-
L’hai
presa? –
- No, c’è
stato.. –
-
Dannazione! –
- Mia
signora.. –
- E
l’altra? –
- La
strega era con Damon Salvatore..non potevo..sarebbe stato un suicidio..
–
James
abbassò lo sguardo, aveva sempre timore di incontrare quegli
occhi di fuoco, di
rendersi conto che la sua signora era delusa, colei che amava
più di ogni altra
cosa al mondo.
Ma lei si
avvicinò e gli sollevò il mento. Era abituata a
guardare le persone negli occhi
quando parlava, era abituata ad ottenere ciò che voleva,
quando voleva, come
voleva..
- Appunto
–
Con una
velocità impressionante James si ritrovò con un
paletto di legno conficcato nel
cuore.
Ci fu un
lungo istante in cui James fissò i suoi occhi in quelli
della sua signora,
l’istante in cui comprese che quello che vide era riuscito a
fargli più male di
quel paletto: la crudeltà, la sete di vendetta, tutto tranne
l’amore che le
aveva detto di provare per lui.
E poi
cadde.
La porta
del Pensionato si spalancò con un tonfo e Meredith e Alaric
vi entrarono
correndo, entrambi con il respiro affannato.
-
Accendete la tv, presto! –
Bonnie
allungò la mano e prese il telecomando accanto a
sé, sul comodino spoglio di
Stefan.
Quando lo
schermo del piccolo e vecchio televisore in dotazione con la camera si
illuminò, Bonnie ci mise qualche secondo per mettere a fuoco
l’immagine che le
si parò davanti.
- E’..è
un paletto quello che ha conficcato nel..petto? –
- Sì –
disse semplicemente Stefan.
Il
silenzio calò nella stanza, l’unica voce che si
udiva era quella dell’inviato
addetto alla cronaca del telegiornale regionale.
- Il
cadavere non è del tutto normale, è come se fosse
già in fase di decomposizione
anche se la scientifica ha accertato che la ferita nel petto risale a
qualche
ora fa.. –
Damon
sfilò il telecomando dalle mani di Bonnie e spense il
televisore attirando a sé
tutti gli occhi prima posizionati sullo schermo.
- Che
c’è? E’ morto no? Possiamo smetterla di
fare i piccoli investigatori – disse
lanciando un’evidente occhiata a Meredith che
ritirò non appena la ragazza lo
guardò minacciosa.
-
Dovremmo accertarci.. –
Damon
sollevò una mano, interrompendo Stefan - Tu, dovrai
accertartene, se vuoi,
fratellino – disse alzandosi e avvicinandosi alla porta
– Io andrò a fare
colazione –
Accese quel
suo sorriso bello quanto fugace e uscì, questa volta dalla
porta, pensando a
come adescare la sua colazione.
Guardare
il sole direttamente anche solo per qualche breve istante riesce sempre
ad
accecarti, e Bonnie stava cercando di guardare un punto fisso
più in ombra per
levarsi di torno quei pallini colorati e fastidiosi.
E quando
anche l’ultimo svanì si accorse che quella cosa
scura che stava fissando era la
sagoma di Damon, appoggiato all’albero di limoni della
signora Flowers.
Ma non
era in vena di conversazione, così gli fece un cenno con la
testa e poi tirò su
le ginocchia sullo scalino rannicchiandosi un poco.
La sua
testa era bassa e riuscì solo a vedere gli anfibi neri e
lucidi di Damon
avvicinarsi e fermarsi solo a pochi centimetri da lei.
- Mi sono
perso qualcosa, Streghetta? – chiese d’un tratto
Damon, sedendosi accanto a lei
sull’ampio gradino di pietra fredda.
- Mmh no
–
Bonnie
era poco convincente, ma non le importava. Insomma non era
dell’umore giusto; e
non le andava di raccontargli di quella sua frustrazione.
Sì, era
frustrata. Odiava sentirsi inutile e vedere che le sue idee non
andavano bene.
Solo quei
suoi stupidi poteri psichici erano utili ai suoi amici, per le
indagini, ma non
volevano funzionare e quindi lei era completamente inutile, un peso.
- Oh è
questo allora –
Bonnie
divenne rossa dalla rabbia. Quante volte aveva detto a Damon di non
leggergli
la mente?
Sollevò
il volto e incrociò i suoi occhi pronta a cantargliene
quattro ma riuscì solo
ad emettere uno sbuffo.
