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Autore: Ashbear    12/04/2010    5 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo I: Un tempo per amare ~

Dal 2 al 4 marzo

Per un minuto ancora, tenne in mano il fiore delicato. Forse era per catturare il momento per sempre - inciderlo nell'anima... o forse era perché aveva paura che quel momento finisse troppo presto. Il profumo le danzava nei sensi, mentre i petali le solleticavano gentilmente il naso. Fece scorrere le dita sullo stelo liscio, ma sempre attenta ad evitare le spine. Nella sua vita nulla le era mai sembrato perfetto, ma questa rosa sì. Rappresentava tutto ciò che c'era di giusto nel mondo, e tutte la bellezza che conteneva.

Rappresentava lui...

*~*~*~*~*

Ogni passo sembrava più difficile; si spinse via dagli occhi le ciocche di capelli che gli cadevano sul viso. Era stata una lunga giornata... no, era stata una lunga settimana. L'unico conforto che ne aveva tratto era il fatto che avrebbe avuto svariati giorni liberi, dopo, per recuperare le forze. Chiuse gli occhi cercando di convincersi che quella era la ragione vera, ma lo sapeva bene... sperava solo che quelli che lo circondavano non facessero un caso nazionale della situazione. I suoi amici trovavano sempre il modo di ingigantire le cose...

Cercò disperatamente di togliersi dalla testa i pensieri di lei, almeno per la distanza che rimaneva da percorrere per arrivare al Garden. Non era stato nulla più che allenamento di routine, ma questa era la sua prima volta 'ufficiale' come Comandante in una missione lontana. Non aveva mai saputo quanto potessero essere disorganizzate le matricole fino a quando si era trovato responsabile di un'intera guarnigione.

Trattenendo il respiro, ignorò il dolore acuto che gli crepitava nei tendini. Ogni passo sembrava infinito, e sembrava non portarlo più vicino al Garden. Era come un miraggio nel deserto, più un'illusione che realtà. Se era possibile camminare allontanandosi dalla propria destinazione, Squall Leonhart lo stava facendo.

Tre settimane... una piccola eternità.

Lei sarebbe tornata quel giorno, e lui cercava duramente di convincersi che non era quella la ragione per cui non vedeva l'ora che arrivasse questa vacanza. Ma negli anni passati, aveva lavorato anche durante queste vacanze... ora aveva trovato una ragione per non farlo, la stessa ragione che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta... Rinoa Heartilly.

Per un momento, si chiese se lei era già là, ad aspettare di salutarlo. Abbastanza in fretta, si tolse l'idea dalla testa, disgustato dal fatto che stava cominciando a sentirsi dipendere da qualcuno. Aveva scoperto che i suoi pensieri indugiavano su di lei molto più spesso nell'ultima settimana, soprattutto quando dormiva sotto le stelle che ricoprivano il cielo notturno. A volte, nella clandestinità del buio, si trovava a cercare nei cieli il punto esatto in cui erano stati nello spazio. A volte la sensazione, il ricordo, lo terrorizzavano più di quanto gli importasse ammettere... eppure, la notte custodiva così tanti ricordi che poteva sempre trovarvi più serenità che nelle ore diurne.

Rinoa era tornata a Timber tre settimane prima, per mantenere una promessa fatta così tante stagioni prima. La città, a fini pratici, aveva ottenuto l'indipendenza con la sconfitta della strega, e questo aveva posto fine al contratto con il Garden. Ad ogni modo, Squall si aggrappava a un contratto più profondo, non scritto sulla carta. Parte di lui aveva voluto accompagnarla, ma Rinoa aveva insistito che sarebbe stata benissimo da sola - a chiudere quel capitolo della sua vita. E questo, per lui, andava bene; aveva bisogno di tempo per mettere a posto emozioni che gli erano sconosciute.

Così tante cose erano nuove per lui; così tante cose gli aprivano nuovi ed eccitanti orizzonti e possibilità, eppure così tante cose lo spaventavano ancora. Si svegliava pensando che gli ultimi mesi non erano stati altro che un vivido sogno. La certezza della loro esistenza si affermava quando il sonno non gli ottenebrava più la mente; era semplicemente grato che quegli eventi fossero reali e non una fantasia creata dalla sua mente. Erano anche troppo magnifici per essere una fantasia.

Ora si dovevano disegnare legami, e definire una relazione... forse non era sicuro di dove cominciassero i suoi doveri di cavaliere e dove finissero quelli di ragazzo. Ragazzo? Che termine prosaico. Si sgridò da sé per aver pensato a quella parola; era troppo presto per crederci. Avevano passato così tante cose insieme, ma il periodo più duro era quello. Il tempo tra le battaglie - la pace. Era più facile quando aveva un obiettivo prestabilito, qualcosa di definito... ma ora non sapeva mai cosa avrebbe portato il giorno successivo.

Si fece scorrere nuovamente la mano tra i capelli lunghi, togliendosi le ciocche ribelli dagli occhi. Giurò di non mettersi ad analizzare troppo le cose, ora, ma di pensare solo ai giorni a venire. Il giorno dopo sarebbe stato il suo primo test... lei compiva diciotto anni. La loro prima 'vacanza' ufficiale, e lui si trovava dalla parte di chi dava. Lei gli aveva detto di non comprarle nulla, o di non fare troppo, ma i suoi amici gli avevano dato informazioni diverse. Zell ed Irvine sembravano avere più esperienza con questo tipo di situazioni. 'Sembravano' era la parola chiave, dato che Squall aveva i suoi dubbi sul fatto che capissero le donne meglio di lui; si comportavano semplicemente come se fosse così. Ma forse, a volte, è tutto quello che serve: la sicurezza che a lui mancava.

Un migliaio di idee gli corsero in mente, ma nessuna gli sembrava quella giusta... alcune troppo comuni, altre troppo personali, e altre ancora troppo impersonali. Era dura, a questo punto della loro 'relazione', capire cosa fosse appropriato. L'aver accettato il ruolo di 'cavaliere apprendista' lo rendeva più difficile. Lei aveva già il suo anello - cos'altro poteva avere lo stesso significato?

I suoi pensieri furono interrotti quando sentì le matricole che sospiravano tutti insieme di sollievo, mentre entravano dal cancello principale. Avrebbe sospirato anche lui, se non fatto stato designato come la figura d'autorità in quel momento... quindi, con gli ultimi ordini, il Comandante lasciò libero il gruppo, che salutò; lui ricambio automaticamente il gesto militare senza pensarci troppo. Che gli piacesse o no, la sua mente aveva già vagato verso cose che non erano la SeeD.

Quistis trattenne il respiro, seduta sul bordo della fontana. Si attorcigliò alcune ciocche di capelli biondi intorno al dito, ritrovandosi a mordersi il labbro inconsciamente. Controllò di nuovo il suo orologio, e poi tornò con lo sguardo alla porta principale. Questa volta vide numerose matricole che correvano dentro - che tornavano a casa con entusiasmo rinnovato. Il suo primo pensiero fu di sgridare il gruppo sregolato, ma in quel momento aveva da fare una cosa più importante che essere un'insegnante... essere un'amica.

Guardò di nuovo le piccole fontanelle d'acqua, e trovò il coraggio di alzarsi e camminare per la breve distanza che portava al cancello. Era stata scelta tra i compagni di Squall per informarlo del cambio di piani. Per chiunque altro, le notizie sarebbero state superficiali... ma lui era diverso. Tutto questo era nuovo, per lui, e anche la minima battuta d'arresto poteva essere percepita in maniera sbagliata. Quistis sapeva del suo passato e delle sue paure... anche se lui rifiutava ancora di ammetterle, o di affrontarle.

Guardò il Comandante che entrava nella hall, perso nel suo mondo solitario. Sembrava che stesse esaminando l'area comune, e lei sapeva esattamente chi stesse cercando. Anche se la sua espressione non cambiò, Quistis intuì la sua momentanea delusione vedendo che lei non c'era.

"Squall..." chiamò l'insegnante, con più esitazione di quanta avesse intenzione di esprimere.

Lui la guardò, piegando leggermente la testa. Sì, aveva colto l'incertezza della sua voce. Squall non si mosse per avvicinarla, e così fu lei a camminare da lui, cercando di restare ottimista. Quistis sorrise debolmente mentre lui rimaneva immobile. Non era una gran cosa, giusto?

