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Autore: Fiery    16/04/2010    2 recensioni
Quando arrivò alla sua macchina caricò il borsone nei sedili posteriori e si voltò di scatto, verso alcune voci femminili. Dalla parte opposta c’erano le tre ragazze con cui si era scontrato appena mezz’ora prima. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, salire in macchina e partire verso casa, ma non lo fece. Rimase a fissare la chioma bionda di una di loro, la ragazza con cui si era effettivamente scontrato. Stava appoggiata alla macchina, tra le mani un milk-shake, sul cui bicchiere spuntava un ghirigoro giallo e fucsia. Spostò la cannuccia dalle labbra e si voltò verso di lui, in viso un’espressione confusa.
Beccato, pensò automaticamente quando incrociò di nuovo i suoi occhi color cielo.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci risiamo xD

Ormai sono fissata con le one-shot, ma prometto che prima o poi continuerò “Il diario segreto”! :D Ma questa è una promessa che ho fatto e che volevo mantenere. E’ tutta per Marta, che ha atteso e sperato che io concludessi questa shot per almeno un paio di settimane. Ma ora è qui: finita, corretta e pronta ad essere letta <3

La canzone è “Miele” di Valerio Scanu e, come al solito, i Jonas Brothers non mi appartengono, né voglio dare rappresentazione veritiera dei loro caratteri originali. Tra l’atro, la storia non è scritta a fini di lucro v.v ormai sembro una segreteria quando lo dico. ò.o Ah, il banner l’ho fatto io x3 quindi, non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare nelle vostre recensioni <3

Alla mia Ta, che ora potrà mettere una nuova canzone in cima alla lista. <3

 

×××

 

Miele

 




Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già incontrati
Sfiorati per caso sulla riva del mare

 

Stava lì, seduto sulla sabbia. Le onde del mare erano calme, sembravano non avere fretta di scagliarsi contro gli scogli. Qualche gabbiano, poco in là, spiccava il volo verso il cielo limpido, senza una nuvola e un sole cocente. Una barca si avventurava più a largo, seguita da qualche surfista deluso dall’ennesimo fallo delle previsioni meteo: quel pomeriggio niente onde grandi.

-Sai, non è fissando il mare che rimarrai in forma.- gli fece notare il suo personal trainer con una risata.

Joe alzò lo sguardo, per incontrare quello dell’uomo in piedi accanto a lui, -Dai… ci alleniamo da due ore ormai.- sbuffò e affondò le mani nella sabbia, poco dietro la schiena, sorreggendosi sulle braccia.

-Lo so, ma mancano ancora gli addominali.- con uno sbuffo divertito afferrò la bottiglietta d’acqua che l’altro gli aveva passato e balzò in piedi. Svitò il tappo e chiuse gli occhi, per inspirare un attimo l’aria piena di salsedine. Bevve un sorso e la richiuse, per poi stirare le braccia sopra alla testa, lasciando che la maglietta nera che indossava si sollevasse un poco, tendendosi lungo la linea dell’addome.

-Pronto!- esclamò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

L’amico alzò gli occhi al cielo, fintamente rassegnato e lo precedette su per la spiaggia, per raggiungere l’erba. Joe rimase qualche passo indietro, voleva cercare un po’ di riposo prima di iniziare la sessione di addominali. Si passò una mano fra i capelli corti e neri e, mentre fissava ancora il mare, non si accorse di un gruppetto di ragazze che arrivano dall’altra parte della spiaggia. Finì per scontrarsi con una di loro, che accusò il colpo con un “ahi” soffocato, a malapena udibile.

-Oh, scusa!- balbettò immediatamente Joe, voltandosi appena per controllare di non aver fatto cadere nessuno come suo solito. Non sentì nemmeno la risposta della ragazza, poiché si ritrovò incatenato a due occhi azzurri, limpidi e profondi, come non ne aveva mai visti, -Ti sei fatta male?- chiese ancora, scuotendo appena la testa per scacciare via la sensazione che quello sguardo aveva provocato in lui.

