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Autore: storyteller lover    08/04/2010    5 recensioni
Ci sono segreti che non possono essere schiusi se non nel proprio animo. E questo può avvenire di fronte a uno specchio, mentre si siede aspettando che la noia e il tempo passino, a volte inconsapevoli, ma molto spesso nella piena consapevolezza del vizio, che deriva dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione. Questa storia si è classificata prima a pari merito al contest "Seven Deadly Sins" indetto da Addison89
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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raccolta 1


Personaggio principale associato al peccato:

  1. Esme – Vanità;

Personaggi secondari(in quale storia si trovano):

  1. Esme – Carlisle – Rose (Rosalie) – Fratelli Cullen – Charles Evenson (primo marito di Esme) – OC;

Pairing(per storia):

  1. Vanità: Esme - Carlisle, Esme - Charles Evenson, Esme - OC;

1. La morte ti fa bella – Vanità

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La modestia è una forma raffinata di vanità.

E' una menzogna. 


La televisione continuava a trasmettere il suo programma da almeno un’ora quel pomeriggio senza che lei gli avesse dato molta attenzione.

Era sola in casa. I ragazzi erano fuori, Carlisle aveva preso il turno di pomeriggio..

Tesoro, un collega mi ha chiesto di sostituirlo, in più c’è un paziente che volevo visitare di nuovo, la sua situazione clinica sembra essere nella norma, ma non sono del tutto tranquillo..

Era sempre così buono, compassionevole, umano. Sì, Carlisle non aveva mai perso la sua umanità, a differenza di Charles, il suo primo marito. No, Charles non aveva mai dimostrato di possederla.

<..il maltempo in questi giorni sembra essere oggetto di preoccupanti interrogativi per i metereologi di tutto il mondo. Sentiamo cosa ne pensa il nostro esperto: Ci dica, riusciremo a trascorrere una primavera tranquilla e moderatamente soleggiata nello stato di Washington o …>

Sì, era stata fortunata. Carlisle non le avrebbe mai fatto del male. Lui l’amava…

<..ma ora occupiamoci di curiosità e l’argomento di oggi riguarda un tema molto accattivante: I sette vizi capitali. Cosa dicono gli esperti? Colleghiamoci subito col nostro inviato..>

Per la prima volta da quando l’aveva accesa, Esme si volse verso lo schermo della televisione, ultimo modello, quarantadue pollici, alta risoluzione e tecnologia di nuova generazione, un regalo dei ragazzi per il loro anniversario di due o tre, forse quattro anni fa.

<..Secondo uno studio recente, le donne sono più tentate dal commettere l’invidia e l’avarizia. E voi, da quale peccato siete affetti? ..>

Gli abiti del male – pensò Esme tra sé. L’aveva letto nel compendio di filosofia antica, quando studiava per diventare maestra, subito dopo essere fuggita da  Charles.

I vizi derivano dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione.

Sì, quella era la definizione.

Istintivamente Esme spense il televisore e, posato il telecomando, si diresse al piano di sopra.
Senza esitazione aprì la porta della sua camera da letto e si sedette sulla sedia di fronte allo scrittoio e allo specchio ovale, appena inclinato, posto sopra di questo.
Si sciolse i lunghi capelli e lasciò che le lunghe ciocche color caramello le ricadessero sulle spalle, incorniciando il viso ovale che si rifletteva nello specchio.
Non troppo appuntito, né eccessivamente squadrato o disarmonico.
La linea era perfetta, armoniosa, sottile ma ben disegnata.
Si portò le mani sotto il mento e lentamente, delicatamente, voltò il capo prima a sinistra, poi nel senso opposto, senza mai staccare lo sguardo dalla sua immagine riflessa, come a voler cercare a quale dei due appartenesse il profilo migliore.

Che sciocca – erano entrambi perfettamente simmetrici, l’uno speculare dell’altro, e s’incontravano proprio lì, sul mento appena delineato e per niente pronunciato. La pelle era sfumata di un colorito candido, che rendeva la sua pelle, di per sé resistente come il marmo, luminosa, all’apparenza setosa. La fronte era appena un po’ alta, in sintonia con la forma del viso, contornata dall’attaccatura dei capelli, diritta, perfettamente delineata. Poco più sotto, le sopracciglia disegnavano e contornavano le lunghe palpebre. Lì, la pelle diventava più sottile, dal contorno occhi laterale fino a quello centrale. Le ciglia finissime tratteggiavano una curva che riprendeva la linea dello sguardo, di media e giusta grandezza. Due gocce ambrate stavano lì, solcate da piccole striature nere, e le restituivano il suo sguardo di rimando. Brillavano, riflettendo la luce che, tenue, filtrava nella stanza. Il cristallino era contornato da una linea nera che gradatamente sfumava nel bianco vitro degli occhi. 
Al centro, il naso era dritto, senza dossi o imperfezioni che sul finire si allargava fino alle narici, anch’esse perfette. Un’ombra leggera sfiorava lievemente l’estremità sotto il naso, senza ricadere sulle labbra: un cuore rosato appena dischiuso che tutt’un tratto sbocciava sulla pelle candida, morbido, vellutato, carnoso, pieno, invitante.
Sì, lei era la Vanità, e cosa c’era di male dopotutto?

La morte ti fa bella, e così era stato anche per lei.

