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Autore: BigMistake    10/04/2010    4 recensioni
Divertente One Shot di un missing moment della vita della mia Nessie di Grey Day in Darkness. Cosa succede se Nessie decide fare la festa di addio al nubilato?Se siete curiose leggete e lo scoprirete!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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Note dell'autrice: Questa One-Shot nasce da un missing moment di Grey Day in Darkness ed appartiene a questa serie. Per chi non l'avesse mai letta c'è da specificare che i dialoghi sono scritti tra " - " mentre quello che troverete tra  < - > sono pensieri. Tratta dell'addio al nubilato di Nessie che avverrà in circostanze esilaranti e divertenti. Spero che vi piaccia e vi faccia sorridere. Baci.  E buona lettura.

Questa la dedico a chi mi ha spinto a pubblicarla ovvero le mie assidue lettrici. Non specifico i nomi ma sappiate che vi ho pensate.

Per chi volesse leggere le mie storie (Che constano di quattro parti di cui una deve essere pubblicata più una one shot ) vi lascio il link GREY DAY IN DARKNESS 

 

GOODBYE SINGLE LIFE

Due giorni. Due interminabili giorni e sarei stata sua per l’eternità. Non potevo crederci, non riuscivo a pensare, non camminavo fluttuavo per la felicità di sentire il mio matrimonio così vicino. Presto sarei diventata Renesmee Carlie Cullen in Black. La signora Black. Lo trovavo perfetto. Mio padre mi aveva trasmesso tutto l’amore per quel rito tradizionale. Fin da bambina avevo immaginato il giorno del mio matrimonio, io con il bell’abito bianco, il bouquet, la fede e la marcia nuziale tutto corredato dal marito del momento. L’adoravo talmente tanto che nella mia brevissima infanzia mi ero sposata quattro volte con zio Emmett, una volta con lo zio Jasper e due volte con nonno Carlisle. Volevo avere quell’anello che segnava indelebilmente la mia appartenenza a Jacob. Io ero sua e tutto il mondo doveva saperlo.  Volevo solo vivere quei giorni restanti in una sorta di nuvola rosa, ma invece ero costretta a sopportare l’essere più spregevole di questa terra; una delirante vampira dotata di enormi capacità di persuasione e completamente svitata. Mary Alice Brandon Cullen era decisa nel farmi divenire un’ammazza vampiri. O meglio un ammazza vampira pazza e nana con la mania dello shopping. Non la sopportavo più: per dirne una mi aveva costretta a girare per diciotto negozi di stoffe, alla ricerca della pregiatissima seta italiana proveniente dal paesino sperduto dove i bachi avevano la migliore aria ecc, ecc, aveva annusato circa duecento pezze, accusato quarantacinque commesse di prenderla per una stupida, era riuscita a far prendere sei mesi di aspettativa ad un direttore ed un mese di ferie ad una apprendista. E questa era solo una minima parte dei numeri del folletto. Alle sue spalle aveva mietuto milioni di vittime, peggio di una catastrofe naturale. Aveva ottenuto persino il licenziamento di una ragazza, che dal giorno in cui l’aveva incontrata decise di cambiare mestiere. E Seth. Oh, povero Seth! Avete mai visto un licantropo sazio? Io si! Il ragazzo amico dei vampiri, lui quello buono, che mi adorava, che adorava quella pulce fastidiosa di mia zia, al ritorno dal tour di force alla ricerca della torta perfetta, di cui lui era entusiasticamente l’assaggiatore ufficiale (né io né Jake potevamo mangiare nulla di dolce se non di nascosto), lui era più pieno di un tacchino nel giorno del ringraziamento. Dovevo trovare un modo per sfuggirle almeno per un po’ di ore. Impensabilmente l’aiuto non fu sovrannaturale, bensì umano. Mio nonno con la complicità di Billy e Sue, convinse la nana pazza a lasciarmi una giornata con loro. Così mi ritrovai a mangiare frittura di pesce, guardare una bellissima partita di baseball ed infine a giocare d’azzardo.

“Vedo e rilancio di due meshmellows!” Charlie sembrava un vecchio biscazziere, ci guardava circospetto studiando le nostre espressioni con quel fare indagatore da poliziotto.

“Io passo!”

“Come Billy!”

“Vedo!” era bello giocare a poker con persone che non potevano leggere nel pensiero o prevedere il futuro o sondare le tue emozioni. Insomma era bello giocare ad armi pari.

“Sue non sei costretta!” la partita in realtà era nata perché la mia nonna acquisita voleva imparare il superlativo gioco del poker. Teneva le carte tutte storte, ogni tanto chiedeva i punti, io e Billy eravamo veramente divertiti soprattutto perché il nonno che solitamente era uno silenzioso sbuffava di continuo e si spazientiva.

“Charlie, mi lasci giocare voglio vedere!” alzò le mani sconfitto poi distribuì uno ad uno i quattro dieci che aveva tra le mani.

“Poker di dieci, te l’avevo detto che non eri costretta” alzò le zampe anteriori della sedia portandosi le mani dietro la testa gongolando soddisfatto del suo punto.

