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Autore: endif    08/04/2010    23 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Buona lettura

CAP.34


BELLA – Suddenly I see –


«No, non posso dirtelo. Mi dispiace».
E’ il terzo “mi dispiace”. Da quando Alice ha cominciato a sfrecciare per la sua camera, facendomi quasi venire il mal di stomaco nel tentativo vano di seguirne i movimenti.

Il primo “mi dispiace” l’ha pronunciato quando ha fatto irruzione nella mia camera da letto, senza nemmeno bussare, facendomi spaventare a morte.
Il secondo, è arrivato quando ha fatto volare via le coperte e contemporaneamente mi ha presa in braccio, strappandomi al mio letto nel quale aspettavo che Edward tornasse dopo aver fatto la doccia.
Avevo ancora la bocca spalancata per la sorpresa, quando, rivolta alla porta del bagno in cui c’era lui, aveva sussurrato al nulla che mi sequestrava e che non c’era di che preoccuparsi.

Arriccio le labbra in una smorfia seccata.
Quel folletto sa essere di un fastidio enorme quando vuole.
Una indistinta macchia di colore chiaro mi passa davanti e ruoto il capo seguendone la scia, ovviamente con un discreto ritardo.
Dalla poltrona in cui sono seduta da dieci minuti, ho osservato Alice vestirsi e truccarsi, ad una velocità assurda. C’avrà messo in tutto un minuto e mezzo ed il risultato è perfetto. Neanche una minima sbavatura di rossetto.
Il mio sguardo scende sulle sue scarpe.
Alice ha messo su dei tacchi che come minimo saranno di dodici centimetri.
Deglutisco, immaginandomi nei suoi panni, o meglio nelle sue scarpe, e rabbrividisco al pensiero di dover mai un giorno essere sottoposta a quella che mi sembra una tortura diabolica.
I restanti otto minuti e mezzo li ha trascorsi volando su quei trampoli dal bagno all’armadio.
«Scusa, ma perché, se non vuoi dirmi dove devi andare, mi hai … chiesto di venire nella tua stanza?» chiedo esasperata inarcando un sopracciglio eloquentemente.
Chiedere non è davvero da Alice.
«Uffaaa» mormora lei «ma dov’è il piegaciglia di Shu Uemura?». Si pianta le mani sui fianchi osservando una trousse, di dimensioni vergognose, aperta sul suo letto.
Un letto matrimoniale. Una metà del quale è quasi scomparsa sotto cumuli di trucchi e flaconi e prodotti di bellezza.
«Ehm … Alice?»
«Eh?»
«Allora?!»
«Oh. Sì. Cioè no. Non posso dirtelo, Bella. Mi dispiace». E si volta giusto un attimo a guardarmi, alzando le spalle in un gesto di scuse.
Ecco il quarto. Al quinto “mi dispiace” le lancio una scarpa. Possibilmente come una di quelle che indossa in questo momento. Penso, in un moto di rabbia e frustrazione, ben sapendo che non riuscirei nemmeno a sfiorarla. Innanzitutto perché la scanserebbe, e poi, ma solo poi, perché anche se potessi non riuscirei mai farle del male.
Sospiro rassegnata. Non parlerà. E, se da un lato sono infastidita dall’essere stata letteralmente rapita dalla mia camera e a mio marito, sono anche curiosa di sapere cosa bolle in pentola.
Alice non solo è chiaramente in ghingheri per andare da qualche parte, ma è anche emozionata e nervosa.
Ed è strano, visto che lei dovrebbe essere la persona più calma e serena del pianeta, dal momento che il futuro per lei non ha segreti.
D’un tratto le macchie indistinte si sdoppiano e dinnanzi ad Alice si materializza Rosalie.
Oh.
Oh.
Se Alice è splendida, Rose è uno schianto.
Un morbido cardigan di cachemire nero le scende dolcemente fin sulle ginocchia, lasciando intravedere un abitino di seta nero che forse le coprirà appena il sedere. Lunghe catene dorate le adornano il collo e arrivano quasi alla vita. Ai piedi, stivali di camoscio. Neri. Con un tacco forse di un centimetro in meno della sorella. I capelli le si poggiano in onde ordinate sulle spalle.
In mano regge uno strano oggetto che pare una forbice dorata. Lo porge ad Alice con un’alzata di spalle:«Ecco»
«Mmmm … ma il tuo che fine ha fatto?» le chiede quest’ultima afferrandolo al volo e schizzando verso il bagno con in mano altri prodotti.
Troppi altri prodotti.
«Rotto» commenta atona lei, prendendo distrattamente in mano un flacone dal letto.
«Ancora!» risponde Alice dal bagno con una risata soffocata.
Sono ferma e imbambolata a guardarla, sensuale come nessuna donna potrebbe –e forse dovrebbe?- mai essere e, nello stesso tempo, elegante e raffinata, che lei si volta verso di me.
«Sei … sei bellissima, Rose» sobbalzo imbarazzata di essere stata colta a fissarla e mi affretto a dire con genuina sincerità. E le mie parole suonano alle mie stesse orecchie troppa poca cosa per poterle rendere davvero giustizia. Un termine più appropriato non credo che sia stato ancora coniato.
«Grazie» mi dice semplicemente. Ma poi le sue labbra si distendono in un sorriso mozzafiato.
Sto per chiederle se si festeggia qualcosa che lei, in un battito di ciglia, svanisce.
E ricompare Alice.
«Ma è un anniversario?» mi lascio sfuggire, mio malgrado, a voce cospiratrice.
La piccoletta si ferma dinnanzi a me, le mani sui fianchi, in tutto il suo splendore e nel morbido velluto del suo abitino color panna, calze nere coprenti e decolté nero. Mi sorride :«No».
Non riesco a trattenere un’esclamazione di stizza e mi ritrovo i suoi occhi dorati ad una spanna dai miei:«Ti prego. Ti prego, non ti agitare. Se me lo svegli» e indica con un dito la mia pancia «è la fine».
«Ma …» comincio e mi interrompo subito vedendo che con una mossa disinvolta, Alice mi ha caricata tra le braccia con tutta la poltrona e ha cominciato a marciare verso il bagno.
«Alice! Ma che fai?!» le chiedo stupita piantando fermamente le mani ai braccioli della poltroncina e cercando di evitare di guardare in basso.
«Tranquilla! Solo quello che so fare meglio. Ma ti prometto che sopravviverai!»

