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Autore: celine_underworld    05/04/2010    5 recensioni
- Gaius, potete andare! - dissi, rivolgendomi al veccho cerusico. - Ci penserò io! - ... - Questo uguento lenirà il dolore, applicatelo su tutti i tagli. -indicandomi il vasetto, contenente la crema. - Più tardi verrò a controllare le sue condizioni. - Annii col cenno del capo. Il medico di corte si ritirò nei suoi alloggi, lasciandomi da solo con Lui. L'avevo steso sul mio letto, dove dormiva un sonno agitato. Gauis gli aveva dato delle erbe che lo avrebbero costretto a un riposo forzato. Dal comodino presi il vasetto e intrisi le punta dei polpastrelli con la crema al suo interno; poi mi avvicinaii al suo corpo e li passaii sul taglio che aveva sulle labbra rosse ciliegia e succose; sul livido giallo attorno all' occhio destro, adesso chiuso e su un brutto taglio sul suo naso aquilino. Poi con la mano pulita gli alzaii la casacca ridotta a brandelli e passai le mie dita, sfiorando appena la pelle, sui grossi lividi del torace. L'avevano conciato proprio male! Ero intervenuto quasi in tempo. Quel quasi mi lascaiava un retrogusto amaro in bocca. Gli avevo promesso che nessuno lo avrebbe toccato, fatto delo male!... Ma avevo infranto la mia promessa. Si muoveva agitato tra le lenzuola di lino, in cui la notte prima avevamo fatto l'amore.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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incoronazione




- Gaius, potete andare! - dissi, rivolgendomi al veccho cerusico. -  Ci penserò io! -
- Questo uguento lenirà il dolore, applicatelo su tutti i tagli. -indicandomi il vasetto, contenente la crema. -  Più tardi verrò a controllare le sue condizioni. -
Annuii col cenno del capo.
Il medico di corte si ritirò nei suoi alloggi, lasciandomi da solo con Lui.
L'avevo steso sul mio letto, dove dormiva un sonno agitato. Gauis gli aveva dato delle erbe che lo avrebbero costretto a un riposo forzato.
Dal comodino presi il vasetto e intrisi  le punta dei polpastrelli con la crema al suo interno; poi mi avvicinaii al suo corpo  e li passaii sul taglio che aveva sulle labbra rosse ciliegia e succose; sul livido giallo attorno all' occhio destro, adesso chiuso e  su un brutto taglio sul suo naso aquilino.
Poi con la mano pulita gli alzaii la casacca ridotta a brandelli e passaii le mie dita, sfiorando appena la pelle, sui grossi lividi del torace.
L'avevano  conciato proprio male! Ero intervenuto quasi in tempo.  Quel  quasi   mi lascaiava un retrogusto amaro in bocca.
Gli avevo promesso che nessuno lo avrebbe toccato,  fatto  delo male!... Ma avevo infranto la mia promessa.
Si muoveva agitato tra le lenzuola di lino, in cui la notte prima avevamo fatto l'amore.


***

Addosso a me un corpo caldo si stringeva al mio petto. Un sorriso disegnava le mie labbra. Aprii  gli occhi e osservaii il mio piccolo miracolo: Merlin.
I primi raggi del sole, come dardi infuocati, accarezzavano la sua pelle alabastra. Un ciuffo ribelle si posizionò in mezzo agli occhi cerulei, celati dalle sue palpebre abbassate.
Quel goffo quanto impacciato ragazzo di campagna  mi aveva cambiato o forse aveva solo  risvegliato l'Arthur che avevo sepolto da qualche parte dentro di me.
Da un lato né ero felice perchè  per qualche ora in sua presenza potevo  essere me stesso; ma dall'altro né ero  terrorizzato, perchè se mi vesse abbandonato,
 di me non sarebbero rimasti  che ceneri. Al solo pensiero di perderlo un brivido mi scosse.