"Hey, com'è andata la scuola di sopravvivenza?" Lui non rispose, sembrando anzi anche più irritato per il tentativo di Quistis di fare stupida conversazione. L'insegnante annuì; poteva leggere il suo comportamento alla perfezione. "Ok, ok... ha chiamato Zone..."

"Lei non viene." Lo disse come un dato di fatto, comportandosi come se già sapesse che era così che il destino aveva deciso per la sua vita. Cercò di voltarsi prima che lei potesse vedere tracce di dolore nella sua espressione, ma di tutti i suoi amici, lei era quella che riusciva sempre a leggerlo meglio. E in quel momento, era l'ultima cosa che voleva.

"Squall, aspetta... non in quel senso."

Lui continuò a rifiutare di guardarla negli occhi, e incrociò le braccia sul petto. "Va bene così, voglio solo farmi una doccia."

"Non vuoi nemmeno sapere perché?" La domanda sembrava piuttosto un ordine; sapeva quanto Squall potesse essere difficile, a volte. Senza pensarci, allungò una mano, afferrandolo saldamente per il braccio. Lui si irrigidì al contatto, guardando in basso dove le dita di lei incontravano la sua pelle nuda. Lei si ritrasse velocemente, conscia dei sentimenti di Squall e della barriera invisibile che permaneva. Era ancora molto a disagio con tocchi simili. Ora come ora, lui non voleva altro che mascherare i segni di debolezza tornando al sollievo del suo dormitorio.

Una paura improvvisa lo avvolse, e cercò di fare una domanda orribile senza mostrare eccessiva emozione, "è ferita?"

"No, Squall... non ferita."

Era l'unica risposta di cui avesse bisogno. "Bene, chissenefrega... lei ha la sua vita e io la mia."

"...ma è all'ospedale." Le parole lo colsero di sorpresa, e sentì un'improvviso rimorso per ciò che implicavano la sua frase e il tono di voce. Voltandosi senza esitazione a guardare Quistis, notò che stava offrendo rassicurazione in silenzio con un sorriso ritrovato. "A dire il vero, di tutte le cose che potevano capitarle... ha dovuto farsi togliere le tonsille."

Un grosso peso gli si sollevò dalle spalle, mentre la sua mente assimilava quelle parole. Anche se Quistis aveva detto che non era ferita, era dura per lui accettare che il destino non sarebbe stato di nuovo un avversario crudele.

"Normalmente, è un intervento in day hospital..." Si guardò intorno, assicurandosi scrupolosamente che nessun altro potesse sentire. "Ma dato che Rinoa è una strega, il medico ha voluto monitorarla qualche altro giorno prima di dimetterla."

Nell'ultimo mese, il suo segreto era stato mantenuto tale e svelato solo se necessario. Volevano darle abbastanza tempo per accettare i suoi poteri, e le responsabilità che si portavano dietro. Il Garden avrebbe saputo, il mondo avrebbe saputo... ma solo secondo i tempi e i modi di Rinoa. Per i suoi amici più intimi non era affatto un problema; volevano che si sentisse esattamente come si era sempre sentita... la persona che ora avevano accettato come una di loro, come famiglia.

Grattandosi la nuca, Squall chiese, "perché mai una strega deve preoccuparsi di una cosa così di routine come le tonsille?"

Lei rise della domanda retorica. "Chi lo sa... la magia può quasi curare i morti, ma non può rimarginare uno sfregio in fronte." Enfatizzò la frase puntando il dito alla sua fronte.

Lui la guardò minaccioso, fingendo rabbia, ma anche lui sapeva che Quistis stava soltando cercando di alleggerire la situazione. "Molto divertente, professoressa," disse, accentuando con un certo sarcasmo l'ultima parola. Riportando l'attenzione a cose più importanti, chiese, "quindi è a Timber?"

"No, a dire il vero è andata a Deling. L'ospedale è più grande e meglio equipaggiato. In più, uno dei medici ha fatto l'internato con la dottoressa Kadowaki alcuni anni fa. Si è assicurata che fosse lui il medico principale di Rinoa. Se fossimo stati a conoscenza delle sue condizioni, avremmo potuto riportarla a Balamb. Ma non c'era un treno fino alla mattina dopo... e da quello che ha detto Zone, lei era molto a disagio. Sai quanto può essere testarda Rinoa... penso che abbia aspettato fino all'ultimo sperando che passasse da sé."

Era grato di sentire che lei si trovava in un posto che sapeva come affrontare la situazione, ed egualmente grato di sapere che era con qualcuno di cui potevano fidarsi. Poi realizzò che Rinoa avrebbe passato il suo diciottesimo compleanno in un letto d'ospedale. Che bel modo di festeggiare.

Sentì la voce nella sua testa, come una compagna fedele... quella che metteva in discussione tutto nella sua vita. Doveva andare a Deling City? Lei lo stava aspettando? Se ci fosse andato, sarebbe sembrato troppo disperato? Se fosse rimasto, sarebbe sembrato troppo sconsiderato? Con il tempo che serviva per il viaggio, sarebbe stato fortunato se fosse riuscito a passare là un giorno intero. Certo, se le ferite fossero state importanti, tutto questo non sarebbe nemmeno stato un problema... ma tutto era un problema, per lui. Cosa si fa in situazioni come queste?

"Vai," disse una voce. Cercò di sembrare confuso dalle parole di Quistis, ma sapeva anche lui che non l'avrebbe ingannata. Dannazione, lo conosceva troppo bene a volte. Lei si mise una mano nella tasca della giacca, allungandogli poi una piccola busta bianca. "In un modo o nell'altro abbiamo pensato che ti saresti chiesto cosa fare, quindi abbiamo deciso per te... dille che è un regalo da parte del resto dei suoi amici."

Lui aprì la busta e ne estrasse un paio di biglietti del treno - uno per l'andata a Deling, uno per il ritorno, entrambi con il cambio obbligatorio a Timber. Quistis lo guardò, con gli occhi pieni di comprensione. "Squall, non volevamo che tu leggessi troppo nel fatto che lei non fosse qui, e basta. Non è stata una scelta sua. Sai che sarebbe qui se avesse potuto, vero?"

Per qualche sconosciuta ragione, non riuscì a darle una risposta diretta. Credeva sinceramente che sarebbe tornata, ma in un modo o nell'altro quei 'dubbi lenti a sparire' gli si avvicinavano furtivi come un fantasma del passato. Forse era per quello che i suoi amici trovavano difficile avvicinarlo su certi argomenti - un qualcosa che per la maggior parte della gente era routine quotidiana si moltiplicava per dieci, per lui.

"È nuovo," disse lui soltanto, e la sua risposta era semplice ma sincera.

"Sì, Squall, lo è... ma fidati di me, ne varrà la pena."

*~*~*~*~*

La luce dell'alba filtrò attraverso le finestre, mentre la rugiada cristallizzata del mattino gettava un arcobaleno di colori su ogni centimetro del treno. La luminosità dell'alba svegliò Squall dal suo sonno incerto, e gli ci volle un momento per recuperare l'equilibrio. Cercò di stiracchiarsi, ma scoprì che serviva solo a moltiplicare il dolore del suo corpo. Chiunque avesse disegnato quelle poltrone di sicuro non pensava alla comodità di un viaggio notturno.

Dato che il karma dell'universo non era dalla sua parte, aveva scoperto che la carrozza riservata ai SeeD nel treno verso Deling era stata rimossa per l'ispezione annuale. Per lo meno, la prima metà del viaggio era filata liscia, dato che nella carrozza privata era solo. Onestamente, il silenzio era un compagno più che benvenuto, dopo aver trascorso la settimana precedente all'aperto. Anche solo la pace valeva il viaggio, senza nominare la possibilità di vedere Rinoa... no, non voleva permettersi di leggere nulla tra le righe. Quando lo faceva, trovava sempre il modo di farsi del male, o di farne a chi lo circondava. Era solo una semplice visita a un'amica. Sì... come no.

Guardò il panorama, mentre passava dall'essere completamente deserto all'ospitare edifici sparsi nell'erba. Più il treno si avvicinava a Deling, più gli edifici si facevano vicini, fino a quando non ci furono più campi. Strade affollate fiancheggiavano il tratto finale di avvicinamento alla città, e una voce rimbombò attraverso le comunicazioni interne, avvertendo che sarebbero entrati presto in stazione. Il Comandante cercò di non irritarsi quando l'uomo pronunciò l'annuncio obbligatorio; un annuncio che aveva sentito anche troppo spesso negli ultimi mesi. Mentre il treno si fermava, il conducente annunciò ai passeggeri che potevano scendere con attenzione sul marciapiede... il modo cortese di dire levatevi dalle palle.

