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Autore: Akemichan    16/08/2005    11 recensioni
Commedia scolastica (almeno all'inizio). Cosa potrebbe succedere se una ragazza senza alcun potere magico (o almeno consì sembrerebbe a prima vista) si ritrovasse nel corpo lo spirito di un antico Faraone di nostra conoscenza?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Touzoku-ou Bakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La partita di basket

 

Il piccolo spogliatoio della palestra, quello riservato alla squadra della Sasaki, era affollato di giocatrici. Le voci delle ragazze si perdevano in altrettante voci e, nonostante fossero solamente in dodici, da fuori chiunque avrebbe pensato di trovarne almeno il doppio. Ormai le giocatrici stavano terminando gli ultimi preparativi, come la pettinatura e il fiocco nelle scarpe da ginnastica, pronte a scendere in campo.

Yami, nel corpo di Miyon, stava davanti allo specchio, guardando ammirato la sua bella divisa blu, con la scritta “Sasaki” sul davanti e il nome “Minaguchi” sulla schiena, proprio come i campioni dell’NBA. Viste anche le scarpe da ginnastica sullo stesso stile, i calzettoni con la striscia blu e le polsiere bianche come le scritte, gli sembrava proprio di essere diventato un grande campione.

«Ehi, Michael Jordan!» lo chiamò, scherzando, Miyon. «Sveglia! Non sei ancora pronto»

«Come no?» chiese lui, tranquillo che nessuno avrebbe mai notato che parlava da solo, vista la confusione. Aveva preso il controllo non appena lei aveva finito di vestirsi, perciò non credeva che mancasse ancora qualcosa.

Miyon indicò i lunghi capelli che gli ricadevano morbidi sulle spalle. «Devi farti la coda. Speri forse di correre quaranta minuti con quei cosi che ti entrano da tutte le parti?»

«Allora perché li tieni lunghi?» chiese Yami, scoccandole un’occhiata storta.

«Perché mi va!» Lei incrociò le braccia sul petto, offesa. «Adesso non posso più vestirmi come mi pare…»

«Va bene, va bene… Faccio la coda, contenta?» Subito dopo aver pronunciato questa frase, si bloccò, restando fermo con lo sguardo leggermente abbassato e le mani giunte sul davanti.

«Che c’è ora?»

Yami esitò. «Non…»

«Non cosa?» chiese ancora Miyon, esasperata.

«Non so come si fa una coda… mai fatta!» si azzardò a dire lui.

Miyon alzò gli occhi al cielo, pensando che sarebbe stato meglio evitare qualunque commento. «Ti insegno io» disse con una pazienza strana per lei. «Prendi l’elastico, nella tasca piccola dello zaino»

Yami iniziò a frugare dentro quella piccola borsa di Mary Poppins. «Non c’è» disse alla fine, dopo un’accurata ricerca, dalla quale era emerso un portafoglio, un portachiavi senza chiavi, un paio di scontrini, un biglietto dell’autobus usato, una carta d’identità sporca di marmellata e un pupazzino rotto di Winnie Pooh. «No, l’ho trovato!» fece esultante estraendo finalmente un piccolo elastico blu. «E questo cos’è?» L’elastico risultava attaccato ad un piccolo pacchiettino quadrato, viola e sottile. 

«Hai le mestruazioni, Minaguchi?» chiese la ragazza che stava finendo di allacciarsi le scarpe da ginnastica di fianco a loro due.

Yami arrossì fino alla punta dei capelli, capendo cosa fosse l’oggetto che teneva in mano. 

La ragazza lo guardò un po’ preoccupata. «Guarda che non ti devi mica vergognare! A diciassette anni sarebbe più grave non averle!»

Miyon si battè una mano sulla fronte. La situazione sarebbe potuta essere comica, se non fosse stata lei, in fondo, a fare brutte figure. «Cosa fai lì impalato? Mettilo via!»

«Si» Yami obbedì immediatamente, quindi si allontanò immediatamente dall’altra ragazza, precipitandosi verso lo specchio. «Adesso…»

«E’ semplice» sorrise Miyon, a cui non dispiaceva fare la maestrina. «Allarghi l’elastico tra le quattro dita, poi prendi tutti i capelli e ce li infili dentro, quindi lo giri finchè non si blocca»

«Okay» annuì Yami convinto, ripetendo meccanicamente le sue istruzioni. Il risultato fu una coda moscia e spettinata, che pendeva molto da sinistra.

«Hai la coda storta» gli disse infatti sempre la ragazza di prima, che, pronta, stava già uscendo per andare in palestra.