Lui sembrò  accorgersene e mi strinse più forte a sé con il braccio che cingeva la mia vita. Il suo respiro calmo e  regolare mi solleticava il torace: era una sensazione piacevole, inebriante, che  riusciva a tranquillizzarmi.
Provaii a riaddormentarmi ma non ci riuscii. Quella  mattina era  un giorno particolare per me: sarei stato designato da mio padre, il Re, come il leggitimo erede al trono di Camelot.  Avevo  finalmente compiuto la tanto agognata maggiore  età.
Senza svegliarlo, mi staccaii  dal suo abbraccio e buttaii i piedi a terra. Era  gelato! Istintivamente li alzaii. Poi, ci riprovaii nuovamente e questa volta sembrò andare meglio. Pochi passi e mi ritrovaii  dinnanzi alla finestra, da dove si poteva  scorgere tutta la città, che pian piano si stava svegliando. Questa significava per me rindossare la mia solita maschera di borioso e arrogante Principe ed entrare in scena. La vita è come un film, dove tutti siamo attori che recitano la propria parte: c'è chi interpreta il peronaggio di se stessi o chi come me un personaggio inventato ad hoc.
Essere il futuro erede al trono comportava dei doveri e tra questi non era  contemplato essere chi si era  veramente, ma ciò che il popolo desiderava. E  tutto questo mi faceva soffrire immensamente.
Merlin si si girò  nel mio grande letto: mi faceva  così impressione vederlo lì, solo, indifeso, che lottava con le lenzuola e mi cercava con un braccio. Non trovandomi si svegliò di sopprassalto e  alzò  il capo, dando  un'occhiata veloce a tutta la stanza, finchè non mi trovò davanti alla finestra, nudo in tutta la mia bellezza regale, intento ad osservarlo.
- Ehi! Che ci fai già sveglio? -mi disse con la voce impastata ancora dal sonno.
- Non lo so! Mi sono svegliato e ho cercato di riaddormentarmi, ma niente! - gli risposi, fissandolo negli occhi marini - Sai  che quando divento nervoso, comincio a muovermi e così per non svegliarti mi sono alzato. - 
- Che dolce che sei? - prendendomi in giro  e leccandosi le sue labbra sottili,come se stapesse assaporando il mio sapore dolce,  a detta sua.
- Idiota! - borbottaii, mettendo un finto broncio. Ero sempre il futuro Re, o no?... Avevo un orgoglio da difendere.  
Ma per fortuna o sfortuna, a seconda dei punti di vista, mi trattava come se a lui  tutto ciò  non gli importasse; mi trattava da suo pari.

Merlin aveva imparato così bene  a conoscermi da  non sfuggirgli  quando qualcosa non andava: si era  accorto che ero  preoccupato per quel giorno, che stava iniziando.
- Che succede, Arthur? -
Scossi la testa. Cosa dovevo rispondere? Il mio orgoglio non mi permetteva di dimostrarmi debole agli altri, ma penaii  che lui era  Merlin ed era una ragione sufficiente per potermi fidare.
- Ho paura! -
- È di cosa ha paura il coraggioso e fiero principe, nonchè futuro erede al trono di Camelot? - affermò ghignando.
Sapeva benissimo come farmi tornare il sorriso sulle labbra. Sapeva che avevo  bisogno delle sue battute irriverenti per poter  dimenticare,  anche se per qualche istante,  il mio ruolo in questo grande film che è la vita e farmi sentire protagonista e non una comparsa di una storia inventata e manovrata dai fili del burattinaio che era  mio padre, Uher Pendragon.
- Ho paura per te....  Non sai cosa hai scatenato? -  replicaii con un  sorriso malizioso sulle labbra. Adoravo  essere stuzzicato così da lui e rispondere alle sue frecciatine.
- Che cosa, mio sire?... Il vostro -
ma non riuscì  a terminare la  frase. Perchè percorsi  la breve distanza  che mi separava da lui, velocemente come solo un felino potesse fare, e  balzaii con un gran salto sul letto imprigionandolo  sotto di me.
 Non c'era   bisogno che  completasse la frase,  sapevo  già cosa cosa volesse dire: il somaro che era in me!