Nell'alzarsi, un brivido di dolore gli corse lungo la spina dorsale, e borbottò alcune imprecazioni sottovoce mentre raggiungeva lo scompartimento per la notte. Ogni muscolo faceva male come se una Diecimila Aghi di Kyactus gli stesse perforando la pelle. Se il campeggio di sopravvivenza non era stato abbastanza stressante, aveva appena passato la notte in un sedile simile a quello della sedia elettrica.

Aspettò fino a che tutti gli altri passeggeri furono scesi dalla carrozza prima di prendere le sue cose. La borsa da viaggio di pelle nera era l'ultima delle sue due preoccupazioni... osservò la carrozza vuota per assicurarsi di essere davvero solo. Pregando tra sé e sé che la banchina fosse libera, afferrò una seconda borsa. I suoi amici gli avevano dato i loro regali di compleanni. Selphie aveva trovato una 'adorabile' borsa da shopping decorata da due gattini di pelo che indossavano cravatte e prendevano il tè. Desiderò d'aver trovato qualcos'altro in cui portare le cose... qualcosa che non avesse vestiti da bambola disegnati spudoratamente sul fianco.

In tutta la sua fretta di pulire e fare la borsa la sera prima, il semplice fatto di non aver comprato un regalo gli era temporaneamente sfuggito. Ora era qui, a Deling, e andava a trovarla con regali da parte di tutti... a parte lui. Sperò seriamente che lungo la strada gli venisse in mente qualcosa, o forse di notare qualcosa che spiccasse nelle vetrine.

Gli dei non sembravano essere dalla sua parte, perché ogni negozio a cui passava di fronte o era chiuso o vendeva solo giornali e sigarette, cosa quest'ultima che sicuramente lei non avrebbe voluto. Non desiderò più camminare ancora quando notò l'ospedale. Ok, forse l'idea di 'vederla' vinse ancora sulla stanchezza, ma l'avrebbe ammesso solo a se stesso. Guardò la borsa da shopping, e decise che prima o poi nel corso della giornata avrebbe saputo cosa prenderle. Ci contava.

*~*~*~*~*

Rinoa guardò l'alba dalla finestra mentre mescolava col cucchiaio il liquido tiepido. In qualche modo, brodo a colazione sembrava molto poco appetitoso, senza nominare che la formula in polvere che dicevano fosse zuppa avesse lo stesso sapore del gesso. Gettò le posate di plastica sulla superficie dura, sospirando irritata.

La porta si aprì con un suono leggero e Rinoa si voltò per vedere la donna con un camice bianco da laboratorio che entrava nella stanza. La paziente cercò di sorridere educatamente, anche se la gola le faceva male nel tentativo.

"Fastidioso, vero?" Il medico ricambiò il gesto, comprensiva, mentre studiava le cartelle mediche. "Lo so. Io mi sono fatta togliere le mie a dodici anni, ma più si invecchia e più il dolore e il fastidio aumentano." Posando la cartelletta sul comodino, la donna più vecchia guardò il vassoio con la tazza di plastica piena di liquido. "Penso che dovrebbe essere illegale chiamare zuppa una qualsiasi cosa iniziata come polvere."

Sedendosi sul bordo del letto, la donna allungò una mano alla giovane paziente. "So che quando ci siamo incontrate la prima volta, tu eri sotto sedativi pesanti. Sono Elise Vandermere, una collega della Dottoressa Kadowaki... mi ha chiesto lei di fare l'intervento. Voglio scusarmi per la stanza, ma di solito non abbiamo molti pazienti sopra i dodici anni su questo piano."

Rinoa le strinse la mano, e poi prese un blocco note, scrivendoci la sua risposta. "Piacere di conoscerla. La stanza va benissimo."

La dottoressa sorrise con cortesia, puntando il dito verso il muro proprio davanti al letto. "Mi fa piacere che la stanza vada bene, ma chiunque sia stato commissionato per la realizzazione di quei moguri rosa sul muro non dovrebbe lavorare mai più. Hai guardato che occhi che hanno? Io ho più bambini che hanno paura di dormire per colpa di quelle cose." Elise abbassò la voce come se dicesse un segreto, "personalmente penso che sembra che ne abbiano uno di troppo." La strega cercò di non ridacchiare, dato che il dolore era più forte quando lo faceva.

"Vogliamo solo trattenerti un'altra notte per monitorarti. Il preside Kramer vuole essere sicuro che tutto guarisca correttamente prima che tu venga dimessa. Ti prescrivo alcuni antidolorifici che contengono codeina, quindi potresti sentire sonnolenza. Facci sapere se noti di sanguinare copiosamente, se ti fanno male le orecchie, o pensi di avere la febbre. E soprattutto, ricordati di bere molto. Verrà un'infermiera ogni due ore per prendere i tuoi segni vitali, ma se hai bisogno di qualcosa nel frattempo, chiamaci pure... siamo qui per questo."

Rinoa si comportò come se stesse ascoltando attentamente le istruzioni del medico, anche se un'infermiera le aveva fatto la stessa predica la sera prima, e un'altra l'aveva ripetuta quella mattina prima di colazione. Il medico si allungò, posando il dorso della mano contro la fronte della giovane strega.

"Suono di nuovo un po' troppo come un dottore, eh? Rinoa, non preoccuparti di niente. Nessuno conosce il tuo segreto tranne me. Credono che tu sia un caso ad alto rischio per la 'cosiddetta' resistenza agli antibiotici del suo sistema immunitario." Fece una pausa per prendere fiato, notando il vuoto che la sua paziente stava cercando disperatamente di nascondere. "Ho sentito che oggi è il tuo compleanno, oso pensare che questo fosse l'ultimo posto in cui volevi essere."

Rinoa non rispose. Deling City era di sicuro l'ultimo posto in cui avrebbe desiderato essere quel giorno; aveva passato svariate ore a sognare il suo ritorno al Garden... e più specificamente, a Squall. In qualche modo, si sentiva come se avesse fallito, con lui... non aveva potuto evitare la situazione, ma si dava la colpa di tutto comunque. La uccideva non essere nemmeno stata lei a dargli la notizia, e sperava che lui avrebbe capito come stavano esattamente le cose. Comunque, si preoccupava del modo in cui lui l'avrebbe interpretato.

"Sì, è come pensavo Rinoa, ma queste cose non si possono prevedere. A volte, riescono ad andare per il meglio... il destino è complicato fino a quel punto," disse il medico, con compassione genuina.

La porta si aprì di nuovo ed entrò un'infermiera, portando dei fiori. Elise si alzò dal letto, e i due membri dello staff si scambiarono alcune parole prima che la dottoressa si congedasse e uscisse dalla stanza.

"Buongiorno, signorina Heartilly... sono l'infermiera Thatch, ma può chiamarmi Kimberley. Sono appena arrivati questi per lei all'ingresso. Sono bellissimi."

Rinoa guardò i garofani rosa e il velo di sposa che ornavano un vaso di cristallo. Quando l'infermiera le allungò il mazzo di fiori, lei aprì immediatamente il biglietto d'accompagnamento. Non sapeva perché... aveva solo sperato... diamine, non lo sapeva nemmeno più. Fece un sorriso forzato leggendo il messaggio: Buon diciottesimo compleanno Principessa, con amore Zone e Watts.

Di nuovo, fu lasciata sola con la sua zuppa - in mancanza di un termine migliore - e si trovò a guardare il mondo esterno per trarne conforto. Aveva fatto la stessa cosa da bambina, solo pochi isolati più in là nel viale. La vista di Deling sembrava non cambiare mai, ovunque ci si trovasse. Spingendo via il vassoio dal letto, si appoggiò ai cuscini, contemplando l'idea di passare la giornata dormendo. La porta si aprì per quella che sembrava la centesima volta della mattina, e si sentì come la principale attrazione di un qualche spettacolo medico da pazzi... la strega diciottenne nel reparto pediatrico per una tonsillite. Rifiutò di sentire di nuovo la 'predica delle tonsille'; chiudendo gli occhi, Rinoa sperò che l'infermiera pensasse che stesse dormendo e la lasciasse riposare. Ne aveva bisogno.