«Ma quella, si fa i fatti suoi, ogni tanto?!» chiese lui arrabbiato. Miyon, ormai rassegnata, riprese il controllo per rendere la sua pettinatura al limite della decenza, quindi i due, ormai rimasti soli nello spogliatoio, si diressero finalmente in palestra.

«Quanta gente!» esclamò Yami, il quale era abituato a giocare in solitudine, o, al massimo, in presenza dei suoi amici. Persino a Battle City aveva finito per cercare duelli solitari!

«La squadra di basket della Sasaki è molto famosa» spiegò Miyon. «E anche i nostri avversari, la scuola Fumino, sono molto forti»

«Non vedo l’ora di iniziare!» Yami si gettò sulla prima palla che gli capitò e corse al canestro libero per tirare.

«Minaguchi!!» ruggì il coach, fermo davanti alla postazione degli arbitri col resto della squadra. 

Yami si bloccò. «E ora che diavolo ho fatto?» si lamentò, visto che, per qualche “strana” ragione, l’allenatore se la prendeva sempre con lui.

Miyon lo chiamò punzecchiandolo sulla spalla con un dito. «Devi andare a fare il riconoscimento»

«Il che?» chiese Yami, lasciando con evidente delusione la palla e raggiungendo la postazione che lei gli stava indicando.

«Nessuno ti torturerà, tranquillo» sorrise Miyon. «Quando l’arbitro chiama il tuo, cioè il mio cognome, tu devi dire il nome e il numero di maglia»

«Che sarebbe?» annuì Yami cercando di posizionarsi il più lontano dalla ragazza rompi di prima.

«Sei stato mezz’ora davanti allo specchio e non lo sai ancora?» Lei scosse la testa, perdendo ogni speranza.

«Parla quella che è stata un’ora davanti ad una vetrina e poi è entrata per chiedere il prezzo che era scritto grosso come una casa proprio in vetrina» ribattè tra i denti lui.

«Okay, uno a uno… E’ l’undici» mormorò Miyon. Poi sorrise felina. «Se provi a sbagliarti e a dire Yami ti ammazzo»

«Minaguchi» chiamò l’arbitro. Yami avanzò sicuro. «Undici, Ya- Miyon»

«Lo stavi facendo davvero!! Non posso crederci!!» piagnucolò lei, tranquillizzata dal fatto che, per fortuna, si era corretto in tempo e nessuno aveva notato la svista. «Meglio che l’allenamento preliminare lo faccia io…» aggiunse poi.

«Perché?» si offese lui. «Guarda che sono diventato bravo, dopo l’allenamento dei giorni scorsi»

«Bravo… Passabile, diciamo» Miyon sospirò. «E va bene»

Yami, soddisfatto, si dispose in fila a uno dei lati della metà campo utilizzata dalla Sasaki, osservando il tipo di esercizio che stavano facendo. L’altra fila, che possedeva la palla, la passava correndo a quelli della loro fila, i quali tiravano in terzo tempo. Non sembrava particolarmente difficile, anche se il “terzo tempo” non gli riusciva ancora del tutto, come mossa.

«Minaguchi» chiamò dall’altra fila la numero sette, quando fu il suo turno. Yami iniziò a correre, aspettando che gli passasse la palla. Il problema fu che, possedendo un corpo in due, Miyon non aveva potuto allenarlo nei lanci, quindi, nonostante le mani in posizione, il passaggio fu così veloce e forte, che Yami non riuscì a bloccarlo e se la prese dritta sul naso.

«In partita, non farti mai passare la palla» gli consigliò Miyon, mentre lui era costretto a rimanere seduto in panchina con un fazzoletto pieno di ghiaccio premuto sul naso sanguinante. «Rubala, piuttosto»

Depresso, Yami iniziò a concentrarsi sulla squadra avversaria. «Accidenti!» esclamò, vedendo le numeri sei e otto, che sicuramente raggiungevano entrambe il metro ed novanta. «Sono altissime!»

«Avevo sentito parlare dei pivot della Fumino…» mormorò Miyon, anche lei impressionata. Yami scoppiò a ridere, finchè lei non gli spiegò che “pivot” non era un insulto, ma il ruolo che una determinata persona assumeva durante la partita.

«Non me ne avevi mai parlato…» si difese lui.

Miyon afferrò la lavagnetta del coach, che aveva disegnata la metà campo. «La numero sette e la numero cinque sono i nostri playmaker e stanno qui» Segnò con una croce sulla linea dei tre punti, esattamente sopra la lunetta dei tiri liberi. «Il compito del playmaker è portare su la palla dall’altra metà campo e coordinare il gioco. È lei che chiama gli schemi»

«Schemi? Quali schemi?» si preoccupò Yami.