«Ok. Credo che possa andare. Puoi aprire gli occhi». Finalmente dalla bocca di Alice esce qualcosa che non sia ferma, non ti muovere o non ti agitare.
Batto due volte le ciglia per focalizzare lo sguardo davanti a me ma, invece di scorgere la mia immagine in uno specchio come mi sarei aspettata, mi ritrovo la figuretta impaziente di Alice con le mani sui fianchi ed un’espressione a metà fra l’ansioso e l’irritato.
«Perfetto» commenta, ma dal suo tono sembra che abbia appena pronunciato una bestemmia.
La osservo perplessa e non riesco a fare a meno di domandarle:«Non si direbbe. Che c’è che non va?»
Mi sono rassegnata a non indagare oltre su questi misteriosi preparativi –che evidentemente contemplano la mia presenza-  un po’ per stanchezza, un po’ perché ho capito che sarebbe comunque inutile insistere. E ho lasciato che Alice si impegnasse a fare quello che sa fare meglio.
Ossia, torturarmi.
«C’è» comincia come se dovesse spiegare l’ovvio ad una bimba di tre anni «che adesso viene il difficile».
Perfetto.
Fino ad ora, il continuo tirare la mia pelle, staccarmi sopracciglia con una pinzetta acuminata, spennellarmi e massaggiarmi in ogni porzione di viso è stato il facile.
«Eh?» dico.
Sbuffa, si volta e prende dietro di sé delle sacche blu scuro.
«Il tuo abito» spiega «il furfante lì dentro» fa un cenno con la testa in direzione della mia pancia «mi ha impedito di vedere quale abito ti sarebbe stato meglio, e» continua affilando lo sguardo «questo significa che te li devo provare tutti».
Tutti?
Tutti?!?
«Ma sei impazzita?» la mia voce trema, ma ha, nell’ultima parola pronunciata, assunto un tono quasi isterico «saranno almeno una decina di abiti!»
«Per la precisione sono sedici» e forse sono sbiancata, perché si affretta a mettermi una mano sulla spalla e ha darmi una pacca gentile per rincuorarmi «sarà meglio darci una mossa. Non abbiamo molto tempo».
Sospiro pesantemente e provo a fare un altro misero tentativo per sottrarmi al mio destino:«A…Alice ti prego, non scherzare …»
Mi osserva con imperturbabilità :«Ti pare che stia scherzando?»
«Oddio …» mormoro sentendo le forze venirmi a mancare «avevi detto che sarei sopravvissuta … » termino chiudendo gli occhi stancamente, avvertendo una sorta di gorgoglio provenire dal mio ventre.
Quando li riapro vedo Alice, immobile, dal lato del bagno più lontano da me:«Merda» dice a voce bassa e poi, con tono leggermente più alto «Rose!».
Sono forse un paio di secondi quelli che trascorrono prima che Rosalie entri in bagno e con uno scambio tanto rapido quanto impercettibile di frasi con Alice, prende il suo posto, mentre quest’ultima sparisce in un attimo.
E sono ancora mezza imbambolata, con gli occhi sulla porta dalla quale è uscita, che Rose si avvicina alla pila di copri abiti cominciando ad abbassarne le cerniere una per volta.
«Cosa è successo?» chiedo un po’ stralunata dalla rapidità con cui si sono succeduti gli eventi degli ultimi minuti.
«Oh niente, non preoccuparti!» sorride lei «finalmente c’è in casa qualcuno che riesce ad avere la meglio su Alice» e ammicca compiaciuta, lanciando uno sguardo affettuoso da sotto le lunghe ciglia in direzione del mio ventre.
Ah, grazie piccolo! Penso sentendomi improvvisamente più leggera, per poi rabbuiarmi altrettanto velocemente vedendo il tripudio di sete, velluti, cachemire che man mano Rose sta liberando dalle sacche.
Adesso non ho scampo, penso con una punta di terrore, mentre gli occhi si soffermano su di lei che ha appena finito di estrarre l’ultimo abito.
Ma Rose si volta verso di me e con passo aggraziato raggiunge lo sgabello al mio fianco e ci si accomoda su. A braccia conserte e gambe accavallate, mi osserva.
E sorride.
«Allora …» comincia, ma io la interrompo con lo sguardo terrorizzato alzando una mano.
«Ti prego, ti scongiuro. Non chiedermi di indossare tutti questi abiti, non ne ho la forza, né la voglia» mormoro flebilmente congiungendo le mani in un gesto di preghiera «E, poi, tutto questo solo per …» e lascio la frase in sospeso fingendo di saperne molto più di quanto sia in realtà.
Il suo sorriso si accentua, ma non cade nel mio infantile tranello.
La mia irritazione aumenta.
«Oh, insomma!» sbotto infine «Nessuno mi dice cosa sta succedendo. Per quale ragione siete tutti in tiro, il motivo per cui quella … quella …» ansimo cercando il termine più appropriato che descriva il comportamento decisamente snervante di Alice da questa mattina. Rose mi suggerisce con prontezza:«Pazza furiosa?»
Precisamente!
