Videogiochi > Project Zero
Ricorda la storia  |      
Autore: Botan    12/04/2010    4 recensioni
Il dolore che è in me cresce a dismisura. Finché, come una candela dalla fiamma blu, non mi spengo anche io. La cera è il mio corpo, il fuoco è la mia anima. Tuttavia… A distanza di anni… Il mio corpo martoriato è ancora qui. Con lo sguardo sbarrato, ma oramai privo di vita. Ho desiderato di svegliarmi per rivederlo. Ed ora voglio dormire. Perché ciò che amavo giace esamine d’innanzi a me.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dormi Sacerdotessa, riposa in pace

                                             

                              Non voglio più vedere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dormi Sacerdotessa, riposa in pace

 

 

Questa canzone… ha una melodia rilassante.

Sembra quietare tutto il mio malessere.

 

 

Dormi Sacerdotessa, riposa in pace

 

 

Contro il mio volere, i miei occhi si abbassano. Non vorrei dormire, ma questo canto ha un potere divinatorio che altri non posseggono.

 

 

Chi piange va alla barca,

l’ultimo viaggio per l’altra parte.

 

 

Davanti a me i cancelli del sonno vedo spalancarsi. Dunque… Sto per addormentarmi?

 

 

 E quando sarai li

i segni sacri porterai

 

 

Io… no.

Non li devo attraversare.

Ancora un po’, voglio restare in attesa.

 

 

E se ancor non dormirai,

scuoiata allor verrai.

 

 

Vorrei rimanere ancora sveglia.

Per aspettare il suo arrivo.

 

 

Dormi Sacerdotessa, riposa in pace

 

Perché lui me l’ha promesso.

Desidera rivedermi.

Ancora.

 

 

Dormi Sacerdotessa, riposa in pace

 

E anch’io lo desidero.

 

 

Se la signora poi si desta

dal proprio sogno eterno,

 

Ma…

 

 

imprigionarle mani e piedi

coi paletti tu dovrai,

 

Mi hanno detto che non si può.

Adesso è troppo tardi.

 

Ma…

 

 per non farle aprir le porte

e liberar dolore e morte.


Se io avessi potuto violare perfino la volontà dei Kuze,

oh, sì, sarei rimasta sveglia per aspettare il suo arrivo.

 

 

Vai dall'altra parte.

Vai dall'altra parte.

 

Il mio viaggio deve cominciare. Sono qui per un motivo, non devo dimenticarlo.

Temo che non potrò più svegliarmi per rivederlo.

 

 

Sali in barca, ecco si parte.

Supera il Varco, dall'altra parte.

 

Ora c'è il buio.

Questo sogno sarà la mia dimora. Sento che esso, quasi con un gemito, mi sta offrendo la sua ospitalità.

 

 

E lontano poi conduci il tuo fardello:

I tatuaggi del tuo corpo

e le lacrime sofferte.

 

 

Sempre più distante, odo la malinconia di quel canto funebre che mi ha in questo viaggio accompagnato.

L'ultima nota ho udito.

Le sue strofe si allontanano da me.

Dal mio cuore. Dalla mia mente.

 

Sì, adesso credo di dormire.

 

Mi guardo intorno, persa. 

 

Sono in un limbo. In attesa di varcare quei cancelli che poi non mi faranno più uscire.

Aspetto, per ore ed ore.

Sono calma. Tranquilla.

Ho abbandonato tutti i miei pensieri, li ho lasciati fuori, nel mondo reale.

 

Eppure… nel mio cuore qualcosa duole ancora.

Sento che c'è un ultimo pensiero che ancora non ho allontanato da me.

Soltanto uno.

Ma è forte.

Forse, più di tutti gli altri.

E fa male.

Molto male.

 

Mi sento completa ma solo per metà. E ciò mi porta inesorabilmente ad essere vuota.

 

Poi appare nell’ombra, squarciando le fitte tenebre, un fascio di luce.

 

Non so che cosa sia.

Io... nelle mie condizioni non dovrei vedere più nessuna luce.

Sono confusa.

Ma tra i fasci mi sembra di scorgere qualcuno.

La sua sagoma si avvicina.

E poi…

 

Reika…?”

 

Quel suono mi squarcia d'improvviso il petto.