 Con le mani serraii i suoi polsi e  li poggiaii sopra la sua testolina, incorniciata da una zazzera corvina; posizionaii la mia gamba destra in mezzo alle sue; con un ginocchio sfioraii la sua eccitazione che si stava svegliando. Colsi subito l'occasione per vendicarmi e ci giocaii, spingendo in avanti il corpo, facendo sfuggire un gemito strozzato dalle  labbra. Senza perdere tempo, le intrappolaii  tra le mie e cominciaii  a succhiarle, a leccarle, a  baciarle.
Il volto di Merlin assunse  tonalità  che sfumavano  sul rosso, propagandosi fino alle sue enormi, quantoo sexy orecchie a sventola.
Cercò di liberarsi dalla mia stretta ma non glielo permisi. Ero  io a condurre il gioco, a decidere le prossime mosse come un regista scrupoloso della sua opera.
Continuò a dimenarsi con tutta la sua forza: avrebbe  potuto usare i suoi trucchetti magici, ma non lo  avrebbe mai  fatto contro di me, anche se per gioco, pensaii.
E  di questo né ero compiaciuto!

Qualcuno bussò  alla porta,  avvertendomi che mio padre desiderava  conferire  con me prima della celebrazione nella sala del trono.
Fui  costretto a smettere: quel giorno  non potevo  permettermi di disubbidire a mio padre. Allora, lo liberaii, esigendo prima un ultimo bacio che da piano diventò  veloce, esigente, impetuoso.
Oddio, ero  travolto dalle sensazioni che un bacio di Merlin riusciva  a scatenare in me, come una valanga. Era diventato  la mia forza ma allo stesso tempo la mia debolezza.
Con tutte le mie forze mi staccaii da lui: come ogni giorno, si ritornava in scena a recitare il proprio ruolo. E dall'arrivo di quel goffo, impacciato, fedele servitore, pregavo  gli Dei  di darmi la forza per andare avanti e chiedevo un loro intervento per permettere di vivere alla luce del sole la nostra relazione d'amore.
Desideravo   essere semplicemente Arthur e lui, Merlin: due ragazzi che avevano  solo la colpa di essersi innamorati e di non riuscire a stare senza l'altro.
- Vai, Arthur! Sennò tuo padre se la prenderà nuovamente con me per il tuo ritardo  - mi sussurrò all'orecchio, solleticandolo col suo respiro caldo.
- Ma è  tutta colpa tua, del tuo corpo, con cui mi piace giocare, possedere -gli dissi con voce lussuriosa. Non volevo lasciare l'intimità della mia stanza . Però, sapevo bene che non potevo fare capricci, soprattutto quel giorno  e ubbidire.
Ad un tratto un pensierò mi  balenò in testa:  quel giorno sarebbero accorsi le delegazioni dei regni vicini, alleati a quello di Camelot. Ciò significava che sarebbero venuti i rampolli delle altre casate, come li chiamava un certo mago di mia conoscenza.  Erano capricciosi, arroganti, pieni di sé., come un tempo lo ero stato io.
- Oggi devi fare attenzione.  Non essere distratto e non darmi motivo per riprenderti. Odio quando lo faccio, quindi non costringermi a farlo. Specialmente oggi dovrò mostrarmi più arrogante e prepotente del solito perchè  ci saranno alla celebrazione tutti i rampolii degl altri regni. -
- Perchè  nascondi la parte migliore di te, Arthur? -
- Non capisci, vero? Per te è facile, tutti ti accettano per quello che  sei, ma io devo sempre indossare una maschera, essere ciò che mio padre e il mio popolo vogliono! -
- Sai benissimo che non è così. Anch'io non posso essere me stesso, sennò tuo padre mi farebbe impiccare...  Sono uno sporco stregone! - Merlin serrò le palpebre e girò la testa di lato sul cuscino.
- Merlin, smettila! Non ho tempo di litigare, mio padre mi aspetta! -
Lui con le mani sul mio petto mi scostò da se, facendomi cadere di lato sul materasso e si alzò. Maledezione! .... Sapevo quanto lo faceva soffrire non usare la magia.  Ma non gli avrei permesso di rovinarmi la giornata. Lo afferraii per un polso, bloccandolo.
- Dove credi di andare?!  - gli gridaii addosso.
- Devo indossare la mia stupida divisa! - disse, riferendosi a quella che il valletto del principe deve mettere nelle celebrazioni ufficiali.
Fece per liberarsi, ma la mia stretta sul suo polso aumentò, facendolo gemere dal dolore.  Lui si voltò verso l'uscita, allora io:
- Guardami! -  gli ordinai furioso. Ma lui rimase fermo nella sua posizione.
- Ti ho detto: GUARDAMII! -
 Si voltò, fissandomi con rabbia negli occhi. - Ora  posso andare, sire? - 
- No! Tu sei un'idiota! - addolcendo i miei  lineamenti del volto irrigiditi.
Di riflesso lo fece anche lui. Sapeva che a mio modo gli stavo chiedendo scusa.
Una mia mano si poggiò sulla sua guancia morbida e calda al tatto.
- Ti prego, almeno oggi non discutiamo! - lo supplicaii con gli occhi.
- Sei solo un cocciuto Asino Reale! Il destino non è stato affatto clemente  con me! Oh, dei, perchè devo essere al servizio di un babbeo? -
- Merlin? Cosa ti avevo detto sul fatto che non dovevamo litigare? -
- Mhm ! - mise un dito sotto il mento, come se ci stesse riflettendo. - Ah, sì. Che ti Amo! -
Si avvicinò a me e mi cinnse il collo con le sue braccia magre e mi baciò.
Quando ci staccamo, gli sussurrai sulle labbra:
- Non fare cose stupide e non costringermi a rimproverarti. -
- Ci proverò! -
- È ricorda la cosa più importante non rispondermi, se non vorrai che ti   tagli quella lingua lunga che ti ritrovi! - dissi per alleggerire la tensione,  che si era creara tra noi. - Allora? - 
- Mi avete ordinato di non rispondere, sire! -
- Merlin? -
- Sì, signore! -
- Sarà meglio che vada! Un giorno o l'altro mi farai diventare pazzo.-
- Ma voi siete già pazzo di me! -




