Fandom: Axis
Power
Hetalia
Personaggi: Austria,
Marie Antoinette (nominato:
Francia).
Rating: Verde
Genere: Storico,
introspettivo.
Avvertimenti: One-Shot.
NdA:
Aggiungo alcune
note storiche che magari (ma
anche no) potrebbero interessarvi.
Maria
Antonia Giuseppina Giovanna d’Asburgo-Lorena, soprannominata
dai francesi Antoinette,
crebbe
in
una corte dove l'etichetta e
l'educazione, che venivano impartite agli arciduchi e alle
arciduchesse, non soffocavano mai la sua
spontaneità.
(Andando avanti di un paragrafo ci sono altre annotazioni che ho
utilizzato, se
avete voglia e tempo potete ricercarle).
I
motivi del matrimonio
combinato si possono ricercare nel consolidamento dell'alleanza tra la
corona francese e
l'impero
austriaco in risposta al trattato di alleanza tra il re di Prussia,
acerrimo nemica
dell’Austria, e l’Inghilterra. In
passato, infatti, Austria e Francia non erano stati in buoni rapporti.
I
nomi sono stati lasciati nella loro lingua originale (Maria Theresia,
Maria
Antonia, Luis Auguste).
La
storia si posiziona nel momento in cui, sulle rive del Reno appena al
di là
della città di Strasburgo, Maria Antonia fu accompagnata nel
padiglione in
legno predisposto per la cerimonia della “Remise”,
durante la quale perse i
suoi abiti austriaci e indossò quelli francesi, lasciando
tutto ciò che aveva
portato con sé nel viaggio.
Enjoy.
Petite
autrichienne français
Austria
era irrequieto vedendo in
lontananza le rive del Reno farsi sempre più vicine.
Seduto
accanto alla finestrella
della carrozza imperiale, guardava la sua amata piccola austriaca persa
in
chissà quale mondo fantastico, libera e spensierata nella
sua immaginazione da
quindicenne.
Non
riusciva a concepire come l’imperatrice
Maria Theresia, sua madre, avesse accolto senza ritegno una proposta
così
assurda: conciliare l’alleanza austro-francese contro il
regno di Prussia
attraverso l’unione in matrimonio di sua figlia, Maria
Antonia, e il delfino di
Francia.
Si
chiedeva se potevano esserci
altre vie, se le nozze con quel Luis Auguste, di cui conoscevano solo
il volto
dipinto da chissà quale esperto ritoccatore, potesse essere
evitato e lei continuasse
a vivere a palazzo incurante di tutti i problemi con i quali, di
lì a poco,
avrebbe dovuto avere a che fare.
Sapeva
bene che Antonia non si
era tirata indietro alla proposta di matrimonio, probabilmente
già consapevole
del suo destino sin dall’infanzia, ma nessuno le aveva mai
promesso che sarebbe
diventata un’austriaca in Francia. Disprezzava i francesi,
disprezzava Francia.
Chiuse
le dita a pugno e si
sistemò gli occhiali. I cavalli, davanti alla carrozza,
nitrirono e
rallentarono.
“Arciduchessa?”,
chiese Austria
posando una mano sul suo vestito e destandola dal sonno che
l’aveva accolta.
Lei, aprendo gli occhi e guardando il suo volto, sorrise.
“Potete
chiamarmi Antonia, lo
sapete bene.”, rispose la ragazza scostando le tendine
dell’abitacolo e
guardando fuori dalla carrozza. Il sole si perdeva tra il fogliame
della
foresta, rischiarando il paesaggio solo a spiazzi. “Siamo
già arrivati?”,
chiese rivolgendosi nuovamente all’uomo e alle sue dame di
compagnia, sedute
accanto a lei.
“Tra
qualche minuto,
Arciduchessa.”, rispose una di loro, sistemandosi il
copricapo che le era
scivolato da un lato durante il tragitto.
Erano
passate due settimane da
quando erano partiti, ma il viaggio che collegava l’impero
Austriaco e il regno
di Francia sembrava volersi protrarre per un periodo ben più
lungo.
“Laggiù”,
cominciò Austria,
indicando un punto davanti a sé appena fuori dalla carrozza
“è stato allestito
un padiglione nel quale vi sarà celebrata la cerimonia della
Remise.”
La
ragazza guardò fuori, per poi
volgersi nuovamente ad Austria e sorridere.
“Mi
accompagnerete?”
“Mi
dispiace, temo sia
impossibile.”, rispose lui abbassando lo sguardo.
Passarono
alcuni attimi di
silenzio in cui il solo rumore che si sentiva era lo scalpitare dei
cavalli e
delle altre carrozze che seguivano la sua.
Quando
il cocchiere ordinò
a questi di fermarsi, ad Austria sembrò di
perdere un battito del cuore; una parte di sé, della quale
non conosceva né la
grandezza né l’importanza, lo stava abbandonando.
Guardò un’ultima volta
Antonia, che si perdeva con lo sguardo assorto nella foresta appena
fuori
dall’abitacolo.
“Francia
sarà gentile come lo
siete stato voi?”, chiese lei all’improvviso,
prendendo una mano di Austria ma
senza guardarlo.
L’uomo
sorrise. “Certo che no,
probabilmente appena vi vedrà vi riempirà di
premure, vede in voi il futuro del
suo paese, poi storpierà il vostro nome: non è
capace a parlare in tedesco.”
Antonia
si mise a ridere, come le
altre dame accanto a lei. “Allora perché mi state
affidando a lui?”, chiese
poi, guardandolo negli occhi.
Austria
strinse la mano che gli
aveva preso la ragazza e rispose semplicemente: “Non vi sto
affidando a lui.
Voi dovete essere un’austriaca in Francia, sarete
l’orgoglio del nostro impero
e ricorderete ai francesi che siamo noi ad avere la più
bella delfina che
abbiano mai avuto.”
“Ma
Austria! Non le pare una
considerazione un po’ troppo azzardata?”, disse
prima che il cocchiere aprisse
la porta e facesse scendere le dame.
Antonia
sorrise ancora guardando
Austria. “Assolutamente, siete la più bella
ragazza che abbia mai visto, Maria
Antonia.”
“Oh
no!”, rispose sottovoce lei,
avvicinando il capo. “Sono una donna ora, Austria! E mi
chiamo Marie Antoine.”
Sorrise
un’ultima volta e si
voltò verso la l’uscita, facendosi aiutare dalle
altre dame per scendere.
Austria
rimase immobile guardando
il punto in cui, qualche secondo prima, stava ammirando il volto della
ragazza.
Non rivide più la sua piccola austriaca francese.