Rebel Yell
Era nell’aria
quella sera.
Da quando Ino e
Sakura le avevano parlato di quella band che suonava in un locale sperduto in
una zona periferica della prefettura di Konoha, aveva accettato quasi subito
senza esitazione.
Voleva
assolutamente andarci…
Ika sentiva che
sarebbe successo qualcosa di magico.
L’aveva pensato
sino al suo arrivo in quella sala dove si esibiva una band di quattro ragazzi.
L’aveva capito non
appena aveva incrociato lo sguardo con il bel cantante che cantava una vecchia
canzone di Billy Idol...
In the midnight hour
she cried “more, more, more”
A mezzanotte
lei gridava “ancora, ancora, ancora”
Come ipnotizzata si
era avvicinata fino quasi al palco infischiandosene della confusione, del fatto
che le sue amiche erano chissà dove, del suo ‘ sex on the bitch ’ che
scioglieva il ghiaccio facendolo diventare imbevibile.
Che importava
quando aveva quella visione davanti agli occhi? Assolutamente niente…
Intanto le parole
entravano nella sua testa procurandole un immenso desiderio di essere lì sul
palco insieme a lui.
Quegli occhi
magnetici color notte, che la scrutavano e non smettevano di fissarla la
tiravano verso l’oblio.
Il sudore che
scivolava lungo le guance, i capelli lunghi e lasciati sciolti, selvaggiamente
svolazzavano spinti dai movimenti della sua testa, cantava con tale trasporto
ed enfasi che la giovane ragazza dai capelli color miele si sentì quasi
spaventata dalla forte attrazione che sentiva per quel tipo di cui non sapeva
assolutamente nulla e nonostante questo lo voleva…ancora, ancora e ancora…
Voleva sapere ogni
cosa di lui eppure allo stesso tempo non voleva sapere per paura che quella
magia potesse scivolare via.
I'd sell my soul for you babe
For money to burn with you
Venderei la mia anima per te, piccola
Per denaro, per bruciare con te
Era cosi vicina da sentire il suo odore, la forza della sua
voce, il calore della sua pelle .
Lui tolse il microfono dal piedistallo e s’avvicinò
all’estremità del palco, inginocchiandosi durante l’assolo di chitarra le mise
un dito sotto il mento e il pollice le carezzava il labbro inferiore,
normalmente sarebbe morta per l’imbarazzo e non avrebbe mai permesso ad un
estraneo di toccarla in modo tanto sensuale, non con tanti sconosciuti a
fissarli basiti e scioccati.
Oh yeah little baby
she want more
More, more, more, more, more.
Oh, sì, piccola
Ne vuole ancora
Ancora, ancora, ancora.
La musica finì, la gente si catapultò al bar per le
consumazioni e lui scese dal palco senza dire una parola avvicinandosi a lei,
prendendole dalla mano il bicchiere e bevendo il contenuto fresco ma privo d’alcun
gusto di Vodka alla pesca, il tutto senza staccarle gli occhi di dosso.
Lascivo, malinconico e intenso, ecco cosa era il suo
sguardo.
“Scusa si è sciolto il ghiaccio e…e…” cerco di dire qualcosa
di vagamente sensato, ma la sua voce era poco più che un sussurro strozzato.
Le fece segno di fare silenzio e lei ubbidì…
Mano nella mano correvano su per delle scale del locale,
entrando, ridendo come pazzi, in una stanza, molto grande ma semplice.
Pesanti tende rosso fuoco di un stoffa qualsiasi coprivano
la vetrata che dava sul locale. All’angolo un divano accogliente e una
scrivania con un mucchio di fogli, una lampada dalla quale proveniva una fioca
luce rendendo l’ambiente in semiombra.
La spinse contro la porta, dopo averla richiusa a doppia
mandata, schiacciandola con il proprio corpo.
Era perfetto. Perfetto…
Con quel viso d’angelo dell’oscurità e un fisico mozzafiato,
senza essere eccessivamente muscoloso.
Un corpo nella norma, ma agli occhi d’Ika, splendido…
Avevano il fiato corto per la folle corsa e anche per
qualcos’altro, fissandosi intensamente come a volersi divorare con lo sguardo.