-No, no.- lo rassicurò la ragazza e agitò le mani davanti al viso: il cantante si accorse subito del fatto che era visibilmente arrossita, chiaro segno del suo imbarazzo.

-Bene.- Joe le lanciò ancora uno sguardo, come a studiarla meglio, e si allontanò per raggiungere l’amico, che l’aspettava poco più in là, fermo da quando si era accorto che lui non l’aveva seguito. Mentre si allontanava sentì distintamente una frase che non riuscì a capire, poiché non pronunciata in lingua inglese, e voltandosi vide una ragazza dai capelli scuri rimproverare l’amica bionda, mentre la terza alzava gli occhi al cielo. Scosse piano la testa, in modo da ignorare ancora una volta quella sensazione, e procedette avanti.

 

Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già guardati
Sempre in silenzio, senza parlare

 

-Ci vediamo domattina.- salutò Joe, separandosi dal personal trainer. Si caricò sulla spalla il borsone nero e si avviò verso il parcheggio, mentre giocava con le chiavi della macchina. Le fece passare tra le dita, agilmente, perlustrando però il parcheggio con lo sguardo: un gruppetto di surfisti stava caricando le loro tavole su un vecchio pick-up, una signora sistemava la spesa e poi lo vide. Un paparazzo. Strinse le labbra in una smorfia rassegnata, ma si lasciò poi andare ad un sorriso, mentre l’uomo gli scattava delle foto. Non si sarebbe mai abituato a quella vita. Quando arrivò alla sua macchina caricò il borsone nei sedili posteriori e si voltò di scatto, verso alcune voci femminili. Dalla parte opposta c’erano le tre ragazze con cui si era scontrato appena mezz’ora prima. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, salire in macchina e partire verso casa, ma non lo fece. Rimase a fissare la chioma bionda di una di loro, la ragazza con cui si era effettivamente scontrato. Stava appoggiata alla macchina, tra le mani un milk-shake, sul cui bicchiere spuntava un ghirigoro giallo e fucsia. Spostò la cannuccia dalle labbra e si voltò verso di lui, in viso un’espressione confusa.

Beccato, pensò automaticamente quando incrociò di nuovo i suoi occhi color cielo.

La ragazza deviò lo sguardo, arrossendo ancora una volta. Joe fece lo stesso ed aprì la portiera, per salire in macchina. Appena sistemò lo specchietto retrovisore si concesse un ultimo sguardo verso di lei, che si era passata una mano fra i capelli ricci, mentre torturava con i denti la cannuccia fucsia del milk-shake. Piantò le mani sul volante, stringendolo tra le dita e pestando il piede sulla retromarcia. La misteriosa ragazza ora dava le spalle alla sua automobile, anche se, non appena si fu lasciato indietro il parcheggio, lanciò un nuovo sguardo indietro, ancora una volta tramite lo specchietto. Lei si era voltata per fissare la macchina non appena aveva svoltato l’angolo, con un sorriso vago sulle labbra, prima di tornare a parlare con le amiche.

 

Magari per strada in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente

 

-Mi sto chiedendo seriamente se era davvero il caso di comprare quella sciarpa.- rise Nick.

Joe si appoggiò sulla spalla destra la sciarpa rossa, con i motivi di Snoopy, -Certo che sì! È stupenda!- ribatté, fiero del suo acquisto, -Non lo pensi anche tu, Kev?- domandò al fratello maggiore, che stava in mezzo ai due, sul marciapiede della via più trafficata della città.

-E’ estate. A cosa ti serviva una sciarpa?- chiese Kevin e bevve un sorso del suo caffè. Joe gli restituì uno sguardo pieno di stupore, un’espressione che fece scoppiare a ridere Kevin e Nick, tanto era buffo in quel momento.

-Faccio scorta per l’inverno, no?- replicò, come se la sua teoria fosse giusta.