*~*~*~*~*

I tacchi dei suoi stivali risuonarono contro il pavimento di linoleum del corridoio, e lui si trovò stranamente - di tutti i posti possibili - nel reparto pediatrico. Sulla spalla destra, portava la sua sacca da viaggio nera, e nella mano sinistra la terrificante borsa a gattino. Almeno la sacca non sembrava fuori posto su quel piano, dato che aveva appena passato oltre la replica di oltre un metro e mezzo di un Chocobo che dava il suo benvenuto nel reparto per bambini.

"Sono qui per vedere la mia ragaz-" Non era sicuro se fosse stato il termine o l'ambiente a fermarlo, ma si trovò a metà frase. L'infermiera più anziana lo guardò con sospetto più che sufficiente a fargli desiderare di strisciare sull'ascensore, o almeno nascondersi dietro il Chocobo gigante.

"Signore, si rende conto che questo è il reparto pediatrico?" La donna era a un passo dal chiamare le autorità. Squall si chiese se la persona al banco informazioni, giù all'ingresso, gli avesse tirato uno scherzo malato e crudele.

"Rinoa?" chiese una voce morbida dietro di lui. Si voltò e vide una giovane dottoressa che si levava il camice. La donna allungò il camice all'infermiera, insieme a una cartelletta e altri oggetti. "Stanza 427... sono Elise Vandermere, il suo medico."

Dalle parole di Quistis, il giorno prima, aveva creduto che il medico fosse maschio. Senza riflettere pensò a voce alta, "pensavo che lei fosse un uomo." Beh, certo che era uscita del tutto sbagliata - si fece piccolo al pensiero di come lei avesse dovuto percepirlo. Odiava chiacchierare del più e del meno... non poteva ignorare quel commento e basta, la dottoressa?

"Davvero? Dalla schiena, e dalla borsa a gattini, io ho pensato che lei fosse una ragazza." No, certo che non poteva ignorarlo. Le risatine delle altre infermiere gli fecero provare a mantenere la dignità che era rimasta. Non avrebbe permesso a questo incontro di guastargli l'umore; aveva cose più importanti a cui pensare, oggi.

Allontanarsi dalla scrivania fu la cosa semplice... stare fuori dalla porta di Rinoa fu quella più difficile. Attraverso il pannello a vetri sulla porta, poteva vedere che era seduta ben diritta. I capelli neri erano tirati indietro in una treccia morbida, e un'infermiera stava dicendo qualcosa a cui Rinoa annuiva. Aveva in mano un vaso di fiori, e per un minuto, si maledì per non essersi fermato a prenderle nulla... almeno il giornale sarebbe stato qualcosa.

Anche da lì, poteva solo fissarla. Era anche più bella di quanto ricordasse. Anche stesa in un letto d'ospedale, poteva comunque illuminare la stanza. L'infermeria iniziò ad avvicinarsi alla porta e lui si scostò velocemente per non farsi vedere da Rinoa. Ora sentiva la sua parte di adolescente... un mondo che non era suo. Perché era così difficile? Perché era così spaventato all'idea di entrare e basta e parlare con lei? Aveva parlato con lei in altre occasioni... beh, circa. Doveva essere quello... questa era la prima volta che lui era effettivamente andato da lei. Senza i loro amici, senza quel supporto mentale in più di cui lui negava l'esistenza, ma su cui contava sempre.

L'infermeria lo salutò gentilmente mentre lui si appoggiava al muro; almeno questa non aveva tentato di far conversazione. Quando non ci fu nessuno nei paraggi, lui la guardò di nuovo attraverso la porta; aveva appena spinto via il suo vassoio e appoggiato la testa al cuscino. Era il momento, ora o mai più... in tutti i suoi anni di addestramento, nulla l'avrebbe mai potuto preparare a momenti come questo... momenti che lo spaventavano più profondamente di qualsiasi battaglia.

*~*~*~*~*

Tenendo gli occhi chiusi, Rinoa distolse il viso dall'infermiera mentre si tirava la coperta sulle spalle. Ascoltò il silenzio mentre la persona rimaneva in piedi e basta, e sapeva che chiunque fosse non se ne sarebbe andato senza controllarla. Sospirò, sconfitta, voltandosi, cercando di non mostrare della rabbia irragionevole verso il personale. Sì, era il loro lavoro, ma era la sua vita... senza contare che era il suo compleanno. Dubitava che questo potesse farle guadagnare punti simpatia con loro.

"Rinoa."

I suoi occhi si aprirono di scatto, e il cuore si fermò. Per un brevissimo istante, fu completamente scioccata. Era come un sogno, doveva essere un sogno... era l'unica conclusione logica. Forse era stato il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, il modo in cui rotolava sulla lingua... o la piccola esitazione che sentiva nel suo tono di voce normalmente sicuro. Qualunque cosa fosse, era il suono più bello del mondo.

Prima che la sua mente si rendesse conto di cosa stesse facendo il suo cuore, saltò giù dal letto e lo strinse in un abbraccio profondo. A quel punto, avrebbe dovuto imparare dal passato, ma Squall si trovò meravigliato quando lei lo afferrò alla vita... e al cuore nello stesso tempo. Per un momento etereo, le sue paure si placarono e restituì l'abbraccio, posandole la guancia sulla testa. Le lisciò i capelli morbidi con una mano, mentre l'altra teneva saldamente i pacchetti. Alla fine, si ritrasse - non proprio sicuro del perché l'avesse fatto, ma ci sono abitudini dure a morire.

Si guardarono fino a che Squall spezzò l'incanto voltandosi. Lei non poté evitare di sorridere di quanto lui potesse essere timido, mentre percepiva il disagio che ancora lo circondava. Forse aveva un modo di flirtare un po' troppo forte, come abbrancarlo fisicamente non appena era entrato.... ma, semplicemente, lei non riusciva a mascherare certe emozioni come faceva lui.

"Mi sei mancato," disse lei con la voce roca. Poteva parlare, ma le irritava la gola farlo. Dirgli quelle parole valeva qualsiasi prezzo...

Mi sei mancata anche tu, pensò lui immediatamente, ma non ripeté le parole ad alta voce. Posò le borse su una sedia lì accanto, e poi tornò di nuovo da lei, ancora in piedi. "Non penso che dovresti parlare, adesso, dovresti riposare." Le mise attentamente una mano sulla spalla, mentre con l'altra indicò il letto. "Ora vai, signorina Heartilly." Lei alzò gli occhi al cielo; suonava più come il personale medico che come il suo ragazzo.

Stendendosi di nuovo, si tirò il lenzuolo bianco addosso, e poi iniziò ad allungarsi per prendere la coperta. Fu sorpresa quando lui la afferrò per primo, coprendola delicatamente. Rinoa poté solo sorridere mentre lo guardava muoversi. Poteva vedere quanto tenesse a lei, anche se lui non l'avrebbe mai ammesso.

Prendendo una sedia dal tavolino, lui la avvicinò al lato del letto. Poi si sedette, guardandola, prima di distogliere lo sguardo e portarlo sulla finestra. Lei si sentì quasi dispiaciuta per lui, per la prima volta nella loro relazione era lui a dover fare tutta la conversazione... doveva essere passato almeno un minuto quando lui riportò gli occhi su di lei. Annuendo disse piano, "ciao."

Lei non poté evitare di ridacchiare di lui. Era così carino, così sperduto in quel momento... ma era lì. Doveva solo aiutarlo a trovare se stesso sotto gli strati di sfregi emotivi. E se lui avesse saputo che l'aveva appena chiamato 'carino' tra sé e sé, non sarebbe stato molto eccitato, a dir poco.

Prese la matita e il blocco note, e scrisse sulla pagina, "non eri obbligato a venire, starò bene."

"Lo so, ma ho fatto quello che volevo fare." Aveva appena detto questo? Dentro di sé si fece piccolo alle sue parole trite e ritrite, almeno per quanto lo riguardava. Guardando la stanza, cercò di trovare qualcosa di cui parlare; doveva cambiare argomento in fretta. La prima cosa che vide fu il muro, e di conseguenza il suo primo pensiero fu, dannazione, quelli sono dei moguri davvero brutti! No... meglio dire qualcosa di più appropriato, sembrare più intelligente. I garofani rosa catturarono la sua attenzione.

"Bei fiori."

Oh Hyne, andava sempre peggio... commentava decorazioni floreali con aggettivi di grande effetto come 'bello'. Squall si stava rendendo conto di come tutta questa roba della conversazione fosse sopravvalutata. Non suonava mai così stupido nella sua testa, no?

