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Autore: whateverhappened    08/04/2010    29 recensioni
« Celebre successione matematica presente in molti campi. - lesse Teddy – nove lettere. Beh, palese, dai! »
Se avesse potuto Victoire lo avrebbe probabilmente incenerito con lo sguardo. Quando si arrabbiava la ragazza riusciva a far paura a tutti, Harry diceva sempre che era il suo ottavo di sangue di Veela a farsi sentire, ma Teddy era probabilmente l'unico immune al terrore che ella sapeva provocare.
« Non pensi che se fosse stato così palese non sarei qui da mezz'ora a pensarci? » gli disse a denti stretti, imponendosi con grande forza d'animo di non mettersi a strillare.
« Oh – l'espressione di Teddy divenne immediatamente di finto stupore – In effetti, forse hai ragione. Avrei dovuto pensare che non sei intelligente quanto me! »
Victoire divenne rapidamente paonazza, le mani strette a pugno per impedirsi di prendere a sberle l'essere che in quel momento la stava fissando con un ghigno sulle labbra. La zia Hermione aveva ragione, in quel demonio i geni Black si facevano sentire!
« Potresti cortesemente dirmi la risposta senza contornarla con le tue battutine simpatiche come un lampione in un occhio? »
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Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sequenza di Fibonacci - 8 Aprile










A quell'ora del giorno la biblioteca era quasi totalmente deserta, vi rimanevano soltanto pochi Corvonero particolarmente ligi allo studio e qualche coppietta che andava a nascondersi fra gli scaffali. La ragazza, seduta al suo tavolo preferito accanto alla grande finestra, scuoteva la testa ogni volta che vedeva dei ragazzi che, con i loro ridolini, si facevano sempre beccare da Madama Livre, la responsabile della sala, mentre si avventuravano negli angoli bui della biblioteca. Anche quella sera, dopo aver osservato con quale grazia Madama Livre aveva trascinato per le orecchie Estelle Rogers e Leonard Marlin, era tornata di consueto alla sua attività. Osservò le parole con un cruccio in volto, non riusciva proprio a trovarvi una risposta per quanto scavasse fra tutte le sue conoscenze.
«Dunque è così che passa il tempo la futura Caposcuola di Grifondoro».
La voce inaspettata la fece sobbalzare sulla sedia e voltare di scatto, il suo sopracciglio si arcuò alla vista del ragazzo. Con le mani in tasca, la cravatta allentata e i capelli scompigliati non pareva affatto l'attuale Caposcuola di Grifondoro.
«Mi hai fatto spaventare».
«Era mia intenzione» rispose semplicemente lui, con un'alzata di spalle. «Che stai facendo?»
«Secondo te?» ribatté con una punta di acidità lei, alzando il quaderno con una mano in modo da mostrarglielo per bene, lui roteò gli occhi.
«Che stavi perdendo tempo, Vic, lo avevo già capito» la ragazza lo osservò sedersi scompostamente di fronte a lei, appoggiando la testa fra le mani e fissandola intensamente come faceva sempre quando voleva scoprire qualcosa. «Mi chiedevo solo perché fossi ancora qui».
«Sai, non credo sia affar tuo» borbottò lei, abbassando lo sguardo in modo da non avere più quegli occhi grigi puntati nei suoi. La mettevano a disagio, da qualche tempo a quella parte, e forse era per quel motivo che cercava di evitarne il possessore.
«Cos'è che non ti torna?» insistette lui, allungandosi sul tavolo in modo da poterla guardare in volto. Victoire si soffermò un po' troppo sui riccioli che, aveva notato, negli ultimi tempi erano sempre dello stesso castano scuro: erano lontani i tempi in cui Teddy si presentava da lei con una capigliatura rosso fuoco. Suo zio Harry diceva che quel look ricordava vagamente quello del suo padrino, Sirius Black, lontano parente dello stesso Teddy. Victoire sospirò, Andromeda le aveva più volte raccontato del gran numero di donne che avrebbero fatto carte false per stare con Sirius - “era un dongiovanni, sai” - e senza dubbio anche in quel campo Teddy gli somigliava molto: solo nel suo anno almeno sette ragazze le avevano già chiesto di presentarglielo.