Un ringhio proveniente dall’esterno fa tremare la porta del bagno ed io rettifico:«… adorabile impertinente, mi ha sequestrato ad un orario indecente per giocare alle bambole». Prendo fiato e continuo, decisa:«Sono stufa di tutti questi misteri. Voglio sapere che succede o giuro che resto in pigiama».
Da parte di Rose un silenzio tombale.
«Aspettiamo … visite?» chiedo perplessa e anche un po’ timorosa, sorvolando sul fatto che in tutti questi mesi non abbiamo mai avuto ospiti.
Ancora silenzio.
«Rose!» esclamo esasperata.
Nella più completa immobilità, Rosalie continua ad osservarmi. E nessuna delle mie parole ha scheggiato minimamente l’imperturbabilità della sua espressione.
Resta sorridente a fissarmi.
«Non esattamente» si decide infine a rispondere «ma se io fossi in te, farei la brava, e sceglierei un abito da indossare».
«Io non voglio fare la brava. E non ho nessuna intenzione di …» sottolineo petulante, ma mi fermo a metà frase.
Aspetta, aspetta …
Ha detto scegliere?
Io potrei scegliere?
Questa è una novità.
Richiudo la bocca che mi si era spalancata per la sorpresa e i miei occhi saettano dagli abiti a Rose alternando dei movimenti quasi comici del capo dagli uni all’altra.
«Ehm Bella … credi di farcela a scegliere qualcosa in giornata o preferisci che sia io …»
«Scelgo … devo scegliere … io?» chiedo esitante, forse anche diffidando delle mie stesse orecchie.
«Se non vuoi, lo faccio io. Ma di norma l’abito che si indossa deve innanzitutto piacere, altrimenti non ti starà mai bene» commenta lei saggiamente, mentre si alza e comincia ad ancheggiare sensualmente verso i vestiti disposti con cura uno di fianco all’altro.
Prende a sfiorarne i tessuti con le dita.
«Il colore» e fa un passo verso un abito di una chiarissima sfumatura di grigio perla «la sensazione al tatto» con una mano ne saggia la consistenza «persino l’odore …» e lo avvicina al naso con un gesto quasi reverenziale, inspirando profondamente ad occhi chiusi.
«… tutto deve piacerti, ispirarti, farti sentire a tuo agio» conclude girandosi verso di me, inchiodata alla poltrona nello splendore del mio pigiama a cuoricini di flanella pesante.
«Uhm, sì … penso di  … sì» balbetto presa in contropiede., senza tuttavia realmente comprendere appieno le sue parole.
Sono solo abiti no? Mica amanti da venerare?
Ho già dimenticato le mie richieste chiarificatrici in merito a questi strani comportamenti, mentre, facendo leva sulle braccia, mi do la spinta per potermi alzare e avvicinare a lei con cautela.
«Non è molto importante sapere chi incontrerai, come sarà il suo vestito o che situazione devi affrontare. Il segreto sta nel sapere cosa si vuole. Seguire le tue inclinazioni, le tue sensazioni, i tuoi desideri» mi abbaglia con un altro dei suoi sorrisi mozzafiato.
«Alla fine, Bella, la scelta viene di conseguenza» conclude amabilmente e descrive con la sua mano affusolata una linea che abbraccia tutti gli abiti disposti in fila.
Scetticamente, cerco di soffermarmi solo sul suo viso, tentando di non vagare sulla perfezione del suo corpo. Il discorso, forse, sarebbe stato molto più convincente se Rose fosse stata bassa quanto me e con un pancione che la  sbilancia quando cammina.
Come se ce ne fosse stato bisogno e la mia mancanza di coordinazione non fosse sufficiente allo scopo.
«Allora» e afferra una gruccia sulla quale è appoggiato un abito di seta rosso fuoco «come ti senti oggi? Aggressiva e provocante?» e mi sventola sotto il naso l’abito per poi sostituirlo con un altro sempre rosso, ma di un soffice cachemire di una tonalità più scura, quasi tendente al bordeaux «o dolce e remissiva?»
Faccio scorrere i miei occhi dall’una all’altra mano di Rose e osservo i due abiti come se non avessi mai davvero guardato un vestito.
Un abito per uno stato d’animo.
Non solo una maniera per non morire di freddo o per non essere indecenti tra la gente, ma un piacere personale, un modo di coccolarsi, di prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito.
«Ma … sei sicura che mi staranno? Non sarò troppo … » e con un gesto descrivo un arco intorno alla mia pancia, facendo una smorfia.
«Ma certo! Questi abiti sono tutti della tua misura e adatti al tuo stato. Devi solo … scegliere» e fa spallucce.
Con delicatezza, le mie dita cominciano a scorrere sui tessuti dinnanzi a me e i miei occhi, come se fossi ipnotizzata, si immergono in sfumature di colore, tagli di scollatura e particolari a cui non avevo mai prestato attenzione prima, per  qualsiasi cosa avessi indossato.
Con pazienza, Rose mi lascia fare.
«Questo» decido dopo qualche minuto «mi piacerebbe indossare questo» pronuncio in un soffio. E la mia voce sembra strana, ovattata alle mie stesse orecchie.
«Bene» commenta Rose «Ottima scelta».