"Da chi arrivano?"

Classico salvataggio, ora sembrava un idiota geloso. Lei prese la bustina ancora attaccata alla confezione di plastica. Lui la aprì, felice di avere qualcosa da fare con le mani. Leggendo il biglietto, fu colpito da qualcosa che spiccò alla sua mente, una cosa a cui non avrebbe pensato se si fosse trattato di un'altra persona: l'uso della parola 'amore'. Com'era semplice per Zone e Watts firmare un biglietto con quella parola, com'era semplice per il mondo intero usarla. Anche se avesse portato con sé un biglietto, come l'avrebbe firmato? Ora come ora l'amore era troppo nuovo, eppure nient'altro sembrava adatto...

Una mano si allungò per riprendere il biglietto dalla sua. Lei sorrise, scuotendo la testa come per sgridarlo scherzosamente per i pensieri che aveva. Sapeva che lui stava pensando a qualcosa, ma non era sicura di quale sentiero stesse seguendo la sua mente, al momento. Con Squall c'era un miliardo di possibilità e lei non avrebbe nemmeno osato tentare di indovinare su che strada stava vagando.

"Buon compleanno," disse lui, come se c'avesse pensato dopo. Ora era candidato per l'imbecille del mese... come aveva potuto non dirglielo subito? Sollevò una mano cercando di nascondere il suo imbarazzo; desiderò di nascondersi dietro la statua del Chocobo gigante. Guardò la borsa a gattino e immaginò che poteva almeno darle la roba che i suoi amici gli avevano consegnato.

Dopo aver preso i regali, si sedette di nuovo, posando la borsa accanto ai suoi piedi. Frugò all'interno e prese il pacco più grande, sperando che gli avrebbe tolto un po' di pressione di dosso. "Io penso che questo sia di Selphie," disse con un po' di sarcasmo nella voce mentre le allungava il pacchetto coperto di carta da regalo a Kyactus.

Rinoa scartò il regalo... un paio di pantofole a forma di chocobo e una maglietta da notte abbinata. Il prossimo regalo era di Quistis, una prima edizione rilegata in pelle della sua favola preferita;poteva appena credere che l'insegnate se ne fosse ricordata: l'aveva accennato appena una volta. Zell e Irvine avevano messo insieme le risorse per comprarle un buono regalo in un ristorante di Balamb, su cui la signora Dincht era pronta a giurare. Il regalo finale la colse leggermente di sorpresa; era da parte di Cid ed Edea... un fermaglio in marcasite(1) e argento dalla forma di ali d'angelo.

Mentre rimetteva tutti i regali nella borsa, fu grata di avere amici che tenevano davvero a lei. Era passato tanto tempo e loro erano una famiglia in tutti i sensi, almeno per lei. Notò di nuovo che Squall sembrava a disagio, e desiderò che lui sentisse la stessa tranquillità che provava lei quando era con lui.

"Rinoa, mi dispiace non ti ho comprato niente - non ancora. Sono stato in missione, e poi... no... non ci sono scuse. Mi dispiace."

Quando avrebbe capito che la sua semplice presenza era abbastanza? Non aveva davvero pensato che sarebbe venuto, sperato sì, ma esserne convinta... spingendo via le coperte, si alzò cautamente dal letto. Lui la guardò, non sicuro di cosa stesse facendo. Lei gli offrì una mano, e lui accettò esitante il gesto; poi lei lo tirò in piedi.

"Rinoa, dovresti davvero restare a letto."

Ignorando le sue proteste, lei gli posò la testa sul petto e lo circondò con le braccia. Lui resistette all'inizio, poi sospirò, permettendosi di cedere. Lei ascoltò il suo battito del cuore che accelerava mentre rimanevano in piedi e fermi, i muscoli tesi per gli ultimi minuti. Gradualmente lo sentì rilassarsi, mentre lei rimaneva in quella posizione rifiutando di cedere. Quante volte aveva pensato a questo nelle ultime tre settimane, all'essere vicino a lei?

"Mi sei mancata anche tu." Le parole le echeggiarono dolcemente nelle orecchie. La sua voce le danzava in testa, mentre il suo respiro caldo giocava con i capelli sulla sua nuca. Trovando il coraggio di spezzare quel contatto caldo, lei tolse la testa dal suo petto e lo guardò negli occhi. Per un secondo si scrutarono senza che passasse una parola tra loro.

Pensieri del balcone gli riempivano la mente, indietro fino a quel primo bacio che avevano condiviso più di un mese prima. Si abbassò e prima di rendersene conto, la stava baciando ancora. Lo fece più delicatamente della prima volta... sapendo quanto dovesse dolorante per l'operazione, ma aveva solo bisogno della sensazione di un altro che lo toccava, lo conosceva, scambiando così tanto in un semplice bacio.

"Wow, scusa Rin!" Una voce si alzò imbarazzata.

Squall si separò nascondendo il viso ai due uomini nella stanza. Si maledì per non aver sentito la porta - l'addestramento ad essere consapevole dei propri dintorni volava veloce fuori dalla finestra quando lei era nei paraggi. Lo considerava una debolezza che avrebbe dovuto vincere, lasciare che l'emozione guidasse la ragione.

Mentre guardava il pavimento, non era sicuro se era più arrabbiato per essere stato sorpreso, o per il semplice fatto che erano entrati nel mezzo di qualcosa di così... beh, così perfetto. Zone e Watts erano parte del passato di Rinoa. Era consapevole che sarebbero sempre stati parte del suo futuro. Il trio aveva passato tante cose insieme, e lui era grato dei legami tra loro. Lei, da parte sua, non era per nulla a disagio per la situazione, rideva anzi rocamente per la reazione del Comandante. Squall cercò di ritirarsi dalla sua posizione attuale, ma lei gli afferrò un braccio costringendolo a rimanere accanto.

"È bello vedere che ti stai prendendo molta più cura della nostra principessa, stavolta," commentò Zone, alzando un sopracciglio in direzione della coppia. Allungò la mano perché il SeeD la stringesse, più o meno come nel loro primo incontro. Questa volta Squall la accettò, ma fu comunque attento a evitare il contatto visivo.

"Moltissima cura, signore," echeggiò Watts.

Rinoa strinse gli occhi, lanciando un'occhiataccia ai due, incapace di pronunciare una replica pungente e intelligente.

"...Scusa, principessa," disse Zone. "Conosco quello sguardo... e non è proprio di quelli buoni."

"Tipo quando la svegli, uhm."

"Nah, niente lividi o graffi," Zone fece un simbolico passo indietro, "per adesso."

"Rinoa, se hanno intenzione di rimanere qui un po', ci sono cose che devo fare." Squall vide la delusione sul suo viso e la rassicurò, "starò via solo per un'oretta... promesso." Lei fece un sorriso forzato, annuendo appena. "Hey, sono io a Deling; in che problemi posso cacciarmi?"

"Beh, signore, Zone e io frequentiamo questo 'club' che è aperto venti-" Un gomito colpì con forza l'addome del giovane uomo, mentre Rinoa stringeva ancora gli occhi verso il suo amico. "Oh... sì... non importa."

"Non preoccuparti, ci prenderemo cura di lei mentre sei via... ci assicureremo che non gonfi come palloni tutti i guanti di lattice - di nuovo."

Squall la guardò, mentre lei cercava di sembrare innocente. Fu costretto a ridere all'immagine. "Rinoa... non l'hai fatto?" Lei fece un gesto con la mano, ignorando la domanda.

"Sì signore, l'ha fatto, non questa volta... ma in uno dei suoi molti viaggi al pronto soccorso. Non è stato così brutto, fino a che non ne ha usati una dozzina come palloni da gavettone."

Abbassando la testa, lui la guardò direttamente negli occhi con uno sguardo di disapprovazione. Era uno che di solito riservava agli studenti, o Zell e Irvine, in certe occasioni. "Molte volte? Palloni da gavettone? Penso che ci sia molto di te, signorina Heartilly, che non conosco."

Evitando di rispondere, lei lo spinse verso la porta facendo ciao con la mano. "Ora vuoi liberarti di me, ho capito come sei fatta." La porta si chiuse e lui la guardò mentre lo salutava con la mano attraverso la piccola finestra. La punta della sua treccia nera le rimase sulla spalla, mentre i suoi occhi incontravano i suoi con così tanta emozione e un pizzico di allegria. Per un momento, Squall si chiese perché aveva dubitato di venirla a trovare; la scelta sembrava così ovvia ora. Sperava solo che lei non sapesse mai dei suoi primi dubbi... e desiderò che i suoi amici avessero un tempismo migliore.