***


- Arthur, che ne dici se andiamo a caccia domani per festeggiare. Tanto resteremo per qualche giorno ancora a Camelot! - Propose William.
- È una magnifica idea! Andremo verso Nord, dove c'è  la migliore cacciagione del regno.   Chi vuole venire con me e il caro William.- risposi.
- Perchè no? - disse Theodore.
- Mi aggiunco anch'io alla caccia - affermò Carl.
- A me non mi va di sporcarmi per cacciare degli esseri insignificanti. -  facendo una faccia schufata al solo pensiero Tristano.
- io e Richard pensavamo di fare un giro in città - disse annoiato, giocando col calice di metallo, Stephen. - Fai portare ancora del vino! - Versandosi il fondo della brocca, svuotandola.
- Merlin porta subito un'altra brocca. - ordinai perentorio, infastidito perchè quel prelibato nettare degli Dei fosse finito e costretto ad  aspettare che quell'incapace si muovesse.
- Forse avete bevuto troppo, mio signore! - disse irrverente.
- Non sapevo che i servi potessero dare ordini al loro padrone!  Con chi credi di avere a che fare? -
Si morse le labbra per trattenersi dal rispondermi a tono.
- Forse a forza di frustate lo capirebbe. - Affermò Tristano.
- Ho provato già con la gogna, ma non ho avuto risultati, forse con la frusta.... Chissà! -dandogli ragione e meditando di usare un tale sistema.
Merlin recuperò la brocca vuota dal tavolo con le mani tremanti.
- Arthur, mi spieghi perchè è al tuo servizio?  - chiese Stephen.
- È tutta colpa di mio padre: per ricompensarlo per avermi salvato la vita, lo ha promosso valletto personale del principe ereditario, cioè io.  Ma è il peggior servitore che ho avuto alle mie dipendenze, non fa che combinare pasticci. -
Merlin si bloccò sull'uscio e fece cadere la brocca a terra. Subito si calò a raccogliere i cocci.
- Cosa vi avevo detto! ... Merlin sei un buono a nulla! -
- Perdonatemi, mio  signore.  Non accadrà più. - disse con gli occhi abbassati sul pavimento.
-  Anche l'altra volta lo avevi detto.  -  Schernendolo davanti a tutti.  - Ora sbrigati  a portare dell'altro vino! -
- Come desiderate! -  Se n'è andò sbottando  un' " Asino Reale".
Continuammo a conversare amabilmente tra noi, come se nulla fosse successo.   



