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Autore: NiKi 94    05/04/2010    1 recensioni
Quinto Capitolo...
Albireo ed Eclaire si sono messi in viaggio per fuggire da Nuova City... Cosa li attenderà nel bosco che si apprestano ad attraversare per raggiungere il villaggio vicino?!
Commenti e Critiche sono ben accetti!
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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1. Un sogno che dura per sempre
Un forte odore di sangue lo svegliò dal suo sonno profondo. Non ricordava assolutamente nulla di quello che era successo prima di svenire; non ricordava neanche il suo nome! Si accorse che l'odore di sangue proveniva proprio da lui, più precisamente da una ferita che copriva quasi tutta la schiena e che gli causava un dolore acuto e lancinante.Cercò di muoversi verso la piccola fonte di luce che riusciva a distiguere attraverso gli occhi appannati dalla sofferenza, ma appena avanzò strisciando, una mano lo bloccò.
- Se continui a muoverti finirai morto stecchito! Vedi di ritornare a dormire che devo cambiarti le bende - disse la voce dell' uomo che lo aveva fermato.
Aveva una folta barba, di un colore scuro per quanto si poteva vedere con la poca luce che arrivava. Guardando più attentamente, si accorse che a fianco della pozza di sangue in cui si era risvegliato c'era un ammasso di bende che avevano assunto una colorazione scura a causa della ferita troppo profonda.
- C-c-cosa mi è suc-c-cesso? - chiese sputando sangue.
- Sei stato attaccato da delle Creature del Crepuscolo, ragazzo. Ti hanno conciato proprio male; hai perso tantissimo sangue. Per fortuna che ti ho trovato nel vicolo prima che ti divorassero! - rispose in fretta l'uomo mentre iniziava a bendargli la schiena.
- Le C-creature del C-crepuscolo? - disse incuriosito e al contempo preoccupato il ragazzo.
- Esatto! Sono delle crature maligne, figlie del Diavolo stesso. Escono fuori con l'arrivo della sera e perseguitano le vie più isolate della città. Sei stato fortunato che erano solo due, perchè altrimenti non saresti qui a parlare con me!
A quelle parole, sulla schiena del ragazzo passò un brivido freddo che gli provocò un'incredibile fitta di dolore. Non riusciva ancora a capire quello che quell' uomo gli stava dicendo; aveva la testa troppo dolorante per comprendere.
- Finito! Ora tornatene a dormire, che può farti solo bene. Vedrai che quando sarai di nuovo sveglio ti sentirai rinato! - disse l'uomo dopo aver finito con la bendatura.
Al ragazzo servì poco per tornare a dormire, anche se di un sonno disturbato da incubi. Strane creature dagli occhi rossi come il sangue lo stavano inseguendo ,senza dargli un secondo per respirare. Voleva svegliarsi da quell'incubo, ma le creature lo obbligavano a continuare a correre. Una di queste, utilizzando tutte le forze che aveva, si avventò sul ragazzo, piantando i suoi artigli della sua schiena. Provò un dolore lancinante, ma neanche lontanamente paragonabile a quello immediatamente successivo: si ritrovò sommerso da quelle masse nere, circondato da occhi famelici che lo fissavano bramosi della sua carne. Con un comando silenzioso, tutte le creature contemporaneamente affondarono i loro denti nella carne del ragazzo, che si svegliò di colpo! Si guardò attorno, ma non riuscì a trovare l'uomo; probabilmente aveva sognato pure lui, ma quando si accorse del forte odore di sangue e delle bende che gli cingevano il busto, capì che non era così. Cercò di alzarsi a sedere e ,con qualche fitta alla ferita, ci riuscì. Doveva aver dormito parecchio perchè fuori si intravedeva di nuovo la stessa luce che lo invitava ad avvicinarsi. Riuscì miracolosamente ad alzarsi in piedi e ,con qualche difficoltà e reggendosi alle pareti di qualla strana stanza, si avvicinò alla luce. Appena fu abbastanza vicino, si accorse che in realtà non era una luce, ma semplicemente una parete che risplendeva al buio. Era dipinta con uno strano colore tra il bianco e il verde e dava anche una strana sensazione di pace e calore. All'improvviso, la parete si aprì e l'uomo che lo aveva curato entrò dentro alla stanza, facendo una piccola smorfia per la puzza di sangue stantio. Vedendolo in piedi, si mise ad imprecare verso di lui.
- Stupido di un ragazzo! Ti avevo detto di restare a dormire! - gli gridò contro l'uomo, ma lui non lo stava a sentire.
Stava guardando estasiato quella parete magica che brillava e che poteva aprirsi come una porta, senza capire come potesse accadere una cosa simile.