Le bloccò le mani lungo i fianchi e avvicinò lentamente il
viso a quello della giovane che tremava per l’emozione.
“Chi sei? Una specie di strega o fata che mi ha fatto un
incantesimo…?” mormorò, strofinando lentamente le labbra su quelle rosse e
piene di Ika.
Non smetteva di guardarla negli occhi, studiando il suo viso
e le piccole espressioni di piacere che le strappava.
A dir poco paradisiache…
“Non sono nessuna delle due…” rispose mentre lui continuava
ad esplorare il contorno della sua bocca come aveva fatto poco prima con le
dita.
Lei liberò le mani dalla sua presa e le poggiò sulle guance
togliendo le ultime gocce di sudore dalla sua pelle, avvicinandosi per baciarlo
leggermente, come una lieve carezza. Mordendogli piano il labbro inferiore
suscitando in lui sospiri di piacere “…mmm...”
Si scostò quel tanto che bastava per guardarla, giocherellando
con una ciocca che ribelle usciva dal fermaglio a forma di fiore Hawaiano rosso
che teneva dietro l’orecchio
“Posso sapere il tuo nome mia bella sconosciuta…”
“…mi chiamo Ika…”
“Ika…non lo so perché ma sentivo che stasera avrei
incontrato una creatura straordinaria…”
Arrossì leggermente, ma con tranquillità disse “Vale anche
per me…”
“Come mai sei tranquilla? Sei cosi vicina a me che sento
ogni tuo singolo respiro, il tuo corpo cosi morbido e invitante…e sto
impazzendo...” asserì tirandola verso il divano.
“Non sono tranquilla, solo che per la prima volta non mi
sento imbarazzata…” rispose sedendosi accanto a lui, intento a togliersi le
scarpe.
Appena finito prese una delle sue gambe e le fece scivolare
via lo stivale della gamba sinistra e poi il destro, baciandole le caviglie
“Non c’è alcun motivo di vergognarsi per questo…ci siamo visti, ci siamo
cercati e adesso…” sussurrò lasciando la frase a libere interpretazioni.
Ika, anche grazie a quelle parole, si sentì audace come non
mai, si sedette sulle sue gambe, sentendo perfettamente il rigonfio dei jeans.
Cominciò a depositare piccoli baci sul collo del ragazzo,
giocando con la collanina che portava al collo con la lingua.
Portò le mani sotto la maglietta nera che indossava il moro,
togliendogliela di dosso e lasciandola scivolare ai piedi del divano.
Scivolando con calde carezze sulla pelle del ragazzo
cominciò una lenta esplorazione del suo petto soffermandosi ripetutamente sugli
addominali seguendo il contorno tortuoso che disegnavano i muscoli.
“Ancora non mi hai detto il tuo nome mio dolce cantate…”
mormorò facendo scorrere le dita lungo il tatuaggio che aveva sulla spalla
sinistra…
“Itachi e non sono per niente dolce…” disse sorridendo in
modo poco rassicurante.
L’afferrò saldamente per i fianchi e premette la bocca su
quella d’Ika, in un bacio mozzafiato. Le labbra si cercavano e si congiungevano
giocando sensualmente in una guerra dove non c’erano vinti ma solo tanta voglia
di dare piacere.
Itachi era senza dubbio il migliore…leccando il labbro inferiore
e poi quello superiore, intrecciando più volte la lingua a quella di lei.
Non aveva mai visto una creatura tanto deliziosa in vita
sua.
Le era parsa una visione appena varcata la soglia del
locale, una musa ispiratrice per scrivere un centinaio di canzoni su di lei e
sui suoi occhi cerulei.
Occhi per cui chiunque avrebbe potuto uccidere…
Le mani erano perse tra i suoi capelli mentre quelle di lui
vagavano sulla schiena.
Una birichina s’infilò dentro la canottiera rossa, scoprendo
buona parte del busto e del dorso, accarezzandole la pelle morbida del fianco,
fermandosi a pochi centimetri dal seno. Si
staccarono per riprendere fiato, non era più tempo di parole, ma solo di
esprimersi in tutt’altra maniera.
