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Autore: Mina7Z    03/04/2010    15 recensioni
Oscar, Andrè e un epilogo diverso della notte in cui il tradimento di Oscar aveva suscitato le ire del padre
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oscar, Andrè e un epilogo diverso della notte in cui il tradimento di Oscar aveva suscitato le ire del padre.

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Non aveva neanche tentato di dormire quella notte. Era entrato nella camera buia e, seduto sul letto, si era tolto la giacca dell’uniforme e si era sfilato gli stivali che aveva sistemato accanto all’armadio. Era un gesto abituale che ripeteva meccanicamente da quando era bambino.

Aveva lanciato la giacca sulla sedia e si era lasciato cadere di  nuovo sul letto.

Le aveva augurato la buonanotte e si era sforzato di mantenere un tono di voce sicuro e rassicurante.

Le aveva chiesto se desiderasse qualcosa e il suo rifiuto, in quel momento, gli era parso una liberazione. Non avrebbe potuto sopportare ancora a lungo lo sguardo attonito di lei mentre immobile osservava  il Generale dirigersi verso i suoi appartamenti. E ancora meno poteva accettare quel silenzio che pesava al cuore come urla nella notte.

Erano accadute così tante cose quella sera che si trovò a riflette sull’eventualità che si fosse trattato solo di un sogno. Improvvisamente sentì il bisogno di respirare aria fresca e aprì la finestra.

Il temporale primaverile i cui tuoni avevano scandito gli avvenimenti di quella notte aveva lasciato il posto ad un cielo grigio nel quale si riusciva ad intravedere qualche stella.

Respirò a pieni polmoni e si accorse che il suo cuore era ancora accelerato e il battito non aveva ripreso regolarità. Al contempo però, si sentiva svuotato, come se ogni forza fosse svanita durante quella maledetta sera, quando si era dichiarato pronto a compiere l’estremo sacrificio per amore di lei.

Ripensò ai momenti più intensi e gli parve di sentire la voce del Generale che, con tono duro, gli ricordava che la sua appartenenza al popolo  gli precludeva la possibilità di prendere Oscar in moglie. 

Ricordò quando, preso dalla disperazione più assoluta, aveva allontanato da sé la pistola e aveva chiesto al Generale di uccidere prima lui perché non avrebbe potuto assistere alla morte della donna amata.

Aveva colto lo sguardo colmo di rassegnazione di quell’uomo che avrebbe ucciso la figlia pur di salvare il buon nome della famiglia. Non sapeva se sarebbe veramente arrivato al punto di toglier loro la vita, ma in quel momento in cui anche lui aveva perso lucidità, ricordò di avere pensato che quelli sarebbero potuti essere gli ultimi istanti della sua vita. E non aveva trovato nel concetto di morte una fonte di dolore, bensì di liberazione. Subito dopo però, aveva realizzato che anche lei sarebbe stata coinvolta in quell’assurda decisione e pensò che, probabilmente, non avrebbe mai lasciato che la vita di Oscar fosse spezzata in quel modo.

La morte sarebbe forse stata la soluzione per il suo dolore, ma lei avrebbe dovuto vivere, ad ogni costo.

Accostò la finestra e si sedette sul letto con la testa tra le mani. Chiuse gli occhi. Voleva rivivere le sensazioni provate per analizzarle con più lucidità e gli sembrava che ogni oggetto di quella stanza, seppur nascosto dall’oscurità, potesse distrarre la sua mente.

La ricordò immobile, rigida nella sua posizione eretta e pensò di non avere colto in lei alcun desiderio di ribellione. Era convinto che si sarebbe lasciata uccidere senza opporre resistenza. E forse non avrebbe fatto nulla per impedire la morte di chi, dopo averle dichiarato amore eterno, si era detto disposto a morire prima di lei.

Non riusciva a provare rabbia per questo perché sapeva che per lei l’onore e il rispetto della volontà paterna venivano prima di tutto. Anche prima di lui.

Inspirò profondamente e gli parve che il suo cuore avesse lentamente ritrovato regolarità. E l’unica sensazione che percepì, a quel punto, fu una pena infinita per quell’essere così fragile che aveva visto pronta a rimettere la sua vita nelle mani di un padre padrone.

Due battiti sulla porta ebbero l’onore di riportarono alla realtà. Riconobbe il tocco di lei e gli sembrò che, di nuovo, il suo cuore avesse deciso di uscirgli dal petto.

Raggiunse la porta che aprì con decisione e la vide. Sola, tremante e confusa, il viso tradiva emozioni mai confessate.