***

Quando finalmente i festeggiamenti finirono, mi ritiraii nelle mie stanze dove Merlin stava accendendo il fuoco del focolare con uno dei suoi incantesimi.
Al rumore della porta non si voltò, ma rimase a fissare il crepitio dei ceppi.
- Se qualcun altro ti avesse visto? -
Ero stato brusco. Ma era stata una giornata lunga e pesante.
- Sarebbe la volta  giusta che vi liberiate di me, visto che per voi sono solo un impiccio. -
Quelle parole furono come un'accoltellata al cuore.
- Che stai farneticando? -
- Lo sapete benissimo a cosa mi riferisco.-
Si riferiva al pomeriggio, quando con  tutti i giovani rampolli ci eravamo riuniti nel salone per bere e chiacchierare.
- Smettila di essere formale.  Qui nessuno può sentirci. - sbottai irritato. - Maledizione, Merlin! Lo sai che non le penso veramente tutte quelle cose.
Ogni parola sputata è stata una menzogna. -
- Non mi sembrava che vi costasse tanto sforzo a pronunciarle! -
- Smettila, ti ho detto! Devo essere bravo  a fingere di essere qualcun altro Un altro che non mi appartiene. . Lo vuoi capire che per me sei la cosa più importante
della mia vita?.... Senza di te il mondo perde i suoi colori, tutto diventa grigio. -
Era una dichiarazione  a tutti gli effetti, non ero mai stato bravo ad esprimere i miei sentimenti, ma dovevo mettere in chiaro cosa provassi per lui  e fargli capire
quanto fosse importante per me.
Merlin si voltò:  una lacrima sfuggì dalle ciglia nere e scivolò sulla guancia arrossata per l'imbarazzo. Mi avvicinaii  e la raccolsi con le labbra: aveva un sapore amaro, salato.
- Sei un'idiota, Merlin! -