«Ehi, Vic!» le dita del ragazzo schioccarono davanti ai suoi occhi, riscuotendola dai suoi pensieri. «Ci sei?»
«Sì, sì!» ribatté lei, scuotendo la testa. «Stavo solo pensando alla risposta».
«Posso?» Teddy allungò la mano come per prendere il quaderno e, dopo qualche attimo di dubbio, Victoire glielo passò. Odiava farsi aiutare, ma lui era una delle sue ultime speranze se voleva concludere: Teddy aveva preso da suo padre Remus l'acuta intelligenza. Era un vero genio, le volte in cui prendeva un semplice Oltre Ogni Previsione al posto di un Eccezionale si potevano contare sulle dita di una mano.
«La diciotto orizzontale» mugugnò Victoire, riflettendo ancora una volta su quanto quel ragazzo fosse semplicemente perfetto: indubbiamente di bell'aspetto, dotato di un fascino incredibile, intelligente tanto da essere Caposcuola, e ottimo anche nel suo ruolo di Cacciatore nella squadra di Quidditch. Il suo unico difetto era che adorava, amava, farla innervosire.
«Celebre successione matematica presente in molti campi» lesse Teddy. «Nove lettere. Beh, palese, dai!»
Se avesse potuto Victoire lo avrebbe probabilmente incenerito con lo sguardo. Quando si arrabbiava la ragazza riusciva a far paura a tutti, Harry diceva sempre che era il suo ottavo di sangue di Veela a farsi sentire, ma Teddy era probabilmente l'unico immune al terrore che ella sapeva provocare.
«Non pensi che se fosse stato così palese non sarei qui da mezz'ora a pensarci?» gli disse a denti stretti, imponendosi con grande forza d'animo di non mettersi a strillare.
«Oh» l'espressione di Teddy divenne immediatamente di finto stupore. «In effetti, forse hai ragione. Avrei dovuto pensare che non sei intelligente quanto me!»
Victoire divenne rapidamente paonazza, le mani strette a pugno per impedirsi di prendere a sberle l'essere che in quel momento la stava fissando con un ghigno sulle labbra.
«Potresti cortesemente dirmi la risposta senza contornarla con le tue battutine simpatiche come un lampione in un occhio?»
«No!» ridacchiò lui, facendo scattare Victoire: aveva decisamente esagerato.
«Bene» disse lei glaciale, alzandosi e raccogliendo le sue cose. «Se è così vorrà dire che per oggi il mio cruciverba rimarrà incompleto».
«E dai, Vic!» Teddy, da buon atleta, aveva reagito rapidamente alle mosse della ragazza e le aveva permesso di compiere solo un metro prima di fermarla, cingendole la vita alle spalle.
«Prometto che sarò più gentile» le disse dolcemente, poco più di un sussurro accanto al suo orecchio. Victoire fremette, ancora una volta a disagio, e fece per tornare al tavolo.
«Andiamo, o Madama Livre penserà che vogliamo imboscarci anche noi fra gli scaffali» mormorò, risedendosi dove era stata fino a qualche istante prima.
«E noi non vogliamo che pensi male» rispose piano Teddy, accomodandosi nuovamente sulla sedia di fronte alla sua.
«Affatto» borbottò Victoire, mordendosi la lingua. «Allora, questa risposta?»
«Mi sorprende che tu non la conosca» rispose Teddy, giocherellando con un nastrino che spuntava dai libri di Victoire. «Venne scoperta nel 1700 da un matematico italiano, stava cercando una qualche regola che prevedesse la crescita di una popolazione di conigli».
«E la scoprì?» domandò Victoire, sinceramente curiosa. Amava quando Teddy le raccontava degli aneddoti, fin da quando erano piccoli sapeva sempre così tante cose più di lei.
«Sì, è la serie di cui stiamo parlando, stupida!»
Victoire si imbronciò, guardando male Teddy e il modo in cui le sorrideva. «Poteva aver scoperto qualcos'altro, capita spesso! La chiamano serendipità».