“Che peccato io avevo una bella scala!” era affranta. Lasciò le carte sul tavolo scoperte, il nonno incredulo si buttò in avanti e con la bocca spalancata. Billy iniziò a ridere dapprima sommessamente, ma poi quando non riuscì più a trattenermi sbottò anche lui in quella sonora e coinvolgente risata.

“Sue quella è una scala reale batte il poker!” quando Billy riuscì a dire fra una risata e l’altra questa frase, il nonno iniziò a riprendersi.

“Non ci credo, non è possibile questa è tutta fortuna!” se la prendeva sul serio. Ero così intenta nel ridere che la sedia si catapultò a terra lasciando calare il silenzio tra di noi. Charlie, abituato con la figlia si era subito portato accanto a me per aiutarmi. “Ben tornato nel passato nonno!” mentre cercavo di ricompormi prima che potesse suonare andai nell’ingresso. Avevo sentito il motore della sua jeep da parecchio, il suo profumo era meraviglioso e il suo cuore aveva iniziato a galoppare sapendo che finalmente ero libera. Aprii la porta e mi avvinghiai al suo collo come se non lo vedessi da giorni. In realtà erano esattamente quattordici ore, ventitré minuti, sei secondi e quindici decimi. Possibile che per sposarsi si diventava ragionieri? E lui era così bello: spettinato, vestito giusto per non attirare l’attenzione e con indosso il suo splendido sorriso. Finalmente il mio sole era con me.

“Ciao lupastro!” al mio sussurro sentì il suo corpo rispondere con un fremito pazzesco. Era bello provocarlo con un semplice saluto.

“Ciao mostriciattola, mi sono liberato della nana e sono corso da te!” non m’interessava a quale tortura fosse stato posto, volevo solo impossessarmi delle sue labbra ancora ed ancora. Così dopo averlo sfiorato il suo naso con il mio, lo baciai dolcemente rimanendo sempre nei ranghi. La tentazione era tanta, matrimonio significava anche prima notte di nozze e presto il contratto con il caro ultracentenario sarebbe scaduto e Jacob sarebbe stato tutto ed interamente mio. “Siamo troppo vicini per morire, che dici?” entrammo con mio sommo disappunto e dopo brevi convenevoli andammo in spiaggia a First Beach, dove nessun vampiro ci poteva seguire e sorvegliare. Faceva caldo per il clima di Forks ma la sua coltre grigia non accennava a diminuire.

“Speriamo che ci sia bel tempo! Alice ha detto di non preoccuparmi che sarà una bella giornata luminosa …”

“Se lo dice lei, dovresti crederci!” scherzò Jake tirandomi a sé. Adagiai l’orecchio sul suo petto, per fermarmi ad ascoltare quel tamburo icona della vita che scorreva nelle sue vene. Con la punta delle dita presi a tracciare il loro percorso dal polso fino al collo, strappandogli un leggerissimo gemito.

“Si mi fido ma vorrei che tutto perfetto! Io sogno quel giorno da quando sono nata!”

“Anche io lo sogno da quando tu sei nata!” mi sentì stranamente riscaldata. Alzai lo sguardo e scoprì che il mio lupo stava sorridendo, spiegato lo strano tepore che sentivo. “Comunque a me sembra che tua zia sia anche troppo efficiente!”

“Si sta sfogando perché con la mamma ha preparato tutto in pochissimo tempo e non poteva curarsi di lei che scappava a destra e a manca, mentre io a parte qualche piccola fuga e un tentato rapimento …”

“Cosa?”

“Si mi ha fermato prima che venissi qui a La Push per rapirti e sposarti a Las Vegas!”

“Sei identica a tua madre!”

“Lo so, lo so l’ha detto anche lei, soprattutto quando le ho categoricamente proibito la festa di addio al nubilato!”

“Davvero?” non so cosa mi fece scattare, forse quel senso appagato e contento alla notizia che io non avrei fatto l’addio al nubilato “Aiuto, perché mi guardi a quel modo?”

“Cos’è?”

“Cos’è cosa?” puntai il dito sulle sue labbra stampate in un sorriso cretino, assottigliai le palpebre minacciosa.

“Quello!” sembravo un di quei terrificanti coniglietti bianchi dei film dell’orrore, fino ad un attimo prima ero dolce e  mansueta poi mi trasformavo in una spietata assassina. “Sei contento che non faccio l’addio al nubilato?” deglutì rumorosamente e questo voleva dire solo una cosa: la risposta era si. La sua era solo una questione di gelosia. Il suo terrore più grande era che mi portassero a vedere qualche spogliarellista e che spingessero a fare qualche cretinata come ubriacarmi e magari baciare qualcun altro, se non peggio. O almeno questi erano i film che si era fatto, ne ero sicura lo conoscevo bene il lupastro. A parte che per la prima non c’era nessun pericolo, dopo la mia avventura nel bar non avevo più toccato nulla che superasse la gradazione della gassosa, se non in occasioni davvero speciali e che prevedevano un brindisi sporcandomi solo le labbra, per la seconda io avrei baciato un altro solo ed esclusivamente se fossi stata tramortita, legata come un salame e messa a testa in giù completamente incosciente. Cosa c’era da temere? Che io sapessi poi non era stile Alice portarmi in qualche locale solo donne a guardare uomini mezzi nudi. Quello sembrava più da branco. Un momento. Il signorino mi aveva accennato che lui l’addio al celibato lo avrebbe fatto proprio la sera prima del matrimonio quando io sarei stata rinchiusa a protezione dai suoi occhi. Mi alzai nervosamente cercando il cellulare, il mio lupo aveva puntato il suo sguardo scuro sulla mia schiena mentre aspettavo che dall’altra parte rispondesse una persona sola che aveva la voce simile al trillio di campanelli.