***

Alle primi luci dell'alba, scesi nel cortile dove si erano già riuniti Will, Carl e Theodore sui loro destrieri, che come me erano intenzionati ad anadre a caccia.
Sthephen, Richard e Tristano sarebbero rimasti in città.
- Il mio cavallo? -
- Mi sa che il tuo servo lo sta ancora sellando! -  disse Carl, scoppiando in una fragorosa risata, seguito da Will.
Con le mani sui fianchi sbuffai iritato.
- Questa volta mi sente. -
A grandi falcate raggiunsi la stalla: che Attore! .... Siccome sarebbe stato sospetto che il mio valletto fosse uscito dalle mie stanze alla primi  luci del sole, la notte prima era andato a riposare negli alloggi di Gaius. Naturalmente non prima di  avermi aiutato a vestirmi per la notte e scambiato qualche  bacio. Era  una delle rare volte che accadeva.
E dato che anche per quell'intrera giornata non potevamo vederci, ci demmo appuntamento all'alba nelle stalle, inventandomi la scusa per fargli una sfuriata, non trovando  il mio cavallo  ancora sellato.
Di solito portavo con me a caccia Merlin, ma a causa della sua goffagine sarebbe stato di mira dalle angherie e di scherno dei rampolli.
Mi fermaii sulla soglia della stalla  ad osservarlo lavorare, non si era accorto della mia presenza. Allora decisi di prenderlo di sorpresa.
Mi ci misi di spalle e poggiaii la  mia mano destra  sulle sue labbra calde e sudate per non farlo gridare. Lui cominciò  a starnazzare e dimenarsi.
Con forza e senza troppa  delicatezza lo sbatteii, facendo attenzione al suo visetto delicato, contro il muro.
- Ti  Voglio... - sussurrai sul suo orecchio.
- Arthur! -  disse emettendo un sospiro di sollievo. - Mi hai fatto prendere un colpo. -
Spinsi il mio bacino contro i suoi glutei duri  e sodi.  Quella posizione mi eccitava, volevo farlo mio!
Sempre con la mano destra sulla bocca per coprire il suono dei suoi gemiti, con l'altra scesi  sul cavallo dei suoi calzari: qualcosa laggiù si stava svegliando!
Con movimenti circolari massaggiai la sua eccitazione sopra i vestiti. Prima che potesse venire, gli sciolsi i lacci che li tenevano   alzati  e glieli abbassaii con un gesto secco.
Poi abbassaii i miei e  cominciaiaii  a strusciarmi col bacino sul suo sedere. Il mio corpo era scosso da tremiti violenti, la mia erezione chiedeva di essere soddisfatta.
Merlin si dimenava addosso a me, voleva che lo penetrassi  e nonostante fossi preso dalla lussuria, riuscii a controllarmi e lo preparaii con due dita della mai mano.
Non volevo fargli male. Quando fu pronto, affondaii in lui con un'unica spinta, spingendo il suo corpo in avanti, facendo sbattere la sua erezione contro i duri e
gelidi mattoni della stalla. Un rantolo di dolore sfuggì dalle labbra rosso sangue di Merlin. Anche se mi ero ripromesso di entrare in lui con delicatezza, la brama
di soddisfare la mia eccitazione  e di averlo mi fece perdere il controllo del mio corpo.
- Tutto a posto? - chiesi preoccupato, con voce abbastanza roca, che a stento riconobbi.  Lui non potè rispondere, visto che la mia mano copriva la sua bocca.
Allora, aspettaii il tempo necessario per far scemare il dolore. Quando con i glutei toccò la punta della mia erezione, fu il segnale che potevo ricominciare.
Stavolta affondaii con più delicatezza, cercando di controllare gli scatti del mio corpo che volevano un ritmo più veloce. Merlin riusciva a reggersi  solo perchè
si appoggiava con le mani sul muro. Con la mano sinistra andai sul suo menbro e con rapidi tocchi venne abbondantamente sulla mia mano.
Arrivaii all'apice del piacere quasi subito dopo di lui, riempendo la sua apertura  del mio seme. Con estrema attenzione uscii da lui, e un senso di vuoto mi riempìì.
Dentro di lui mi sentivo completo,   perfetto, invece ora mo sentivò come una metà di un intero: incompleto.
L'avrei fatto mio ancora una volta e poi ancora, ma era passato anche troppo tempo, se non mi fossi sbrigato a tornare dagli altri, si sarebbero insospettiti.
Mi risistemaii velocemente e  Merlin face lo stesso.
- Sarà meglio che vai, prima che qualcuno s'insospettisca! -
- Mi sembrava di averti detto che i servi non danno ordini al loro padrone, ma al contario. Meriti una punizione! - dissi con un ghigno, bloccandolo
nuovamente contro il muro, nello stesso angolo prima della stalla,  e incollaui le mie labbra sulle sue.
Prima che Merlin potesse approfondire il bacio con la lingua, mi ritiraii.  Lui mugugnò qualcosa insoddisfatto.
Salìì sul mio destriero e prima di partire  volsi la testa verso Merlin, che aveva messo il broncio e aveva incrociato le  braccia sul suo petto, dissi:
- Questa è la tua punizione! - e prima che potesse parlare, uscii al galoppo.



