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Autore: Oducchan    08/04/2010    4 recensioni
Lo scampanio della porta di casa Kirkland è quanto di più fastidioso possano udire delle fini orecchie francesi: ha un nonsochè di pomposo e cacofonico, richiamando le note iniziale del God save the queen, che Francis trova sempre, immancabilmente, raccapricciante. E sì che sono circa cent’anni, che cerca di convincere quell’idiota di Arthur a cambiare il campanello, ma lui niente, come al...
-Arthur non è in casa. Che vuoi?-
Di come Francis voglia scovare Arthur per celebrare degnamente un Anniversario, di come Arthur tenti di sfuggirgli, di come il Regno Unito risulti una famiglia di pazzi scatenati
[con la compartecipazione di OC!Galles, OC!Scozia, OC!Irlanda del Nord] [FrUk day! (L)]
Genere: Demenziale, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie di una Famiglia Unita. Almeno in teoria'
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Arretez –vous

Arretezvous! [tales of a United family]

 

 

 

 

Scozia sapeva bene quanto fosse pericoloso metter piede in cucina prima che la colazione fosse servita: Galles era talmente paranoica al riguardo che non consentiva ad Inghilterra di mettersi ai fornelli senza prima aver imbottito tutti i mobili, averli ricoperti con carta da giornale e aver sistemato almeno quattro estintori in giro per la stanza. Pertanto, se qualcuno osava avventurarsi in quelle quattro mura mentre Arthur era impegnato in un qualche tentativo di padellare bacon o di cucinare degli scones decenti poteva essere accolto o da un coro d’insulti, o peggio da una padellata in piena regola. Bisognava andarci cauti.

Pertanto, Kenneth fu ben attento a strisciare con circospezione fino al suo posto, cercando di farsi notare il meno possibile e non salutando nemmeno per evitare di distrarre il fratello dall’opera di distruzione che stava compiendo su una confezione di uova fresche: afferrò il giornale, lo spiegò in gesto fluido, e si stravaccò sulla sedia con tutta l’intenzione di leggerlo.

Tuttavia, un piccolo particolare nell’angolo della pagina lo fece sussultare, tanto che abbassò le pagine di carta in un fruscio accentuato e puntò lo sguardo sulla schiena ingobbita di Arthur, corrugando appena le folte sopracciglia bionde.

-England?- mormorò, cauto, attento alla reazione che avrebbe avuto la pancetta sfrigolante -So che odi essere interrotto mentre stai avvele… ehm, cucinando, e non lo farei mai se non fosse una questione di vita o di morte, ma ci tenevo a…-

-Scotland!- la voce secca del fratello lo richiamò stizzita, facendogli intuire di darci un taglio se non voleva diventare bersaglio di un’esercitazione di tiro con l’arco – arco lungo, per capirci.

-Ecco… non so se te ne sei accorto…ma oggi è il 7 aprile- tacque prudentemente, lasciando che l’altro digerisse per bene l’informazione, prima di aggiungere, incerto: – Te ne sei accorto, vero?-.

-No- ruggì Arthur in risposta, litigando furiosamente con le strisce di carne che non volevano assolutamente saperne di essere rivoltate, e lottando al contempo con il tostapane che aveva fagocitato un paio di toast senza aver alcuna intenzione di renderli –Mi sono scordato il compleanno di qualcuno?-

-Ehm…non esattamente- Pian piano, Kenneth ripiegò la sua copia del Times, prima di alzarsi per andare a recuperare un grembiule da un cassetto, ormai rassegnato a rinunciare alla sua fuga a Edimburgo pur di salvare capra e cavoli (e non sentire via telefono le strilla della sua adorata consorte) – Solo che domani è l’otto. L’otto aprile. Lo sai, quanto ci tiene Francis…-

E mentre, colto dalla luce solare della somma Comprensione che causò un quasi mancamento, Arthur per poco non capitombolava per terra, bruciando irrimediabilmente la carne di maiale sul fuoco, Kenneth gli fregò le pentole dalle mani, spintonandolo lontano dai fornelli.