Non che
avesse paura di lui, ma era già difficile guardarlo negli
occhi senza provare
l’impeto di avvicinarsi a lui, di baciarlo e di stringerlo.
Figurarsi
dargli addosso; e poi lei non era brava con lei parole, non quanto lui.
C’era da
dire che il giorno prima era riuscita a zittirlo, ma era esplosa, non
sapeva
dire nemmeno come ci era riuscita; era stato come guardare
un’altra persona
inveire contro Damon, dicendo quello che lei ovviamente pensava, forse
troppo esplicitamente.
Bonnie
abbassò lo sguardo e scosse la testa, sapeva che comunque
Damon avrebbe
ottenuto la sua risposta.
-
Volevano scoprire di più su quel vampiro, chi l’ha
impalato certamente è una
persona molto forte e informata o un altro vampiro. Ho cercato di usare
i miei
poteri psichici ma..non funzionano.
Allora ho
provato a dare altre soluzioni, ma loro erano così presi
e..non mi ascoltavano
granchè. O forse non andava bene quello che dicevo..alla
fine Elena mi ha detto
di andare dalla Signora Flowers per farle preparare un po’ di
caffè –
- Ti
hanno sempre tenuta in alta consederazione.. –
- Oh
andiamo Damon! Elena è la bellissima eroina, Meredith
è quella intelligente,
persino Caroline è qualcosa..è quella pazza ed
egoista! Io chi sono? La piccola
e stupida Bonnie che ogni tanto riesce a vedere nella sua palla di
cristallo..
–
Bonnie
non aveva respirato finchè non aveva pronunciato
l’ultima parola, ma subito
dopo dovette di nuovo trattenersi dal respirare, questa volta
perchè sentì
qualcosa premere sulla sua spalla.
Damon le
aveva afferrato la spalla intenzionato ad afferrarle anche
l’altra, guardarla
negli occhi e dirle che non era inutile come pensava. Lei era dolce,
sensibile,
brillante, briosa, bellissima e aveva un potere enorme.
Ma riuscì
solamente a dire – Tu sei la mia Streghetta –
mentre Bonnie sollevava gli occhi
per guardarlo, quei suoi grandi occhi marroni un po’ scossi,
un po’ sorpresi,
un po’ felici.
Qualsiasi
altra persona avrebbe confermato con quella frase la teoria
dell’inutilità di
Bonnie, insomma cosa poteva mai essere di così speciale
“la sua Streghetta”?
Ma Bonnie
era felice così, era la frase che voleva sentire di
più al mondo in quel
momento, la più semplice e la più bella. E poi
aveva notato di nuovo qualcosa
di strano negli occhi di Damon, un luccichio, l’ombra di una
fonte di luce in
quell’anima oscura e nera, come quella notte nella sua camera
un anno prima, il
motivo per cui si era convinta a lasciarsi andare.
Quando lo
guardava negli occhi sembrava sempre passare un tempo infinitamente
lungo, ma
erano solo una manciata di secondi, così pochi che Damon si
rese conto solo quando
vide Bonnie rientrare nel pensionato che lei gli aveva dato un leggero
bacio
sulla guancia e gli aveva sussurrato un timido
“grazie”.
Damon si
toccò la guancia su cui Bonnie aveva posato quelle piccole e
carnose labbra
color fragola come i suoi capelli, e sentì un leggero calore
che in realtà all’interno
del suo corpo era così intenso che avrebbe mandato in tilt
un termometro.
Poi
sorrise.
Damon
camminò fino al giardino sul retro della signora Flowers.
Durante
il pomeriggio Elena le aveva detto di volergli parlare, urgentemente,
come se
ci volesse un’urgenza per spingere Damon a fare una
chiacchierata con quell’angelo
biondo.
Era buio
e Stefan, Alaric e Matt erano andati sul luogo del
“delitto” a cercare qualche
indizio, in stile CSI.
Probabilmente
Stefan si sarà portato
anche i guanti in lattice..pensò
scuotendo la testa e sorridendo.
Quando
dietro un cespuglio di rose notò qualcosa di dorato brillare
al chiaro di luna,
Damon impostò la sua camminata sexy e avanzò in
quella direzione.
- Ciao
bellissima –
- Damon –
Elena si
voltò con un sorriso che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi
qualsiasi uomo,
vampiro, demone, licantropo..e anche donna!