Con il suo aiuto indosso l’abito che ha catturato la mia attenzione su di sé quasi da subito.
Dal taglio semplice, essenziale, sembra un kimono d’altri tempi ma senza la pesantezza e l’ingombro di tutti gli strati di tessuto che caratterizzavano questo genere di abito tipico dell’oriente e di un tempo lontano.
E’ più corto di un kimono tradizionale, arrivando giusto sopra il ginocchio, ed il taglio sapiente permette che l’impalpabile seta scivoli sul mio corpo adattandosi perfettamente alle mie nuove curve. Una specie di grossa cintura segna il distacco con la pancia. Potrebbe quasi dirsi austero se non fosse per la profonda scollatura che mette in risalto il mio seno pieno e generoso.
Un seno che non ho mai avuto, penso con una punta di vergogna.
«Non morirò di freddo?» chiedo lanciando un’occhiata all’ampia porzione di pelle del mio petto scoperta.
«Sciocchezze, provvedo io» sventola una mano in aria Rose.
Ma la particolarità dell’abito è il colore.
Sfumature diverse di verde si fondono tra loro, come il frutto delle geniali  pennellate di un artista. A sottolineare il passaggio di colore, sottilissimi fili dorati sono stati sistemati dallo stilista all’interno del tessuto, pensati e previsti per dare risalto ad alcune zone del corpo: la linea dei fianchi, la morbida curva del seno.
Verde … il suo colore … uno stato d’animo … il mio stato d’animo.
Senza avere il coraggio di guardarmi allo specchio, abbasso lo sguardo sulle ballerine dorate, unica scelta riservata a Rose. Immagino per la mia sicurezza.
A differenza di Alice, Rose non ama parlare molto e mi ha aiutato ad indossare l’abito senza che ci scambiassimo più di qualche parola appena accennata.
Ma al silenzio prolungato che segue la fine della mia preparazione, i miei occhi dal basso si alzano lentamente verso il suo viso, ripercorrendo il suo corpo ed il suo abito che definire sexy è dir poco.
«Sei bellissima, Rose» non posso fare a meno di ripetermi ancora una volta.
Un angolo delle sue labbra si piega verso l’alto e con delicatezza le sue mani si portano ai lati delle mie spalle, invitando il mio corpo a girarsi verso lo specchio:«E’ vero. Ma tu lo sei di più».
Dallo specchio, una donna meravigliosa ed emozionata mi guarda di rimando.
La prima cosa che attrae la mia attenzione è il trucco. Perché è apparentemente inesistente. Alice ha trascorso almeno un’ora per qualcosa che io ritenevo di poter fare in dieci minuti in tutto.
Ma ad uno sguardo più attento, non posso fare a meno di notare quanto la mia pelle sia più luminosa, quanto brilli il nocciola dei miei occhi evidenziato da una sfumatura lievemente bronzea dell’ombretto.
Le mie labbra sono solo leggermente più lucide, ma il colore non è stato coperto da quello artificiale di un rossetto d’alta classe.
C’è un qualcosa di indefinito e di inafferrabile che aleggia intorno alla mia figura: non è il trucco, non è l’abito. E’ … è come un’aura che mi circonda, che addolcisce e dona una luce diversa ai tratti del mio viso.
Nel complesso sono io e mi ci rivedo pienamente.
Allora un pensiero mi colpisce e mi passano davanti agli occhi tutte le volte in cui Alice mi ha sottoposta a trattamenti simili in passato: con cura, pazienza e abilità non ha fatto altro che mettere sempre in evidenza i punti di forza del mio viso o del mio corpo, senza stravolgere niente, senza rendermi diversa da quella che ero in realtà.
Mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno, quasi contro la mia volontà.
E l’ha fatto sì con irruenza, ma anche con amore.
Cosa cambia? Perché ora lo vedo e prima no?
Perché sono cambiata io. E sono cambiata dentro, non fuori, nonostante questa grossa pancia, celata appena da un sottile strato di seta, che sembra voler quasi sfidare la forza di gravità e rivendicare il suo diritto alla vita in questo mondo.
Tutto ciò che Alice e Rose hanno fatto oggi, e hanno tentato di fare sempre, è  che, quello che avevo dentro, si riuscisse a vedere anche fuori.
E, mentre mi osservo ancora stupefatta allo specchio, per la prima volta nella mia vita, davvero mi vedo bella.



