-Ehi Ka! Ecco
dov’eri finita! Non riuscivo più a trovarti!-
Le due ragazze
si voltarono verso la voce che avevano sentito e videro entrambe un ragazzo
molto carino con i capelli biondo scuro e gli occhi verde acqua, piuttosto alto
e con un fisico atletico che stava in piedi davanti a loro; indossava un paio
di pantaloni bianchi che gli arrivavano sotto le ginocchia e una maglietta
rossa al cui collo erano appesi un paio di occhiali da sole. La bionda stava
pensando che pur non essendo il suo tipo quel ragazzo non era niente male
quando la morettina alzandosi di scatto si mise a parlare contro di lui:
-Insomma
Brian! Lo sai che detesto quel nomignolo! Chiamami come ti pare ma non Ka!
Capito!?-
-Va bene va
bene! Isterica! Ti sembra questo il modo di trattare il tuo migliore amico?-
-Altro che
migliore amico! Certe volte ti strozzerei!… Tu non sei per niente
galante…invece il mio Eddie…- disse la ragazza assumendo uno sguardo sognante.
-Umpf! Quel
pallone gonfiato! Già lo devo sopportare a basket! Ma quando ti accorgerai che
c’è gente migliore di lui al mondo?- disse sbuffando il ragazzo e si sedette
vicino alla sua amica.
-Tu è meglio
che non parli caro il mio Sharp Bear!-
-Sharp Bear!?-
-Sì…è il tuo
nuovo soprannome…-
-E potrei
sapere che senso avrebbe?-
-Beh dato che
certe volte sei simpatico come un’orsetto c’è Bear, ma dato che altre sei acido
al massimo ecco Sharp…perciò il classico Teddy Bear si trasforma subito in uno
Sharp Bear alias Brian!-
-…-
-Beh..che ne
dici?-
-Dico che sei
senza speranza!-
La bionda nel
frattempo stava seguendo la scena sempre più sconcertata pensando che quei due
probabilmente non erano esseri umani, ma alieni provenienti dal pianeta dei
pazzi…soprattutto quella ragazza…
La morettina
si alzò e si allontanò per poco, tornando quasi subito con due grossi coni
gelato e rivolgendosi al ragazzo, con un sorriso smagliante, gli disse:
-In segno di pace, caro il mio Sharpy, ti ho
portato un gelato…fragola e limone…sono i tuoi gusti preferiti no?-
-Già…ma cosa
sarebbe Sharpy? Una delle tue ultime trovate?-
-Semplicemente
l’abbreviazione di Saharp Bear, infatti mi sono resa conto che è un po’
lungo…non è un’idea geniale?!-
-…-
Ad un certo punto il ragazzo si alzò in piedi e si avvicinò al
laghetto; la ragazza dai capelli corvini non vi prestò attenzione, e sbagliò:
lui aveva appena raccolto un po’ di acqua limpida tra le mani e la stava
rovesciando sull’amica. Quella balzò in piedi esclamando:
-Brian! Tu sei pazzo! Avevo appena comprato questa maglietta! Questa
me la paghi, mio caro!-
Detto questo si avvicinò anche lei all’acqua, ne raccolse un po’ e la
lanciò ridendo verso Brian; la bionda lì accanto ritenne opportuno spostarsi da
quei due, così raccolse i suoi sandali e fece un passo, ma si fermò dopo che
sentì qualcosa di liquido e ghiacciato che le bagnava la schiena. Si voltò di
scatto pronta a dirgliene quattro a quei due, quando la ragazza le si avvicinò
di corsa esclamando:
-Oddio, mi dispiace! Scusa, davvero non ti avevo vista…ti serve un