“Cosa stai facendo?” lo zittì con un gesto, non volevo che da quel lupo fuoriuscisse neanche un solo suono.

“Zia Rose, ciao! Tu e zia Alice dovreste farmi un piacere se è possibile!” lo guardai fulminandolo mentre lui stava trasalendo letteralmente. Tremava l’ipocrita.

“Dimmi tutto tesoro!”

“Ho cambiato idea, stasera facciamo l’addio al nubilato!” le urla di gioia delle zie si sentirono fino a Forks tanto che fui costretta ad allontanare il telefonino dall’orecchio poi le grida di Alice che m’intimava di tornare subito a casa per prepararmi e già mi ero pentita della sceneggiata che avevo fatto. Quando mi voltai trovai Jake scuro in viso e completamente smarrito. “Scusa ma io ho da festeggiare un addio al nubilato! Vado a casa!” e con quelle ultime parole lo lasciai in mezzo alla spiaggia a gestire la sua rabbia.

 

Mi dovevo preoccupare. La mamma aveva alzato lo scudo, a coprire le intenzioni di Alice e Rosalie, che sembrava posseduta anche lei da un folletto, correva da una parte all’altra della casa. Entrando, esclusi i miei nonni sempre gioviali, notai che i miei zii e mio padre avevano un aspetto funereo. Più del solito. E per quello che ero riuscita a vedere. Le zie mi avevano prontamente sequestrata nel bagno, tenendo ben chiusa la porta. Solo quando mi voltai e trovai uno strano pezzo di stoffa appeso su di una stampella capì il perché di quello strano comportamento.

“NO! Zie avete sentito: io non lo metterò mai!” gridai in preda al panico. Quanto potevano essere folli quelle due?

“Invece si, non fare la solita guastafeste!”

“Tanto lo sappiamo che è per dare una lezione a Fido, quindi infila quel vestito che ti dobbiamo truccare e sistemare i capelli!Muoviti!” rispose anche l’alter ego di psyco.

“Mamma!” invocai l’unica donna che forse mi poteva salvare da quella follia pura. Ma cosa mi era saltato in mente?

“Sbrigati!” no anche lei! Sconsolata guardai il mio nemico. Un vestito grigio ghiaccio sfumato sul nero, con una scollatura morbida ma che arrivava praticamente all’ombelico, ed una gonna che se copriva le mutandine ero fortunata. Lo girai e lo vidi: mancava un pezzo. La schiena era completamente scoperta. Non potevo crederci. Non era il mio stile. Certo non pensavo di andare in jeans e t-shirt al mio addio al nubilato. Ma nemmeno nuda! Maledizione. E non avevo ancora visto le scarpe. Che parolone! Erano solo dei sottilissimi laccetti che reggevano una suola con un tacco talmente alto che se ci fosse stato Jake, non mi sarei dovuta alzare sulla punta dei piedi per baciarlo. E poi una manina bianca con un reggiseno senza spalline, l’apertura da un lato ed un ricamo bellissimo sul davanti nero e grigio intonato al vestito spuntò invitandomi a prenderlo. Almeno sarei stata più coperta anche se avrei preferito che so una tunica a quel punto. Se era iniziata così non vi lascio immaginare come è andata a finire. Mentre io combattevo la mia reticenza, Flora, Fauna e Serenella avevano avuto tutto il tempo di prepararsi. Ovviamente una più bella dell’altra. Ed io piccolo sgorbietto, con un vestito troppo corto per essere considerato tale. Casomai uno svestito. Quando arrivò la limousine (solo la zia poteva in un pomeriggio trovare una limousine ) ricevemmo i complimenti solo ed esclusivamente dai nonni. I rispettivi consorti cominciarono a ringhiare. Sembrava di essere in un canile. Anche Jasper era contrariato. In effetti eravamo veramente una bella combriccola di scapestrate. L’odore di Jake. L’odore di Jake? Andai alla finestra l’aprì e lo trovai lì appollaiato come un avvoltoio su di un albero.

“Che ci fai lì?” con un balzo mi fu viso contro viso. E per un attimo fui molto tentata di assaggiare le sue labbra, così tanto per ricordarmi il loro sapore.

“Quella è la maglietta vero, sotto ci vanno un paio di pantaloni?” Cosa? Mi era bastata quel affermazione stupidamente gelosa a farmi tremare di rabbia e riprendere le redini della mia mente.