-Hai… davvero il coraggio di indossarla?- si sorprese Kevin e sgranò un po’ gli occhi, come a focalizzare bene ciò che Joe lasciava intendere con le sue parole. Joe annuì, sollevando entrambe le sopracciglia, -Ok, io non parlo, forse è meglio.- decise, quindi ritornò a studiare i passanti, gli occhiali ben calcati sul naso, come i suoi fratelli. Nick si fermò improvvisamente davanti ad una vetrina e i due alzarono gli occhi al cielo: un pianoforte bianco, con rifiniture color oro, brillava da dentro al negozio di strumenti musicali. Nick appoggiò un dito sul vetro, voltandosi supplicante verso i due fratelli maggiori, -Ok, dieci minuti.- concesse Kevin.

Nick sorrise radioso ed entrò nel negozio, lasciando che il campanello trillasse, un suono che si disperse tra le voci dei passanti, -Venite?- domandò.

Kevin annuì e fece per seguirlo, ma Joe rimase appoggiato al muro accanto all’entrata, -Non entri?- chiese confuso.

-Fa troppo caldo, rimango fuori.- lo tranquillizzò Joe, così Kevin sorrise e seguì Nick dentro al negozio. Lui rimase appoggiato al muro e tirò fuori dalla tasca l’iPhone, mentre beveva con la cannuccia verde il frullato che teneva nell’altra mano. In realtà non aveva niente da fare con il telefono, quindi lo rimise quasi subito nella tasca dei jeans e sollevò lo sguardo, osservando le persone che facevano avanti e indietro sul marciapiede con i loro acquisti. Assorto, ripensò all’incontro del giorno prima: ci aveva pensato tutta sera e anche quella mattina, quando era sceso di nuovo in spiaggia per i soliti allenamenti. Lei non c’era, ma era rimasto tutto il tempo a guardarsi in giro, aspettando – e sperando – di vedere da un momento all’altro quella morbida cascata di capelli biondi sfilargli davanti. Sospirò e voltò lo sguardo verso l’entrata del negozio, dove il campanello aveva trillato ancora una volta: pensava fossero i suoi fratelli, ma sbarrò gli occhi da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, quando riconobbe chi aveva davanti.

Che fosse uscita dai suoi pensieri?

La ragazza si accorse di lui immediatamente: era da sola, questa volta, e si stupì di vedersela davanti di nuovo. Lei rimase un attimo perplessa, incatenata dal sorriso che si era impossessato per chissà quale motivo delle labbra di Joe.

-Ciao.- salutò.

La bionda spalancò appena gli occhi, lo fissò profondamente, le labbra schiuse per l’incertezza, -Ciao.- salutò a sua volta. Nessuno dei due sapeva bene cosa dire, quando lei decise di spezzare il silenzio, -Dovevo sapere che c’eri anche tu.- mormorò la ragazza, ricordando che dentro c’erano Nick e Kevin, in una lingua che Joe non riconobbe all’istante. Poi si accorse della stampa blu sulla maglietta bianca che indossava, insieme ai dei jeans semplici: Milano. Era italiana.

-Sei italiana?- chiese, spezzando in quel modo il silenzio.

Lei abbassò lo sguardo sulla sua maglietta, per poi annuire, -Sì… Milano, appunto.- sorrise timidamente.

-Mi piace l’Italia.- la ragazza non ebbe modo di ribattere, poiché la porta si aprì nuovamente e ne uscirono questa volta i due fratelli di Joe, Nick teneva tra le mani alcuni depliant, -Ah, eccovi. Pensavo vi foste persi!- li prese in giro con una risata.

-Io… devo andare.- disse la bionda, prima di dare le spalle ai tre ragazzi e correre via. Joe non riuscì nemmeno a chiederle di fermarsi, poiché in pochi secondi era scappata via e poi velocemente sparita nella folla. Si alzò sulla punta dei piedi, per cercarla tra le tante teste, ma non ci riuscì.

-Chi era?- chiese Nick con aria confusa.

Joe sospirò, -Milano.-

 

Adesso perché è tutto diverso
E sfortunato chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele

 

-Milano!-

Joe alzò lo sguardo di scatto, quando sentì quella parola. Kevin, seduto al tavolino del bar, davanti una coppa gelato a due gusti, lo fissò con l’aria di chi ha capito tutto, -Come?- chiese, tentando vanamente di venir fuori dall’ennesima di quelle tipiche situazioni in cui Kevin entrava nel ruolo “sono tuo fratello maggiore e quindi ti conosco come le mie tasche”.

