Era stata una giornata lunga e
faticosa.
Entrando in casa, insolitamente silenziosa, cercavo di scoprire dove
fosse
Aurora, la mia dolce nipotina. Anche se non avevamo un legame di
sangue, per me
era come una figlia.
Mi aggiravo all’interno
della casa, per
arrivare alla sua stanza. Bussai piano.
“Entra” mi
disse lei con voce roca.
Entrai piano, era sdraiata a pancia
sotto. Mi sedetti accanto a lei accarezzandole i capelli neri e lunghi.
“Che cosa ha la mia
topolina?” dissi piano.
Lei si girò lentamente
con gli occhi
gonfi di pianto. Mi diede una lettera stropicciata, in certi punti
l’inchiostro
era sbaffato, immaginai dalle sue lacrime. Lessi la lettera tutto
d’un fiato e
ne rimasi esterrefatto. Capii immediatamente il perché del
suo stato d’animo,
come darle torto dopo che qualcuno le aveva raccontato solo parte della
verità.
“E’
vero……… tutto quello che
c’è scritto
sulla lettera? Voglio la verità, Zio!” mi disse
con la sua voce ancora roca dal
troppo pianto, nel suo sguardo c’era ancora tanta
disperazione.
“E’ solo una
parte della verità, vuoi
conoscere la mia verità? Che sarebbe poi quello che
è successo veramente?” le
dissi in modo mentre la guardavo dolcemente.
Annuì, mentre si
preparava a rivivere
ancora momenti dolorosi, sperando che conoscendo esattamente la
realtà, questa
sarebbe potuta essere meno dolorosa.
“Eravamo
all’ultimo anno di scuola
quando tua madre si accorse di essere incinta. Aveva paura. Non sapeva
come la
sua vita sarebbe potuta cambiare e non sapeva come dirlo a tuo padre,
voleva
che ci fossi anch’io quando gliel’avrebbe detto,
voleva che le dessi coraggio.
Quando lui ricevette la notizia, sbiancò,
l’accusò di averlo tradito, che era
impossibile che fosse suo, il figlio che portava dentro di lei. Mi
accusò di
essere il padre e dopo che gli dissi che stava vaneggiando e che era
uno
stupido e un codardo perché non voleva prendersi le proprie
responsabilità, mi
diede un pugno e se ne andò”
“Ti accusò di
essere tu, mio padre?
Perché lo ha detto?” mi disse lei sorpresa.
“Aurì……
vedi lui era sconvolto dalla
notizia, cercava in tutti modi di rifiutare la
realtà”.
“E’ la mamma
come si convinse a
tenermi?” chiese lei titubante.
“Dopo qualche giorno, in
cui aveva
riflettuto molto e aver rivelato a suo padre di essere incinta ed
essere
sopravvissuta al suo sfogo, decise di tenerti. Io mi offrii di
aiutarla, sapevo
già quello che avrebbero detto i compagni, ma non
m’importava, tua madre è
stata la mia migliore amica e non potevo lasciarla sola in un momento
così
delicato per lei e questo durò per tutta la
gravidanza”.
“Com’è
che si sono rimessi insieme la
mamma e il papà?” domandò lei un
po’ confusa.
“Vedi, i miei tentativi
di fargli
cambiare idea fallivano miseramente, perché lui continuava a
sostenere che non
poteva essere il padre..”
“Poteva non essere lui
mio padre?”
obbiettò lei.
“Aurora……..
tua madre ha avuto un solo
uomo nella sua vita, perciò poteva essere stato solo lui a
metterla incinta,
quando glielo dissi finalmente vidi il dubbio nei suoi occhi. Riuscii a
convincerlo ad andarla a trovare per riuscire a rimetterli insieme.
Purtroppo
tua madre quando lo vide iniziò ad agitarsi e urlargli
contro, finché non
arrivarono le prime contrazioni. Tuo padre ed io ci stavamo facendo
prendere
dal panico, ma per fortuna lei ci disse cosa fare, chiamammo
l’ambulanza che la
portò in ospedale. Noi la raggiungemmo con i motorini fin
lì, eravamo tesi come
corde di violino, per l’attesa della tua nascita. Nel
frattempo anche i tuoi
nonni vennero ad aspettare con noi. Oltre alle frasi di circostanza
c’era un
silenzio carico di tensione e di preoccupazione, che si sciolse quando
l’infermiera ci chiamò per fare la tua conoscenza.
Il primo ricordo che ho di
te è quello di averti visto tra le braccia di tua madre che
benché stravolta
dalla fatica aveva un sorriso meraviglioso e due occhi luccicanti per
la
felicità. Ricordo che quando venne il mio turno di tenerti
in braccio avevo
paura di farti male tu eri così piccola e fragile che temevo
di romperti, ma
tua madre non volle sentire ragioni, dovevo tenerti in braccio. Non
riesco a
dire a parole la sensazione che mi prese all’improvviso. Io
ti guardavo così
intensamente, che mi sembrava che nella stanza ci fossimo solo tu ed
io. Sono
sensazioni molto forti che ti entrano dentro per non lasciarti
più”.
“E papà cosa
fece?” disse lei con la
voce che le tremava per la commozione.
“Quando riuscii a
distogliere lo sguardo
da te, vidi che tuo padre ti guardava rapito e meravigliato.
Così presi la
decisione di metterti tra le sue braccia, dopo le prime obiezioni si
lasciò
convincere e lì successe una cosa che non credevo
possibile”
“Quale?”
domandò lei, curiosa.
“Cominciò a
versare lacrime di gioia, ti
guardava e sorrideva beato. Credimi in tanti anni che lo conoscevo non
l’avevo
visto così felice”.
“Così si
rimisero insieme, giusto?”
chiese lei felice.
“Vedi tua madre, non fu
cosi pronta a
perdonarlo, però vedendo la devozione che aveva per te,
capì subito che si era
ravveduto, ma voleva farlo penare un po’. Lui
all’inizio si preoccupò molto perché
non voleva lasciarvi più. Però su mio consiglio
cercò di riconquistarla e ci
riuscì anche in breve tempo. Da quel momento non si sono
separati fino al
giorno dell’incidente.
“Perciò loro
mi volevano bene?” chiese
lei speranzosa mentre lacrime di gioia le scorrevano sulle guance.
“Ti vogliono bene anche
adesso che non
ci sono più. Loro ti vegliano da lassù.
Perciò non credere a stupide lettere,
credi solo a quello che ti dice il tuo cuore. Cosa ti sta sussurrando
adesso?”
“Che non sono mai
sola” mi disse lei
sorridendo.