La
ragazza si avvicinò di qualche passò entrando
completamente nel bagliore di
luce emanato dalla luna piena alta in cielo.
Ora Damon
poteva vedere i suoi grandi occhi, che sembrava due lapislazzuli
lucenti, con
qualche venatura dorata qua e là. Poteva vedere il suo
vestitino bianco e
candido, che la faceva sembrare eterea.
La ammirò
per qualche istante, senza dire nulla, e poi si decise a parlare
– Cosa volevi
dirmi? –
Elena
avanzò ancora, ora si trovava davvero a pochi centimetri da
Damon, la gonna del
suo vestito sfiorava i pantaloni del vampiro.
- Sono
contenta che tu sia tornato. Mi sei mancato davvero..cosa hai fatto
durante la
tua assenza? –
Damon
sollevò un sopracciglio. Era convinto che Elena volesse
dirgli qualcosa del
tipo “stai lontano da Bonnie” oppure
“dovresti aiutare Stefan”.
- Anche
io sono contento di rivederti angelo – sfoggiò il
suo sorriso luminoso per
nascondere la sua sorpresa ed Elena sorrise di risposta, incitandolo a
continuare.
- Sono
stato in giro.. niente di particolare, la solita routine! Sangue,
sesso,
divertimento –
Elena
sospirò, che si aspettava da lui? Che fosse partito come
missionario per
portare la pace nel mondo?
- E perché
sei tornato? –
-
Mmh..questa risposta richiede un pagamento extra –
- Per me?
–
Damon
spense il suo sorriso. La guardò fisso, scrutando i suoi
occhi e innalzando un
solido muro nella sua mente; forse aveva sbagliato ad insegnarle ad
usare il
suo Potere bianco.
- Se
fosse così? –
- Lo sai
che io..Stefan.. – Elena trovava difficoltà ad
esprimersi, come se stesse
cercando di reprimere qualcosa.
- Ho
sentito davvero la tua mancanza, davvero Damon -. Questa volta ci
riuscì più
che bene, sottilineò anche le ultime due parole incalzando
il tono della sua
voce.
Elena
prese la mano di Damon, ferma lungo il suo fianco, e la
portò alla sua guancia.
Voleva sentire il calore della sua pelle ancora una volta. Non avrebbe
mai
potuto negare il legame che aveva con lui, mai. Era forte e duraturo,
ma per
questo non avrebbe lasciato Stefan, lui lo amava di più.
Ciò che
distolse i loro sguardi incatenati in quel momento fu la voce prima
stridula e poi
bassa ed esterrefatta di Bonnie che disse – Elena! Meredith
ha detto che..oh
scusate –
Quando
entrambi si voltarono videro solo di sfuggita il viso di Bonnie.
Ad Elena
sembrò sconvolta, probabilmente dal fatto che era
così vicina a Damon quando
aveva esplicitamente detto di non provare nulla per lui che andasse
oltre un
legame fraterno; mentre Damon vide chiaramente la delusione
nell’incurvatura
delle sue labbra e nell’espressione vuota dei suoi occhi che
sembravano
luccicare, forse pieni di lacrime.
Ecco,
aveva fatto piangere la sua Streghetta, il suo Uccellino.
Fece un
passo in direzione del punto in cui Bonnie era sparita ma Elena
bloccò il suo
braccio.
- Le
parlerò io, dopo. E’ solo sconvolta e forse
preoccupata per Stefan..anche se
non ce n’è alcun bisogno –
Elena
pronunciò le sue ultime parole con veemenza, come per
convincersi di ciò che
aveva appena detto. E poi andò via.
Damon era
confuso. Era confuso dalla reazione di Elena che aveva rigirato la
situazione
in modo che sembrasse lui quello che aveva posato per primo la mano
sulla sua guancia e
che l’aveva guardata a quel modo. Ed era confuso anche dal
fatto che Elena non
si fosse accorta del perché Bonnie ci era rimasta
così male, pur dicendo di
essere la sua migliore amica.
Donne..
pensò.
E volò
via sotto forma di corvo, immaginando lacrime di rugiada solcare il
viso
vellutato di Bonnie.
Grazie
mille a tutti per le recensioni, sempre fantastiche *-*
Veggente,
sì mi ero confusa!^^
E scusate
l’attesa ma ho sempre tante cose da fare, purtroppo!
Bè spero
che questo capitolo vi piaccia! Alla prossima :*