Lei imprecò sottovoce. «Ho dimenticato di spiegarti gli schemi… Bè, lo faccio dopo» Scosse la testa, riprendendosi. «Mi auguro che tu abbia buona memoria…»

«Lascia perdere e dimmi la cosa più importante…» disse Yami improvvisamente agitato. «Io… Dove cavolo devo stare?!»

«Qui o qui» Miyon segnò due zone ai lati del playmaker, ma leggermente più bassi rispetto a lui. «Ala generica. Non abbiamo ancora distinzioni fra grande e piccola come in NBA»

Finalmente, l’arbitro fischiò e le due squadre rientrarono in panchina, per prepararsi ad iniziare a giocare. Nel quintetto iniziale fu chiamata anche Miyon, con grande gioia di Yami che non vedeva l’ora di rifarsi, vista la botta presa precedentemente. L’arbitro diede alle cinque ragazze alcune istruzioni su come comportarsi, istruzioni che logicamente lui non ascoltò minimamente, troppo impegnato a ripassare mentalmente tutte le informazioni su schemi e ruoli che Miyon era riuscita a dargli a tempo di record. Quindi le due squadre entrarono in campo.

«Ora c’è “ai due”» spiegò Yami saccente, per dimostrare che aveva imparato come giocare. «Posso mettermi dove voglio attorno al cerchio di centrocampo»

«Esatto» annuì Miyon un poco preoccupata. «Ci sono domande, prima di iniziare?»

«Si, una…» fece lui guardandosi attorno. «Noi dove tiriamo?»

Miyon si battè una mano sulla fronte per essere sicura di non avere un incubo. Cercando di restare calma, gli chiarì: «dalla parte dove guarda quello della nostra squadra che fa “ai due”. Ed è SEMPRE così»

«Okay» Yami fece il segno del pollice alzato per cercare di tranquillizzarla, quindi si sistemò attorno al cerchio.

L’arbitro fischiò, lasciando in aria la palla. Entrambe le giocatrici saltarono, ma la numero nove della Sasaki fu più rapida e con una precisa schiacciata sbattè la palla nella meta campo avversaria, giusto fra le braccia di Miyon.

«E ora cosa devo fare?» si chiese Yami tenendola stretta al petto.

«Palleggia, passala al playmaker, non stare lì impalato!!» urlò lei saltellandogli attorno.

«Non mi ricordo chi è il play!» scosse la testa lui, preparandosi a palleggiare. Prima che ci riuscisse, l’interro quintetto della Fumino gli fu addosso, scaraventandolo a terra.

L’arbitro fischiò fallo alla prima giocatrice che gli capitò sottomano, fortunatamente alla numero otto, e assegnò la rimessa laterale alla Sasaki. Yami gettò via la palla non appena le cinque lo liberarono e scappò via verso il canestro.

Il playmaker prese la palla e si dispose al centro, lasciando che tutte le altre ragazze prendessero posizione. Yami, una volta sistematosi, si accorse di un’avversaria che gli stava di fronte, con il braccio teso ad intercettare la palla. «Marcatura?» chiese a Miyon. Lei annuì.

«Schema uno!» chiamò il playmaker.

«Lo ricordi?» domandò Miyon, sperando in un miracolo.

«Certo» annuì Yami correndo verso il pivot, mentre l’altra ala correva vero di lui.

«Quello è il due, non l’uno!!» gli gridò Miyon, ma ormai era troppo tardi per rimediare. A quanto sembrava, Yami ricordava gli schemi alla perfezione, ma non i numeri che li distinguevano. A causa della leggera confusione che il suo errore provocò, il playmaker avversario riuscì a sottrarre la palla e a far canestro in contropiede.

Due a zero, rimessa della Sasaki. Yami riprese la sua posizione nella metà campo, cercando di ricordarsi mentalmente le regole, mentre aspettava che la playmaker arrivasse con la palla. Questa, invece che chiamare uno schema, dato che le avversarie marcavano a zona, gli passò la palla, cercando di entrare in area. Non appena Yami ricevette la palla, non stette neppure a ragionare per un istante, ma si mise in posizione di tirò e lanciò.

«Non devi tirare appena prendi la palla!! Prova a giocarla!» gli consigliò Miyon un secondo prima che la numero otto, dall’alto del suo metro e novanta, gli stoppasse la palla, rubandogliela.

«E’ fallo!» protestò Yami.

«Invece no, se ha toccato la palla e non il braccio!» spiegò Miyon, la cui pazienza si era ormai trasferita definitivamente alla Hawaii.

«Questo non me lo avevi detto» si difese lui, ancora una volta con la stessa frase, correndo all’inseguimento dell’avversaria con la palla. Cercò di sottrargliela mentre le camminava al fianco, ma inciampò e, per sbaglio, le diede una botta sul braccio, che l’arbitro fischiò immediatamente come fallo. Alla rimessa successiva, l’allenatore richiamò Miyon in panchina, sostituendola con un’altra giocatrice.