“Si dà il caso che questo è un vestito sexy e bellissimo e scusa ma la limousine ci aspetta!” Presi con foga la mano di mia madre e la trascinai fuori con le mie zie più felici di una Pasqua. Sulla porta ci scambiammo un’occhiata veloce e tornammo indietro. Per un attimo si accesero le speranze dei quattro che ci accolsero con un sorriso ebete. Quando poi notarono le nostre espressioni truci smorzarono gli animi. Fu allora che prese la parola Alice.

“Questa è la nostra serata non fate nulla che possa rovinarcela!” poi come un fulmini si avventò su Jacob puntando il sottile indice sul suo naso “E tu cerca di stare buono e a cuccia!” da ricordare: mai far arrabbiare zia Alice. Poteva diventare Hannibal Lecter prima di cena.

 

POV Jacob

Piccola e fastidiosa. Così definirei la nana. Appena Nessie era scappata dalla spiaggia arrivò la telefonata di Jasper. Jasper? Si proprio lui. Era allarmato insieme ad Edward ed a Emmett che non facevano altro che cercare di capire cosa avesse in mente quella pazza di sua moglie. La pulce era troppo emozionata e così Bella e Rose, per questo avevano destato le preoccupazioni dei vampiri. Così mi trovai a diventare l’inviato esterno per spiare cosa stessero combinando. Rimasi fuori sull’albero accanto alla finestra della sua camera da dove distinguevo benissimo Barbie e Pixie tenere la porta, mentre Bella se ne stava beata e tranquilla sul letto a gambe incrociate. Ogni tanto sembrava che dal bagno stesse per fuoriuscire un uragano. Aspettarono che demordesse il mio piccolo mostriciattolo per poi scappare nelle loro stanze a prepararsi. Solo quando uscì,  capii cosa l’avesse spaventata. Due tacchi sottili che slanciavano le gambe lunghe, bianche, sode fino alle cosce magre, un vestito che non lasciava molto spazio all’immaginazione con quella scollatura dietro la schiena fino al sedere. Stavo per entrare nella sua stanza come sospinto da una forza invisibile.

< Due giorni Jake, solo due giorni e sarà tua per sempre senza quel rompiballe di Edward che s’impiccia! > non potei fare a meno di guardarla con desiderio, la sua pelle liscia e lattea scoperta quel profumo che percepivo anche a distanza, volevo assaggiare tutto di lei. E presto avrei potuto. Io però non altri. Nessun altro che non fossi io poteva guardarla così. E con quel vestito certo non sarebbe passata inosservata. Non sarebbe rimasta indifferente ad un uomo nemmeno con addosso un sacco della spazzatura figuriamoci con grandi porzioni di epidermide esposta. Già era stata una faticaccia liberarmi di Gabriel, come avrei combattuto frotte di uomini con il testosterone a mille impazienti di toccare la mia piccola Nessie? Stavo ragionando come Edward, però vorrei vedere io se la vostra donna di una bellezza sconvolgente con un insensato senso di rivalsa, andasse in giro con una maglietta che finge di essere un vestito, come vi comportereste. Seguì ogni passo, ogni pennellata ed ogni spazzolata quando di fronte ai miei complici Nessie si avvicinò alla finestra. Mi aveva beccato.

“Che ci fai lì?” arrabbiata era ancora più bella, più unica. Le fini sopracciglia posizionate asimmetriche in una smorfia contrariata, la bocca rosa tirata e negl’occhi una folgore abbagliante che mi rendeva suo succube. Guardai il mio angelo e mi catapultai da lei. Stava catturando il mio cuore un’altra volta, le ero così vicino che non desideravo altro che portarla via tenerla con me per sempre. Volevo le sue labbra su  di me, le mie su lei. Un passo di Edward mi fece tornare alla missione. 

“Quella è la maglietta vero, sotto ci vanno un paio di pantaloni?” mentre in lei imperversava la collera in me era nata una incredibile paura. Potevo affrontare orde di sanguisughe, ma temevo fortemente una piccola e gracile mezza vampira. La mia mezza vampira.

“Si dà il caso che questo è un vestito sexy e bellissimo e scusa ma la limousine ci aspetta!” sul sexy e bellissimo non avevo da ridire ma sul vestito, non credo che potesse considerarsi tale. Come una splendida furia uscii assieme al suo entourage di parenti pronte ad una notte brava.

“Fido ci hai quasi …” Emmett non poté finire perché già stavano tornando indietro. Che c’avessero ripensato? No a giudicare dalla loro espressione.

“Questa è la nostra serata non fate nulla che possa rovinarcela!” la nanetta pestifera, lei che stava decisamente minando al mio autocontrollo se solo Jasper non  avesse tenuto alta la guardia. Come se non bastasse a rincarare la dose mi puntò il dito contro “E tu cerca di stare buono e a cuccia!” mai fidarsi dei vampiri, nemmeno quelli che stanno per diventare tuoi parenti. Se ne andarono ed in un attimo  mi trovai circondati dai tre succhiasangue.

“Dobbiamo seguirle ma senza dare nell’occhio!”  la Terra stava decisamente capovolgendo la sua rotazione. L’emotivo così roso dalla gelosia non l’avevo mai visto.

“Sarà difficile con il cane che puzza  a seguito!” Emmett stava cercando di provocarmi. Non avrei mai potuto lasciarlo impunito.