-Milano, Joseph.- ripeté Kevin, con un sorriso divertito, -Stai pensando ancora a quella ragazza, vero? Hai la tipica espressione che ti vediamo sul viso da almeno una settimana!-

-Non è vero!- negò Joe immediatamente. Kevin gli restituì uno sguardo carico di significato, -Non guardarmi così! Non stavo…-

-Joe.- lo interruppe con un sospiro il maggiore, -E’ passata una settimana. Non sai qual è il suo nome e, per di più, è italiana. Questo vuol dire che è qui in vacanza e che, molto probabilmente, ha già preso un aereo ed è tornata a Milano.-

Joe fece una smorfia, -Grazie dell’incoraggiamento, Paul.- lo ammonì.

-Non hai bisogno di incoraggiamento!- ribatté seccamente Kevin, -Ti fai i film mentali, in questi casi. Perché sei così fissato? Cosa ti ha colpito di quella ragazza?-

-Onestamente?- Kevin annuì, risoluto e affondò il cucchiaino nella sua coppa gelato, -I suoi occhi. E i capelli. E poi… la sua espressione imbarazzata. E la sua voce. Mi ricorda… mi ricorda il miele.- ridacchiò. Kevin si bloccò con il cucchiaino a mezz’aria e corrugò le sopracciglia. Joe sorrise. Aveva visto poche volte quel sorriso.

-Oh mio Dio.- biascicò sorpreso: sapeva perché sorrideva in quel modo.

-Già.-

 

Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già incrociati
Magari dentro a un bar, di fianco a un caffè.

 

-Vado a pagare.- balzò in piedi Joe. Kevin non gli diede modo di fermarsi, poiché lui era già scappato all’interno del bar. Scappava, sì. Dagli occhi stupiti del fratello più grande, che aveva compreso tutto. Sbuffò e si avvicinò alla cassa, prese il portafogli dai jeans e rimuginò sull’espressione sconcertata di Kevin: in fondo non c’era da stupirsi. Un colpo di fulmine. Non gli era mai capitato, -Due coppe gelato.- disse alla cassiera, non appena quella fu davanti a lui. Pagò e fu fuori dal bar in meno di due minuti. Kevin stava ora in piedi, gli dava le spalle e parlava con qualcuno. Suppose fossero delle fans, visto che il fratello stava siglando alcuni foglietti che le ragazze gli porgevano. Si stampò in faccia il suo miglior sorriso e si affiancò a lui, -Eccomi.-

-Proprio tu!- sorrise Kevin, -Firma questi e poi offri un caffè a Marta.- ordinò.

Joe lo fissò confuso e nello stesso tempo afferrò i foglietti e la penna, sfilandoli dalle mani del più grande. Si voltò verso le ragazze e il suo sguardo venne incatenato ancora una volta da quello ormai così familiare della ragazza bionda della settimana prima. Sorrise, un sorriso spontaneo, che gli illuminò il volto, -Marta.- ripeté, come se conoscesse quel nome da sempre, -Finalmente so come ti chiami.- siglò i foglietti con la sua inconfondibile firma e li porse alla ragazza, che annuì.

-Già.-

-Beh… Mar, noi andiamo.- le fece l’occhiolino una delle due amiche.

-Vi accompagno alla macchina.- si offrì Kevin. Le due ragazze annuirono quasi a sincrono, -Ci vediamo dopo, Joe.- lo guardò eloquentemente e si mise fra le due castane, allontanandosi lungo il marciapiede con loro, fino a sparire dai loro occhi. Marta e Joe si fissarono un attimo, poi Joe allungò un braccio, per indicare l’entrata del bar. Marta lo superò ed entrò per prima, seguita dallo sguardo perforante del ragazzo, puntato sulla sua schiena. Si sedettero ad un tavolo un poco in disparte e ordinarono due caffè, con due dolci di pasta frolla. Per tutto il tempo non si erano rivolti la parola. Marta fissava la bustina di zucchero che teneva tra due dita, per agitarla un poco. Joe picchiettava con il cucchiaino sul piattino di ceramica bianco, rimuginando su cosa dire: per la prima volta non riusciva a spiccicare parola di fronte ad una ragazza. Forse perché, in effetti, lei era diversa.

