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Autore: whitevelyn    08/04/2010    5 recensioni
Dolores e Robert all'ombra di un salice piangente in Hyde Park. Lei lo cerca, lui la trova. Lei non sa che lui l'ha trovata. Lui non sa che lei lo cerca.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOLORES POV

22 maggio 2009.

Da un mese manco da casa e mi manca Maggie. Londra però non mi lascia sola, è sempre viva ad ogni ora del giorno e della notte.
Londra è un cuore che pulsa. Affamato di vita, d'amore, di storie che si perdono e si ritrovano, s'intrecciano e si raccontano. E si sognano.
E' per un sogno che sono qui. Sto cercando la mia di storia e di strada. Forse sono solo la più presuntuosa delle fans. O la più disperata.
Magari la mia è un'illusione e questo parco sta pullulando, persino in questo momento, di ragazze che lo stan cercando. Infondo, è soltanto l'attore più quotato del momento.
A me non è questo che interessa, potrebbe anche dedicarsi all'elemosina sotto un ponte. Io me lo sento nell'anima, il suo respiro.
Fosse anche per osservarlo mentre mi respinge o mi compatisce, io lo devo incontrare. Poi forse saprò che farmene della mia vita, per ora invece no.
Come potrei mai fare piani? Come potrei scegliere cosa essere da grande? Senza prima tentare di vivergli accanto. Senza prima dirgli Hey se ti va la condivido con te la mia vita.
Perchè se a lui va, io ci sto a trasferirmi qui o a seguirlo ovunque lui si debba spostare. Ma dovrà pur saperlo che esisto, no? Intendo, prima o poi. Dovrei dargliela questa opportunità.
Di sapere che se vuole, può scegliere di amare me, invece che un'altra.
E' per questo che adesso mi manca casa, mi manca Bologna, mi manca la piadina romagnola, mi mancano le feste universitarie, mi manca Maggie.
Ma mica potevo sperare che lui capitasse in quell'angolo impolverato di mondo. Qui, magari è più facile.
A me basta pensare a lui, sapere che almeno un passo per essergli più vicina, l'ho fatto.
Mi basti tu, Diario, le tue pagine a righe su cui riversare i miei pensieri sconnessi. Magari inventarmi qualche sogno, attendendo che qualcheduno lo raccolga.
E mi bastano un paio d'ore al giorno per sedere qui all'ombra. Guardarmi un po' attorno, immaginare le vite delle persone che passano di qua.
Alle storie che celano, o che tentano di celare, ma gran parte delle volte, ce l'han dipinte negli occhi.
E qui, in una città etereogenea ed assortita come Londra, di storie se ne vedono di tutti i generi. Ci sono commedie, ma molte più tragedie. E vorrei che la mia fosse un fantasy.
La sua sarebbe una poesia invece. O una canzone, una ballata magari, strimpellata sulle corde usurate di una vecchia chitarra classica. E la voce che la intona, potrebbe essere solo la sua.
Si sta bene a mezza manica ormai già da un paio di settimane, ma oggi tira un venticello dispettoso che mi accartoccia un po' la pelle e mi fa anche un'altra cosa. Mi fa sentire un odore.
Ad Hyde Park di odori se ne sentono tanti in verità, solo che poi si mescolano tutti insieme e raggiungono le narici senza poter essere riconosciuti. Suppongo comunque si tratti di mazzi di margherite e di viole, di fogliame, di miele, di erba tagliata, di crepes e gelati, qualche focaccia, ed anche perchè no, la pisciatina di un cane.
Ma questo odore qui di cui voglio scrivere, mi fa un effetto strano perchè, lo distinguo ed è solo e solitario. Non è un intruglio o una pozione magica. E' soltanto pelle e capelli.
Ed è qui, fisicamente vicino a me. Immagino sia una pelle chiara e levigata. E che siano capelli lunghi che sventolano nell'aria.
Forse appartiene al ragazzo seduto dall'altra parte del salice. E' già qualche giorno che si siede qui. Non sa quanto lo capisco.
E' come se sotto questi rami tristi si accumulasse tutta la pace di Londra. Qui gli sguardi non si posano, qui si sta in relax, qui si dimentica e si vien dimenticati.
E' un tipo silenzioso questo qui dietro, per fortuna. Dev'essere timido, o forse solo scontroso. Potrebbe sedersi più vicino a me, ma non lo fa e gliene sono grata. Non amo molto interagire nel mio attimo di pace. E daltronde è anche vero che potrebbe sedersi più distante, ma se lo facesse, l'ombra del salice smetterebbe di proteggerlo, e lui, questo, penso lo sappia.
Non mi turba il brusio che immagino fuoriesca dalla sue cuffie. Il frusciare delle foglie quasi lo sovrasta e non mi consente neppure di distinguere i pezzi.
Chissà cosa gli piace ascoltare, magari i Ramones, o potrebbe essere un tipo più da Van Morrison, o da Mozart, o da tutto e un po'. Non lo so che m'importa, Diario.
Però tu qui sei l'unico che mi conosce, che sa come sono fatta. M'interrogo spesso sugli altri, è una cosa che funziona bene allo scopo di allenare immaginazione e fantasia.