“Senti chi parla: l’orso che profuma di cadavere putrefatto! Cos’è Eau de égout ? | Acqua di fogna|”

“Da quando sai il francese Jacob?” chiese Edward visibilmente sorpreso.

“Da quando dovevo aiutare tua figlia a studiarlo da ragazzina!” < O meglio da quando la obbligavi a ripetere i verbi dieci volte al giorno per impararli a memoria! Due scatole che non finivano mai! > il pensiero che mi era sfuggito urtò la sensibilità di padre frustrato del mio futuro suocero che iniziò a borbottare come un bollitore.

“Smettetela immediatamente di litigare!” Jasper ci riprese catturando la nostra attenzione “Punto primo le seguiremo in macchina, Edward prenderemo la tua vecchia Volvo è la più discreta fra tutte. Punto secondo: probabilmente Alice le porterà in un locale o in un posto elegante, quindi Emmett dovrai prestare a Jacob una camicia ed un pantalone Punto terzo …”

“No Jasper! Non voglio mettere quella robaccia addosso! Mi farà venire il mal di testa?”

“Edward lo facciamo soprattutto per te, sei tu quello che più di tutti vuole tenere sotto stretta sorveglianza sua figlia e sua moglie! E non è la prima volta!”

“Cosa?” se quella non era la prima volta voleva dire solo una cosa che loro ci seguivano da sempre. “Brutta sanguisuga! Non potevi farti gli affaracci tuoi? Non ti bastava invadere la privacy di tua figlia leggendo nel pensiero dovevi pure spiarla!” non sopportavo che facesse questo a Nessie.

“Dovevo essere sicuro che voi due rispettasse il patto! E poi non fare il santarellino! Finché ti sta appiccicata va tutto bene ma una volta che si è allontanata, stai dando di matto! Quindi vedi di non fare la morale che sei l’ultimo a poter parlare!”

“Jazz, io punto 50 dollari sul cucciolo!”

“Ci sto, Eddy può leggere nel pensiero!” era decisamente troppo. Era uscito fuori l’argomento scommesse e sapevo che se sarebbe continuato non avremmo mai attuato i nostri piani. Così stipato negl’abiti di Emmett con un acqua di colonia acre e scadente ed in compagnia di tre vampiri vegetariani mi trovai nel sedile posteriore della vecchia auto del mio futuro suocero ex rivale in amore ad inseguire una bella limousine bianca in cui la mia futura moglie con sua madre e le sue zie stava dirigendosi lontano da me. Il viaggio non fu eccessivamente lungo. La cara Alice si limitò ad arrivare a Seattle. Si fermarono davanti ad un locale gigantesco con una fila lunghissima che loro superarono senza troppi indugi.

“Perché non fanno la fila?” ero digiuno di locali alla moda. Diciamo che non me ne ero mai nutrito e non ci tenevo proprio, ma se per assicurarmi che alla mia vita non succedesse nulla sarei anche diventato un vampiro fighetto, stile Edward Cullen.

“Alice avrà sicuramente preteso un privée! Conoscendo il soggetto!” e se non lo conosceva Jasper il soggetto, nessuno di noi poteva.

“Ragazzi possiamo saltarla anche noi la fila guardate!” Emmett indicò una ragazza che leggeva una lista e decideva chi entrava e chi no. Accanto a lei  un energumeno abbastanza grande controllava che non la importunassero. Il vampiro si voltò verso Emm che stava appiccicato al sedile di fronte dove un serio Jasper macchinava una modo per entrare “Eddy tocca a te!” oddio mi stavo praticamente sposando con Edward Cullen! Quando faceva quel espressione contrariata erano praticamente identici. La fronte si corrugava in due esattissime pieghe e lo sguardo adesso ti fulmino che completava il quadro perfetto di una bambola o di una statua. Oppure quando lei mi sorrideva sbieca, allungando solo un angolo di quella raffinatissima bocca. Capii  Bella quando mi descriveva il sorriso sghembo del marito: a me faceva lo stesso effetto ammaliatore. Rimanevo frastornato a guardarlo per minuti e poi quella fossetta, quella piccola conca che si scavava sulla guancia di porcellana. Segnava il suo volto in ogni momento felice. Da prendere e baciare ogni istante, così come parte del suo corpo: la bocca, le mani, il petto, il seno.

“Jacob ti prego non pensare a certe cose o almeno abbi l’accortezza di apporre una certa distanza fra me e te!” probabilmente se mi avesse scoperto a pensare a sua figlia in quella maniera un anno prima, mi sarebbe saltato al collo, come già aveva fatto in precedenza. Un giorno da dimenticare quello: io che annaspavo aria contro il muro senza poter reagire perché aveva pienamente ragione, lui che mi ringhiava. “Appunto vedi di non ripetere l’ esperienza!”

“Edward non  è il momento di prendertela con il cagnolino dobbiamo sorvegliare le nostre donne!”

