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Autore: ElynLC    15/04/2010    1 recensioni
Era notte, una calda notte d’estate, la finestra era aperta, non c’era una nuvola nel cielo scuro illuminato dalle stelle e la luna sembrava sorridere. Silvia era nella sua stanza, sotto le coperte, non dormiva: piangeva. Le lacrime bagnavano il cuscino e non riusciva a smettere; era passato il momento in cui voleva rimanere sola, adesso aveva bisogno di essere consolata da qualcuno, ma ormai, dopo quello che aveva combinato, pochi dei suoi vecchi amici l’avrebbero fatto, forse nessuno.
Cosa può aver provocato questo dolore in Silvia?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che cos'è un Amico?

Che cos’è un Amico?
 
 
Era notte, una calda notte d’estate, la finestra era aperta, non c’era una nuvola nel cielo scuro illuminato dalle stelle e la luna sembrava sorridere. Silvia era nella sua stanza, sotto le coperte, non dormiva: piangeva. Le lacrime bagnavano il cuscino e non riusciva a smettere; era passato il momento in cui voleva rimanere sola, adesso aveva bisogno di essere consolata da qualcuno, ma ormai, dopo quello che aveva combinato, pochi dei suoi vecchi amici l’avrebbero fatto, forse nessuno. Non voleva farsi sentire dalla madre: lei avrebbe fatto troppe domande e preteso le risposte, che la ragazza non si sentiva di dare.
Non riusciva proprio ad addormentarsi, continuava a rigirarsi nel letto, così accese la luce sul comodino, prese il libro che aveva cominciato qualche giorno prima e continuò a leggere La Vagabonda. Dopo poco stava già volando con la fantasia e si ritrovò nel corpo di Sophie, la protagonista, che cavalcava le onde insieme ai suoi cugini e ai suoi zii, imparando tutto quello che c’era da imparare sulla navigazione e sul mare, che da amico può trasformarsi in nemico. Alla fine del libro si addormentò, finalmente tranquilla, guardando il cielo che stava già diventando chiaro.
C’era qualcuno che tirava dei pugni contro il muro, era arrabbiato e voleva buttarlo giù: cosa stava succedendo? Silvia si svegliò, sua madre stava bussando alla porta della stanza, guardò l’orologio e vide che erano già passate le 10, in fondo era logico: chissà a che ora si era addormentata. Sua madre entrò:
«C’è Francesca, ha detto che è venuta a trovarti… È un secolo che non vi vedete… È successo qualcosa?»
Eccola ancora a fare domande, quando faceva così non la sopportava proprio, perché voleva sempre sapere tutto? Ogni persona ha diritto ad avere la sua vita senza dover sempre renderne conto ai genitori, quando si è abbastanza grandi. Non rispose.
Infilò una maglietta e corse giù per le scale, quasi non credeva ai suoi occhi: la Frency era lì, nell’ingresso, con addosso la maglietta che avevano comprato insieme, e la aspettava. Sua madre aveva ragione: non la sentiva più da circa un mese, da quando Mauro si era lamentato perché usciva di più con i suoi amici che con lui, allora aveva tagliato i ponti con loro, che le erano sempre stati vicini, smettendo anche di andare agli incontri del venerdì sera in oratorio che le piacevano tanto, per vedere solo il suo ragazzo. Inutile dire che adesso non c’erano ottimi rapporti tra lei e i suoi vecchi amici. Però adesso Mauro non c’era più, c’era, invece, la Frency.
La sua amica si avvicinò vedendola e, notando che aveva le lacrime agli occhi, la abbracciò; poi salirono in camera, chiusero la porta, si sedettero sul letto e rimasero lì abbracciate, ormai Silvia piangeva a dirotto, ma nessuna delle due diceva niente. Dopo un po’ la ragazza si calmò: non c’era nessuno meglio della sua migliore amica che sapesse quando aveva bisogno di tacere e ascoltare o di parlare ed essere ascoltata.
«Stefano mi ha detto qualcosa che ha visto, ma non ha capito bene neanche lui cosa è successo… Ne vuoi parlare?» chiese Francesca.
Così Silvia fece un bel respiro e cominciò a raccontare cosa le era accaduto:
«È un po’ che io e Mauro non andiamo molto d’accordo, ma fino a ieri non avevamo mai litigato così. A lui non andava giù che io studiassi sempre, voleva vedermi di più… anch’io lo volevo, ma non per questo finire per essere bocciata, soprattutto perché stava finendo la scuola. Poi qualche giorno fa Stefano mi ha fatto uno squillo, lui l’ha visto e si è arrabbiato come non so cosa, soprattutto perché sa che prima gli piacevo. È troppo geloso… e non solo dei ragazzi… non riesce a capire che voi per me siete grandi amici, che mi siete mancati e mi mancate ancora moltissimo. Non so proprio come ho fatto a fare quella cavolata: tra un po’ gli avrei detto che non ce la facevo più…»
Silvia fu contenta di vedere Francesca sorridere, poi continuò:
«Ieri sera alla fine è successa la catastrofe: eravamo andati al cinema e poi a fare un giro al centro commerciale, io avevo preso un gelato e intanto che aspettavo fuori, lui è andato a dare un’occhiata in un negozio di cd e videocassette. Dopo poco ho incontrato Stefano, quindi ci siamo messi un po’ a parlare, solo dieci minuti, non abbiamo fatto niente di male e lui è andato via quasi subito. Quando è tornato Mauro mi ha preso per un braccio, mi ha portata in macchina e ha cominciato a urlare… Evidentemente doveva averci visto. Stavamo solo parlando, ma a lui non andava bene neanche quello, non voleva sentir ragioni; pensa che Stefano ci provi con me e comunque, anche se gli piacessi ancora, lo sa che… ho il ragazzo…» Silvia sospirò «Sono arrivata a un punto che non avevo più voglia di starlo ad ascoltare, soprattutto perché diceva delle cose senza senso, così sono scesa e sono corsa via piangendo. Per fortuna sono riuscita a calmarmi prima di arrivare a casa, altrimenti mia madre non mi avrebbe mai lasciato in pace.»
Francesca annuì, come per dire che tutte le madri sono uguali:
«E adesso?»
«Boh… Io gli voglio ancora bene, ma mi sono accorta che è troppo asfissiante… A volte mi sento come chiusa in una campana di vetro e guai a chi mi tocca. La cosa che mi fa pensare di più è che se si comporta così vuol dire che non ha fiducia in me… E alla fine sono io che la perdo in lui. Forse è meglio che per un po’ di tempo non ci vediamo… Magari farà bene anche a lui, poi vedrò.»
Dopo qualche minuto di silenzio, a un tratto Francesca disse:
«Domani sera noi ci troviamo in piazza, poi forse facciamo un giro in bici… Perché non vieni anche tu? Solo per fare qualcosa di diverso che stare in chiusa casa…»
Silvia sorrise:
«Se nessuno mi incenerisce con un’occhiata… Va bene!»




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Ho scritto questa storia nel 2005, l’ho ritirata fuori ieri sera e ho solo sistemato un po’ l’impaginazione prima di postarla.
La Vagabonda è un libro che esiste davvero, di Sharon Creech, se volete è molto bello da leggere, si vede che era anche sul mio di comodino quando ho scritto la storia XD
Ogni riferimento a fatti o cose realmente accadute o a persone realmente vissute è puramente casuale.

   
 
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