- Ragazzo, non hai mai visto una Porta Albina? Ma dove vivevi? Comunque, ora che mi sembri in un buono stato, dimmi come ti chiami. - disse in tono canzonatorio l'uomo.
- Non lo so. Non mi ricordo nulla. - disse il ragazzo sempre guardando quella strana parete brillante.
- Accidenti! Non ci voleva proprio un' amnesia in questo momento. Comunque, il mio nome è Nephius, ma tutti mi chiamano Nef. E ora, visto che tu non ti ricordi il tuo, dobbiamo trovartene uno, non trovi? - disse Nef, ma il ragazzo continuava a fissare quella parete meravigliosa e magica, senza ascoltarlo minimamente - Ehi! visto che ti piace tanto quella porta, che ne dici del nome Albireo? Mi sembra un bel nome! Che ne pensi, Al?
- Si, bello, ma non è che puoi spiegarmi come funziona questa parete magica?
- Primo, si chiama Porta Albina. Secondo, non saprei come funziona; sò solo come si usa. Basta andargli vicino, appoggiare la mano e dire "Clack", imitando l'apertura di una serratura. Tutto chiaro?
- Non proprio, ma ci voglio provare! - rispose divertito Albireo - Clack!
Magicamente, la parete si aprì, rivelando l'esterno di quella stanza: un'enorme distesa di edifici si stagliava fino all'orizzonte e non si riusciva nemmeno a vederne la sommità, creando una sorta di ombra perenne su tutto quello che c'era intorno, lasciando ad Al una sensazione di freddo e di distacco da quel cielo che sembrava inesistente da la giù; era uno spettacolo incredibile e inquietante allo stesso tempo.
- Benvenuto a Nuova City, la città più tecnologica e corrotta di tutto il continente di Rubia! - esordì alle sue spalle Nef.
Al si girò per osservare il suo compagno e la parete magica da cui era uscito, ma trovò soltanto una comune porta d'ingresso in legno e vetro, come quella delle villette di campagna. Non riusciva a credere ai propri occhi; si trovava in un posto totalmente sconosciuto e con cose che non aveva neanche mai visto o sentito nominare e la cosa lo turbava molto. E per di più, con un'amnesia! Guardando in alto, verso la cima di quei grattacieli dalle dimensioni assurde, intravide un piccolo lembo di cielo; stava arrivando la sera e Nef se ne accorse.
- Coraggio! Torniamo dentro. Non credo che tu voglia ricevere un'altra visitina da quei mostri - e trascinò Al dentro con se.
Quella sera, Nef si mise a spiegare molte cose su Nuova City e sulle Creature del Crepuscolo. Gli raccontò che queste creature iniziarono a popolare i vicoli da quando era succeduto al trono Mefesto, il figlio di Kefres, il vecchio re che aveva provveduto allo sviluppo tecnologico della città. Gli spiegò che era un uomo privo di scrupoli e senza alcun sentimento e che pensava solo al suo tornaconto e l'unica cosa che desiderava era di avere sempre più soldi. Spiegò anche di come tutte le case iniziarono ad essere abbattute per poter costruire quei palazzi enormi e avere sempre più posti di lavoro per avere così più dipendenti statali e, di conseguenza, più menti sotto il potere di Mefesto.
Arrivò l'ora di andare a dormire per Albireo, che si accasciò privo di forze sul pavimento mentre Nef stava iniziando a pulire il pavimento da tutto il sangue che ormai si era raggrumato.
Quella notte, Al sognò di nuovo i mostri che lo inseguivano, ma questa volta era sui tetti di quei grattacieli enormi.
Continuava a correre, sempre inseguito da quelle figure nere e indistinte, con occhi famelici e di un rosso ancora più agghiacciante del sogno precedente. Saltava da palazzo a palazzo con un'agilità che è concessa solo a una persona che sta sognando, ma non bastava a salvarlo dalle creature. Ad un tratto, mentre saltava da un tetto all'altro, la sua agilità tornò normale e non riuscì a raggiungere l'altro palazzo. Iniziò a precipitare. Continuava a cadere e a cadere, per un tempo infinito, senza mai vedere il fondo, come in un pozzo. Ma ad un certo punto, proprio mentre pensava che avrebbe continuato questa discesa per l'eternità, si ritrovò con il pavimento davanti alla faccia e, per lo spavento, si risvegliò.
Dopo quell'incubo, trascorse qualche giorno a riposare e a muovere qualche passo nei pressi della casa, continuando a fare domande a Nef in attesa di andare a fare un giro in città per la prima volta. Ormai aveva capito e si era rassegnato; quello non era un sogno...

  
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