*~*~*~*~*

Seduto al tavolino, Zone mescolò il suo mazzo di carte da Triple Triad. Si era dato la missione di riordinarle alfabeticamente. Non era stata la sua intenzione originaria, ma Watts aveva apertamente rifiutato di fare un'altra mano. Aveva i suoi dubbi sull'etica del giocatore di Zone riguardo a regole che 'sembravano' cambiare spesso - e dipendeva pesantemente dalla situazione. Quindi, per passare il tempo, l'uomo frugò nella sua preziosa collezione di carte.

Watts era appoggiato allo schienale della sedia accanto al letto. Aveva fatto come fosse a casa sua, togliendosi le scarpe e mettendo i piedi sul bordo del materasso. La televisione era accesa, e ora si trovava tutto preso da un talk show a telefonate locale.

Poco dopo che Squall si era congedato, era tornata un'infermiera con la medicina. Aveva fatto alla paziente una severa ramanzina perché non era a letto e non riposava come doveva. Rinoa aveva resistito per la prima metà dello zapping di Watts, ma poi si era trovata ad appisolarsi. Entrambi l'avevano convinta a cedere al sonno, e che sarebbero rimasti fino al ritorno del Comandante.

La porta si aprì e Zone fece un misero tentativo di salutare l'uomo che entrava, preoccupato, data la sua fortuna, che la carta gli volasse via. Watts lo salutò appena con la testa, cercando di sentire la fine dello show.

Squall chiuse la porta e posò uno dei due sacchetti che aveva portato sul tavolo. Mise il secondo sul pavimento accanto al letto di Rinoa. Quando si voltò a guardarla dormire pacifica, fu sorpreso del ricordo vivido che gli inondò la mente come un tifone... e delle emozioni represse che si portava appresso. Eccola stesa serenamente in un letto d'ospedale, il viso pallido sotto le luci. Gli ricordava un altro momento, quando non poteva svegliarsi. Parte di lui voleva correre là e scuoterla per svegliarla, solo per convincersi che era tutto lì... dormiva e basta. Il letto, le lenzuola, l'espressione distante del suo volto... così senza vita... così...

"Signore?"

La voce lo riportò indietro, e Squall si rese conto che si era ritirato di nuovo nel suo mondo. Allungò una mano sul naso, strofinandosi gli occhi nel tentativo di velare qualsiasi segno di momentanea disattenzione.

"Scusa Watts... mal di testa."

"Oh, speri che passi, possono essere dei brutti disturbi dolorosi."

"Sì," disse, quasi in un sussurro sottovoce, "dolorosi."

"Ad ogni modo signore, come stavo dicendo, le hanno dato una medicina e dorme da circa quarantacinque minuti. So come può essere quando la si sveglia senza l'aiuto di narcotici, quindi io userei molta cautela."

"Grazie."

Zone raccolse le sue carte, riponendole con attenzione nella scatola da carte che aveva comprato dopo 'La Guerra di Artemisia'.

"Hey amico, hai ancora la carta di Shiva? Era una delle mie preferite."

Sono sicuro che lo fosse. Squall si tenne il commento per sé e scelse qualcosa di appena più diplomatico. "Sì, grazie. Mi è stata molto utile."

"Eh eh, anche per me amico, anche per me." Zone guardò il Comandante con un'espressione compiaciuta. Squall ricambiò con un'occhiataccia su un viso senza espressione, sperando che se ne andassero molto presto. A volte si chiedeva solo come avesse fatto Rinoa a incontrare quei due, o come avesse fatto un'amicizia così leale a formarsi tra tre individui così diversi. Ma comunque, lui non capiva mai Rinoa... diamine, lo voleva accanto, e il perché lo volesse rimaneva un mistero.

"Beh Squall, spero che tu ti prenda cura della carta, Ma ragazzi, ne è valsa la pena... quella rimane la miglior copia di 'La mia vicina' mai stata stampata. Ancora non riesco a credere di aver venduto la mia copia originale."

A volte il fato trova umorismo in situazioni imbarazzanti e umilianti. Se Squall avesse trovato un buco in cui strisciare, l'avrebbe fatto in quel preciso istante - quando notò che Rinoa si era svegliata dal mondo dei sogni e ora lo guardava con un'espressione molto sconcertata.

Doveva uscirsene con una buona, e plausibile, spiegazione, "uhm... uhm... err... lunga storia." Sì, quella risposta valeva tutti gli anni di addestramento e di manovre decisive in zone di guerra - cosa che ora si manifestava nella forma di una stanza d'ospedale. Come ultimo disperato tentativo di lasciar perdere quell'argomento imbarazzante la guardò, ripetendo, "molte volte...e palloni da gavettone?"

Lei sospirò sconfitta, almeno per il momento. Rinoa giurò a se stessa che gli avrebbe estorto l'intera storia, prima o poi. Era solo così meraviglioso svegliarsi da quello stato tra sonno e coscienza, sentendo la sua voce che le riempiva i sensi. Era così preziosa... ogni parola era un dono che avrebbe custodito per sempre come un tesoro.

I due Gufi del Bosco risero di gusto all'interazione silenziosa della coppia, una relazione che nessuno dei due pensava ci sarebbe mai stata. Entrambi si avvicinarono, dando a turno un bacio veloce a Rinoa prima di salutare e infine andarsene. Squall guardò ciò che succedeva, e non era sicuro di come si sentiva quando salutarono. Sapeva che i baci non avevano significato nulla più che amicizia, ma in qualche modo si sentiva invidioso del loro abbandono, di come potessero essere così liberi con le loro emozioni verso una cara amica... come se la capacità di aprirsi fosse la cosa più naturale al mondo.

"Oh, scusa," disse lui quando notò che lei lo guardava. "Solo che... non importa..."

Lei non ebbe bisogno di dirlo, lui sapeva già cosa stava pensando, no Squall, come faccio a sapere cosa intendi se non me lo dici? Per alcune cose, poteva essere prevedibile quanto lui.

"Sto solo pensando che per una volta devo essere io a parlare, è come se tu non fossi in grado di chiacchierare su cose inutili." Merda... l'aveva appena detto davvero? Devo... assolutamente... correggermi, pensò, sbattendo la testa contro un muro immaginario. Si grattò la nuca durante un'imbarazzante pausa di silenzio. "Rinoa, non intendevo inutili... intendevo inutili per me." All'improvviso la parola 'cretino' gli lampeggiò in testa mentre ricordava di quando sentiva i pensieri di Laguna. Per un breve... brevissimo... secondo, sentì quasi pietà per l'uomo, trovandosi ora dall'altra parte della situazione 'cretino'.

Trovando il coraggio di guardarla direttamente, fu sorpreso di vedere il suo viso che diventava rosso dallo sforzo di trattenere le risate. Con una mano si copriva la bocca, e aveva le lacrime agli occhi. Trovava la sua sofferenza una fonte di grandi risate, ma in qualche modo le sue azioni lo facevano, a dire il vero, sentire meno 'cretinoso', per mancanza di termini migliori.

"Acqua," disse lei tra respiri profondi mentre si teneva la gola.

Squall annuì, capendo, e le vuotò un bicchiere d'acqua ghiacciata che trovò in una caraffa, sul comodino. Lei bevve alcuni sorsi prima di ridargli il bicchiere. Gli indicò la sedia accanto a lei, cercando di fargli capire di sedersi un po'. Lui rimise il bicchiere sul vassoio, e si tolse la giacca di pelle nera, appoggiandola allo schienale della sedia. Infine, si sedette, ed erano quasi occhi negli occhi.

Lei afferrò il blocco note, scarabocchiando, "beh, posso scrivere, nulla di nuovo al Garden?"

"Qualcosa qui e là... Quistis ha ufficialmente riavuto la sua licenza d'insegnante. Ho passato una settimana in purgatorio con delle matricole che hanno fatto sembrare Zell l'immagine della calma. È solo che è diverso senza l'influenza dei Master del Garden. Quel posto ha un'atmosfera completamente diversa." Si fermò per un secondo e la osservò, scioccato da ciò che aveva appena detto. "Rinoa, non mi va davvero di parlare di lavoro. Voglio solo godermi questa giornata... posso dirti tutto quando torni."

