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Autore: micht82    15/04/2010    1 recensioni
Questa e una storia che narra dell'amore che prescinde da qualsiasi vincolo
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una giornata lunga e faticosa. Entrando in casa, insolitamente silenziosa, cercavo di scoprire dove fosse Aurora, la mia dolce nipotina. Anche se non avevamo un legame di sangue, per me era come una figlia.

Mi aggiravo all’interno della casa, per arrivare alla sua stanza. Bussai piano.

“Entra” mi disse lei con voce roca.

Entrai piano, era sdraiata a pancia sotto. Mi sedetti accanto a lei accarezzandole i capelli neri e lunghi.

“Che cosa ha la mia topolina?” dissi piano.

Lei si girò lentamente con gli occhi gonfi di pianto. Mi diede una lettera stropicciata, in certi punti l’inchiostro era sbaffato, immaginai dalle sue lacrime. Lessi la lettera tutto d’un fiato e ne rimasi esterrefatto. Capii immediatamente il perché del suo stato d’animo, come darle torto dopo che qualcuno le aveva raccontato solo parte della verità.

“E’ vero……… tutto quello che c’è scritto sulla lettera? Voglio la verità, Zio!” mi disse con la sua voce ancora roca dal troppo pianto, nel suo sguardo c’era ancora tanta disperazione.

“E’ solo una parte della verità, vuoi conoscere la mia verità? Che sarebbe poi quello che è successo veramente?” le dissi in modo mentre la guardavo dolcemente.

Annuì, mentre si preparava a rivivere ancora momenti dolorosi, sperando che conoscendo esattamente la realtà, questa sarebbe potuta essere meno dolorosa.

“Eravamo all’ultimo anno di scuola quando tua madre si accorse di essere incinta. Aveva paura. Non sapeva come la sua vita sarebbe potuta cambiare e non sapeva come dirlo a tuo padre, voleva che ci fossi anch’io quando gliel’avrebbe detto, voleva che le dessi coraggio. Quando lui ricevette la notizia, sbiancò, l’accusò di averlo tradito, che era impossibile che fosse suo, il figlio che portava dentro di lei. Mi accusò di essere il padre e dopo che gli dissi che stava vaneggiando e che era uno stupido e un codardo perché non voleva prendersi le proprie responsabilità, mi diede un pugno e se ne andò”

“Ti accusò di essere tu, mio padre? Perché lo ha detto?” mi disse lei sorpresa.

“Aurì…… vedi lui era sconvolto dalla notizia, cercava in tutti modi di rifiutare la realtà”.

“E’ la mamma come si convinse a tenermi?” chiese lei titubante.

“Dopo qualche giorno, in cui aveva riflettuto molto e aver rivelato a suo padre di essere incinta ed essere sopravvissuta al suo sfogo, decise di tenerti. Io mi offrii di aiutarla, sapevo già quello che avrebbero detto i compagni, ma non m’importava, tua madre è stata la mia migliore amica e non potevo lasciarla sola in un momento così delicato per lei e questo durò per tutta la gravidanza”.

“Com’è che si sono rimessi insieme la mamma e il papà?” domandò lei un po’ confusa.

“Vedi, i miei tentativi di fargli cambiare idea fallivano miseramente, perché lui continuava a sostenere che non poteva essere il padre..”

“Poteva non essere lui mio padre?” obbiettò lei.

“Aurora…….. tua madre ha avuto un solo uomo nella sua vita, perciò poteva essere stato solo lui a metterla incinta, quando glielo dissi finalmente vidi il dubbio nei suoi occhi. Riuscii a convincerlo ad andarla a trovare per riuscire a rimetterli insieme. Purtroppo tua madre quando lo vide iniziò ad agitarsi e urlargli contro, finché non arrivarono le prime contrazioni. Tuo padre ed io ci stavamo facendo prendere dal panico, ma per fortuna lei ci disse cosa fare, chiamammo l’ambulanza che la portò in ospedale. Noi la raggiungemmo con i motorini fin lì, eravamo tesi come corde di violino, per l’attesa della tua nascita. Nel frattempo anche i tuoi nonni vennero ad aspettare con noi. Oltre alle frasi di circostanza c’era un silenzio carico di tensione e di preoccupazione, che si sciolse quando l’infermiera ci chiamò per fare la tua conoscenza. Il primo ricordo che ho di te è quello di averti visto tra le braccia di tua madre che benché stravolta dalla fatica aveva un sorriso meraviglioso e due occhi luccicanti per la felicità. Ricordo che quando venne il mio turno di tenerti in braccio avevo paura di farti male tu eri così piccola e fragile che temevo di romperti, ma tua madre non volle sentire ragioni, dovevo tenerti in braccio. Non riesco a dire a parole la sensazione che mi prese all’improvviso. Io ti guardavo così intensamente, che mi sembrava che nella stanza ci fossimo solo tu ed io. Sono sensazioni molto forti che ti entrano dentro per non lasciarti più”.

“E papà cosa fece?” disse lei con la voce che le tremava per la commozione.

“Quando riuscii a distogliere lo sguardo da te, vidi che tuo padre ti guardava rapito e meravigliato. Così presi la decisione di metterti tra le sue braccia, dopo le prime obiezioni si lasciò convincere e lì successe una cosa che non credevo possibile”

“Quale?” domandò lei, curiosa.

“Cominciò a versare lacrime di gioia, ti guardava e sorrideva beato. Credimi in tanti anni che lo conoscevo non l’avevo visto così felice”.

“Così si rimisero insieme, giusto?” chiese lei felice.

“Vedi tua madre, non fu cosi pronta a perdonarlo, però vedendo la devozione che aveva per te, capì subito che si era ravveduto, ma voleva farlo penare un po’. Lui all’inizio si preoccupò molto perché non voleva lasciarvi più. Però su mio consiglio cercò di riconquistarla e ci riuscì anche in breve tempo. Da quel momento non si sono separati fino al giorno dell’incidente.

“Perciò loro mi volevano bene?” chiese lei speranzosa mentre lacrime di gioia le scorrevano sulle guance.

“Ti vogliono bene anche adesso che non ci sono più. Loro ti vegliano da lassù. Perciò non credere a stupide lettere, credi solo a quello che ti dice il tuo cuore. Cosa ti sta sussurrando adesso?”

“Che non sono mai sola” mi disse lei sorridendo.

   
 
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