«Perché?» protestò Yami sottovoce, mentre si sedeva arrabbiato.

«Vediamo se riesco a spiegarti…» Miyon scosse la testa, mentre lui si poggiava la giacca della tuta sulle spalle per non prendere freddo. «Se tu, in una mano di carte, avessi un mostro da 500 e uno da 2000, quale manderesti in campo?»

Yami la guardò male. «Vuoi dire che sono scarso?»

Lei annuì lievemente. «Abbastanza. E meno male che ti chiamavano Yu-Gi-Oh!» aggiunse ironica. «Che razza di giochi facevi, a parte M&W?»

«Erano… diversi» Non era una giustificazione, piuttosto una delusione per non riuscire a combinare, in campo, quello che aveva nella testa. «Non erano di squadra, e poi… erano quasi tutti giochi di ruolo»

«Dove serve la fortuna, più che l’abilità» dedusse per logica Miyon.

La loro conversazione venne interrotta dalla solita ragazza di prima. «Con chi stai parlando?»

«Con l’altro me stesso che vive dentro di me, ti dispiace?» replicò brusco Yami, che non la sopportava più. Lei fece una faccia offesa e si voltò dall’altra parte.

Dopo alcuni minuti di silenzio, Miyon, seduta accanto a lui sulla panchina, osservando Yami fare strani gesti in direzione del campo, si azzardò a chiedere: «mi spieghi cosa stai facendo?»

«Ho pensato che, se in campo qualcuna si fa male, il coach dovrà per forza farci rientrare» rispose lui, il quale stava probabilmente eseguendo dei complessi rituali magici per portare sfortuna in campo.

Miyon si morse le labbra prima di esplodere. «Sei un imbecille!!» gli gridò. «Davvero non ha mai fatto giochi di squadra, se non sai queste cose basilari!» Sbuffò seccata, accavallando le gambe. «Non puoi far ferire i nostri compagni…»

«Questo lo so» replicò Yami, un poco offeso. «Solo che… Questa sarà probabilmente la prima e l’ultima volta che gioco a basket e-»

«Si, ho capito» lo interruppe lei. «Il fatto è un altro. Tu non hai mai “giocato” veramente. A parte abilità e fortuna, ciò che distingue il basket dai giochi che hai fatto tu è l’energia. Tu non stai fermo seduto ad un tavolo, tu metti te stesso in gioco. Rischi, sudi, soffri e ti diverti. Questo è giocare, per me»

Yami la ascoltò attentamente. «Se giocassi a M&W, ti accorgeresti di quante somiglianze ci sono» disse sorridendo, quindi tacque e si mise ad osservare attentamente lo svolgimento della partita con uno sguardo così assorto che lei non osò più interromperlo.

All’inizio del secondo tempo, l’allenatore decise di dare a Miyon un’altra opportunità. Mentre Yami si metteva attorno al cerchio del “ai due”, lei sospirò. «Siamo sotto di venti punti…»

«Adesso li recuperiamo» alzò le spalle lui.

«Mi sembra improbabile…»

Yami si accigliò. «Cos’è questo atteggiamento disfattista?»

«E’ che…» Miyon non ebbe il coraggio di dirgli che dubitava seriamente delle sue doti come giocatore.

«Lasciami fare» Yami guardò il tabellone con uno sguardo serio negli occhi viola e le labbra leggermente piegate in un sorriso deciso, tanto che lei si sentì come sollevata da quello sguardo deciso.

Ancora una volta, la loro compagna riuscì ad avere la meglio e l’intera squadra si dispose per giocare lungo la metà campo. Yami ottenne la palla direttamente dalla playmaker e si mise in posizione di tiro.

Miyon alzò le braccia al cielo. «Non ti avevo detto di non-» Si bloccò, vedendo che Yami, invece di tirare immediatamente, aveva aspettato che la numero otto venisse a bloccarlo, per iniziare a palleggiare ed entrare velocissimo in area, dove finalmente si fermò e tirò, perché non era ancora in grado di eseguire un terzo tempo. «Quando hai imparato a fare le finte?» chiese lei sorpresa.

«Ho osservato bene le “sempai”» sorrise lui. «E ho imparato dai miei errori»

Lei gli strizzò leggermente l’occhio. «Ben fatto»

Yami si diresse verso la metà campo avversaria, cercando con gli occhi la ragazza che doveva marcare. Guardandosi attorno, osservò che il playmaker del Fumino, una ragazzina talmente esile da sembrare una bambina, e che perciò gli ricordava molto Yuugi, agile e velocissima nelle finte, era riuscita a liberarsi dalla marcatura e si preparava ad entrare in area. Corse subito a bloccarle la strada.