New Moon The Score - "Marry me, Bella"


“Papà, ti prego, non lasciarmi cadere …”
«Rose, ti prego, non lasciarmi cadere» pronuncio ad alta voce riandando inevitabilmente con la mente al giorno del mio matrimonio.
A volte penso di essermi sognata tutto, salvo, poi, venire colpita da flash come questo.
Quel giorno ero trepidante ed emozionata. I tacchi ai piedi ed il lungo strascico amplificavano all’ennesima potenza la mia irriducibile goffaggine. Il terrore di spalmarmi sulla scalinata di casa Cullen, tuttavia, non era alimentato da un inconsapevole istinto di sopravvivenza, bensì dal timore che la scoordinata Bella Swan desse a tutti i presenti un’ulteriore prova di quanto improbabile e inadeguata fosse la nuova signora Cullen.
Oggi, sebbene l’emozione si mescoli alla confusione per la totale assenza di qualsiasi informazione riguardo “l’evento”, ho riprovato la stessa sensazione di paura di cadere, anche se l’abito che indosso non mi intralcia e le scarpe sono comodissime.
Ed è con stupore che mi accorgo che la lunga scalinata dinnanzi a me la vorrei percorrere correndo e non camminando esitante. Sento perfino che riuscirei a non inciampare. Eppure le mie parole a Rose sono accorate, preoccupate.
Paura, sì. Ma solo per il mio bambino.
Quando cominciamo a scendere i gradini, i miei occhi si puntano con attenzione su ogni scalino sopra cui poggerò i piedi.
Cavoli. Ma quanto è lunga questa scala? Penso, troppo concentrata sui miei piedi e sul braccio solido di Rose sul mio, per rendermi effettivamente conto di quanto ci manchi ancora per raggiungere il piano terra.
Quando finalmente vedo il legno chiaro del parquet, sorrido.
Ce l’ho fatta! Penso esultante mentre alzo lo sguardo dinnanzi a me.
E resto senza fiato.
Edward, impeccabile in un completo nero, mi sta guardando.
Sulle sue labbra aleggia un sorriso mozzafiato e nel suo viso scorre un’espressione indecifrabile. Sorpresa, compiacimento, ammirazione, desiderio …
Abbasso lo sguardo, imbarazzata, ma i suoi occhi sono ancora su di me, li sento con chiarezza.
Nel mio raggio visivo entrano prima le sue scarpe, poi, il candore della sua mano. Con lentezza scivola sulla mia e la porta verso l’alto, verso il suo viso.
Ne seguo il movimento rialzando gli occhi e quando le sue labbra sfiorano il dorso della mia mano, mi sembra di prendere fuoco proprio da quel punto.
«Sei … radiosa» dice con voce emozionata.
«Grazie» mormoro mezza inebetita.
«Ehm … io andrei» la voce di Rose sembra provenire da molto lontano. Ma né io né lui distogliamo gli occhi dall’altro.
Dalle braccia di Rose, passo a quelle di Edward senza nemmeno rendermene conto. Ma del sussurro di Edward verso la sorella sì.
Quando la voce carezzevole di mio marito sussurra un grazie, il lampo di sorpresa negli occhi di Rose non mi sfugge prima che svanisca via silenziosamente.
Mi sta ancora contemplando, quasi si trovasse davanti ad un quadro d’autore e volesse imprimersi nella memoria ogni minimo dettaglio, che inevitabilmente comincio a domandarmi, di nuovo, cosa stia per accadere di così importante da aver messo in subbuglio l’intera famiglia.
Edward non mi terrà all’oscuro.
Mi avvicino a lui con un sorriso appena accennato e osservo i suoi occhi spostarsi al mio movimento, seguendomi attentamente. Quando alzo una mano verso il suo viso, il suo braccio scivola dolcemente sul mio corpo a cingermi la vita. Il suo tocco attraverso la seta che mi sfiora la pelle del fianco evoca una sensazione di assoluto piacere, ma, faticosamente, cerco di ignorarla per concentrarmi sui pensieri cui devo dare voce.
Le mie dita dalla guancia si fanno strada tra i suoi capelli e noto, non senza un certo compiacimento, che la cosa non gli è affatto indifferente. Le palpebre gli si assottigliano impercettibilmente, schiude le labbra e la sua presa sul mio corpo si accentua leggermente.
«Io … » comincio esitante.
«Sì» sussurra lui.
Istintivamente abbasso gli occhi sulle sue labbra. «Ehm … io vorrei sapere … »
Oddio, Bella! Concentrati! Deglutisco.
«Ecco … vorresti dirmi cosa … cosa dobbiamo fare?» chiedo in un soffio.
Quando le sue labbra si piegano in un sorriso, mi sembra di diventare più leggera. Troppo leggera. La sua presa aumenta ancora un po’ e le mie palpebre si abbassano sugli occhi roteati verso l’alto quando le sue labbra sfiorano prima la mia guancia e, poi, risalgono fin sull’orecchio lasciando una scia di fuoco sulla mia pelle: «Mmmm avrei due o tre idee, ma per adesso puoi aprire la porta. Qualcuno è qui per te».

Batto le palpebre un paio di volte e già Edward ha riacquistato un atteggiamento più controllato.
Guardo la porta, guardo lui.
Per me? Qualcuno è qui fuori per me?
Non faccio in tempo a formulare qualche ipotesi che il campanello suona ed io, nonostante fossi stata anche avvisata, sobbalzo.
Helèna e Paul?
O magari … Charlie?
Il sorriso sereno di Edward mi incoraggia e mi suggerisce di mettere da parte ogni timore. Non può essere niente di preoccupante, sembra dirmi con gli occhi ridenti.
Quando apro la porta la luce che mi investe mi impedisce di scorgere il viso del misterioso visitatore.
Sembra in divisa, ma la visiera di un berretto rosso mi impedisce di focalizzarne i tratti. Quando fa un passo verso l’ingresso lo vedo più distintamente.
E’ un corriere.
E tra le mani ha un voluminoso pacco.
«Per …» e avvicinando un foglio al viso, prosegue «Cullen» e alza lo sguardo verso di noi, in attesa.
Ferma, come se le braccia non mi appartenessero, resto a guardare il ragazzo senza fare nessun movimento per prendere il pacco dalle sue mani.
Con gesto rapido Edward libera il corriere dall’involucro, firma su una cartellina che questo gli porge e richiude la porta dietro di sé.
Quando si volta verso di me, inclina il capo di lato, e mi porge una busta.
La prendo. La guardo. Guardo lui, perplessa.
«Aprila» dice con un mezzo sorriso.
Faccio come mi dice.
Sfilo dalla busta un pesante cartoncino color avorio e subito un odore delizioso, indefinito, arriva alle mie narici.