-Scusa Kevin.- esordì improvvisamente, quasi facendo sobbalzare la bionda, -Ti ha costretto a prendere un caffè con me, probabilmente non vorresti nemmeno stare qui.-

Marta sbatté le palpebre un paio di volte, -Non… non mi ha costretta, tranquillo. E… beh, allora tu devi scusare le mie amiche.- disse, nascondendo il viso con i riccioli biondi. La voce le s’incrinò leggermente: era in imbarazzo. Doveva fare qualcosa per sciogliere il ghiaccio.

 

Miele, io lo so
Non ti avevo vista no
Perché di sicuro, lo sai, mi sarei accorto di te
Anche per strada in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente

 

-Dunque… come mai sei qui, in California?- si incuriosì Joe.

-Vacanze estive.- rispose lei, quasi incespicando tra le parole per la fretta in cui diede la sua risposta, -Io e le mie amiche abbiamo deciso di fare un viaggio on the road.-

-Intendi… viaggiare in macchina?- domandò il cantante stupito: aveva immaginato fosse in vacanza, ma non che si muovesse in macchina per gli Stati Uniti.

-Sì.- annuì Marta, le dita torturavano ancora la bustina di zucchero. Poi finalmente ne strappò un’estremità e lo versò nella tazzina: ogni movimento non sfuggì al ragazzo, che la seguiva come a studiare ogni espressione del viso e del corpo. Marta se ne accorse e un delicato rossore si impossessò ancora una volta delle sue guance, -E’ una cosa che sognavamo da molto e, appena abbiamo potuto, abbiamo colto l’occasione al volo.- spiegò, per sviare l’imbarazzo su una qualche conversazione costruttiva.

-Ammetto che sarebbe una bella esperienza.- ridacchiò Joe, -Viaggiare senza una destinazione e senza limiti… è da fare almeno una volta nella vita.- annuì, per poi prendere un sorso del suo caffè.

-Non ne hai bisogno.- quelle parole sfuggirono a Marta, che si affrettò a rimanere in silenzio dopo la sua affermazione. Joe infatti si era voltato di scatto verso di lei, confuso, ma con l’espressione seria, così differente da quel sorriso coinvolgente in cui si era imbattuta giorni prima.

-Viaggiare senza meta, è diverso da viaggiare entro i limiti imposti da altre persone.- fece notare. Il sorriso tornò sovrano: sembrava non riuscire fare a meno di sorridere quando Marta gli stava di fronte. Anche in quel momento, dove lei era ancora più imbarazzata di prima, -Ora si spiega perché non ti ho mai vista prima.- lei gli lanciò uno sguardo di sbieco, -Ti avrei riconosciuta tra un milione di facce, ne sono certo.-

 

Adesso perché è tutto diverso
E sfortunato è chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele

 

-Quando riparti?-

L’aria divenne improvvisamente pesante da respirare. Marta finì il suo caffè e poi lo guardò negli occhi, -Stasera.- rispose brevemente, come se improvvisamente qualcuno le avesse strappato un sogno dalle mani. Per Joe fu lo stesso: era stata lì una settimana e lui l’aveva rivista proprio l’ultimo giorno della sua permanenza.

-Così presto?- nella sua testa la domanda risuonò beffardamente sciocca.

-Sono stata qui una settimana.- fece notare con un sorriso, proprio come si era soffermato a pensare lui pochi secondi prima.