Squall chiuse gli occhi quanto toccò l'argomento, nascondendosi il viso tra le mani. Non aveva avuto intenzione di parlarne... era tutto ancora così poco pianificato. "Voglio dire... ecco... se decidi di tornare, di viverci, venire a trovare... quel che è."

La prima settimana in cui lei era rimasta al Garden dopo Artemisia, c'era più spirito di celebrazione che quello di un'istituzione militare. Le regole istituite da Norg erano state trascurate, corrette, o temporaneamente sospese, in quel periodo. Era il tempo per ricostruire, riflettere, e ricordare tutto ciò che si era perso o guadagnato. Due giorni dopo la festa ufficiale, lei se ne era andata di nuovo... tornando al posto in cui si erano incontrati la prima volta per 'lavoro'.

Sentendo la spirale del blocco note che gli colpiva il dorso della mano, guardò quello che lei aveva scritto, "Lo sai? Cid te ne ha parlato?"

"...Sì," esitò, sentendosi come se stesse tradendo una confidenza sacra. "Rinoa, so che ci sono molte regole e divieti... so come sei fatta, e le libertà a cui tieni. Capisco che con il mio lavoro e il lavoro della SeeD... sono... sono tornato a quello, no? Sembra che tutto torni sempre al lavoro, vero?"

Cercò di fare un piccolo sorriso, anche se lei intuì che era forzato. "Non importa, possiamo parlare più tardi anche di questo... è il tuo compleanno, concentriamoci su quello." Allungandosi, le posò esitante una mano sulla sua. Lei piegò la testa e ricambiò con un sorriso, rassicurandolo che la sua carezza era gradita. Sentì qualcosa che gli premeva appena nella pelle del braccio,e guardando cosa fosse, notò la targhetta identificativa intorno al polso di lei. Qualcosa catturò la sua attenzione... 'Rinoa Caraway' seguito da 'Heartilly' tra parentesi. Parte di lui gliene voleva chiedere il motivo, ma immaginò che non fosse né il momento né il posto adatto per parlarne. Era meglio lasciare che alcune ferite guarissero da sole, e lui aveva già avuto la sua parte di momenti imbarazzanti della giornata - abbastanza da durare per tutta la prossima vita.

"Uhm... Rinoa, ho preso alcune cose... niente di speciale," disse piano, come se il pensiero lo mettesse in imbarazzo. Le lasciò andare le dita, rimpiangendolo quasi subito. "Io... li avrei incartati... ma sinceramente non so come si fa."

Mentre si allungava verso la borsa, lei scrisse qualcosa sul blocco note. Quando ebbe finito, glielo restituì: "incartare regali non è tra gli insegnamenti propedeutici all'esame SeeD? Sono scioccata... davvero..."

"Vedo un po' di sarcasmo sulla carta? Davvero, signorina Heartilly, per quello serve molto talento." Lei gli fece l'occhiolino, scherzosa, riprendendosi il blocco note.

"CATTIVO!!!"

Lui guardò la nuova scritta e per la prima volta fu costretto a ridere forte. "Wow, sono stato promosso a 'cattivo tutto maiuscolo'... è un grande onore che mi concedi. E tre punti esclamativi... sono un po' deluso che non sia sottolineato... ma mi accontenterò, credo. Comunque, questo mi porta al tuo primo regalo..."

Frugando nella borsa, ne estrasse una lavagna magnetica per bambini. Su un lato era attaccata una penna, sull'altro lato quattro formine diverse. "Penso che Selphie mi abbia influenzato troppo, ma ecco, 'salva un albero'... o visto come procedi, salvane qualche centinaia." Rinoa prese la lavagnetta, e finse di colpirlo irritata. Lui finse di parare i colpi, mettendosi le braccia davanti per difendersi.

"Ora so perché non compro regali alla gente," aggiunse, continuando a fingersi spaventato. "È troppo pericoloso... dovrei essere grato che non era un cucciolo."

Vide che lei stava scrivendo qualcosa con la penna magnetica. Di nuovo, aveva scritto la parola 'cattivo', questa volta con più punti esclamativi e sottolineata molte volte. Lui le prese la lavagna, facendo scorrere la parte inferiore che puliva lo schermo.

"Chissenefrega," scrisse in risposta. Lei non poté evitare di ridere di nuovo; il momento valeva qualsiasi prezzo, anche il dolore che sentiva in bocca. Lui frugò ancora nella borsa, e tirò fuori un oggetto che tenne per il momento nascosto.

"Dato che probabilmente stasera saremmo andati a cena... ho voluto comprarti il meglio." Sollevò una lattina di zuppa di pollo in scatola. "Vedi, un passo avanti rispetto alla polvere, in più ora contiene il venti percento in più di fettuccine."

Lei scrisse sulla lavagna, "apriscatole?"

Lui cercò nella borsa, tirandone fuori uno e commentando, "buon compleanno. Sono un SeeD, penso a tutto."

Di colpo, il suo umore cambiò. Lei poté vedere che il suo atteggiamento tornava ad essere quello del vecchio Squall. "Squall?" domandò con la voce roca, invece di scrivere.

"Niente," borbottò lui, guardando nella borsa. Rinoa era incuriosita da cosa lo stesse intristendo, e si allungò verso il bordo del letto. Vide una piccola scatola piatta nella borsa, e capì che era quello che lo stava turbando.

"È solo una cosa stupida... nulla di speciale. Io... io ho solo..." Lei lo interruppe sorprendendolo con un bacio dolce sulla labbra. Non durò molto, ma fu perfetto. Lei posò la fronte su quella di lui e rimasero così per un momento. Alla fine, lui sospirò sconfitto, prendendo l'oggetto... mentre glielo allungava, si sentì come se fosse qualcosa che aveva bisogno di spiegazioni, che però nemmeno lui sapeva dare, in quel momento.

Lei aprì il piccolo pacchetto e i molti strati di carta bianca. Al centro c'era un fermaglio per capelli intarsiato, in madreperla. Era bellissimo. Lo tolse dalla sua scatola, e fece scorrere le dita sull'argento liscio, toccando poi l'intarsio. I suoi occhi sembravano riflettere i piccoli cristalli ai bordi del fermaglio. Rimase seduta in silenzio come lui faceva sempre, incapace di dire, o scrivere, qualsiasi cosa.

"È che non sapevo cosa comprare. L'ho visto e ho pensato... che forse potessi usarlo. Ma se non ti piace, posso riprenderlo."

Lei scosse la testa in cenno di diniego alla sola idea di restituirlo. Lui la guardò mentre lei si scostava in avanti, prendendosi i capelli. Attentamente, si tolse il laccio e con le dita disfece la treccia morbida. I suoi capelli neri le scivolarono oltre le spalle, la treccia che le lasciava delle onde. Con le dita, si separò le ciocche frontali da ciascun lato, togliendosele dal viso. La parte sottostante dei suoi capelli rimase sciolta, illuminandole il viso con grazia.

E lui la guardava.

Per mancanza di qualsiasi cosa che potesse capire, la guardava. Perché? Perché era ancora lì con lui? Perché voleva addirittura sopportare i suoi sbalzi d'umore? Perché dopo tutto quel tempo in cui l'aveva respinta, lei era rimasta?

Rompendo la tensione fragile come vetro, un'infermiera entrò nella stanza per il giro quotidiano. Entrambi sobbalzarono leggermente, essendo stati colti alla sprovvista da un'altra intrusione sgradita. Squall si alzò e andò verso il muro più lontano, appoggiandocisi contro. Incrociando le braccia sul petto, guardò l'infermiera che ripeteva la routine standard che aveva spesso visto nell'infermeria. Finalmente, se ne andò... lasciandoli di nuovo soli.

Lui andò verso il tavolo e prese la seconda borsa con cui era tornato. "Ho notato mentre ero qui prima che hai un lettore dvd... mi sa che il reparto pediatrico ha i suoi vantaggi. Dato che so di non essere il miglior conversatore del mondo... ho noleggiato qualcosa. Non sapevo cosa ti piace guardare, così ne ho noleggiati un po' di vari generi. Ho pensato che così, qualcosa avrei centrato."

Prese due pile di film dalla borsa. Lei diede un'occhiata all'assortimento, scioccata dell'enorme quantità di titoli tra cui scegliere. Non aveva davvero idea di cosa voleva guardare, ma non importava... fin quando lui era lì, null'altro importava.