Sì, è proprio quella voce…

 

No, non sto ancora dormendo. 

Questo non è un sogno. Perché è diverso da tutti gli altri.

 

Negli occhi… nei miei occhi si riflette qualcosa.

E’ il viso che ha dato origine a quel suono.

Finalmente rinvengo strappata dal sonno grazie ad esso. 

 

Sì… non sto sognando.

Questo vuol dire che in me, nonostante l’immolazione, scorre ancora del sangue. Per quanto sia poco, esso mi tiene ancora in vita.

 

Lui… ha mantenuto la promessa.

E’… qui.

E’ giunto qui per me.

Lui è riuscito a realizzare ciò in cui io avevo fallito.

Ha violato quella volontà al posto mio, ed ora è qui, per tenere fede al nostro giuramento.

 

Riesco a malapena a sorridergli. Non posso parlare. Il mio corpo straziato non ha le forze sufficienti per permettermi di fare altro.

 

Nonostante il buio, riesce a vedere distintamente le mie labbra.

Percepisce il mio sorriso.

Vedendomi in questo stato, mi osserva tristemente.

 

In me c’è confusione.

Sento che ora, con lui al mio fianco, tutto questo dolore che ho sulla pelle svanirà.

Sì, per la prima volta in me c’è un senso di benessere. Ma nonostante tutto, questo mi spaventa.

Che ne sarà del mio destino?

 

Sarò libera?

E… viva?

 

 

Ma…

 

Dopo…

 

E’ tutto così improvviso.

 

 

Reika… Nei miei sogni…io”

La sua voce si spezza bruscamente.

Crolla, proprio accanto a me, dinanzi ai miei occhi spalancati.

 

Io… non comprendo.

Io… inchiodata qui da questi paletti sacri, non posso fare nulla.

Assisto, mentre vedo la sofferenza sopra il suo viso, mentre vedo che il dolore lo sommerge, e se lo porta via.

 

I miei occhi…

I miei occhi spalancati sul suo spirato viso, mi costringono a vederlo.

No… io non voglio!

 

Il dolore che è in me cresce a dismisura.

Finché, come una candela dalla fiamma blu, non mi spengo anche io.

La cera è il mio corpo, il fuoco è la mia anima.

Ed esso devasta ogni cosa.

Il rogo estirpa via le marce radici perché questa è la mia volontà.

Finché la neve non lo doma e congela il mio cuore.

 

 

 

Tuttavia…

A distanza di anni… Il mio corpo martoriato è ancora qui.

Con lo sguardo sbarrato, ma oramai privo di vita.

Ho desiderato di svegliarmi per rivederlo.

Ed ora voglio dormire.

Perché ciò che amavo giace esamine d’innanzi a me.

Non ce la faccio più a vedere.

Ma finché sarà questa condizione a persistere, il mio dolore continuerà a vivere anche dopo la mia morte. 

 

Con quel poco di coscienza che ancora mi rimane, come uno spirito sbandato che in pace a dormire non riesce, prego in silenzio rinchiusa in questo limbo.

E aspetto.

Anche in eterno, se necessario. Finché la mia richiesta non verrà accolta dal cuore di una persona che neve dentro sé non ha.

 

Per favore… Qualcuno chiuda i miei occhi.

Perché non voglio più vedere.

 

 

                                                                                                                          

 

                                                                                                                                                  Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco un’altra delle colonne portanti di Project Zero: Reika, la sacerdotessa del sonno, una fanciulla che ha dovuto sorreggere un fardello più che pesante. Veder morire la persona che si ama davanti ai propri occhi, e non poter fare nulla per aiutarla, è atroce.

Il fatto che Reika sia rimasta lì, con lo sguardo seppur oramai privo di vita ma sbarrato, costretta a guardare in eterno il volto di Kaname, mi ha sconcertata. Non lo augurerei a nessuno, credetemi! E poi che rabbia, quando proprio Kaname stava per dirle qualcosa di importante, ed alla fine non ne ha avuto il tempo… Sempre così va a finire…!

C’è da dire una cosa, però… La Tecmo in quanto ad emozioni ne regala davvero di molto belle!

 

Un abbraccio forte a tutti voi!

Niko niko,

Botan 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Project Zero / Vai alla pagina dell'autore: Botan