-Lascia, oggi haggins per tutti-

 

 

 

Lo scampanio della porta di casa Kirkland è quanto di più fastidioso possano udire delle fini orecchie francesi: ha un nonsochè di pomposo e cacofonico, richiamando le note iniziale del God save the queen, che Francis trova sempre, immancabilmente, raccapricciante. E sì che sono circa cent’anni, che cerca di convincere quell’idiota di Arthur a cambiare il campanello, ma lui niente, come al…

-Arthur non è in casa. Che vuoi?-

Ecco, se non fosse che sarebbe molto poco dignitoso e molto poco romantico, ora Francis toglierebbe il dito da quel maledetto campanello e farebbe dietrofront per darsela a gambe levate, agitando il mazzo di rose come arma di protezione. Perché ecco, può esserci abituato, dopo tutto quel tempo, ma è la reazione più o meno comune che coglie tutti coloro che vengono accolti sulla porta da Galles. Quella donna avrebbe la capacità di terrorizzare a morte Russia e Bielorussia nello stesso momento solo puntando loro addosso il suo sguardo glaciale da pura conservatrice cresciuta a pane e tentativi d’invasione da respingere. Un paio dei quali falliti.

Ma Francis è Francis, e sa benissimo perché è venuta Rhiannon ad aprirgli e non Kenneth, e perché non potrà godere dell’appoggio che Scozia è solito dargli in ogni occasione: Galles, con i suoi ampi abiti rinascimentali, le gonne vaporose, le trine e i merletti, incute un sacrosanto terrore a chiunque parli, quasi volesse ricordare in qualunque istante perché per lei il mondo si è fermato nel sedicesimo secolo; e soprattutto, è quella più diffidente e maldisposta verso chiunque provenga da un qualunque luogo al di fuori delle Isole. Lui compreso. Peccato che Francia non si è mai fatto scoraggiare da un po’ di ostilità.

-Peccato. Non c’è nemmeno Kenneth?- ribatte, sfoderando la dolcezza del suo migliore sorriso e mettendo al contempo un piede avanti, prima mossa per evitare di vedersi sbattere la porta in faccia e far fallire così la sua infiltrazione in casa.

Rhiannon aggrotta appena le folte sopracciglia, guardinga, studiando con attenzione la meditata affettazione francese che le dà tanto sui nervi. Odia quella rana senza cervello, specie quando tenta di circuirle entrambi i fratelli.

-No, non c’è nemmeno lui. E ora, se non ti dispiace, ho altro da fare che star qui a parlare con te-.

Fa per chiudere il portone, ma per somma sfortuna e coincidenza di tempi, la discesa dalle scale dell’ultimo membro del Regno interrompe il suo tentativo di ricacciare di là della Manica il ghigno di Francia e fa definitivamente arenare i piani di tutti.

-Galles, ma per venire dalla regina devo per forza mettermi…zio Frenz!-

E il grido gioioso con cui Irlanda del Nord accoglie il suo quasi-zio preferito nonché anima pia che ogni anno la porta a far shopping nella sua capitale, riempie l’atrio d’ingresso della casa, Francia sorride di nuovo, pronto ad ricevere a braccia aperte la sua quasi-nipotina, appuntandosi mentalmente che dovrà riuscire a farsi perdonare da Galles, anche se al momento la donna pare più intenzionata ad ucciderlo mentre lo lascia entrare.

 

-Oggi haggins per tutti- annuncia torva Rhiannon, terminando di padellare attorno ai fornelli e piazzando davanti ai presenti tre piatti colmi del pasticcio di rognoni made in Scotland. Francis sussulta, quando la sua porzione si deposita poco gentilmente davanti al suo naso, e si limita a fissare disgustato altrove; Erin non fa una piega, afferrando una forchetta e iniziando a giocherellare distratta con un pezzo di carne, prima di alzare il viso al suo indirizzo e sorridere radiosa.

-E allora, che ci facevi qui? Cercavi Arthur?-

-Esattamente – replica immediatamente, agitando appena il mazzo di rose rosse che non ha mollato per un solo istante (potrebbe finire dritto in pattumiera, o peggio, giù per qualche scarico, se lo lascia incustodito) – è uscito?-

-Sì, è andato a Manchester con Scozia, questioni per la Corona- brontola Rhiannon, scostando malamente la sedia e accomodandosi invece con estrema compostezza, raccogliendo le pieghe della sua gonna come tante onde attorno alle gambe –Quindi, o riferisci a me, o torni oltre Manica- aggiunge, con un lampo negli occhi verdi che da sempre è sinonimo di strage. Ma Francis non si scompone, non l’ha mai fatto.

