[Dedicata a Giulia]
Dopo tantissimo tempo - ottobre,
per la precisione - eccomi qui con una nuova oneshot. Non mi piace
moltissimo, ma era da mesi che dormiva
nel mio quaderno degli appunti. Forse riprenderò a scrivere
più attivamente, non so. Per il momento, accontentatevi di
questa Mello-centric. Ho voluto dare spazio a un flashback su una sua
ipotetica infanzia, sull'ipotetico motivo per il quale si è
ritrovato orfano e su un'ipotetica figura di una madre folle. Povero Mel.
Non si nomina il padre, la scelta è voluta. Piccolo accenno
shounen-ai con Matt.
Buona lettura.
No
data.
Please, insert the correct disk.
«Dicono
sia scampato per poco alla morte»
«È
stato fortunato».
Mihael
non riusciva a vedere tutta quella fortuna. Cosa poteva esserci di
positivo nell'essere riusciti a sopravvivere a quello?
Le
voleva tanto bene. Sarebbero dovuti andare in vacanza al mare, lei
glielo aveva promesso. Sarebbero dovuti andare in barca a vela, un
giorni di quelli. Il periodo migliore era probabilmente l'estate,
quando era più facile vedere le stelle senza alcun tipo di
nuvola illusoria ad annebbiare la vista. Ma lei cambiava spesso idea:
alternava spesso dolci carezze a sprezzanti frasi d'odio. Mihael,
però, sapeva che la mamma lo amava. Anche se i lividi
violacei
sulla pelle facevano male, il dolce bacio di quelle sottili labbra
rosate sapeva come lenire il dolore. Allora, perché?
La mamma aveva degli splendidi capelli biondi. Il bambino si divertiva a pettinarli; poi, lei pettinava i suoi. Arrotolava sottili ciocche dorate intorno alle dita affusolate della mano dalla pelle screpolata. La mamma era bella, anche quando il trucco nero le rigava il volto arrossato.
«Ballare
è libertà, Mihael: ricordalo. Il movimento
permette al
corpo di rimanere libero e giovane. Quando danzi, puoi fare quello
che vuoi. Salta, corri, canta, balla insieme a me! Cadiamo
giù,
abbracciamo il fiume!» un velo di fugace follia nello
sguardo.
Le pupille si muovono veloci, prima a destra e poi a sinistra:
scrutano dall'alto in basso, si voltano verso il cielo.
Mamma...
perché vuoi trascinarmi con te sott'acqua?
«La
madre si è buttata con lui da un ponte. E' stato un bel
salto,
ma lui se l'è cavata con qualche graffio»
«È
stato decisamente fortunato».
«'Fanculo».
Dannata, dannatissima
fortuna del cazzo. Le scorte completamente terminate proprio quando
ne ha un bisogno impellente.
«Merda,
ne dovrò comprare dell'altra. Matt?
».
«Tu
sei nuovo, qui alla Wammy's House?» si gratta la testa,
impacciato - non era mai stato molto bravo con quelle cose, preferiva
da sempre quei maledetti videogame.
«Hm»
«Come
ti chiami?» Spera almeno che apprezzi lo sforzo.
«M-Mello.
Il mio nome è Mello».
«Io
sono Matt. Vuoi diventare mio amico?» Lo sguardo del biondo
incontra quello del rosso. La semplicità dei bambini risulta
sempre molto diretta, anche quando dietro lo sguardo di un biondino
alto tre spanne e mezzo si nasconde una profonda tristezza.
Una
svogliata stretta di mano, perplessità negli occhi presto
sostituita da un'insolita contentezza.
«Fottutissimo
cane, la cioccolata!»
[Ora,
Mello ha trovato la sua fortuna.]
Forse.