< Jasper è decisamente impazzito! >

“Concordo!” e dopo aver detto questo scendemmo dalla macchina. Dal locale proveniva una musica assordante ma non male. Conoscendo la mia mostriciattola probabilmente stava sbraitando per non entrare o stava maledicendo la zia in ogni lingua conosciuta. E si la mia Nessie non si sarebbe mai divertita da sola con altre tre donne bellissime e tanti ragazzi che non aspettano altro.

“Edward allora tu sfodera il tuo sorriso scuoti un pochino i capelli! Appena l’hai in pugno ci farai entrare! Intanto noi attuiamo il piano B?”

“Ovvero Jasper?”

“Facciamo la fila sperando di entrare in tempo per sorvegliarle!” il piano B era decisamente poco convincente. Mentre attendevamo che il fascino del vampiro sortisse il suo effetto, Emmett non faceva altro che fischiettare la colonna sonora di Mission Impossibile, snervando Jasper che alla quinta volta che ricominciava lo guardò truce tanto che fece due fischi lenti prima di tacere del tutto. Per non rimanere con le mani in mano mi avvolse con un braccio le spalle. Lui era l’unico che faceva meno fatica ad effettuare quel gesto. Praticamente eravamo alti uguali e di stazza ci differenziavamo di poco.

“Amico visto che abbiamo del tempo da scorrere insieme volevamo parlarti di una cosa non è vero Jazz?” il suo tono nascondeva qualche minaccia decisamente poco velata. Cominciai a sospettare su cosa volessero andare a parare.

“Si Emm!” Jasper si era parato di fronte a me con un ghigno malefico sulla faccia. Ma io non sono il tipo da lasciarsi intimorire facilmente. Li guardavo di sottecchi con finta indifferenza.

“Vedi l’altro giorno parlando con il mio caro fratellino qui presente, ci siamo accorti di pensare la stessa cosa!”

“Jacob tu stai per sposare la nostra bellissima e preziosissima nipote!” vedere il soldatino di stagno  Jasper sciogliersi quando parlava di Nessie era fantastico. Quando gli sovveniva il suo volto involontariamente stiracchiava un sorriso appena visibile e nel suo sguardo assente compariva tutto l'affetto provato. E nonostante fosse partita la minaccia tipica dei padri verso i futuri generi (Edward me la faceva ogni giorno) nel pronunciare la parola 'nipote' gli si era stampata sulla faccia quell'espressione. “In casa nostra tutti la veneriamo. È una ragazza  straordinaria e nonostante meriti di più ha scelto te!”

“Grazie per la considerazione!”

“Prego!” disse beffardo Emmett picchiettando con la mano sulla spalla con una bella dose di ben calcolata violenza “Vedi noi ci aspettiamo una promessa da te che se non manterrai o non farai seduta stante ti ritroverai a ballare su dei tacchi a spillo a Hollywood per il titolo di miglior Drag Queen degli Stati Uniti!” la minaccia non era più tanto velata ma Emm non era mai stato uno che girava intorno agl’argomenti.

“Quello che mio fratello sta cercando di dirti è che se non la tratterai da principessa come abbiamo fatto noi, non ti toglieremo la vita ma gli attributi! Penso di essere stato chiaro!”

“Non posso prometterlo!” dissi velocemente.

“Ok amico, dì addio ai tuoi gioielli di famiglia!” Emmett si mosse ma prima che potessero fare una qualsiasi cosa, insomma io ci tenevo a mantenere intatta la mia virilità, mi affrettai a rispondere.

“Non potrò trattarla come una principessa, perché io punto a renderla una regina!” ci fu un attimo di silenzio e poi scoppiammo tutti in una grassa risata.

“Va bene Jacob adesso hai anche la nostra approvazione!” guardammo verso Edward che intanto era riuscito nel suo intento. Infatti raggiungendolo notammo che aveva il volto scuro.

< La signorina deve aver pensato a parecchie cose sconce per averlo scandalizzato in questa maniera! >

“Non è per quello che ha pensato lei ma per quello che ha pensato il buttafuori! Questa storia che piaccio ai gay è veramente asfissiante!” rimanemmo tutti in silenzio. Giuro che ho provato a trattenermi, per rispetto mi sono anche voltato a dispetto di Emmett che invece era sbottato in faccia al fratello ridendo come un ossesso. “La finite?” una volta ripreso dagli spasmi per le risate e dai singhiozzi con tanto di lacrime ci trovammo a giocare a fare le spie. La situazione stava diventando ridicola: sembravamo dei membri del KGB infiltrati al pentagono. L’amore fa fare decisamente cose folli. Ed io per Nessie sentivo il cuore scoppiare d’amore. Quindi ero parecchio folle. Il risultato di quel nascondersi correre, acquattarsi ecc. fu il ritrovarsi tutti e quattro in un angolo appartato del locale dove avevamo una bella visuale su ben tre vampire ed una divina mezza che ridevano e scherzavano attirando l’attenzione della preponderante presenza maschile. Rimasi imbambolato a guardare dall’alto Nessie che, nonostante fosse seduta, muoveva il suo seguendo il ritmo e canticchiando le sue canzoni preferite che il DJ passava.