***

Era pomeriggio inoltrato quando tornammo in città. Mi fermaii sul cortile ma non c'era traccia di quello sciocco, che se la fosse presa?
Irritato mi diressi nella stalla, quando una voce soffocata arrivò alle mie orecchie: era sicuramente la sua., l'avrei riconosciuta tra mille.
Proveniva dal retro delle stalle reali. La scena che mi si presentò davanti m' immobilizzò:
Merlin era sorretto da Richard e Sthephen,  perchè non riusciva  a sorreggersi sulle sue gambe  sottili come giunchi.  E Tristano lo colpva rirpetutamente sul viso, sullo stomaco. Senza riflettere,  la mano andò all'elsa della mia spada e puntaii la sua punta sul suo collo.
Immediatamente i due compari che tenevano Merlin, lasciarono la prese e lui cadde rovinosamente  a terra, troppo debole per sorreggere il suo peso.
Aveva la faccia tumefatta da lividi e tagli, da cui usciva sangue. I miei occhi incrociarono i suoi che a stento riuscivono  a stare aperti:  i suoi lineamenti esprimevano sollievo per il mio intervento.
- Se non mi darai una spiegazione ragionevole, giuro sul mio onore che riuscirò a fartelo sputare a foza di frustate. - Proprio come aveva proposto di impartire una lezione al mio valletto.
- A...arthur! Posso spiegare - disse  Tristano, deglutendo  a vuoto.
- Sentiamo  - ringhiaui furente.
- Ci stavamo annoiando senza il resto della compagnia. Abbiamo visto il tuo valletto affacendarsi con delle erbe e allora abbiamo pensato di approfittarne
per dargli una lezione esemplare.  -
- Per noia? -   dissi sconvolto dalla confessione
Oddio!... E pensare che ero anch'io uno di loro!
 Preso di coraggio,   Tristano disse: - Ti abbiamo fatto un favore! Perchè te la  stai prendendo tanto per un servo? -
Tanto poco valeva per loro una vita di un servo? E dire che anche mio padre la pensava così.
- Anche  se  Merlin è un servo: egli  è una persona, non una bestia da soma. Non potete permettervi di trattare i servi  come delle cose secondo i vostri desideri. -
- Loro sono alla nostra mercè, se non è servirci, qual'è il senso della loro esistenza? -
Senza riflettere sulle conseguenze della mia azione, derivanti dal  colpire un altro nobile, brandii la mia spada.  Avrei scatenato anche  una guerra per quel servo che per me  era la persona più importante e  meritevole di stare in questo mondo.
Ma prima che potessi mettere a segno il colpo...
- Aa....rth...ur! - La sua voce mi chiamò. Era fievole, ma autoritaria.
Con gli occhi mi stava pregando di lasciare stare. Rimasi per vari istanti indeciso su cosa fare! E  feci l'unica cosa giusta, ubbidii
Sotto gli occhi spalancati di quei arroganti e boriosi principi, lo presi in braccio e lo portaii nelle mie stanze.




***


Avevo rischiato seriamente di perderlo. Con tutti quei pensieri in testa, mi diressi verso la finestra: la notte era soppraggiunta, senza che me ne accorgessi.
Appoggiaii il capo sulla finestra ghiacciata. Fu un pò di sollievo alla mia pelle accaldata, anche se  temporaneo.
Senza sapere quando avessi iniziato, mi ritrovaii a tirare i pugni, sempre più forti, contro il muro, immagimando di avere Tristano davanti.
Incurante del dolore, non smisi neanche quando le nocche spaccarono in sangue. Troppa era la rabbia da contenere, dovevo sfogarla.
Quella sera Uther aveva organizzato un altro banchetto, ma avevo avvertito che non avrei presenziato, perchè se avessi visto solo uno di loro, non sarei
riuscito a trattenermi.
A detta di Gaius, Tristano e gli altri non avevano detto nulla ai loro rispettivi genitori, non avevano il fegato di ammettere la loro codardia per essersela presa
contro qualcuno che non aveva i mezzi per difendersi. Loro erano pur sempre cavalieri.
Anche se non erano a conoscenza del fatto che Merlin era più che  in grado  di difendersi, anzi sicuramente avrebbe avuto la meglio: nessuna arma tradizionale
avrebbe potuto farcela contro la sua magia!
Ma se l'avesse usata di fronte a loro, lui adesso non si ritroverebbe nel mio letto, ma in una cella sporca e umida ad attendere il boia.
Alla fine mi aveva dato ascolto, era stato attento a non farsi scoprire, ma a quale prezzo?
Continuaii a colpire ripetutamente il muro, sporcandolo di rosso. L'indomani avrei avuto difficoltà a tenere la spada, ma non m'importava!
Una furia cieca mi inglobava in una bolla, che nessuno avrebbe potuto infrangere. Anzi uno sì: stava steso lì in quel letto, così grande per un esserino così piccolo,  così fragile.



