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Autore: FrannieCullen    12/04/2010    0 recensioni
Qualcosa di terribile sta per succedere a Forks. La ragazza nuova, appena arrivata da Phoenix, sta per scomparire in circostanze molto misteriose. Il componente più inquietante della famiglia Cullen ne sa qualcosa...
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Siete degli sconsiderati e degli incoscienti” ringhiò Edward mentre correva nella foresta, con la piccola Alice dietro. “State impazzendo tutti? Da quando è arrivata questa Swan la mia famiglia sta dando i numeri, la più sana di mente è lei che è una neonata!”

Edward era arrabbiato sul serio, e Alice, caso veramente strano, si limitava a rimanere in silenzio.

“Se dovevamo rovinare tutto così, con due giorni, tutta la nostra vita, i nostri sacrifici, quello che abbiamo costruito bè…potevate dirmelo prima. Jasper non è l’unico che sente ancora il richiamo del sangue”

Alice rabbrividì, ma tacque ancora.  Tanto Edward gli leggeva la testa, e sapeva che lei l’aveva fatto per Jasper, per fare a modo suo. Per permettergli di aiutare Bella e recuperare punti agli occhi della famiglia. Era sicuro che grazie al suo potere, all’indole di Bella e al suo intuito, non avrebbe avuto problemi a circoscriverla. E dopo ‘mangiato’, Bella sarebbe stata più ragionevole. Jasper pensava che prima o poi sarebbe scappata per andare a procacciarsi il cibo, umano o animale che fosse.

“Risparmiami le sue teorie” bofonchiò Edward. “Questo è il ringraziamento per averlo riportato a casa. Pensava che l’avremmo affamata? Qualcuno di noi avrebbe cacciato per lei i primi tempi. E’ troppo rischioso, maledizione! Se incontrasse un campeggiatore? Non tutti gli umani sono suoi parenti! Se ha avuto scrupolo, e non sappiamo ancora perché, a sbranare i genitori, non vuol dire che li avrà con un estraneo!”

“Hai ragione, Edward” cercò di arginarlo Alice. Si erano fermati, avvertendo la scia di Jasper, che si interrompeva improvvisamente. “Ma ascolta, andrà tutto bene. Li ho visti!”

“Li hai visti? Non ti lamentavi a destra e a manca che non riuscivi ad avere visioni su Bella?”

“Infatti l’ho avuta su Jasper”, sbuffò Alice. Adorava suo fratello, e sapeva di essere in torto con questa storia dell’evasione di Bella. Ma Edward quando ci si metteva era snervante, sul serio! “Ho visto Jasper e Bella insieme, sereni. Sentivo che era futuro immediato-mentì poi- quindi escludo che si trovino a banchettare con un campeggiatore, al momento”

Alice non la stava dicendo tutta. Non aveva idea di quando si sarebbe verificata la visione, come sempre. E c’era qualcos’altro che le dava da pensare: aveva omesso di dire che aveva visto Jasper con un braccio appoggiato sulle spalle di Bella. Stava cercando di non dare eccessiva importanza alla cosa, che invece l’aveva turbata profondamente. Jasper era uno schivo, e non era mai fisicamente affettuoso. Solo con lei, e solo nei momenti di intimità. Non era tipo da buffetti o carezze, insomma.
E poi, la breve visione aveva un carattere particolare, mostrava una complicità fra i due che Alice non riusciva ad immaginare come realizzabile, visto che Bella sobbalzava solo all’odore di Jasper e comprensibilmente ce l’avrebbe avuta con lui ancora per un bel po’.

Si riscosse in fretta da questi pensieri, sperando che Edward non li avesse colti. Cercò invece di essere ottimista, pensando che forse l’aggressione a Bella  sarebbe stata una svolta per Jasper, e che l’avrebbe trasformato di nuovo, stavolta in un vampiro meno guardingo.

Edward non aveva sentito i pensieri di sua sorella, perché finalmente aveva colto quelli di Jasper. “E’ una cannonata” stava pensando in quel preciso istante. “Ok, non sta mangiando persone, nè hanno incontrato i Quileute nel bosco”. Almeno, Edward lo sperava. Disse ad Alice: “Li ho trovati”

 

                                                                                           ***

Bella aveva corso moltissimo, ed avrebbe continuato a farlo se all’improvviso Jasper non le si fosse parato davanti, attarrendo davanti a lei come sceso dal cielo. In realtà l’aveva aspettata su un albero, a lato del sentiero che stava percorrendo. Lei era forte, ma lui prevedeva le sue mosse. Bella non scappava più: lo aveva aggirato con facilità, e all’istante si era sentita calma, tranquilla. Aveva rallentato, e lui l’aveva raggiunta.