I vestiti, gli ultimi rimasti, andavano a far parte del
pavimento…
Le loro mani s’intrecciavano saldamente come a non volersi
più staccare, i loro sguardi bramosi di conoscersi… scoprire tutti i segreti di
quell’incontro prodigioso.
Una goccia di sudore scivolò tra i bianchi seni e ancora,
ancora e ancora sospiri e piccole urla di pura estasi.
Le labbra si aprirono in un respiro più acuto ed erano un
unico essere…
Nell’attimo di pura estasi Ika era sicura che se anche fosse
stato un sogno non avrebbe mai dimenticato…
Itachi si svegliò non sentendola e aprendo gli occhi cercò dove
prima giaceva la sua fatina.
Accanto a lui, sul divano, il posto era vuoto.
A terra, vicino il piede del divano, il ferma capelli che le
era rimasto nella capigliatura durante quelle ore in cui si erano amati.
Si mise a sedere cercandola per la stanza, ma di lei non vi era
traccia, raccolse il fermaglio e lo strinse tra le mani.
Era andata via, come una visita del mondo dei suoi sogni e
al risveglio si era dissolta.
Ma era stato un sogno?
Chiuse gli occhi stropicciandoli con le mani e si alzò per rivestirsi.
Sorrise sentendosi un po’ ridicolo, quella ragazza era vera,
esisteva…aveva le prove tra le mani, l’aveva sentita e non era stato solo a
livello fisico.
Era come se le loro anime si fossero ritrovate dopo millenni…
Quella piccola ragazza dal nome bellissimo gli aveva fatto
perdere ogni senso della logica.
Si era sempre ripetuto, riuscendoci, di non farsi
coinvolgere dalle ragazze che venivano a vederli suonare.
Ma non aveva nessun rimpianto e adesso si chiedeva se
l’avrebbe rivista.
Voleva rivederla…
Aprendo le tende vide che il locale era completamente vuoto,
i ragazzi avevano sistemato gli strumenti e l’orologio sulla scrivania segnava
le 5 del mattino.
“Last night a little angel came pumpin cross
my floor…She said: Come on baby I got a licence for love…”
[ Ieri notte un angioletto si è imbattuto pimpante nel mio
appartamento…Mi ha detto “forza tesoro, ho licenza d’amare
E se questa scade dovrai chiedere aiuto in alto loco”]
Canticchiava e lei e quelle folli ore passate insieme
fervidamente comparirono come se stesse rileggendo un libro ancora e ancora.
Era davvero un angelo. Il suo angelo…
Finalmente dopo tanti mesi in cui non era riuscito più a
scrivere un pezzo, finendo per suonare canzoni d’altri, aveva di nuovo voglia
ed ispirazione.
Si sedette e con la chitarra in mano provò e riprovò tutto
quello che pensava, tutto quello che provava e di tanto in tanto cadeva
l’occhio su quel fiore di stoffa che era pervaso dal suo profumo, finché non
venne fuori una canzone che intitolò: ‘la notte d’Ika’
Un mese dopo quella melodia era diventata famosa per tutta
la prefettura. Quasi tutte le sere era richiesta dai ragazzi che andavano a
vederli e la cantavano insieme a lui. Ma di lei che non sapeva nemmeno dove
abitasse neanche una traccia.
Si dava del pazzo a cercarla con lo sguardo tra la folla e
cosa lo spingesse tanto nel torturarsi in quel modo per una ragazza qualsiasi a
cui aveva scritto addirittura un pezzo non riusciva a capirlo.
Non ci si può innamorare al contrario, pensava, non dopo una
sola notte e senza sapere nulla di lei.
Ma l’amore non era forse pazzo?
Non arrivava come un fulmine a ciel sereno e ti distruggeva?
Una sera, di una sera come tante, in cui lui la stava
cantando, sentì una sensazione strana…la stessa di quella sera in cui il suo
angelo era caduto dal cielo alle sue braccia.
Il chitarrista prese a suonare le note iniziali e venne il
momento di cantare, con più passione delle altre volte…lei stavolta avrebbe
sentito.