***


Mi ero assopito nella sedia, posta al fianco del letto, lottando contro il sonno per vegliare quello agitato di Merlin. Solo nelle mattinate si era calmato.

Avevo poggiato la testa sul letto, solo per poter riposare qualche istante le mie membra irrigidite, ma 
Morfeo era riuscito a intrappolarmi nel suo Mondo.
Mi svegliò una mano calda, quasi materna, che  accarezzava i miei capelli.  Riconoscevo il suo tocco.  Era quasi magico!
Poi si spostò alla mano bendata da una stoffa bianca di lino, tinta di rosso,  che la notte prima avevo  sbattuto con violenza sul muro.  Anche se sveglio, rimasi con gli occhi chiusi
godendomi le sue premure.
Se la portò, stringendola con riverenza tra le sue piccole mani, alla bocca e con le sue labbra spaccate, la baciò. Il suo respiro solleticava la pelle callosa della mia mano. Ricambiaii la stretta, anche se  doleva.
- Come te la sei procurata questa brutta ferita? -
Aprii gli occhi e,  alzando la testa, l'incatenaii con i suoi. Non c'erano bisogno di parole tra noi, riuscivamo a capirci con uno sguardo.
Sapeva che quando ero furioso, sfogavo la mia rabbia contro i muri freddi del castello.
- Non è niente! - dissi, sfilando la mia mano dalle sue per nasconderla. Ma lui con dolcezza se la riprese.
- Ti fa molto male? -
Che sciocco, il mio piccolo! ... Si preoccupava sempre prima di me e poi della sua salute.
- Idiota! - lo rimproveraii  bonariamente. - Quante volte ti devo ricordare che davanti a te hai il coraggioso e impavido principe ereditario di Camelot?
Dovresti pensare a te, invece, non vedi come sei ridotto. Mi spieghi perchè tu combini i pasticci ed io devo tirarti sempre fuori? -
- Ah, sarei io che mi caccio nei guai, non tu, costringendomi a salvare il tuo bel posteriore! - scoppiando a ridere per poi  tossire.
-  Visto? ... Non riesci neanche a prenderti cura di te, meno male che ci sono io! -
- Meno male!  - imitandomi.
- Come devo fare con te?! - scuotendo la testa esasperato.
- Devi semplicemente continuare ad amarmi! -
- Nessun problema, lo faccio già -
E continuammo a prenderci in giro,  rimanendo sempre attento a non farlo sforzare.
Preferivo mille volte di più passare il tempo in sua compagnia, che con quei nobili senza coraggio e senza virtù.
- Grazie! -
- Per cosa? -
- Per esistere! -






Hola a tutti!
intanto vorrei augurarvi una buona pasqua a tutti! ( anke se in ritardo) XD!

spero che anche questa storia vi sia piaciuta, l'ho scritta durante questi giorni di festa

e l'ho conclusa solo stasera.

 
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito le mie ultime
ff pubblicate.
Per chi volesse contattarmi può farlo attraverso msn
questo è il mio contatto:  celine_underworld@hotmail.it
( per parlare del telefilm, delle  mie  storie  o di qualsiasi altra cosa vi venga in mente)

A presto!
kiss kiss
                celine_underworld.


  
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