«E’ mia!» protestò leggermente la numero sette della Sasaki.

«Ma tu non riesci a marcarla» ribattè secco Yami. «Sai quanti punti ha fatto nel primo tempo?» Con uno sbuffo seccato, lei andò a controllare l’altra avversaria rimasta libera.

«E tu pensi di riuscirci?» chiese la playmaker, palleggiando con la schiena indietro, in modo da tenere la palla coperta con il corpo. Eseguiva sempre la stessa mossa, fingeva di andare in una direzione e poi, se l’avversario la seguiva, con un rapido cambio, scattava via nella direzione opposta. Era talmente veloce che era difficile fermarla.

Yami non rispose, ma si limitò a restare fermo, con la schiena ben dritta e le braccia lungo i fianchi, e chiuse gli occhi.

«Sei scemo?!» si spaventò Miyon, indecisa se riacquistare o no il controllo del suo corpo.

«No, sono il re dei giochi» replicò lui a labbra socchiuse, con la sicurezza che gli era propria.

Anche la playmaker rimase particolarmente stupita, ma si riprese in fretta. Perché sprecare un’occasione così favorevole? Spinse la palla in avanti per entrare in area con il terzo tempo. Un palleggio solo e Yami, riaprendo gli occhi, spostò il braccio con una rapidità che sorprese anche lei, gettando la palla in direzione della sua compagna prima che, a causa del palleggio, questa ritornasse nelle mani avversarie. La sua compagna non si fece attendere: recuperò la palla in un attimo e corse in contropiede a fare canestro.

«Sei un sensitivo?» chiese Miyon, che non sapeva se odiarlo o amarlo, in quel momento.

«Diciamo che sono sensibile ai rumori» fece lui, modesto.

Dopo i due punti, la rimesse passò alla Fumino. «Minaguchi! Marca a uomo la playmaker!» gli urlò l’allenatore dalla panchina. Yami non aspettava che un ordine simile, visto che considerava quella ragazza la migliore dei loro avversari. Dopo tre tentativi di rimessa, tutti intercettati da Yami, il quale, in quel momento, sembrava essere diventato un campione, la rimessa tornò alla Sasaki.

Riuscire a passare la palla ad una compagna fu un’impresa piuttosto difficile, visto che, essendo nella loro metà campo, si trovavano ad essere marcati dall’intero quintetto della Fumino. Prima che scadessero i cinque secondi concessi, Yami gridò: «lanciala in alto!» La compagna ubbidì, perché non vedeva alternative.

Allora Yami si appoggiò alla spalla dell’avversaria che lo stava marcando per proiettarsi in alto, fare un mezzo giro su sé stesso, intercettare la palla in aria e schiacciarla dentro il canestro, atterrando malamente sulle ginocchia. Tutti rimasero così scioccati che persino l’arbitro si dimenticò di fischiare i due punti fatti.

Miyon si diede un pizzicotto per accertarsi di essere sveglia, ma, essendo in forma di spirito, non sentì alcun dolore e si convinse di stare sognando. «Come. Diavolo. Hai. Fatto?»

«Uhm… Sono un genio?» Al viso ancora incredulo di lei, aggiunse scherzando: «Bevo molti Powerade»

«Mai vai a…» Miyon preferì non terminare la frase.

Il gioco riprese e per un po’ si ebbero momenti altalenanti, in cui Yami lasciò giocare Miyon, la quale si limitò ad appoggiare le compagne, che avevano una mira più precisa rispetto alla sua, nelle azioni. «Così non va» disse lui ad un certo punto, mentre, osservando il punteggio, notava che erano ancora sotto di quattordici punti. «Se continuiamo a fare un canestro noi e un canestro loro, non li recupereremo mai!»

«Non ci resta che usare la nostra arma segreta» disse Miyon, con uno sguardo e un tono da film di 007.

Yami sorrise sardonico. «Tocca a me, allora» Si scambiarono ancora di posto, mentre al centro vi era una piccola rissa, nella quale la palla rotolò via senza che nessuno se ne accorgesse. Lui, che in quel momento era distante perché stava, nel bel mezzo di un’azione, appunto chiacchierando con la sua ospite, vi si precipitò sopra e la prese, correndo fino alla linea dei tre punti. «Che diavolo fai?!» gli gridò l’allenatore, ma fu costretto a tacere nel momento stesso in cui la palla entrò precisa dentro il canestro.