-Che peccato. Vorrà dire che attenderò con ansia che ritornino, gustandomi nel frattempo…questa prelibatezza- e con tutto il savoir-faire di cui è dotato, Francia aumenta la portata del suo sorrido, portandosi con coraggio una forchettata alle labbra. Dio, morire in quel modo stupido, avvelenato da un’orribile piatto inglese, solo per amore di quel cretino che aveva pure la malagrazia di non farsi trovare quando attraversava la Manche solo per lui. Addio, nouvelle cuisine tanto adorata, addio petit Tour, addio Paris, addio…

-Vuoi piantarla di fare tante storie? Se non vuoi mangiarlo, non farlo!-

Francia apre appena un occhio –che non si è accorto di aver chiuso- e squadra corrucciato la terribile donna che ha interrotto sul nascere il suo ispirato epilogo e gli ha tolto la soddisfazione di una morte romantica; si raddrizza sulla sedia, mentre Galles gli sottrae la tremenda vivanda, e strizza l’occhio a Irlanda del Nord, che tenta disperatamente di non scoppiare a ridere in faccia alla sorella. Sì, non tutti i membri di quella famiglia sono da buttar via, dopotutto… della lista ovviamente non fa parte quella strega che al momento tenta di fulminare entrambi con un solo colpo d’occhio, aggirandosi per la stanza come uno di quei fantasmi che ai Kirkland piacciono tanto.

Ma in quel mentre…

-Famiglia, ho terminato di sistemare la soffitta! Che c’è di buono per pranz…-

E al teatrale ingresso in scena dei biondi e lunghi capelli lunghi di Scozia e del suo passo atletico, succedono, tante, troppe cose: Erin quasi si strozza con la sua stessa saliva, presa alla sprovvista e spaventata dal nuovo arrivato che è sbucato dalle sua spalle; Francia saluta con un cenno della mano, allungando dei piccoli colpetti sulle spalle della piccola per salvarle la respirazione; Galles…Galles diventa di pietra, prima di piantare uno sguardo di pura lava liquida sul marito e alzarsi, molto, molto lentamente, in piedi. Kenneth forse subodora il pericolo, perché tenta una manovra difensiva indietreggiando verso la porta on le mani tese

-Ehm…tesoro…perché mi guardi così?-

-Scozia, my only true love... - e la voce della gallese pare un concerto di unghie su una lavagna – Hai cinque secondi per sparire dalla mia vista…SE NON VUOI PASSARE A MIGLIOR VITA!-

Puntuale come ogni anno, Scozia si precipita urlando fuori dalla cucina, implorando in ogni lingua conosciuta (inglese, gaelico, persino francese) la moglie di perdonare la sua piccola involontaria gaffe; e puntualissima, Galles si lancia al suo inseguimento, afferrando lo spadone a due mani appeso in salotto e tentando di affettarlo per tutta casa.

Irlanda del Nord, per conto suo, non si scompone. Si limita a sospirare, abbassando lo sguardo.

-Ne deduco…- mormora, alzandosi dalla sedia, afferrando i due piatti ormai freddi e svuotandoli lestamente nella pattumiera – …che a questo punto Arthur si sia imboscato da qualche parte qui dentro. Non ho idea di dove sia, I’m sorry-

Francis sorride, stavolta di puro diletto.

-Tranquilla, cherie. Ho tutto il tempo del mondo-

 

Un’ora dopo, Francis ha setacciato senza risultato il salotto, il bagno del primo piano, la camera da letto di Arthur, la camera di Scozia e Galles, le tre camere degli ospiti, lo studio, il soggiorno e il bagno del secondo piano. Non sa se passare direttamente alla soffitta, dove è più probabile che il suo amato angle terre si sia nascosto, ma il fatto che al momento ci stiano transitando la coppia di sposini ancora impegnati nel tentativo di chiare le loro posizioni gli fa prontamente cambiare idea. Forse, il posto meno probabile è quello più corretto, e Erin sicuramente lo perdonerà, se le promette di portarla a Paris nel finesettimana. Pertanto, spalanca la porta della sua camera da letto e si lancia in esplorazione, attento ad ogni anfratto.

Mentre sta controllando scrupolosamente che la brutta pellaccia del suo inglese preferito non si trovi sotto al letto e nemmeno dietro le tende rosa confetto, però, dei rumori attutiti attraggono la sua attenzione. Si alza, si guarda attorno, e con un sorriso compiaciuto si avvia a spalancare le ante dell’armadio a muro, rivelando il viso di Inghilterra mezzo nascosto da un numero imprecisato di vestiti colorati.

-Bonjour, cheri-

Arthur arrossisce subitaneamente, colto nel fatto. Sa bene che non può nemmeno tentare una fuga dignitosa –diamine, si è sepolto tra gli abiti di sua sorella, come si fa ad essere più idioti?- e non può assumere nemmeno un cipiglio inglese tale per cui salvare la faccia.

-Damned frog- brontola, cercando almeno di mascherare l’imbarazzo dietro -God- una gonna di pizzo fucsia. Ma Francis lo ha cercato a lungo, troppo a lungo per farsi scoraggiare da così poco.