“Urlavo
quella sera e ti chiamavo
Era
un incantesimo per farti cadere dal paradiso e portarti a me
E tu
sei venuta mio dolce angelo
Ika,
Ika era il suo nome che pronunciavo
Ika,
Ika era il suo nome che pronunciavo
L’amore
non è forse pazzo, eh piccola mia?!
Ti
colpisce come un fulmine e distrugge tutto intorno
Ed io
sono pazzo…
Nessuno dei presenti stavolta la cantò con lui, stavano in
silenzio, vibrando con la sua voce.
Trattenendo il fiato e quasi pregavano che il loro Itachi
ritrovasse quella Ika…
Ma
sei tornata nel tuo mondo
O eri
solo un sogno
Allora
spero di addormentarmi e di sognarti stanotte
Ika,
Ika…è il suo dolce nome
Il
suo nome che pronunciavo senza poter smettere
Senza
poter smettere…
Oh Dei
del nirvana ridatemi il mio angelo
Voglio
il suo sorriso
Le sue
mani tra i miei capelli che li annodavano
Ti ho
cercata tutta la vita, nel viso di altre che non erano te, e adesso che sei
arrivata ti riporterò in quella stanza che ha il sapore di noi…che io chiamo
cuore”
Tutti applaudirono, ma lui fissava un punto preciso della
sala.
Scese dal palco e in breve la raggiunse, le mise una mano
tra i capelli per vedere se era vera, incurante dei risolini e delle occhiate
dei presenti.
Gli amici sul palco cominciarono a suonare a raffica
distraendo tutti che cominciarono a ballare, dimenticandosi dei due che ancora
non avevano fiatato.
I suoi grandi occhi lo scrutavano e sorrideva dolcemente.
“Sei venuta…” disse afferrandola per la mano, carezzando la
pelle del dorso con un dito.
“Per caso ho sentito dei ragazzini cantare questa canzone
e…”
Non disse altro perché lui la trascinò via, in quella
stanza, dove come la prima volta si stavano baciando.
“…è davvero per me…che l’hai scritta?” chiedeva tra un bacio
e l’altro stringendosi forte a lui.
“Si…quando non ti ho trovata accanto a me ho cominciato a
pensare e poi e venuta fuori da sola…”
“Scusa se sono andata via in quel modo…pensavo…non lo so che
pensavo ero cosi confusa, non mi era mai successo, ma ti ho pensato sempre e
sono stata male…”
“Anche per me è stato lo stesso…ho passato l’inferno perché
non sapevo dove cercarti ” i baci continuavano tra tutte quelle parole “…non so
cosa c’è che mi spinge verso di te, potrebbe essere amore anzi credo di
amarti…”
Sorrise commossa da tali parole che venivano dal cuore, con
tanta sincerità da strapparle una piccola lacrima.
“Credevo di essere diventata pazza…ma penso di amarti
anch’io…”
Le prese il volto tra le mani e la baciò con trasporto.
La notte d’Ika era cominciata con un urlo ribelle…e adesso
quello stesso urlo l’avrebbe accompagnata scrivendo un nuovo capitolo della sua
vita e forse della loro vita.
Dalla scrivania spiccava in lontananza il ferma capelli a
forma di fiore Hawaiano, che chiudeva il sipario della storia…
Lady_KuroiNeko:
Dunque eccomi con una one-shot, dedicata al mio grande amore
Uchiha Itachi.
Questa breve storia è nata mentre guardavo delle immagini e
ne ho vista una davvero bellissima, disegnata dalla grande Shamora autrice su deviantART, dove ci sono anch’io con lo
pseudonimo di Winny2, e in quel momento le note di ‘Rebel Yell’ entravano nel
mio cervello facendomi immaginare quello che è venuto fuori.
Mi piacerebbe disegnare una doujinshi basata su questa
trama, non prometto nulla, ma ci penserò sopra.
Ripeto la canzone si chiama Rebel Yell ed è cantata da
Billy Idol, a dir poco
meravigliosa, mentre quella, diciamo, scritta da Itachi è una mia poesia
trasformata per l’occasione in canzone ^_^.
Spero che vi piaccia questa chicca nell’attesa del prossimo
capitolo di ‘Remember to me’ (chiedo ancora scusa per il mostruoso ritardo, sono
mortificata T_T).
Grazie e alla prossima!!!