Dalle tribune esplose un boato, al quale Yami, onorato, rispose con un leggero inchino. «Adesso ne facciamo una ventina di seguito» propose alla sua compagna che rideva alla faccia sconvolta dell’allenatore, il quale sembrava essere stato fulminato in quel preciso istante.

All’azione dopo, Miyon ottenne la palla, ma si accorse che le sarebbe stato impossibile lasciar tirare Yami da tre, perché le avevano mandato come marcatore la numero otto, alta almeno venti centrimetri più di lei. «Blocco!» chiamò allora, e due sue compagne si precipitarono ai lati della otto, costringendola a deviare direzione e a perdere tempo.

Miyon ne approfittò ovviamente per spostarsi lateralmente di quanto bastava per avere la visuale libera, quindi lasciò il posto a Yami che infilò un altro canestro da tre. «Questo sì che è lavoro di squadra» commentò lui con il pollice alzato in direzione delle due ragazze che lo avevano aiutato bloccando la marcatrice.

La solita ragazza, in quel momento in campo con loro, si avvicinò interessata. «Accidenti Minaguchi! Da quando sai fare tiri da tre?»

Yami contò fino a dieci per non esplodere. «Te lo dirò quando tu imparerai a farti i c… tuoi» le sussurrò all’orecchio, con un tono che definire sarcastico era troppo poco.

Nei minuti che seguirono Yami riuscì, sempre grazie all’aiuto delle compagne che cercavano di lasciarlo libero il più possibile, ad azzeccare altri cinque canestri, riportando la situazione quasi in parità. Mancavano tre minuti alla fine, e la Fumino fece entrare in campo anche l’altra ragazza da un metro e novanta, la numero sei. Le due, assieme, riuscivano ad intercettare tutti i rimbalzi, garantendo un canestro per la loro squadra ad ogni azione. In questo modo, anche per Yami diventava più difficile riuscire a tirare oltre la linea senza essere stoppato.

All’azione successiva, Miyon prese il controllo e si fece passare la palla. «Che intendi fare?» le chiese lui. In tutta risposta, lei penetrò in area con il suo palleggio sicuro e iniziò il terzo tempo, proprio in direzione della numero otto. «Ti sei rimbecillita?!» le gridò lui. «Hai visto quant’è alta?! Ti sfracellerai!» Difatti, la mano gigante della numero otto getto a terra Miyon al secondo passo del terzo tempo. «Che ti avevo detto?» commentò Yami polemico.

L’arbitro fischiò, facendo strani gesti con le mani. «Fallo della numero otto» Un altro fischio corrispose nella postazione dei giudici, segnalando che si trattava del quinto e che, quindi, la giocatrice in questione doveva lasciare il campo, come da regolamento.

«L’hai fatto apposta…» dedusse Yami ammirato, visto che, per la numero otto, sarebbe stato impossibile bloccarla in terzo tempo senza commettere un’infrazione.

Lei si alzò leggermente dolorante. «Sono i trucchi del mestiere» sorrise sardonica. «Ora guarda che ti combina la professionista» Miyon azzeccò entrambi i tiri liberi, nei quali era particolarmente portata. Si asciugò il sudore con la polsiera prima che gli entrasse negli occhi. 

«Adesso che dobbiamo confrontarci con una stanga sola, non va così male» disse Yami, vedendo che, grazie a quei due canestri, erano sotto di un solo punto.

Mancavano ormai quindici secondi alla fine della partita e la squadra della Sasaki era ancora sotto di un punto. Il problema era che la palla era in possesso della Fumino. «Se riesco a prenderla, mi prometti che non sbagli il tiro?» disse Yami, fermo in mezzo alla metà campo, mentre osservava il pallone rotondo passare da una mano all’altra senza fermarsi mai.

«Stai scherzando?» replicò lei offesa.

Yami si piegò leggermente sulle ginocchia, sempre seguendo i movimenti con gli occhi viola, quindi scattò improvvisamente, riuscendo a sforare la palla e a farle cambiare direzione. Si precipitò a riprenderla, trovandosi di fronte alla numero sei in tutto il suo metro e novanta. Allora non prese la palla, bensì la schiacciò a terra, facendola passare sotto le sue lunghe gambe, quindi si abbassò e anche lui la superò in scivolata passando al di sotto. La numero sei rimase così sorpresa che si bloccò ad osservare la galleria formata dalle due gambe aperte, dov’era appena passata l’avversaria.

«A te» disse Yami lasciandole il posto. Miyon corse con tutti il fiato, poco, in verità, che le era rimasto, e si fermò a tirare sulla linea del tiro libero, accorgendosi che non avrebbe fatto in tempo ad arrivare più vicina. Infatti, l’arbitro fischiò la fine proprio nel momento in cui la palla toccava il ferro e rimbalzava all’interno del canestro con una precisione che sembrava studiata, mentre invece era solo fortuna.