Madame Cullen, spero che la fiducia che è stata riposta nel mio lavoro non sia stata eccessiva. Non ho mai sentito parlare un uomo di una donna, nel modo in cui suo marito ha fatto di lei. Dentro questo pacco c’è il frutto di quella chiacchierata, che mi ha permesso, seppur in minima parte, di ripagare un debito di affetto e di stima profonda che nutro verso la sua famiglia.
Spero che sia di suo gradimento.
Nell’attesa di avere l’onore di conoscerla personalmente la prego di porgere i miei più calorosi saluti al mio amico Carlisle e a Madame Cullen, sua moglie.
Sentitamente
E. Colbert

I miei occhi si rialzano per incontrare quelli di Edward.
Sorride.
E sembra quasi in imbarazzo, nel porgermi il pacco.
Quando lo afferro esitante, mi stupisco di notare quanto sia leggero. Gli lancio un’altra occhiata e lui mi fa cenno di proseguire.
Tolgo i sigilli che richiudono la carta e rimuovo il coperchio. Immerso in un diversi strati di carta velina c’è un minuscolo flaconcino dorato, semplicissimo.
Lo prendo con delicatezza e magicamente l’ingombrante scatola di cartone sparisce dalle mie mani.
«E’ …»
«Un profumo» finisce Edward per me «proviene dalla Francia, da Grasse per la precisione».
Grasse … ricordo di averla sentita nominare da mia madre in toni estasiati, sottolineando le meraviglie dell’arte profumiera che trova lì le sue origini, e anche Alice … tante volte …
«Tu hai … » ma sono incapace di proseguire.
Una scritta sull’etichetta attrae la mia attenzione: Belle de nuit.
«… fatto questo per me?» chiedo emozionata, alzando gli occhi verso di lui.
«Ehm … è un po’ difficile da spiegare. Diciamo che avevo in programma di fare un giro da quelle parti un po’ di tempo fa, insieme a te» si passa le dita  tra i capelli, nervoso «e poiché in questo momento non è possibile, Monsieur Colbert è stato così gentile da inviarci un piccolo spicchio di quel paradiso che avrei voluto mostrarti» conclude con un’alzata di spalle.
«E’ molto bravo nel suo lavoro» continua in risposta al mio prolungato silenzio «spero che … ti piaccia e …».
Non lo faccio nemmeno finire di parlare che gli butto letteralmente le braccia al collo, commossa.
«Oh Edward!»
Lo sento ridere sommessamente e sono ad un soffio dallo scoppiare in lacrime. Alzo gli occhi al cielo, pregando di resistere e di non sciupare il lavoro di Alice, che sento le dita di Edward accarezzarmi gentilmente i capelli.
«In realtà non gli ho detto granché, ma Monsieur è un artista. E come tutti gli artisti ha una sensibilità fuori dal comune. Mi ha chiesto …» esita un attimo scrutandomi attentamente in viso con un’intensità sconvolgente «… tre aggettivi per descriverti».
Mi scosto il necessario per osservare meglio i suoi occhi.
«Cosa gli hai detto?» chiedo a voce bassa.
«Beh, secondo me tre erano pochi, ma ho scelto quelli che penso ti si addicono di più».
Fa un passo verso di me, lentamente: «… delicata» e con il dorso della mano comincia a tracciare il profilo del mio viso scendendo fino al collo «sensuale» prosegue, seguendo il bordo della profonda scollatura sfiorandomi la pelle scoperta del seno con la punta di un dito «mia» termina accorato, allacciando la mano sul mio fianco e spingendomi delicatamente, ma fermamente, verso di sé.
«Edward …» mormoro languidamente mentre le sue labbra si posano sull’angolo della mia bocca.
«Mmm … dimmi» sussurra sul mio viso.
«Io … grazie» riesco solo a dire, prima che la sua bocca mi tolga ogni possibilità di respiro. Il bacio che segue inizia con dolcezza, ma rapido cresce in intensità per poi approfondirsi subito. Percepisco chiaramente le sue mani scorrere su e giù per la mia schiena in una carezza morbida e sensuale.
Ai gesti, si sommano le parole che Edward pronuncia distaccandosi lievemente per darmi la possibilità di riprendere fiato.
«Sei così … bella. Dio quanto sei bella!» dice ed i suoi non mi sembrano solo dei complimenti.
Mi sento bella, davvero.
Si stacca a fatica dopo quelle che mi sembrano ore e prende un paio di respiri profondi per calmarsi.
Io, totalmente inerme, non riesco a far altro che osservare il colore dei suoi occhi virare dal nero pece a tonalità via via più chiare, fino a ritornare limpidi e dorati.
Mi accorgo solo vagamente che mi ha sfilato il flaconcino dalla mano e che con gesto lento e studiato lascia che il tappo impregnato di poche gocce di profumo mi sfiori i polsi e l’incavo tra i seni. Ripone fulmineamente la bottiglina sul tavolino dell’ingresso e in un attimo mi distende il braccio a poca distanza dal suo naso.
Inspira profondamente e chiude gli occhi.
Quando li riapre, sono nuovamente neri come la notte: «Monsieur è davvero un esperto» sospira per poi riscuotersi subito dopo e, sistemandomi un lungo cappotto nero sulle spalle, conclude:«Vieni, le sorprese non sono ancora finite».


NOTA DELL’AUTRICE: Salve a tutti ^^
Chiedo venia per aver dovuto interrompere il capitolo a questo punto, ma ho preferito dividerlo in due parti piuttosto che postare un mammone enorme e, sinceramente, troppo lungo. Cercherò di postare in fretta il prossimo…perdono, plissss.