“Menomale, niente spogliarellisti!” una cameriera si presentò al nostro tavolo e cominciò a fissarmi sospirando in maniera imbarazzante. Era alta e molto formosa con una volgarissima maglietta scollata che mostrava apertamente la sua mercanzia e una gonna che copriva malamente il minimo necessario al pudore, ordinari capelli biondo cenere e occhi slavati ed inespressivi. Più o meno come tutte le donne che non erano Nessie.

“Cosa vi porto dolcezze?” i tre vampiri ordinarono delle coche, tanto per far finta di bere qualcosa io intanto cercavo di eclissarmi dietro al menù. Scrisse alzando più volte gli occhi su di me. La cosa che mi inquietava di più era il ridacchiare celato del mio futuro paparino. “E per te bellezza, cosa ti porto?”

“Una Corona e il piatto del giorno!” visto che c’ero ed avevo un certo languorino sorvolai sull’espressione  disgustata di Emmett e Jasper, si perché Edward era troppo impegnato a trattenersi. Scrisse ancora e strappò il mio paravento dalle mani. Quando s’allontanò ancheggiando e lanciandomi uno sguardo che per lei doveva essere stendi uomini, per me era solo ridicolo il vampiro succhia pensieri si sbellicò.

“Bau bau ha fatto colpo! Alla nostra cameriera piacciono  i tipi esotici! Ha ripassato tutte le posizioni del Kamasutra!” e giù risate a cui si unirono anche quelle dei suoi fratelli. Ma mentre ancora stavano prendendosi gioco del licantropo in grado di azzannarli, mi accorsi di quattro pesci lessi tutti steroidi, avvicinarsi al tavolo della mia Nessie. Edward vedendo nella mia mente cosa stava accadendo intimò il silenzio. La musica non ci permetteva di ascoltare al meglio ci saremmo dovuti avvicinare senza dare nell’occhio. Non sarebbe stato difficile; con tutta quella gente ci confondevamo facilmente e con l’acqua di colonia che c’eravamo messi potevamo uniformarci alla massa. Una volta abbastanza vicini per sintonizzarci aizzammo i nostri sensi, anche se non potevamo vederle e c’era Edward che ringhiava di continuo concentrato sulle menti di quelle quattro teste di rapa.

“Ciao ragazze, vi serve un po’ di compagnia?”

“Certo perché no?”

“Emmett, Barbie è morta!” sempre che fossi arrivato in tempo. L’orso era parecchio geloso e non gradiva l’invito della moglie. Passarono parecchi minuti in cui le ragazze civettavano come sciocche ragazzine umane ed Edward aumentava il volume del suo latrato ascoltando i loro pensieri. Tutto degenerò quando le invitarono a ballare. Sia io che Edward tirammo un sospiro di sollievo che divenne di stupore quando vidi una chioma ramata ed una scura e lunga seguire due ragazzi e ballare. Ci trattenerono dal trascinarle fuori afferrando le spalle di entrambi mentre opponevamo un'estenuante resistenza dalla loro presa ferrea. Stavano solo ballando. Almeno le nostre rispettive metà. Ma se quello non avesse smesso di staccare gli occhi di dosso alla mia Nessie, probabilmente lo avrei fatto io con le mie mani. Stavo ripercorrendo ogni genere di tortura da poter infliggere a quell’ameba quando sentii Jasper ed Emmett irrigidirsi. Il perché lo capii solo quando l’orso mollò la presa su di me facendomi perdere l’equilibrio capitolando a terra. Agilità del piffero! Con Nessie in giro diventavo peggio di Bella! Il problema serio, molto serio, furono i due deliziosi piedi che stavano davanti ai miei occhi attaccati a due gambe infinite ed a una donna che mi stava letteralmente lasciando senza fiato. Si arrabbiata era decisamente più bella.

“Cosa” stava cercando di mantenere la calma inspirando profondamente ad ogni parola “Diavolo” ed ad ogni pausa pregavo che non mi uccidesse “Ci” però che bella morte sarebbe stata per sua mano “Fate ” con il suo volto come mio ultimo ricordo “Qui?”

“Ti prego Nessie posso spiegare …”

 

POV Nessie

Non ero intenzionata a chiudere lì la faccenda. No, proprio no. Ma volevo continuare a godermi la serata. Quindi d’accordo con le mie zie e con mia madre li feci cacciare fuori a pedate. All’uscita li trovammo ad aspettarci con lo sguardo basso e colpevole. Noi riprendemmo la limousine mentre i nostri cari consorti ci seguirono con la mia Volvo.

“Non posso crederci hanno coinvolto Jacob per non farsi vedere da me! Ed hanno rovinato il tuo addio al nubilato, Jasper me la pagherà cara come minimo gli farò passare due settimane d’inferno!”

“Due settimane? Troppo poco come minimo Emmett dovrà aspettare un mese prima che possa anche solo sfiorarmi!”

“Tuo padre, lo so che la mente diabolica è la sua! Cosa posso fargli?”

“Astinenza con gli uomini funziona sempre!”

“Naaaa!”

“Shopping!” ci voltammo verso zia Alice che aveva alzato un po’ troppo i tono entusiastici per i nostri gusti “Io c’ho provato!”

“Qualcosa troverò! E tu Nessie cosa pensi di fare a Jake?”

“Nulla!”