La invitò ad entrare e si diresse verso la scrivania sulla quale era posato un lume perché l’oscurità aggravava il  disagio causato da una vista già compromessa. Con stupore, notò che dopo avere richiuso la porta lei aveva girato  la serratura.

Si voltò a guardarla ma rimase in silenzio perchè gli sembrò che qualunque parola avrebbe potuto infrangere la magia di quell’istante.

Portava ancora gli stessi abiti della sera e l’espressione del suo viso gli rivelava che, anche per lei, il sonno non era arrivato a riportare un po’ di sereno.

Lo sguardo di lei, sempre così penetrante e consapevole, gli sembrò quello di una creatura smarrita e indifesa che avrebbe voluto stringere  sé  e consolare con il calore del proprio abbraccio.

“Andre”.

Pronunciò il suo nome con un filo di voce. La luce della candela illuminava il suo viso. Attimi interminabili trascorsero senza che nessuno di loro rompesse l’incantesimo.

Poi lui capì che, ancora una, volta avrebbe dovuto essere la sua guida.

E, nel silenzio della notte, le sue braccia si sollevarono verso di lei per offrirle un riparo sicuro da un mare in burrasca.

E lei volò tra le sue braccia e si  lasciò avvolgere dalla stretta forte e sicura  di lui e subito sentì che le voci che le urlavano dentro si erano finalmente placate.

Le sua labbra così vicine al collo di lui da poterne percepire il calore, l’odore. I loro cuori impegnati in una folle corsa che toglieva loro il respiro.

Lentamente sollevò il capo nella consapevolezza che nel momento in cui avesse trovato gli occhi di lui si sarebbe persa definitivamente.

Vide un mare verde, profondo e infinito, un mare nel quale avrebbe trovato  finalmente pace.

Si avvicinò alla sua bocca. Trovò le labbra di lui impazienti  di  accoglierla e le sentì morbide e calde come il sole di primavera. La lingua di lui, prima tenera e rassicurante,  si fece esigente e iniziò una danza rituale attorno a quella di lei.

“Io…,ti  amo Andrè ”

E lui credette di impazzire.

La strinse di nuovo a sé e mentre asciugava le lacrime  che le rigavano le guance le aprì definitivamente il suo cuore giurandole amore eterno.

Poche e  toccanti  furono le parole che pronunciò con tutta la tenerezza e la passione di cui era capace e lei rispose con trasporto, liberando la propria anima dalle sensazioni più intime e profonde.

E quando le loro lingue impazienti  ripresero  a danzare, le carezze di lui si fecero più insistenti e quella passione repressa per anni sembrò non lasciare loro tregua.

Distesi sul letto, imbarazzati e felici, si liberarono da ogni indumento e si trovarono stretti e aggrappati l’un l’altro timorosi che l’incantesimo potesse essere spezzato se avessero lasciato per un solo istante il corpo dell’amante.

I seni pronti a ricevere baci e carezze infuocate, il ventre e le gambe desiderosi di accogliere il corpo di lui che, sicuro ed esperto, si fece strada con dolcezza tra le parti più intime di lei. E quando le fu dentro, il piacere che lei provò fu, immenso, immediato e totale e fu come se il suo essere avesse trovato il totale appagamento di ogni desiderio.

Inarcò il corpo rispondendo con trasposto  alle sapienti mosse di lui finchè  i gemiti di piacere si fecero più intensi.

Mani impegnate in carezze infuocate, le carni dell’uomo graffiate per impedirsi di urlare di piacere.

Labbra bollenti, gonfie e mai sazie di assaporare il sapore dell’amore.

Gli occhi di lui aperti ad osservare emozionati la passione sul volto di lei per imprimere nella memoria ogni attimo di quei momenti.

Gli occhi di lei, colmi d’amore, prima, pronti a perdersi in quelli di lui per convincersi che non era il magico sogno di una notte di primavera bensì la folle passione di una notte d’amore, poi socchiusi quando il piacere saliva  a un livello insostenibile.

E allora fu come se un fiume in piena rompesse gli argini e inondasse le loro viscere di una calore intenso che arrivò ad annebbiare definitivamente la ragione.

Si stavano amando, finalmente, con un trasporto che non conoscevano ma che avevano bramato da un’eternità.

Anime e corpi totalmente uniti si muovevano insieme per dare e ricevere quell’amore che  era giunto  a segnare la loro rinascita.

Come anime gemelle, sentivano di essersi ritrovate per la vita, dopo avere vagato nel buio delle proprie paure ed essersi perse negli abissi della disperazione più profonda.

 

   
 
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