beta persei: Grazie mia cara per i tuoi complimenti. Temevo di diventare troppo sdolcinata, ma il Natale è per me troppo coinvolgente ... non potevo evitare un capitolo con questa atmosfera. Non ho resistito XD
Mirya: Ola cara! Grazie infinite per essere riuscita a darmi il tuo parere riguardo questi ultimi capitoli. In effetti la mia intenzione era proprio sottolineare quanto sia proprio l’acquisita consapevolezza individuale ad aver legato maggiormente i nostri protagonisti e quanto la prospettiva di un figlio ponga inevitabilmente tutto in una luce diversa. Ci si interroga come mai prima, ci si mette in discussione con uno spirito nuovo. Colgo l’occasione qui per un breve inciso: se il primo anno di vita del tuo patato ti sembra duro…aspettati fuochi d’artificio quando andrà stabilmente all’asilo. True story :ammicca: Un abbraccio :***
KStewLover: Ciao Cristina ^^ Che piacere ricevere una recensione così calorosa come la tua! Anche io ho un debole per gli uomini che si lasciano travolgere dalla dolcezza di un pancione e, avendo vissuto l’esperienza diretta, ti dico che poche cose sono paragonabili allo svegliarsi di fronte ad un albero di Natale con il tuo bimbo dentro ed il tuo uomo che ti abbraccia… A presto XD
Rebecca Lupin: Grazie infinite. Le tragedie sono il mio forte, ma cimentarmi in un capitolo sereno è stato alquanto piacevole anche per me. Sono contenta che ti sia piaciuto. Alla prossima XD
garakame: Shiiii lo ammetto! Quando si parla di Natale gli occhietti mi sbrilluccicano tutti. Grazie per i complimenti per i miei angioletti…sei stata davvero gentile. Non immagini che divertimento è stato farli ù.ù un abbraccio XD
Sissi_Cullen: Ah! Che bello che tu abbia percepito esattamente quello che volevo si sentisse dal capitolo! Sarà proprio la speranza quella che sosterrà i nostri protagonisti, in questo capitolo si è visto abbastanza bene. Grazie per i complimenti benevoli sui miei sgorbietti di angeli. In fondo è il pensiero che conta :P
 lilly95lilly: Grazie! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! “Opere d’arte” di personale manifattura non ce ne saranno più, ma ti assicuro che mi sono divertita tantissimo a fare i miei angioletti sgangherati!!!
 keska: Monamùr :*** E che ti dico a te?! I ringraziamenti ormai ti sarai stufata di sentirli, ma te li ripropongo ugualmente. Grazie Francesca. Per essere stata sempre presente in questo percorso, per avermi sempre sostenuta e incoraggiata. Può una semplice risposta commuovermi? Ripensando a te non mi è affatto difficile. E se io ti faccio piangere, non sai che lacrime mi hai fatto versare tu, con la tua gentilezza e con il tuo calore. Mi fermo, altrimenti non vado più avanti ù.ù Ma mi conservo per la fine. Promesso. :***********
yle94: Grazie mia cara ^^ Anche poche parole per me sono importanti: mi danno la sicurezza di aver fatto un buon lavoro e la soddisfazione di avervi emozionato. E’ questa la cosa importante. A presto XD
Marika_BD: Arrossisco… che dire se non grazie? Beh, continua a seguirmi. Non te ne pentirai! Baci XD
VampGirl: Ehi cara! Che bella la tua recensione ^^ Sei davvero carinissima a complimentarmi per i miei angioletti orripilanti, ma mi sono divertita tanto a farli: ho raccolto le pigne, le ho pulite, verniciate. E poi mi sono sbizzarrita con la fantasia! E ti giuro che è stato taumaturgico!!! Chissà cosa pensi dell’importanza del capitolo scorso…sono curiosissima! Secondo me non ci sei lontana…non lo so, è una sensazione! Baci cara e a presto :***
congy: Cara Federica! Tu sei troppo buona! E mi dispiace sempre non riuscire a postare più celermente ma vi giuro che il mio cervelletto allucinato fuma, tante sono le cose che devo fare nella mia famiglia. E poi c’è il lavoro…che mi stressa e mi stanca tantissimo. Marito e figli poi…non ne parliamo :scuote la testa: Ma è tutto nella mia testa! Devo solo fare una proposta a Nostro Signore e fare allungare le giornate diciamo … di una decina di ore!!! Baci e a presto XD
 annalie: E’ quello che più ti è piaciuto FINORA! Aspetta di vedere gli altri, potresti restare piacevolmente sorpresa ù.ù Non dico altro :si cuce la bocca: Baci XD
spidermapi: adesso forse vorrai uccidermi…dopo che hai visto come ho lasciato il capitolo. Intanto pensate e riflettete…di sicuro sapete già cosa sta per accadere…XD
fioredipesco: Ciao^^ Sono contenta che le canzoni ti siano piaciute! Le idee sono venute da twitter e dalle amiche che mi seguono e che seguo a mia volta lì. A Natale dell’anno scorso è stato un tripudio di canzoni che ogni tanto qualcuno linkava e ho scelto queste due con infinito piacere. A presto XD
LadySile Ciao! Spero che la mia mail ti sia arrivata. Nel dubbio la riposto qui, potrebbe essere esplicativa anche per altri lettori che hanno avuto le tue stesse perplessità.
“Allora, la tua domanda è più che legittima e ti ringrazio per avermela posta, perché mi permette di puntualizzare alcuni aspetti che, per questioni di tempo, ho scelto di non approfondire.