“Cosa?” chiesero in coro.

“Aspettate e capirete!”

 

Eravamo rientrati da circa un ora. Ognuna di noi aveva preso il rispettivo consorte e l'aveva trascinato nella propria camera. Zia Rose urlava ed Emmett supplicava. Zio Alice stava sicuramente scrivendo una lunga lista di regali a cui suo marito avrebbe dovuto adempiere al più presto. Mia madre invece era stata geniale. L’aveva obbligato a non leggermi per due giorni, chiudendo sia me che Jake nel suo scudo protettivo. Lo sapevo che si stava disperando per questo. Non avrebbe potuto controllare che mantenessi il patto fino al matrimonio. Era veramente la più crudele di tutti. Di mio canto avevo iniziato la mia protesta. Lui stava seduto sul letto tormentando le sue mani alzando di rado lo sguardo su di me. Ovviamente non mi lasciai sfuggire l’occasione di sfoderare la posa alla Bella inferocita aiutata tra l’altro dalla scrivania dove ero appoggiata: sopracciglio sinistro alzato, piede che picchiava impaziente a terra, braccia conserte e una piccola variazione a  tradire il mio nervosismo. Le dita che tamburellavano sulla piega del gomito.

“Nessie ti prego, lasciami spiegare!” negai con la testa. Non avrei mai spiccicato nessuna parola, almeno fino a che non mi fosse passata. “È stata colpa dei tuoi zii e di tuo padre, sono loro che mi hanno trascinato …” aumentai la velocità delle dita lui sgranò gli occhi, assumendo l’aria da cucciolo bastonato.

< Nessie non farti intenerire! >

“Ok d’accordo non mi hanno trascinato però insomma tu eri vestita così, in un posto pieno di uomini pronti a metterti le mani addosso, ed io non c’ho visto più!” si era alzato e parlava così confusionario da diventare addirittura un tesoro. Probabilmente lui se ne accorse che io avevo allentato la presa. Infatti si lasciò sfuggire un lieve sorriso che lo feci sparire appena ripresi a tamburellare con le dita molto più velocemente di prima “Nessie ti prego parlami, non potrai stare in silenzio per sempre! Mi distruggi così …” l’aria supplichevole era un colpo basso. Chiusi gli occhi e girai la testa come una bambina offesa, forse se non l’avessi guardato sarei riuscita a mantenere la mia posizione ancora a lungo. Ma il mio lupo non voleva cedere. Nonostante indossasse un’orribile profumo da uomo, la sua vicinanza era decisamente destabilizzante soprattutto quando prese ad accarezzare il collo seguendo la linea della giugulare per poi posarci dei teneri baci, provocandomi dei brividi intensi. Non resistetti. E chi lo avrebbe fatto. Dalla mia bocca uscii un piccolo gemito, che presto si trasformò in fiatone, fui costretta a buttare indietro la testa così almeno aveva più spazio da poter esplorare con quella labbra roventi e carnose. Dopo un po’ le sue mani presero a cingermi i fianchi ed io completamente annebbiata riuscii con un ultimo sforzo a pronunciare qualche parola che poteva risultare sconnessa.

“Sai che non ti perdonerò mai …” s’avvicinò al mio orecchio con una scia infuocata di baci.

“Lo stai già facendo …”  aveva quella stramaledettissima voce roca, calda e sensuale che usava sempre per annichilirmi.

“Sei uno sbruffone …” ed io invece avevo la voce spezzata dall’eccitazione con cui ormai dovevo combattere ogn i volta che me lo trovavo vicino.

“Sono il tuo sbruffone …” non ero capace di reggere un solo minuto di più. Quanto avrei potuto resistere con lui che appena mi sfiorava mi toglieva ogni capacità di ragionare lucidamente?

“Mi vendicherò quando meno te l’aspetti!”

“Non chiedo altro!” e detto questo prese le mie labbra con passione. Ci baciammo forse un po’ troppo oltre e ringraziai la punizione di mia madre che mi consentiva di essere un po’ più libera. Mio padre si doveva astenere per il richiamo del sangue noi ci dovevamo trattenere per tutt’altro, ma ero sicura che la sofferenza fosse praticamente la stessa. Certamente che se non fossi stata a casa mia, con il patto di astinenza del 1800 stipulato con ‘finché sei sotto il mio tetto fai come dico io’, l’avrei scaraventato sul letto e l’avrei punito come si deve.

< Basta pensieri impuri Nessie! > ma chi me l’aveva fatto fare? Come se m’avesse letto nel pensiero si allontanò un poco trattenendo a stento il fiato corto e il rossore appena percettibile sulle sue gote. Appoggiò la fronte sulla mia e cercò senza successo di regolarizzarlo.

“Sai che ti amo da morire?”

“E tu lo sai che anch’io ti amo, e che non potrei mai e poi mai provare le stesse cose per un altro?” l’ avevo colpito. Si discostò in modo da fondermi con i suoi bracieri. I suoi occhi erano puntati nei miei, increduli ed immensamente felici. Ma in fondo come non  si poteva essere felici quando stavamo insieme e quando presto saremmo diventati marito e moglie.

 

   
 
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