fazzoletto? No…?-
La bionda scosse la testa e sorrise, per far capire all’altra che era
scusata. Quella le rivolse uno smagliante sorriso e le porse la mano dicendole:
-Va beh, comunque io sono Cassielyn, mentre lui…-, indicò il ragazzo,
che le raggiunse subito,
-…è Brian!- La bionda strinse la mano della ragazza e poi quella di
lui, dicendo:
-Piacere di conoscervi, io sono Leya-
-Mi dispiace ancora…ma sai, questo qui è un cretino…-, disse
Cassielyn, indicandole nuovamente Brian. Lui la fissò imbronciato:
-Non darle ascolto, io sono un bravo ragazzo! Lei, invece…-
I tre parlarono un po’ del più e del meno, fino a che Brian guardò l’orologio
ed esclamò:
-Scusate ragazze, ma devo andare! Eh, sì, lo so che vi dispiace,
ma…sapete, è così la vita di noi vip!-
Cassielyn si voltò verso Leya aggrottando la fronte, poi chiese all’amico:
-Ah sì!? Ma ‘vip’ per cosa starebbe scusa? Per ‘very idiot person’?-
-Non sei per niente spiritosa, Ka!-
- Va bene…non ti arrabbiare…e dove vai di bello, ‘vip’?-
-All’allenamento di basket, mia carissima fan!-
Mentre lui si allontanava, Leya sgranò gli occhi e pensò: “Oh santo
cielo, l’allenamento! Me ne era dimenticata!”. Guardò Cassielyn e le disse:
-Scusa Cassielyn, ma ora devo andare anch’io…ho un impegno che non
posso rimandare…-
Lei si voltò sorridendo:
-Ok, allora ti va se ti accompagno!-
L’altra annuì, e le due si allontanarono dal parchetto camminando
spedite. Dopo un po’ Cassielyn si rivolse a Leya:
-Scusa, ma dov’è che stiamo andando?-
L’altra le sorrise:
-A casa mia, devo andare dai miei fratellini se rimangono troppo da
soli, dopo stressano…-
Cassielyn, felice di aver trovato un argomento di conversazione,
chiese all’amica:
-Ah, fratellini? Tutti maschi?-
L’altra scrollò le spalle:
-No…un po’ e un po’…-
Le due camminarono ancora per un po’ sotto al viale alberato; i peschi
lasciavano cadere i fiori rosa ed alcuni frutti ben maturi, mentre gli aceri si
ergevano alti, nella loro verde bellezza. Le due giunsero davanti ad un enorme
cancello e, mentre Leya armeggiava con le chiavi, Cassielyn si guardò un po’ in
giro: la casa era molto grande, quasi come una villa, ma non così lussuosa; da
questo punto di vista era più una semplice casa di campagna. Quando finalmente
la bionda fece girare la chiave nella serratura un po’ arrugginita ed aprì il
cancello cigolante, cinque o sei ragazzini sui dieci anni le corsero incontro:
-Ciao Leya, sei tornata!-
Lei annuì e gli sorrise, poi invitò Cassielyn a seguirla lungo il
vialetto che precedeva l’entrata della grande casa; quella le stette dietro
obbediente. Poco dopo le due vennero raggiunte da sette o otto bambine sui sei
anni, ognuna con la propria bambolina di pezza in mano, più o meno sgualcita.
Quelle raggiunsero la ragazza dicendole:
-Ciao sorellona! Dave ti sta aspettando dentro!-
Mentre Leya accelerava il passo verso l’entrata, Cassielyn si guardò
intorno stupita: ci saranno stati una ventina di bambini, tutti di età diverse!