«Sì, sì, piccolo genio, è vero» la accontentò Teddy scuotendo il capo. «Ma non è questo il caso. Non solo il matematico scoprì una successione che descriveva alla perfezione ciò che stava studiando, ma la sua serie è alla base di molto altro».
«Che intendi dire?»
«I numeri di questa serie sono ricorrenti in moltissimi campi, dall'informatica all'economia e persino all'arte. Pensa che si possono ritrovare anche in diversi brani musicali!» Victoire lo fissava sorpresa da quante conoscenze avesse sull'argomento. «Ma l'esempio più affascinante sono i fiori».
«I fiori?» gli occhi azzurri di Victoire si spalancarono quando Teddy fece comparire un mazzo di margherite.
«Ti sembrano tutte uguali?» le chiese, porgendole i fiori.
«Uhm» Victoire li osservò tutti a fondo. «Il numero di petali è diverso, alcune sono molto più cariche di altre».
«Esatto» rispose Teddy con un gran sorriso. «E il numero di petali è sempre, qualsiasi esso sia, uno di quelli della successione di cui stiamo parlando. E lo stesso per le spirali che vedi nei girasoli».
«Incredibile!» Victoire era realmente affascinata da tutto quello che lui le stava raccontando.
«Già. É la sequenza di Fibonacci, Vic».
«Ma quali sono i numeri?» chiese curiosa Victoire, ormai dimentica delle parole crociate e della diciotto orizzontale finalmente rivelata. Teddy recuperò una piuma e dell'inchiostro dagli oggetti di Victoire e, con la sua grafia rapida e sottile, scrisse su un pezzetto di carta le cifre.
«Saresti sorpresa nello scoprire quanto in natura ha a che fare con questa successione» lo sguardo del ragazzo era ancora fisso sul foglietto. «In un certo senso anche noi siamo una successione di Fibonacci».
«Ma... In che senso?» la voce di Victoire, più acuta di un'ottava rispetto al normale, venne distintamente udita anche da Madame Livre, che si affrettò ad intimare il silenzio.
«Zero, le volte in cui i tuoi comportamenti da Veela hanno avuto effetto su di me» cominciò a dire Teddy, indicando il numero sul foglietto ed evitando di guardare Victoire. «Una la persona che ho picchiato in vita mia, ti aveva dato della ragazza facile. Una la ragazza che mi hai presentato in questi cinque anni, e so per certo che sono piuttosto ambito dalle tue amiche. E non ridere, Vic, ho i miei informatori! Dicevo... due, gli anni che avevo quando ti ho vista per la prima volta. Tre, le occasioni in cui mi hai chiesto aiuto nella tua vita, probabilmente non avevi altre alternative. Cinque, le volte in cui mi hai mandato al San Mungo dopo avermi volutamente fatto mangiare dei funghi pur sapendo che sono allergico. Tredici, gli anni che avevi quando mi hai lasciato per la prima volta veramente senza parole. Ventuno, come i mesi che abbiamo di differenza. Trentaquattro, le volte in cui mi hai detto che ero uno stupido e che non mi avresti parlato mai più, nonna Andromeda le ha contate. E cinquantacinque, i momenti in cui avrei voluto chiederti di uscire ma non ci sono riuscito».
Quando il ragazzo smise di parlare Victoire rimase a fissare la sua testa, ancora china, con un gran sorriso in volto. Prese il foglietto su cui era appuntata la sequenza e lo osservò.
«0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55» lesse ad alta voce. «Hai dimenticato di dare un senso all'otto, che strano».
«Quello non riesco ad abbinarlo» mugugnò Teddy, e Victoire gli sorrise di cuore. Non lo aveva mai visto arrossire, si ritrovò a pensare.
«Otto, come l'otto di aprile, quando tu mi accompagnerai ad Hogsmeade».



























Fanfiction scritta per l'iniziativa 2010: A Year Together del CoS - Collection of Starlight, prompt numero 72: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55. Mio amato, mi aveva rapito subito! Doveva essere mio, ahahahahah! :D
E ora mi volatilizzo a prendere il treno, l'esame chiama!
   
 
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