Hai assolutamente ragione, un confronto diretto non c’è stato e non ci sarà.
Perché in questa ff un “tradimento” vero non c’è stato e viene a sovrapporsi ad un evento che, necessariamente, si trova ad avere la priorità: ossia la vita di Bella che è stata messa a rischio da questa gravidanza fuori dal comune.
Nel momento in cui si ritrovano ho ritenuto poco credibile dare la precedenza ad un confronto tra i due per diversi motivi:
1-    lo stato di salute di Bella: non mi sembrava possibile che una in fin di vita si preoccupasse di linciare il marito. Ho scelto per lei il silenzio e la reticenza, mi sembravano più appropriati, tipici di Bella e calzanti per una donna ferita che ha già da sola una bassissima stima per se stessa.
2-    La preoccupazione di Edward: C’è una parte in cui Edward cerca di spiegarsi, perché dal suo punto di vista, è importante che sua moglie sappia la verità e non continui a credere alla menzogna che lui ha congeniato. In quell’occasione Bella non gli risponde, non commenta. Ma riprende a parlare e dice che vuole quel figlio. Bella non l’ha perdonato, in realtà.
3-    Il bambino: Dunque. Bella rischia di morire, ma è incinta e vuole che suo figlio viva. Quello che è successo con Edward agisce in modo più subdolo sulla sua psiche. Questo pseudo tradimento ha comportato una perdita di fiducia. E non perché Edward ha baciato un’altra (Per lei è stato facile crederlo all’inizio perché l’evento non deve scavare molto nella voragine di insicurezza di Bella, ma, nonostante ciò, non può negare l’evidenza quando lui le dice la verità. Insomma non ha motivo per non credere alla sua sincerità quando lui le dice che l’ha fatto per “liberarla dal senso di colpa”. E’ tipico di Edward, no?). Bella perde fiducia in lui perché suo marito ha potuto pensare che lei non l’amasse abbastanza da rinunciare alla sua umanità per lui. Bella non si fida più di Edward e l’unico modo che lui ha per recuperare è rispettare le sue scelte (suo malgrado) pur non condividendole. Questo, a mio parere, è un enorme passo avanti.
Il problema di Edward e Bella sta nella reciproca insicurezza. Rovesciarsi addosso fiumi di parole sui reciproci “tradimenti” non sarebbe stato funzionale alla storia, penso. Eclatante, forse. Ma inutile.
Perché non è quello il punto.
E non è solo Edward ad aver sbagliato. Lui l’ha fatto per eccesso di protezione, lei per eccesso di insicurezza.
E veniamo a Bella.
Cosa cambia in lei? Cambia che sta morendo e sceglie di non salvarsi per dare alla luce il suo piccolo. Cambia la sua prospettiva, cioè.
Perché nella condizione in cui si trova, è lei ad avere la possibilità di fare qualcosa di straordinario, qualcosa che nessuno dei perfetti Cullen potrà mai fare: dare la vita.
In fondo è anche questo il motivo che la spinge con tanto entusiasmo a Dartmouth: fare qualcosa di unico e di suo.
La sua fiducia in se stessa aumenta, si rafforza nella sofferenza, si solidifica nel nuovo modo di porsi di suo marito. Perché quest’ultimo non le impone nulla, non cerca di farle cambiare subdolamente opinione.
La rispetta e rispetta le sue scelte.
E’ diverso a questo punto sia il modo in cui Bella considera Edward (ricomincia ad avere fiducia in lui) che quello in cui lui considera lei (Bella è disposta a morire. E non per avere un figlio, ma suo figlio. Non immagino una prova d’amore più grande).
Dopo tutte queste parole sconclusionate, cosa voglio dire?
Che il filo portante della storia non è la menzogna tra i due e gli eventi che ne conseguono (ossia il tradimento). Ma la crescita personale di ognuno di loro. Forse ci sarebbe anche stata bene la “litigata chiarificatrice”, ma avrei allungato enormemente la storia e non posso farlo.
Di sicuro sarebbe stato più “gustoso”, ma, mi chiedo, anche attinente?
Non lo so… Spero di non avervi deluso con la mia visione delle cose. Se si fosse trattato di un tradimento tradizionale, ci sarebbe stato di sicuro un confronto diretto.
Credo di aver detto tutto. E spero di essermi riuscita a spiegare con un minimo di coerenza.
Grazie per aver letto e commentato XD”
flora55: Grazie cara! Cerco di fare il possibile per postare presto, ma non sempre gli impegni me lo permettono…so cosa significa restare “appesi” e so che non è affatto divertente. Quindi i miei ringraziamenti per te sono doppi, perché sei così gentile da non farmi pesare le mie mancanze! Baci XD
rodney:Ciao Simo! Mi hai fatto ridere per mezz’ora con la tua recensione! Allora, per andare per gradi… Gli angioletti non sono carini affatto, ma al mio sgorbio piacciono, quindi li ho salvati dal finire nella spazzatura e c’ho dato anche visibilità su internet. Credo che non possano aspirare ad altro…e forse scompariranno magicamente prima del prossimo Natale…ù.ù Mmmmm dici felicità…in effetti ora che mi ci fai pensare mi sa che devo metterci un po’ di pepe…non sia mai che si dica che i sono rammollita. Prepara i fazzolettini. Meh!
 Joey88: Giulia carissima! Sei stata tu dolcissima a lasciarmi una recensione così affettuosa, spendendo una buona parola anche per quei terrificanti angioletti! Grazie sinceramente. Sapere che hai tenuto a lasciarmi la tua opinione anche se siamo quasi alla fine della storia è molto importante per me, non sai quanto. Grazie ancora infinite per tutti i complimenti che mi hai fatto…Baci :****
sily85: Ale!!!!!! Mamma che coccolone che avevo per questo capitolo…e c’ho già le lacrimucce pronte per il prossimo…Spero di essere all’altezza delle tue aspettative e di non deluderti! Sei così carina che non me lo diresti nemmeno in punto di morte! Resto in attesa…Baci :*****
cloe cullen: E sì…non potevo far fare ad Ed la parte del duro senza cuore per troppo tempo…Adesso poi, le sorprese sono dietro l’angolo, e speriamo che il peggio sia passato! :si nasconde per evitare il linciaggio: Ma lo sai che solo adesso ti collego a twitter? :si vergogna: Mica che me l’avevi detto chi eri! Baci :****


Il piegaciglia di Shu Uemura.

Il profumo di Bella non è una mia invenzione, ma esiste e viene prodotto proprio alla Fragonard di Grasse. Eccolo.

In fine, permettetemi un ringraziamento speciale per KESKA. Per merito della sua segnalazione ad Erika, questa storia è stata inserita tra le storie scelte. Dire che mi sono commossa è dir poco :******
Grazie a tutti voi.
M.Luisa
   
 
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