 «Abbiamo vinto» dedusse tranquilla Miyon, come se parlasse del tempo.

«Ne dubitavi?» commentò Yami, cercando di trattenere il sorriso che si allargava sul suo viso. «Dopotutto, io sono il re dei giochi!»

Lei scoppiò a ridere, tanta era la voglia dopo la sua scivolata sotto le gambe della numero sei. «Meglio che non faccia commenti»

 

Dato che entrambi, dopo la partita, erano ancora molto eccitati, si fermarono in palestra fino a sera, quando ormai tutto il pubblico aveva lasciato l’edificio e la notte stava calando i suo mantello sul cielo azzurro e rosso.

«E’ stata la partita più bella della mia vita!» esclamò Miyon stiracchiandosi le braccia. 

Yami sospirò leggermente. Quanto gli sarebbe piaciuto poter giocare ancora in questo modo… In realtà, avrebbe preferito avere il corpo separato da lei, in modo da poterle passare la palla, ma finchè non fosse stato capace di farlo, avrebbero potuto continuare in questo modo… No! Non ci doveva pensare. Domani sarebbero andati in Egitto, da Yuugi…

Miyon fece un leggero terzo tempo con le sue gambe esili e fece battere la palla sull’angolo del quadrato nero, mandandola in canestro. Dalla porta laterale della palestra venne un leggero applauso. «Kaiba?» Senza motivo, arrossì. «N-non avrai assistito alla partita, vero?»

«Non avevo da lavorare» rispose lui vago, senza risponderle veramente. «Ma di chi è il merito, tuo o di Yuugi?»

«Uhm…» Lei finse di riflettere. «Diciamo metà per uno…»

«Tutto merito mio, ovviamente» Yami si scambiò di posto e fece uno dei suoi sorrisi ironici, tanto che per Seto fu impossibile non capire chi aveva di fronte.

«Ah, si?» Con un gesto rapido Kaiba gli sottrasse la palla che teneva sottobraccio e la tirò a canestro tra la linea dei tre punti e il quadrato del tiro libero.

«Sai giocare a basket?» si stupì Yami, un poco seccato dalla facilità con cui il suo rivale aveva centrato il canestro, mentre lui ancora non riusciva ad avere una mira precisa.

«Me la cavo» rispose l’altro stranamente modesto. «Sempre meglio di quanto riesca a fare tu…»

«Cos’è, una sfida?» domandò Yami, vedendo che Seto si era tolto la giacca e adesso palleggiava tranquillamente a bordo campo.

«Secondo te?»

Allora, Yami balzò in avanti intenzionato a rubargli la palla, e i due cominciarono un incontro uno contro uno. «Ehi!» si lamentò Miyon, ma si rassegnò vedendo quanto impegno ed energia ci stavano mettendo. «Io non li capisco del tutto…» commentò, facendo apparire la sua figura trasparente sulla panchina a guardarli. Poi sorrise. Era bello restare a guardare le due persone più importati della sua vita che giocavano assieme. Arrossì ancora. Aveva detto “le più importanti”…?

Yami, finalmente, riuscì a sottrargli la palla, uscire dai tre punti e tirare. «Ho vinto» sorrise, vedendo che la palla entrava di “ciuffo” nel canestro. D’altronde, restava sempre il re dei giochi.

 

Note di Akemichan:
Ecco a voi il capitolo bonus promesso! Spero che vi sia piaciuto, visto che descrivere una partita di basket non è così facile come credevo ù_ù Sappiatemi dire. A proposito, se non capite qualcosa di quale regolamento, chiedete pure alla sottoscritta, perché sulle regole ho lasciato correre parecchio, ma scordo sempre che non tutti hanno giocato a basket per dieci anni, quindi non fatevi problemi a farmelo notare. Per il momento, arrivederci a tutti! ^_^

Reviews (a quelle per questo capitolo, se ce ne saranno, risponderò direttamente nell'angolo recensioni):

Kelly: Ciao ^^ In vacanza è andato tutto bene, l'aereo di Seto è comodissimo, ovviamente (guarda che non te lo presto più, anche se mi fai i complimenti! N.d.Seto) E Yami, mi sa che ti conviene darti da fare, non la vorrai lasciare senza soldi (uffi, se solo fossi ancora un faraone...ç_ç) Mi fa piacere che la fine ti sia piaciuta, pensa se l'avessi interrotta ai cancelletti :-P Ma poi ho pensato che fosse meglio lasciare un margine di libertà in più... Che dici, ho fatto bene? Bye ^^