L’altro giorno era uscita insieme Rose.
Erano andate fino a Port Angeles a comprare un vestito per il matrimonio.
Inizialmente, aveva scelto un vestito nero, ma lei stessa le aveva detto che sarebbe stato meglio scegliere un altro colore per un’occasione come quella.
Mentre Rose provava in camerino un vestito di colore verde acqua, Esme aveva trovato, in un angolo del negozio, un abito di organza blu scuro, lungo, senza maniche.
Il bustino morbido si allungava fino a una serie di balze discontinue semitrasparenti che ricoprivano la gonna di seta. Esme l’indossò, insieme ai guanti e al nastro di pizzo blu che facevano parte del vestito. Pensava che Rose ci stesse mettendo molto, forse il vestito non le piaceva.
Spesso, la vedeva scegliere colori sgargianti o molto scuri, mentre invece quelli pastello, a suo giudizio, le donavano di più. Le madri sono spesso più obbiettive delle figlie, ma per amor loro, le lasciano scegliere ciò che preferiscono. Aveva sciolto e legato i capelli in una mezza coda non troppo alta, le sembrava che le stesse meglio.
“Esme, dove sei? Sono pronta!” Mentre si aggiustava il bustino, Esme sentì la voce di Rose chiamarla e, così, si decise a uscire dal camerino.
“E il vestito verde? Rose?” Chiese quasi istintivamente Esme quando vide Rosalie sfoggiare un abito bordeaux lucido al posto di quello che le aveva visto portare con sé in camerino.
“Troppo tenue. Ci vuole un colore più vivo, che attragga lo sguardo, che esalti il colore dei miei capelli..” Iniziò a dirle Rosalie, guardandosi allo specchio.
“Sai, non mi convince. Non lo so, troppo serio. Che ne pensi di questo rosa?..” Continuava a chiederle Rosalie, indicandole molti altri vestiti.
“Potresti trovare qualcosa per me? Riesci sempre a trovare quello giusto.” Le disse Rosalie.
“Ma certo, tesoro. Vuoi che chieda se ci sono altri colori?” Le chiese Esme.
“Si, se è possibile. Vado a cambiarmi, ti aspetto.”Così dicendo entrò di nuovo in camerino, lasciando Esme di fronte allo specchio. Restò a guardarsi per qualche istante. Le piaceva quel vestito, le piaceva non solo il colore ma anche il modello. Pensava fosse adatto a lei, lo credeva almeno.

Improvvisamente, un’immagine nello specchio la colpì. Un uomo la stava guardando da dietro la vetrina. Era giovane, scuro in viso, ma con occhi molto chiari. La fissava in muto silenzio, come se non volesse interrompere nulla di importante.

“Esme? Guarda cos’ho trovato. È viola, credo che potrebbe…” Proruppe Rosalie, ma s’interruppe quando vide quell’uomo osservare Esme con tanta intensità. Non degnò Rose nemmeno di uno sguardo, come se davanti a lui ci fosse solo Esme e il vetro tra loro.
Senza dire nulla chinò appena il capo e scomparve, così come era apparso.

Il vestito blu era adesso appeso dentro l’armadio alle sue spalle, i guanti erano riposti dentro un cassetto, le scarpe erano finite dentro una scatola.
Li aveva indossati il giorno del matrimonio, ma nessuno l’aveva guardata come aveva fatto quello sconosciuto, nemmeno Carlisle.
Era tornata spesso davanti a quella vetrina, sola, immaginandosi come doveva essere stata.

La morte ti fa bella , aveva sentito dire. Persa in questi pensieri, distolse lo sguardo dallo specchio e si allontanò dallo scrittoio. 
Sarebbe tornata a specchiarsi in quel modo molte altre volte.

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Oh, bene^^. Eccomi qui con la prima One-shot. Che dire, sono contentissima della prima posizione e spero di essermela meritata. Spero vi piaccia. Diciamo che non so come mi sia venuto in mente di associare Esme con la Vanità, ma alla fine era un’idea che mi piaceva molto. detto questo vi lascio per riprendervi con il prossimo peccato… l’invidia. Secondo voi chi potrebbe essere? Si accettano scommesse di ogni genere. ihihihih

Sotto riporto il giudizio della giudice e i link del forum se mai vorreste leggere le storie delle altre partecipanti. Alla prossima


http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8999747&p=1

Prima classificata a pari merito Storyteller lover con Eterni e peccaminosi
75/75

Livello ortografico:10
Lessico e stile: 10
Originalità:10
Trama:9.5
Armonia tra i peccati:15
Personaggi IC:10
Gradimento personale: 10
Giudizio:

Veramente una raccolta che intriga il lettore dall’inizio alla fine.
Le tue descrizioni sono talmente ben fatte che sembra di camminare all’interno della tua storia mano per mano ai peccatori, sembra di vedere ogni loro movimento anzi, ti dirò di più, ci si immedesima talmente tanto nel protagonista delle storie che finiamo a lottare contro la tentazione di compiere, a nostra volta, il peccato.
Ho trovato una spiccata originalità in ogni one shot, le trame sono ben strutturate e per di più i personaggi sono pienamente IC e non cadono mai nella banalità ne negli stereotipi classici a cui si mira scrivendo una fan fiction.
Mi hanno colpito tutte le storie, anche perché sei riuscita ad amalgamarle bene e mi ha colpito particolarmente il pizzico di tristezza che conclude ognuna della tue storie.
Ho amato particolarmente la storia di Jane sul peccato della lussuria. Il vivere il peccato indirettamente, il sentire il bisogno di peccare ma essere impossibilitata a farlo donano alla storia quella malinconia che affascina il lettore, e poi la frase finale di Aro mi ha stregata ^-^
Veramente brava, se devo trovare un piccolo difetto alla storia sono i puntini sospensivi della prima one shot in almeno tre casi ne hai messi due anziché tre ma non me la sono sentita di abbassare il punteggio per un errore così banale quindi Complimenti^^

 

   
 
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