N/A: scritta (in ritardo) per il compleanno di Goku.
Non sono una frequentatrice, né un’appassionata del fandom, ma la mia ragazza –
Kei_saiyu – sì e non ha mai mancato ad un appuntamento per il compleanno della
scimmia o del bonzo.
Se quest’anno lo ha fatto, credo che sia perché la distraggo troppo XD. Mi
scuso con le amanti del 3X9 per averle private di una sua SanzoGoku e cerco di
rimediare con questa… cosa.
Dedicata a te, amore mio. E scusami per lo scempio che ho fatto sulla tua coppia preferita.
[La nausea]
Anche il sole penetra nelle latrine, ma non ne è
contaminato.
(Diogene di Sinope)
Si resse la testa meglio che poteva, cercando di trattenere
i conati fino alla porta del bagno.
Il loro albergo era abbastanza scadente, questa volta: l’unico gabinetto a
disposizione era fuori dalla camera e da dividere con tutti gli altri ospiti
dell’hotel.
Son Goku corse più rapido che poté alla latrina, scavalcando chiunque si
frapponesse tra lui e il prezioso traguardo.
Quando riuscì a conquistare il sospirato e tranquillo posto nel gabinetto –
inutile chiudere la porta a chiave, come quasi tutto in quell’albergo era
tragicamente rotta – si gettò letteralmente con la testa nel water,
liberando il suo povero e tormentato stomaco.
Era un sollievo sentire le viscere svuotarsi poco a poco,
liberandosi del loro indigesto contenuto. Mentre era lì, prono, si ripromise
mentalmente di non assaggiare mai più qualsiasi cibo cucinato da Gojyo,
neanche se questi aveva passato due ore in cucina per preparargli la torta di compleanno.
Maledisse tra sé e sé la febbre di Hakkai: se non si fosse ammalato, Gojyo non
si sarebbe messo a cucinare e lui, adesso, non sarebbe stato letteralmente
piegato a novanta a rigettare anche l’anima.
Sempre che ne avesse una, ma in quel momento non era in grado di farsi prendere
da pensieri deprimenti di alcun tipo. A dire il vero, la sua attenzione era
interamente concentrata nel far uscire quanto più cibo possibile dal proprio
stomaco. Il che, considerando che tale organo in Son Goku era l’equivalente
biologico di un buco nero, consisteva in un’impresa assai ardua per chiunque.
Non c’era niente e nessuno che potesse distrarlo dalla sua
diletta occupazione – o almeno questo credeva – quando la porta cedette di
colpo.
Non che si aspettasse diversamente: era praticamente legno marcio e non si era di
certo preoccupato di chiuderla per assicurarsi la privacy, ma avrebbe preferito
non essere scorto in quel momento a dir poco umiliante. Lentamente, al crollare
dell’uscio dietro di sé, raccolse qualche forza per dire al demone rompiscatole
di turno di ripassare quando il suo stomaco avesse deciso di non esercitarsi
col tip tap, ma la persona che si trovava sulla porta era di sicuro la più
inaspettata e la più imbarazzante che potesse apparire in tale situazione.
«S-Sanzo?»
Balbettò, in preda ad una leggera crisi nervosa, la quale
non ebbe altro effetto che quello di accentuare il ritmo seguito dal suo
stomaco.
Se c’era una cosa che in quella situazione non poteva accettare, era di farsi
vedere chino su un cesso ad espellere qualsivoglia cibo fosse entrato nel suo
inesauribile stomaco nell’arco della giornata dal bonzo.
Insomma, ne andava del suo orgoglio di mangiatore senza fondo! Del rispetto che
aveva verso la famosa carta di credito di Sanzo che gli pagava i pasti! Non
poteva vomitare!
A dire il vero, si vergognava. Si vergognava e basta di farsi vedere così
debole di fronte a lui. Aveva sconfitto demoni, aveva lottato al suo fianco. Aveva
promesso tacitamente a Sanzo e a se stesso che sarebbe diventato sempre più forte,
così che il bonzo non avrebbe dovuto badare a lui…
Invece era stato messo K.O. da una torta cucinata da Gojyo. E Sanzo era andato
lì, ad assistere mentre veniva piegato – letteralmente – come un bambino da un
semplice mal di pancia.
Effettivamente, si sentì tornare un ragazzino di fronte allo sguardo indagatore
dell’uomo. Abbassò il viso, tenendosi la pancia con le mani. Sanzo lo scrutava,
portandosi di tanto in tanto la sigaretta alle labbra. Non c’era rimprovero nel
suo sguardo, né effettivamente interesse. Osservava Goku con la stessa
attenzione che avrebbe potuto dedicare a qualsiasi altra persona.
Eppure, non era così: Goku sapeva – lo aveva imparato in tanti anni di
conoscenza – che Sanzo in quel momento stava leggendo i pensieri che,
puntualmente, si scrivevano sul suo volto. Sapeva che non era andato lì solo
per caso, ma per vedere come stava… Come, non ne era a conoscenza, ma sapeva
che era quello il motivo della presenza di Sanzo in quella latrina: era
preoccupato.
Si sforzò di sorridere, per far vedere che stava bene, che non c’era da entrare
in ansia; il pallore tradì il suo malessere e anche il suo stomaco non gli fu
fedele. Sanzo si scansò appena in tempo da evitare l’ennesimo rigetto, che si
riversò puntualmente sul pavimento.
«Scusa! Ho… mancato il bersaglio.»
Commentò Goku, esibendo un sorriso stentato. Implorò con lo
sguardo Sanzo di andarsene, di non protrarre la sua preoccupazione. Quando Sanzo
gettò la sigaretta ormai consumata a terra e fece per andarsene, si sentì
sollevato.
Tentennando, si voltò nuovamente verso il gabinetto. La nausea si era fatta
meno forte, ma preferiva non uscire. Era sporco; puzzava e si vergognava di
farsi vedere in quello stato.
«Hai finito?»
Sobbalzò nel sentire la voce di Sanzo dietro di sé; a quanto pareva, il bonzo era rimasto. Deglutì.
«Credo di sì.»
«Bene. Muoviti, baka saru.»
Ordinò. Goku tentennò un attimo, poi scosse il capo.
«Non torno là! Sono sporco e…»
«Alzati. Ora.»
Non riuscì ad inventare una seconda scusa. Lentamente, si
alzò, mostrando al suo tutore la propria immagine pallida e imbrattata.
Si aspettò una ramanzina, esattamente come quando era piccolo e i bonzi lo
beccavano a rubare la frutta o il cibo. Invece, inaspettatamente, Sanzo si
abbassò su di lui cominciando a pulirgli il viso con un fazzoletto bagnato.
Con cura, gli tolse i vestiti sporchi, gettandogli sulle spalle la tunica
bianca da bonzo che indossava. Raccolse gli abiti luridi della scimmia e, dopo
aver lanciato un’ultima occhiata a Goku, gli fece cenno d’uscire.
Quella sera, mentre i vestiti erano stesi ad asciugare, Goku si avvolse più volte nella tunica che gli aveva prestato Sanzo. Con un sorriso, si addormentò immerso nel suo odore.
Alle volte, il sole visita anche le latrine.