Ayu-chan: Ciao ^^ I due metri quadrati faranno anche bene, sono le gite su "per i bricchi", come si dice dalle nostre parti, che rovinano ^^'' Fortuna che sono una buona camminatrice (una delle tue poche doti ù_ù N.d.Seto) Grazie, eh ç_ç E comunque non puoi parlare, tu che venivi fino in cima con l'aereo privato! (Se sono miliardario non è mica colpa mia... N.d.Setofintomodesto) No, mia... ma te li ruberò tutti, un giorno o l'altro... (dicevi? N.d.Seto) No, nulla, *Akemichan fischietta innocente*... Ho idea che per il brutto voto ti dovrà restare il dubbio, a meno che io non faccia una seconda serie... (Come?! Lasci il dubbio anche a me? N.d.Seto) Si, così ti arrangi a fare stupide sfide... Comunque sono contenta di essere riuscita a sorprenderti ancora, anche se mi spiace per gli attacchi di cuore... Ti pagherò le cure all'ospedale, promesso ^_- Bye ^^

Jaly Chan: Ciao ^^ Ancora in vacanza? (Tu non ti lamentare, che poi vai a Monaco a mie spese ù_ù N.d.Seto) Non mi stavo lamentando affatto, carissimo (per modo di dire)... Ma non distrarmi! In questo caso, ancora bune vacanze e non preoccuparti per il ritardo, per me la cosa importante è sapere la tua opinione. Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto, anche se tutto sommato la scena fra Miyon e Seto non era poi così romantica, ma lui non è adatto a parti simili, come ben sai (prima o poi ti farò causa N.d.Seto) Provaci, tanto i soldi per gli avvocati li prendo dal tuo conto privato... ù_ù Per la confessione di Yuugi, ti assicuro, ci ho pensato parecchio, ma guardando la serie ci sono tante di quelle prove... Basti pensare che da quando ha conosciuto Yami ha smesso di fare il manico, proprio lui! (Cosa intendi dire? ç_ç N.d.Yuugi) Quello che ho detto, hai pure smesso di andare dietro ad Anzu (e sinceramente è una fortuna, per lui...) E ci sto troppo ad andare sulla barca di Seto, sai com'è... Finchè paga lui ^^'' Lo voglio anche io il poster!! Ma da me vendono solo orribili pupazzetti che non comprerebbe nemmeno il mio gatto ù_ù Davvero sei mia fan?! *Akemichan commossa* Grazie ^///^ In ogni caso, adesso ho in cantiere una fic su Conan (se ti interessa), e prima o poi dovrò rimettermi a studiare (si, come no N.d.Seto), quindi non so quando inizierò a pubblicarla... Ancora buona vacanze! Bye ^^

VallyBeffy: Grazie ^^ E' proprio quello che ho cercato di realizzare, qualcosa di scioccante. Mi fa piacere esserci riuscita ^^ Bye ^^

Cherry: ^///^ Grazie mille della tua recensione, mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta ^^ Anche se forse "fantastica" è un aggettivo esagerato per la sottoscritta... Ma grazie mille davvero! Ringrazia anche la tua amica Catrine, credo che non sia l'unica a voler essere al posto di Miyon...^^'' Ma dille che insultare il pc è molto pericoloso, quello poi si offende e non sai cos'è capace di fare (e le mie disavventure con il pc lo dimostrano ù_ù) Spero che questo capitolo non ti abbia deluso ^^ Bye ^^

Evee: Ma certo che l'ho vista! In realtà controllo raramente le recensioni delle vecchie storie, considerandole troppo poco visibili, però ho buona memoria (una delle mie poche doti) e ricordo esattamente il numero di recensioni per ogni storia, quindi mi accorgo subito se ce n'è qualcuna nuova, anche se, nel caso di "Past and present", mi dicevo che nessuno si sarebbe preso la briga di leggersi 40 capitoli tutti assieme... Ma sono davvero felice che tu l'abbia fatto! E sono anche felice di aver letto la tua recensione, visto che come voi lettori aiutate noi autori con le recensioni, mi sembra giusto ringraziare e mi sarebbe dispiaciuto non averlo fatto. Grazie per la tua recensione anche a questa storia, mi fa piacere che ti sia piaciuta ^^ Ancora grazie per la tua pazienza ^^ Bye ^^

Julia89: Grazie per la recensione, ma, mi viene spontaneo chiederti se tu abbia davvero letto la mia storia. Perdona il mio orribile dubbio, ma mi sorge spontaneo se una persona mi chiede di "continuare presto" quando io ho appena detto che era l'ultimo capitolo e che avrei aggiornato il tale giorno solo il capitolo bonus. Scusa ancora. Spero che, se davvero l'hai letta, anche questo ti sia piaciuto come il resto della storia. Bye ^^

   
 
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