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Autore: Vampirella Innamorata    15/04/2010    0 recensioni
Alice è una ragazza macchiata fin dall'infanzia... o almeno è ciò che crede lei , e solo perdonando se stessa riuscirà a tornare VIVERE. (qUESTO è IL RISULTAto della mia mente contorta e di un teme sulla sicurezza stradale!![un mix esplosivo]:P)
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono Alice, ho diciassette anni ed ho perso mia madre quando ne avevo sette. Era una tipa eccentrica ,ma mi amava ,la sera ci richiudevamo nella sua stanza sotto le coperte a guardare un film. Spesso si addormentava prima della fine ,ma la capivo ,lavorava tutto il giorno in un’ industria tessile ,zampettando da un telaio ad un altro per vedere che non s’inceppassero .La sera non uscivamo mai, dopo che mio padre l’aveva lasciata per la sua nuova moglie. Se quella maledetta sera non l’avessi convinta ad uscire, ero una bambina veramente testarda e lei mi accontentava subito quando le facevo i miei occhi da cucciolo. Era il 20 Novembre 1999 ,il Natale era vicino ,le strade erano invase dall’odore di torte appena sfornate ,le vetrine erano decorate con ghirlande e fiocchi. La mamma aveva appena preso la sua “nuova” auto, un macinino della seconda guerra mondiale che guidava per la seconda volta .A lei piaceva, diceva sempre che le cose vecchie sono le più belle ,perché hanno una storia da raccontare ;forse è per questo che la mia camera è piena di oggetti d’antiquariato. Quella sera il circo era in città ed io volevo andare a vedere le trapeziste: era il mio sogno di bambina, ma quella sera non si esibirono nemmeno ed io m’infuriai con mia madre .Sapevo che non era colpa sua ,ma non m’importava ,ero abituata a prendermela con lei anche se sapevo che ci stava male. L’ultima cosa che le ho detto è stata “ti odio “ ,non era mai successo ,ma ero stanca , stanca di lei che si piangeva addosso , stanca di lei che si disperava per un uomo che non la meritava , stanca di quella vita , stanca della sua debolezza. Mi sedetti sul sedile posteriore e fu la cosa che mi salvò la vita .Stavamo tornando a casa,la strada era libera e la mamma aveva il petto squarciato dai singhiozzi. I ricordi si confondono, la moto che si avvicina, l’asfalto bagnato dalla pioggia, la macchina che sterza per evitarlo, il suono delle gomme che stridono, la macchina che sbatte contro il guardrail. L’immagine più vivida nella mia mente è la testa di mia madre, i capelli biondo grano intrisi di sangue, gli occhi vitrei, quel rivolo di sangue che le usciva dalle labbra perfette ed il vetro…quel frammento grande quanto la pagina di un libro, che le perforava la fronte, trapassandola da parte a parte. Poi caddi nel buio totale. Mi risvegliai in ospedale, con le mani fasciate come le braccia e le gambe ed una benda sulla guancia. Continuai a chiedere la stessa cosa per giorni “Dove è la mia mamma?” o “Perché non è qui con me?”.Tre giorni dopo mi dissero che lei non c’era più, mi risparmiarono i particolari ,ma io avevo quell’immagine in testa. Stetti una settimana in quella camera,poi fui trasferita in un orfanotrofio. Nessuno mi voleva, né mio padre, né i miei zii, neppure i miei nonni. Rimasi in quell’orfanotrofio altri cinque anni,venivano tante famiglie, parlavano, sorridevano ma non tornavano. Lo capisco, nessuno vuole una bambina che ha ucciso sua madre. Quando l’orfanotrofio è stato chiuso, sono andata in un altro, lì il mio cuore ha ricominciato a battere, quando ho visto lui. Mi ha aiutato, mi ha sorretto, è stata la spalla su cui piangere, un amico, un padre, un fratello, una madre… e poi il mio ragazzo. Adesso è la mia vita, se lui mi abbandonasse, ne morirei, ma mi fido, lui mi ama ed io lo amo e quando ce ne andremo, cominceremo ad amarci. Adesso il mio sogno è cambiato, voglio fare il medico per aiutare gli altri, il risentimento per la “sua” morte è forte e indelebile, ma poi diventerà così piccolo da poterlo rinchiudere in qualche cassetto della mia mente.
  
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