Ponderando tra film d'azione, drammatici, romantici e commedie, decise finalmente per quest'ultimo. Ora come ora, film drammatici e d'azione le avrebbero alla fine ricordato il lavoro - quella era la ragione per cui scartò i film di guerra ancora prima di guardarli. Se lui fosse stato più a suo agio, avrebbe potuto scegliere un film romantico... ma voleva che non si sentisse così insicuro sulle relazioni ora - e quei film sembravano sempre troppo pieni di cliché per la vita vera.

Lui infilò con attenzione il dvd nel lettore, e poi tornò alla sua sedia. Con la coda dell'occhio, Squall la vide muoversi, ma non era sicuro di cosa stesse facendo. Un piccolo eco lo fece guardare del tutto verso di lei; lei si era spostata verso un lato del materasso. Il retro del letto era sollevato per farla stare seduta, come era stato per tutto il giorno. Una coperta grigia le copriva quasi tutto il corpo, tranne il torso. Per un secondo la guardò con un'espressione confusa e un po' spaventata.

Mentre il film cominciava in sottofondo, lei fece lo stesso gesto... offrendogli di nuovo lo spazio sul letto. Prendendo quanto coraggio serviva per un atto semplice quanto sedersi, si mosse finalmente verso di lei. Con cautela, si prese lo spazio accanto a lei, sempre ben attento a evitare di toccarla accidentalmente. Lei non tentò nemmeno una volta di toccarlo, ma gli permise sempre di mantenere il controllo. Era già un risultato enorme averlo seduto così vicino a lei, per un periodo considerevole di tempo.

Insieme, in silenzio, guardarono il film... e i tre che seguirono. Lei trovò persino il coraggio di infilarci un film romantico nella parte finale della serata. E in un momento o l'altro nel corso della giornata, lui trovò il coraggio di prenderle la mano e stringerla. Per lui era un sollievo enorme non dover conversare, anche se non rimpiangeva nulla di quell'esperienza... ok, alcuni commenti che avrebbe rivisto prima di pronunciarli... ma alla fine, aveva gestito la situazione con dignità. Per quanto riguarda lei, era soddisfatta che lui ci fosse, che avesse trovato in sé la forza di affrontare alcuni suoi demoni, non importava se fossero grandi o piccoli. Altre cose avrebbero potuto essere risolte più avanti; ora... era un inizio.

La giornata non era andata per niente come aveva pianificato Rinoa, ma non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo. Era di gran lunga il miglior compleanno che avesse mai avuto, o che avrebbe avuto in futuro... ma nessuno conosce il futuro, giusto?

*~*~*~*~*

Ad un certo punto, nella notte, Squall era andato al suo albergo, e lei non sapeva nemmeno a che ora. Il medicinale l'aveva resa estremamente sonnolenta, e parti della notte si confondevano insieme come acquerelli. Ma ricordava che lui le aveva dato il bacio della buonanotte; questo non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Dapprima aveva pensato che fosse un sogno, ma era molto meglio - nessun sogno poteva essere così reale.

La mattina dopo si svegliò allo scampanellio rumoroso del carrello della colazione, e a un altro pacchetto di polvere che pretendevano di chiamare zuppa. Odiava il fatto che lui dovesse passare così tante ore in viaggio; quelle che avevano davvero passato insieme sembravano poche, in proporzione. A conti fatti, aveva passato il doppio delle sue ore di vacanza sul treno rispetto a quelle che aveva passato con lei.

"Signorina Heartilly, è arrivato questo per lei."

Una giovane volontaria entrò nella stanza, portando qualcosa avvolto in carta verde. Rinoa sorrise educatamente; la gola sembrava andare leggermente meglio del giorno prima. Tirò indietro l'involucro esterno, e vide una sola rosa color pesca circondata dal verde. Buttando la carta da parte, tenne il fiore per il lungo stelo. Le cadde in grembo una bustina bianca, e lei la prese. In qualche modo... non l'aveva pensato, questa volta nemmeno sperato, ma quando lesse il biglietto, lo seppe.

"Chissenefrega."

Forse per qualcuno non era il sentimento più romantico del mondo, ma in quel momento, per lei... era tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare. Poteva vivere tra regole e divieti, ma non poteva vivere senza l'avventura che li aspettava. Per un minuto ancora, tenne in mano il fiore delicato.

Ed era perfetto, proprio come lui.

*~*~*~*~*

Dalla stanza delle infermiere, guardò mentre lei apriva il biglietto. Poteva vedere il suo sorriso, e sentirla ridere, anche se gli dava le spalle e la porta era chiusa. Poteva vedere comunque...

Voltandosi, Squall uscì in fretta dall'ospedale, sperando di riuscire a prendere il treno in tempo. Lungo la strada verso la stazione, non poté evitare di pensare al giorno prima... e per un momento, sorrise.

Era strano persino per lui, il modo in cui sentiva quando stava con lei. Quasi come vivere l'infanzia che non aveva mai avuto, sperimentando per la prima volta parti della vita che non sapeva esistessero. A volte il cambiamento lo spaventava, e lui non sapeva nemmeno più chi era davvero. No, lei non l'aveva davvero 'cambiato', come spettegolavano al Garden. Forse aveva solo trovato qualcosa, dentro di lui, sepolto in profondità e dimenticato. Non cambiava per lei, ma grazie a lei... ed era tutta lì la differenza.

*

Note al testo
(1) marcasite: Minerale di colore giallo bronzo con lucentezza metallica, usato in oreficeria.

*****
Nota dell'autrice (rivista il 18 marzo 2008): ciao a tutti... volevo spiegare un po' l'idea dietro a questa storia prima che scappiate tutti. L'idea è che la storia copra l'arco di tempo di un anno. Dal diciottesimo compleanno di Rinoa al diciannovesimo, segue la crescita della relazione tra Squall e Rinoa. È il mio tentativo (e uso la parola con leggerezza!) di coprire alcuni buchi e idee non sviluppate nel gioco, o solo accennate.
Ad ogni modo, vista la lunghezza a cui è arrivata, e grazie ai lettori che mi hanno incoraggiato, ho deciso di spezzarla in due storie distinte, ma complete. "Dancing in Time", la storia a trenta capitoli che state leggendo, riguarda di preciso i primi quattro mesi (dal due marzo al quattro luglio) della relazione tra Squall e Rinoa. Di per sé, questa storia si regge da sola e io la considero una storia completa. La continuazione 'dell'anno' non avrà lo stesso titolo. Quando avrò un titolo definitivo, lo scriverò qui, dato che ora il titolo su cui sto lavorando è "Wings of our Dreams", anche se nulla è deciso (NDT: il titolo del 'sequel' è poi diventato 'Endless Waltz' attualmente in corso).
Quello che state leggendo (Dancing in Time) si concentra sull'inizio della relazione e sulla storia che entrambi cercano di negare. Soprattutto, l'elemento romantico tra Squall e Rinoa ci sarà sempre, come in tutte le mie storie. E sì, i capitoli finali conterranno del dramma, insieme a momenti umoristici. Ogni capitolo sarà tecnicamente una sorta di oneshot, ma insieme saranno completi (gli ultimi saranno piccoli archi di tempo, divisi a causa della lunghezza). Spero che vi piacerà leggerla: onestamente, questa è stata una delle storie che mi sono divertita di più a scrivere. Inoltre, non possiedo nessuno dei personaggi di FFVIII, quindi citarmi in giudizio sarebbe inutile, dato che i miei figli mi risucchiano tutti i centesimi extra...
Nota delle traduttrici: ecco la nuova storia di Ashbear! La stiamo ancora traducendo, ma contiamo di riuscire a postarla abbastanza regolarmente^^ Verrà alternata a un'altra delle storie di Ashbear per poter dare a voi una regolarità di aggiornamento, e a noi il tempo di tradurre :)
vi ricordo che è sempre attiva la newsletter aperta a suo tempo per Crimson Lies, e che verrà utilizzata da ora in poi per notificare gli aggiornamenti delle nuove storie. La trovate qui. Vi ricordo infine che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear; a questo proposito vi informo che in settimana verranno tradotti e inviati quelli fatti a Castles in the sky e Crimson Lies, ed eventuali risposte di Ashbear verranno postate nel mio blog e vi verrà comunicato il link. Alla prossima! - Alessia Heartilly
nota del 2 giugno 2010: capitolo reinserito per la mancanza della nota interna.

   
 
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