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Autore: Bad Devil    08/04/2010    5 recensioni
“Sarebbe stato sufficiente accettare la fine di tutto quello senza opporsi agli eventi, ma Lui, semplicemente, non ne fu capace.”
[Fanfiction classificata 3° e Vincitrice del premio Giuria al Dark Contest indetto da Nihal]
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dolci † Incubi
[Fanfiction classificata 3° e Vincitrice del premio Giuria al Dark Contest indetto da Nihal]

[ ~ † ~ ]

A te,
che sei il mio dolce incubo,
auguro la buona notte.
Ricorda piccola mia,
il buio è pieno di tutte le tue paure.
Devi stare attenta a cosa temi…
Potresti non risvegliarti mai più.

 [ ~ † ~ ]

 

Lui era il signore di quell'enorme villa.
Un sovrano decaduto che passava le giornate seduto su di un trono di cristallo nero.
Era un sovrano perché portava regalmente una corona, ma...
Non possedeva nulla.
 

Passava solamente le giornate ad osservarli.

 
Si trattava delle persone che abitavano con lui in quel maniero immenso.
La Bambola e il Macellaio.
Li guardava come se avesse fame di loro.
Una fame che non si sarebbe saziata col cibo.

 
Li aveva amati profondamente, volendoli entrambi solo per il proprio piacere, ma non comprese mai il momento esatto in cui quell'amore, distorto e malato, li aveva portati tutti alla rovina. 

Il Macellaio era il suo servitore e tuttofare.
Un ragazzo schizofrenico, dalla duplice personalità, e di bellissimo aspetto, che passava le sue giornate a mutilare carcasse.
A volte nemmeno si assicurava che le sue vittime fossero decedute, prima di farle a pezzi...
Infieriva su di loro brutalmente, al punto che anche dopo un lungo bagno il suo corpo puzzava ancora di sangue e decomposizione.

 Lo amava perché soddisfava la sua Follia.

 
La Bambola, invece, era un ragazzo dai capelli bianchi e dagli occhi rossi come il sangue, costretto dal Padrone in vezzosi abiti femminili.
Occupava le mansioni tralasciate dal Macellaio.
Il giorno del suo arrivo alla villa i capelli erano neri...
Dopo divennero bianchi per il terrore.

 
Lo amava perché soddisfava la sua Lussuria.

 

Li desiderava perché non poteva averli, se non con la forza...
Lui era il Padrone; lui dettava legge nelle mura vittoriane di quella villa, e loro dovevano obbedire solamente, ma...
Vi fu una cosa che non poté controllare...
La loro morte.
Il Padrone dovette dire ad entrambi addio, vedendo con i propri occhi il suicidio del Macellaio e la lenta agonia della Bambola.
Il dolore fu così forte e atroce da portarlo alla follia più pura.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterli riavere con sé...
Per rivedere il sadico sorriso del Macellaio o sentire ancora una volta un urlo lacerante della Bambola.
Gli mancavano come il respiro, e pregò ogni divinità esistente per riaverli ancora con sé...
E purtroppo...
Qualche Dio beffardo gli rispose...

Da Sovrano decaduto sarebbe diventato il Signore dell'oblio.
Possessore di niente, terrorizzato da se stesso per ciò che era diventato.
Quella forma demoniaca gli aveva concesso un aspetto terrificante e la completa perdita di pace e sanità mentale...
Un prezzo troppo alto, lo sapeva bene, ma la disperazione l'aveva guidato sino a quella strada senza ritorno.
Per quanto pazzo...
Non si sarebbe dissanguato su un altare, se non per amore.

Il dolore fu atroce, quasi paragonabile a quello del lutto subito, ma, quando la sua nera vedovanza sembrava giunta al suo futile termine, ricevette la grazia.

La grazia che lo condannò per l'eternità.

 Viveva, ora, nel terrore di se stesso, al punto da disconoscere il proprio riflesso.
Perché lui...
Lui aveva i capelli biondo oro....
Occhi azzurri limpidi e pelle candida; mani curate.
Un bel sorriso... 

Non era la macabra creatura che gli specchi dispettosi si ostinavano a mostrargli...
Non era lui... Non la snella figura dalla lunga capigliatura corvina che lo fissava dall'altra parte della superficie riflettente.
Il suo viso non era quello magro e dalla carnagione bluastra, sfigurato da solchi neri simili a lacrime, che terminavano prima di quella bocca dalle lunghe zanne vampiriche.
Non aveva mai avuto quelle corna nere rivolte verso il basso e venate di rosso carminio.
Lo stesso colore dei propri occhi...

Quello non era lui.
 

Era solo il suo riflesso.


Ora si nutriva degli Incubi che creava continuando a vivere.
Non aveva un cuore perché gli era stato spezzato così tante volte dall'essere reso impossibile da salvare, troppo corroso da quel sentimento di perversa devozione che aveva provato nei confronti dei suoi due servi.

 Per loro rinunciò alla sua umanità, ottenendo però una seconda occasione.


Avrebbe condannato anche loro...

 
Presto li avrebbe rivisti, costringendoli come in passato a vivere per lui...

 
...e gli sarebbe piaciuto da impazzire...

 
Tutto ebbe un nuovo inizio quando, all'apice del proprio terrore, sentì l'abbraccio confortante della sua Bambola. Era diversa...
Non calda come un tempo...
L'abito bianco candido che indossava ora era sporco e logoro sui bordi.
I capelli scarmigliati.

Le labbra cucite, però.