“senti niente nell’aria?” le aveva chiesto, guardandola con quegli occhi profondi accesi di interesse.

“Sento tutto, a dire il vero”, aveva risposto Bella, ancora indecisa se parlare o meno con lui, il Grande Colpevole di tutta questa situazione. Ma la corsa l’aveva scaricata, e si sentiva ancora stranamente tranquilla. “Concentrati” le ordinò Jasper. “Sentirai qualcosa che ti guiderà automaticamente, senza pensarci”. Aveva ragione. Dopo qualche minuto, Bella era sulle tracce di un grosso alce. Lo aggirò, si mise controvento per non spaventarlo. Guardò Jasper negli occhi, come a chiedergli conferma di quello che stava per fare. Lo vide annuire. Poi fu tutto veloce, come lo era sempre, quasi fuori dal suo controllo: balzò alla gola della bestia, che non si rese conto neanche di quello che gli succedeva. Fu allora che Jasper pensò: “Questa è una cannonata. Caccia come se non facesse altro da secoli”. Bella dal canto suo stava imparando in fretta: che quella sensazione di nervosismo bruciante che sentiva da prima era fame. Che l’alce l’aveva saziata, anche se non era buono come sarebbero stati… i suoi genitori. E capì anche che poteva fidarsi di Jasper, anche se francamente, lo odiava.

Bella non poteva saperlo, ma Jasper aveva avuto ragione: si sentiva meglio, più tranquilla. Qualcosa dentro di lei, quella parte del suo cervello che da umana l’aveva resa intuitiva, le fece capire che ormai il suo appagamento personale sarebbe derivato in massima parte dai bisogni fisici che avrebbe soddisfatto. Adesso, senza bruciori in gola, tutto il resto del mondo si impossessò della sua attenzione. La notte con i suoi mille odori e rumori. Lo stornire di ogni singola foglia, il luccichio della stelle che non aveva mai visto così bene. La consapevolezza che il suo corpo non avrebbe avuto freddo, nè sentito stanchezza, se avesse deciso di contemplare per ore lo stesso gruppo di lucciole vagabonde. Jasper la fissava ancora: all’improvviso le fu vicino, troppo.


Bella si ritrasse, ma guardò cosa le porgeva: era una pietra, abbastanza grossa da riempirle la nuova mano, bianchissima sotto la luce della luna. “Stringila” le ordinò Jasper. Bella non si mosse. “Va bene, stringila come se fosse la mia testa”, le ripetè, pazientemente. L’attimo dopo della pietra era rimasto un cumulo di sassolini. Bella si spaventò, ma Jasper rise. “Sei molto forte adesso, Bella. Ma sei anche preda degli istinti. Hai un controllo eccezionale, ma devi stare sempre molto concentrata se non vuoi fare del male a qualcuno”

“A te per esempio?” chiese la ragazza, sfoderando una sorta di bizzarro sorriso

“Certo, potresti provarci” Jasper era assolutamente tranquillo. “Anzi, forse cercare di uccidermi ti aiuterebbe con la rabbia che senti dentro. Certo, non ti garantisco che ci riuscirai”

In un balzo Bella era già lontana. “Già, ma tu non vuoi, vero?” Jasper non si era mosso.

“Sei una brava vampira” lo pensò soltanto, ma suo fratello Edward gli rispose, sedendosi accanto a lui. “Anche tu, Jasper. Sei un testone e un incosciente, oltre che un immortale quantomeno impulsivo. Ma sei un bravo vampiro, non posso negarlo. Sei  entrato nel fan club di Bella, a quanto vedo”

“Devo dire che mi stupisce. E comunque, se qualcuno deve prendersi la responsabilità di lei, quello sono io. E’ il minimo che possa fare”

“Andiamo a casa?” chiese Edward, stavolta rivolto a Bella. Lei non rispose, ma corse avanti e, preparandosi a saltare, rivolse ai due Cullen uno sguardo strano, quasi malizioso.

“Vi sta prendendo in giro”, chiarì Alice. “Basta toglierti il vantaggio della telepatia e diventi un tontolone, Edward. Si burla di voi perché sa che è più veloce”

I fratelli Cullen si alzarono all’unisono per inseguirla, borbottando imprecazioni.

Alice, rimasta di nuovo sola, sbuffò: “Uomini. Non vedono più in là del loro naso”. Ma sul suo visetto sbarazzino non c’era traccia di divertimento.

 

  
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