio lo avevano scosso le parole che gli aveva sussurrato, talmente in contrasto con l'atteggiamento giocoso da idiota che teneva in pubblico.

"Quando ti deciderai a capire, Yuu?" aveva mormorato in tono suadente al suo orecchio.

Non si era sottratto a lui, piuttosto aveva portato la mano al volto sfiorando leggermente con le dita la zona in cui le labbra di Lavi si erano posate, senza parole, domandandosi che significato potesse avere quel gesto.

Solo poco dopo, con un attimo di ritardo rispetto ai suoi standard, aveva reagito pulendosi freneticamente il viso con la manica, come se fosse stato infettato, urlandogli contro; Lavi si era bloccato a metà del saluto che gli stava rivolgendo mentre lasciava la mensa, voltandosi di nuovo verso di lui, l'espressione improvvisamente seria mentre i loro sguardi si incontravano ancora.

No, Kanda non capiva. Non poteva accettare quello che Lavi voleva fargli capire.

Cercò di non pensarci, ma era troppo difficile, e lui era tanto stanco, tanto...

Ancora un altro luogo. Ora era seduto in terra, la schiena appoggiata al muro dietro di sé e il capo reclinato all'indietro, con un'espressione disperata sul volto. Indossava la sua divisa di Esorcista, anche se era mezza sbottonata.

   
 
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