Proprio come l'aveva lasciata...

 

I ruoli sembravano essersi invertiti poiché non era la Bambola ad avere bisogno di conforto, bensì il Signore.
Lei lo stringeva tra le mani sottili, accarezzandogli i capelli neri e dandogli l'affetto di cui aveva bisogno, ma che non si meritava.
Aveva lo sguardo vuoto, rassegnato all'idea che tutto fosse ricominciato.
Poco lontano da loro, escluso da quel delicato abbraccio, vi era il Macellaio.
Aveva un ghigno folle dipinto sul viso, ancora per metà sporco di sangue.

 Perché lui si era sparato un colpo alla testa...

 

Restava appoggiato al muro, sul fianco, osservandoli quasi divertito da quel corridoio dai pavimenti a scacchiera.
Forse non aveva ancora realizzato di essere nuovamente vivo, o molto più probabilmente la cosa lo divertiva.
Fremeva dalla voglia di usare di nuovo la sua mannaia.
Il sangue sporcava ampiamente sia il suolo che le mura, risultando nero alla luce debole delle candele che vi erano.
Non era cambiato niente.
Tutto era ricominciato, e stavolta non avrebbe avuto termine....

Non appena il Padrone poté trovarsi faccia a faccia col Macellaio gli strinse le mani al collo; la certezza che il ragazzo non avrebbe reagito.
Voleva soffocarlo.
Strinse la presa, brutalmente, lasciando che le ossa della trachea del ragazzo gli si spezzassero tra le dita, mentre il volto di lui sbiancava esalando l'ultimo respiro.

Lo lasciò ricadere morto a terra, sfilandogli poi dalle mani l'arma.

<< Vieni da me... >>
Sussurrò rocamente, camminando per quel corridoio per tornare nella camera da letto.
Per tornare da Lei.
Puro terrore nel suo sguardo, enfatizzato dal rimbombare dei passi del Padrone.
<< Vieni, bambina... >>
La raggiunse su quel letto dove pocanzi lo stringeva, sedendovisi e portandola tra le proprie gambe, facendo aderire la sua schiena al proprio petto.
<< Triste Bambolina, vestita di dolore... >>
Le sussurrò, passandole un braccio intorno alla vita e tenendo saldamente la mannaia.
<< ...cadi tra le mie braccia... >>
Le tagliò la gola, lentamente, da parte a parte, lasciandola poi sanguinare tra le proprie braccia.
La stringeva a sé, baciandole una tempia e parlandole.

<< Non ti lascerò andare, non ti spezzerai... >> Si passò una sua ciocca pallida tra le dita.
<< Sarai solo mia per sempre. >>

La Bambola non riuscì a fare altro che stringere il braccio del Padrone, soffrendo per quella ferita infertagli e per la quale non poteva sfogarsi.
Il suo era un dolore che non poteva essere espresso vocalmente a causa della cucitura stretta sulle labbra, troppo stretta per permettergli anche di parlare.

Vedere lo sguardo della sua amata Bambola implorante lo faceva sentire potente e pieno di sé...
Le accarezzò il bel viso, contratto dal dolore.

<< Se lo avessi saputo prima... >>
Iniziò con voce roca, sfiorando le sue labbra con un dito, prima di accarezzarle con le proprie.
<< ...non avrei voltato le spalle alla luce, facendo in modo che il sangue tracciasse la mia via. >>

Lui era disgustato da ciò che era diventato.

Il terrore per il proprio riflesso, o per gli incubi che aveva continuamente era solo una piccola parte dell'agonia che stava scontando per averli rivoluti con sé...
L'aveva fatto solo per loro.

Lo sguardo lucido della Bambola risultava vuoto, anche in quel momento in cui, forse, avrebbe dovuto essere carico di risentimento.
Aveva subito le peggiori violenze da parte del suo Padrone, eppure ancora non riusciva ad odiarlo del tutto.

Infondo lì erano tutti matti...


Lentamente si lasciò morire tra le sue braccia, dando così al Padrone la sua vendetta.
Sarebbe stato così semplice tenerli entrambi con sé e dimostrar loro quanto il suo amore l'avesse corroso mandandolo alla rovina, eppure fu più facile fargliela pagare.
Loro gli avevano spezzato il cuore; Lui gli avrebbe spezzato l'anima.

Strinse la Bambola per lungo tempo, incurante del sangue che ora sporcava ampiamente entrambi;
dal suo vestitino di pizzo bianco, alle mani del padrone, innaturalmente pallide.
Passarono ore prima che decidesse di seppellirla nel giardino della villa.
Scavò una fossa poco profonda e la gettò malamente al suo interno, quasi senza rispetto.
Quando la ricoprì, una sua mano sporgeva ancora dal terreno, mostrandosi come un invito.
Ne baciò il freddo dorso, rialzandosi poi per tornare nella casa.

 
<< Dolci incubi, bambina... >>

 
Non aveva il minimo timore, ora, perché aveva capito come funzionava.
Non avrebbe sofferto per quella perdita, perché non era effettivamente mai successo.
Tutto sarebbe ricominciato, ancora e ancora....

All'infinito!

Dopotutto era il suo incubo, e chi meglio di lui poteva conoscerlo?
Sarebbe stato sufficiente andare a dormire, o svegliarsi attendendo l'indomani...
In quella villa il tempo non scorreva per assecondare il suo insano desiderio.

La Bambola e il Macellaio sarebbero di nuovo stati suoi.

Per l'eternità.

 

 

Owari
Bad†Devil

  
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