-Bon anniversaire- cinguetta, sventolandogli finalmente sotto il naso il mazzo di fiori che ormai implorano pietà dopo aver attraversato l’intera dimora del Regno Unito, e abbozza un inchino galante, ghignando divertito – Centosei anni, e non mi sei mai sfuggito. Noto comunque con piacere che non t’arrendi mai-

-Ma stai zitto, idiota- è la romantica risposta che ottiene, mentre Arthur, se possibile ancora più bordeaux, s’impossessa delle rose per gettarle malamente in un angolo della stanza, riemergendo in qualche modo dalla mole di stoffa giusto per infilargli le dita tra i capelli e attirarlo maldestramente verso il suo viso –Come se non lo sapessi, perché sei qui-

-Quanto siamo impazienti, Angleterre- sogghigna l’altro, ben lieto di scostare parecchi indumenti per avere una presa più salda sul corpo di quell’inglese maledetto che, parbleau, un giorno o l’altro qualche capello bianco glielo farà venire –Prima ti nascondi, e poi pretendi anche?-

-Mmmmh…- e forse Arthur qualcosa la vorrebbe anche replicare, solo che le labbra di Francis sono già sul suo collo, le sue mani tentano di farsi largo sotto la camicia e l’insulto che gli è salito spontaneo alle labbra si è affogato da qualche parte, andando a rimbalzare tra lo stomaco e il cuore che gli batte forte nel petto.

Un fracasso assurdo, una porta che viene quasi divelta, uno strillo e un suono metallico che fende l’aria. Francis riapre gli occhi, li sposta dal viso adorabilmente arrossato di Arthur, e si ritrova a un palmo da naso una lama d’acciaio larga mezzo palmo, e dietro di essa due occhi verdi gelidi come il canale di San Giorgio.

-Fuori da questa CASA! MALEDETTO MANIACO FRANCESE!-

Francis sospira, prima di decidere per le vie pratiche e di sfidare per l’ennesima volta la possessiva gelosia di Galles nei confronti dei suoi fratelli: si carica in spalla Arthur, ignorando le sue proteste indignate, evita per un soffio che venti centimetri di spada Claymore gli si conficchino nello sterno e s’invola fuori dalla stanza, guadagnando rapido le scale.

E mentre si ritrova a correre a precipizio per casa Regno Unito, con un Arthur ululante in spalla impegnato a tentare di farsi ubbidire, con una Galles inferocita alle calcagna e uno Scozia disperato al seguito, Francia non può proprio che maledirle, le sue scelte in fatto d’amour…ma innamorarsi di uno con una famiglia normale, no, eh?

 

 

 

 

 

Delirio serale in una giornata delirante.

 

Sì, Galles è un po’ matta, lo ammetto. Però mi è sempre piaciuta, la sorella schizzata che tiene all’Unione più di ogni cosa (cosa storicamente non fondata, lo ammetto, però va detto che il Galles è stato l’ultimo stato a cedere sia all’invasione Romana che a quella anglo-Sassone). Si veste con abiti d’altri tempi a sottolineare l’Unificazione con l’Inghilterra del 1535. Dal 1700 è sposata con Scozia (a.k.a. il primo Act of Union)

Scozia invece con Francis va molto d’accodo, perché i due si sono alleati tra loro molto spesso, in parecchie guerra, arrivando a quasi imparentarsi tra loro (Maria Stuart sposò il Delfino di Francia). Irlanda del Nord invece lo adora per una scelta mia, così come lo chiama “zio” (d’altro canto è la più giovane del clan. Frenz ovviamente è un nomignolo, ottenuto dal suono di “France” e di “Francis” XD)

Per la scelta dei nomi: Kenneth è un nome tipicamente scozzese, apparteneva a un re del I/II secolo a.C. abbastanza famoso in patria. Rhiannon è il nome di una divinità gaelica che significa “grande regina”, e considerando il carattere dispotico della mia Galles si adattava bene. Erin è la forma anglicizzata di “Eirinn”, che è il genitivo di “Eire”(forma gaelica per Irlanda)

Altre note…l’haggins è il piatto nazionale scozzese, non l’ho mai assaggiato ma a prima vista non ispira. La spada Claymore è un tipo di spada a due mani utilizzato prevalentemente in Inghilterra-Scozia.

 

Sì, ho finito di tediarvi. Se qualcuno vuole, liberissimi di riutilizzare tutto questo ambaradam.

Un besitos a tutti

Vostra wolvie <3

   
 
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