Ma quanti fratelli aveva Leya?! Prima che potesse farle qualche domanda, però,
le due giunsero alla porta, che si spalancò di scatto: ne uscì un ragazzo alto,
con i capelli biondi un po’ spettinati ma tirati leggermente in su con il gel,
una tuta da ginnastica ed un borsone della Nike sulle spalle, e due splendidi
occhi color acqua che si assottigliarono subito non appena videro Leya sulla
soglia. Cassielyn si voltò verso di lei in cerca di spiegazioni, ma quella
guardava il ragazzo, restituendogli lo sguardo d’odio che era passato negli
occhi di lui poco prima. I due si scambiarono i mazzi delle chiavi, poi lui si
allontanò, e l’atmosfera si rilassò un poco; Cassielyn e Leya entrarono nella
casa e la prima invitò l’amica a sedersi. Le due erano in una stanzetta
rustica, che sapeva molto di campagna, e che doveva essere una cucina. Le pareti
erano beige, c’erano quattro fornelli ed un lavandino su di un ripiano, poi un
piccolo forno a microonde, una lavastoviglie ed un frigorifero. Al centro della
stanza si trovava un piccolo tavolo e quattro sedie in legno; “evidentemente
non mangiano tutti qui”, pensò Cassielyn. La ragazza mora si sedette e Leya si
accomodò davanti a lei. Cassielyn poi si rivolse alla bionda:
-Ehm, scusa, ma quelli fuori sono tutti fratelli tuoi?-
-Più o meno…in più ci sono Alex, Sarah e Michelle che sono relegati a
letto con la febbre…poverini! Però Alex ormai si è ripreso completamente, fa
solo finta…non gli piace l’asilo! E…-
-Frena, frena Leya! Non capisco, tu hai più di venti fratelli?!-
L’altra sorrise:
-Eh eh, non sono certo naturali! Questo è un orfanotrofio, Cassie!-
La mora sbatté le ciglia, perplessa:
-Un orfanotrofio…? E tu vivi qui…? Ma allora…?-
Leya annuì:
-Sì, sono qui da quando sono nata…ma non preoccuparti, quest’anno me
ne vado! Se riesco a trovare una casa e un lavoro…-
-Quanti anni hai?-
-Ne ho fatti diciotto il 20 maggio-
Cassielyn scrollò le spalle:
-Uff, io ne ho solo 17…comunque, chissà che noia vivere qui senza
nessuno della tua età…ah, no, aspetta, c’era quel ragazzo di prima!-
Leya concentrò lo sguardo sulla spia spenta del forno a microonde
cercando di non pensare alla domanda implicita che c’era nell’esclamazione di
Cassielyn; quest’ultima, preoccupata dall’espressione improvvisamente vuota
assunta dalla ragazza, la guardò perplessa e le chiese:
-Leya…? Ho detto forse qualcosa di sbagliato…?-
La bionda tornò con lo sguardo all’amica e scosse la testa, ma non
poté evitare di abbassare gli occhi, dando così alla sua negazione un’aria poco
convincente. Cassielyn continuò ad osservarla interrogativamente, cosicché l’altra
le disse:
-Si chiama David e…io lo odio-
Allo sguardo ancora più perplesso di Cassielyn, la bionda rispose:
-Siamo entrambi qui da quando siamo nati, e ci siamo sempre odiati. E’
una cosa reciproca. Abbiamo provato ad andare d’accordo, cosa credi? Ma siamo
troppo diversi, come due poli opposti, hai presente? E poi lui è così
dispotico! Ogni smorfia, gesto, espressione, persino i suoi occhi sanno di
arroganza! Le rare volte che ci parliamo, finiamo sempre per litigare, perciò
preferisco evitare di parlare di quello lì, a meno che tu non voglia sentirti
un’altra carrellata di insulti rivolti a lui…-
Cassielyn intervenì:
-Ok, ma tutti abbiamo un lato buono…anche lui avrà il suo, no?-
Leya sbuffò, ed il ciuffo che stava innocuo davanti al suo viso si
alzò improvvisamente in volo, provocando una serie di risatine a Cassielyn, che
contagiò Leya, facendo così cadere l’argomento David.
Passò circa una mezz’oretta, e Cassielyn si rese conto di essere in
grosso ritardo rispetto ai tempi dettatile dal suo stomaco, e così salutò Leya
ed uscì dall’orfanotrofio; davanti al cancello vide due coniugi, sulla
cinquantina, che le si presentarono come i “genitori” dei bambini dell’orfanotrofio.
Lo stomaco di Cassie fece poi un impercettibile brontolio e la ragazza fu
costretta a salutare i due ed a fiondarsi a casa.