E siccome a me, immaginazione e fantasia servono, devo fare in modo di tutelarle il più possibile. E' solo per loro mezzo che posso interagire con Robert.
Perciò eccomi qui a farmi domande sul ragazzo dall'altra parte del tronco. Se mi giro riesco ad intravedere la punta del suo ginocchio, piegato verso l'esterno.
Mi sa che sta seduto a gambe incrociate. Ma non è detto, potrebbe tenere una gamba stesa e l'altra piegata a quel modo. Oppure una ravvicinata al petto e l'altra, bè, sempre a quel modo.
Non saprei, sono indecisa. Non è che sia importante, ma dal modo in cui una persona siede si capiscono molte cose, o almeno credo. Dicono così per la posizione in cui ci si addormenta.
Comunque oggi indossa dei jeans molto sbiaditi, ieri invece erano blu scuro. In entrambi c'è uno sbrago, e bada non un taglio, proprio al centro del ginocchio. La sua pelle è chiara.
Mentre lo scrivo mi s'inceppa la sfera della biro e mi sbava l'inchiostro. Se lo trovo un bel ginocchio, dici che ho qualche disturbo, Diario?
Perchè non è che di un ginocchio si possano tessere le lodi, però, ecco, è davvero un bellissimo ginocchio.
E forse ho solo bisogno di bermi una birra, magari un paio, magari ho bisogno di una bella sbronza come si deve. Ed è da un po' che non mi faccio una scopata. Ecco, l'ho detto.
L'ultima risale a prima di partire, il giorno precedente direi. Povero Alan, mi sa tanto che gli ho spezzato il cuore.
Ma io glielo avevo detto, lo avevo avvertito, che una persona col cuore spezzato, non avrebbe potuto far altro che spezzarne a sua volta.
Mi sono lasciata tutta una vita alle spalle, Diario. E bè, non era certo una vita di quelle che di solito si buttano via. Intendo dire che di cose da perdere ce n'erano, e le ho perse, forse.
Avevo una famiglia, un appartamento, una coinquilina, un furetto di nome Spunk, tutta una serie di trenta sul libretto universitario, un motorino e bazze ovunque.
Adesso ho solo Londra. E l'inquietudine che sento nasce dal fatto che mi va bene così. Ho barattato tutto ciò che la vita mi aveva riservato, per inseguire una speranza.
Mia madre telefona due volte al giorno, dopo pranzo e dopo cena. Mio padre non vuole più sentire il suono della mia voce. A me, semplicemente non importa. Dovrebbe, lo so.
Ho infranto tutte le sue aspettative, senza neppure fornirgli una spiegazione, un fottuto alibì del cazzo. Lo rifarei. Lo rifarei nonostante non sappia ancora se ne è valsa la pena.
Solo Maggie conosce il motivo della mia partenza. Non ha ancora smesso di darmi della fanatica squilibrata, ma ho come la sensazione che infondo, mi abbia perdonata.
Non tornerò sui miei passi, Diario, tutto quello che mi manca della mia vecchia vita, non lo fa abbastanza. Lui mi manca sempre di più.
Vivo in una sottospecie di sotterraneo a Soho, tre stanze da letto ed una comune da condividere con gli altri cinque emarginati sociali, che sarebbero i miei nuovi coinquilini.
Arrivo a stento alla fine del mese, perchè mia madre vorrebbe spedirmi qualche bustarella, ma sospetto che mio padre glielo impedisca e che la tenga d'occhio.
Se spera che seguendo questo strattagemma del cavolo, tornerò indietro, si sbaglia di grosso. Piuttosto crepo di fame. E poi sono un fuscello, non ho bisogno di granchè per nutrirmi.
E diciamo pure che Soho non è esattamente il posto più confortevole e raccomandabile in cui vivere, ma io mi ci sento a mio agio.
Uno di questi giorni però, credo che prenderò un pullman, uno di quelli extraurbani, e mi darò all'esplorazione di Barnes.
Forse non ci incroceremo mai, neppure tra quarant'anni. Ma almeno i miei occhi avran catturato immagini della sua infanzia.
Le stesse che, ne sono certa, gli saran passate davanti agli occhi ogni mattina, fino alla nausea. Lui ama Barnes. Forse come io amerò sempre Bologna.
Eppure entrambi abbiamo lasciato il nido, entrambi per un sogno.
Lui ama Barnes, ama la sua Londra, ed io starò qui per il resto dei miei giorni. Non fosse per altro che respirare qualcosa che lui ama così tanto.
Gli soffio un bacio, ovunque lui sia.


ANGOLINO DELL'AUTRICE
Nuovo delirio. Lo porterò avanti con più calma rispetto agli altri, che han la priorità. La trama non è ancora molto nitida nella mia mente, è solo un'idea, piuttosto campata per aria in questo momento, ma ero parecchio ispirata e così ne ho approfittato per buttarla giù. Vediamo che ne esce. Anche qui i Pov saranno bene o male alternati, così avremo modo di leggere anche il diario di Rob. E Moleskine, che è il titolo di questa storia, è proprio l'agenda su cui i due annoteranno i propri pensieri. I capitoli saranno sempre piuttosto brevi, almeno fino ad un certo punto della vicenda, poi si vedrà. Vabbè, non abbiate molte aspettative su questa fiction, che io stessa ancora non ne ho. <3 Bye bye.
  
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