Joe annuì, -Avrei voluto avere più tempo per conoscerti.- la informò. Marta sorrise, mascherando tra le ciglia uno sguardo imbarazzato. Il cantante sospirò, -Magari… potreste tornare, no? O rimanere qualche altro giorno.-

-Se rimaniamo ancora, non avremo la possibilità di vedere altre città.- spiegò pazientemente Marta, quando il cameriere portò loro finalmente le paste che avevano ordinato con i caffè. Quella di Joe era senza alcun tipo di confettura, mentre quella di Marta al miele. Marta spezzò una porzione del suo dolce, -Diciamo… che abbiamo stilato un piccolo itinerario dei posti da visitare.-

-Così si perde il gusto del viaggio “on the road”.- fece notare Joe con una risata.

Marta scoppiò a ridere a sua volta, -Forse.- concesse, -Ma le mie amiche… l’hanno fatto per me.- continuò, -Perché potessi… vivere qualsiasi esperienza possibile, dopo tutte le delusioni che ho avuto.-

-Beh… un’esperienza la stai facendo.- ridacchiò Joe, -Stai bevendo un caffè con me, ti sembra poco?- si pavoneggiò. Marta trattenne un’ulteriore risata, mentre anche lui iniziava a mangiare la sua pasta. E Joe si ritrovò a pensare che chiunque l’avesse delusa… doveva essere davvero uno stupido per non essersi reso conto di quant’era dolce e come il miele di quella pasta assomigliasse a lei.

 

Anche per strada in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente

 

-Qual è la prossima tappa?-

-Sai che non ne ho idea?- Joe sollevò un sopracciglio. Passeggiavano tranquillamente sul marciapiede, per accompagnarla nel motel in cui alloggiava con le amiche. Si era rifiutato di usare la macchina: il tempo con lei si sarebbe irrimediabilmente accorciato e lui voleva che i secondi passassero il più lentamente possibile. Marta colse la sua occhiata fugace, quasi confusa, -Le mie amiche hanno fatto un itinerario, è vero, ma si sono rifiutate di mostrarmelo. Vogliono che sia una sorpresa.-

Ora che avevano sciolto il ghiaccio e che l’imbarazzo di Marta era diminuito, Joe poteva finalmente sentire la sua voce farsi più ferma, ancora incredibilmente dolce, ma quasi sicura. Gli occhi lasciavano trasparire, però, quel senso di distacco che le impediva di lasciarsi andare completamente.

-Allora dovrò contrattare con loro.- affermò con tono sicuro Joe. Marta lo osservò in cerca di spiegazioni, -Per farvi tornare qui al più presto.-

 

Adesso perché è tutto diverso e sfortunato è chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele

 

Marta si fermò.

Joe seguì il suo esempio, rimanendo qualche passo più avanti. Si voltò lentamente verso la ragazza e inclinò appena il capo a destra, come a capire il motivo per il quale si era fermata.

Lei si morse un labbro, -Perché vuoi rivedermi?- si interessò, -Io… sono italiana, tu abiti qui. Non potrebbe mai funzionare… e poi sono abbastanza comune, non mi si riconosce fra la gente. Cosa ti ha colpito di me? Perché?- disse d’un fiato. Era da quando lui l’aveva invitata dentro al bar che si chiedeva il motivo per cui Joe Jonas volesse avere a che fare con lei. Da inguaribile ottimista e sognatrice qual’era, per lei era come un sogno che stava diventando realtà. Ma ciò non toglieva che i suoi “perché” non riuscivano a trovare risposta.

 

Sì, anche per strada in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente
Adesso perché è tutto diverso e sfortunato è chi ti ha persa

 

Joe si guardò intorno: troppe persone si voltavano verso di loro, incuriositi. Troppa gente avrebbe visto ciò che aveva intenzione di fare. Le si avvicinò e la prese per una mano, per tirarla verso l’entrata del motel. Si guardò ancora una volta in giro, ma non c’era nessuno, -Che stai facendo?- si informò Marta accigliata.

Lui sorrise, -Ho intenzione di dare una risposta ai tuoi perché.- senza possibilità di ribattere si chinò su di lei, per incontrare le sue labbra. La sentì irrigidirsi, così portò una mano sulla sua guancia, per accarezzare con le dita la sua pelle liscia. Marta iniziò a sciogliersi e ricambiò il bacio, premendo le sue labbra contro quelle di lui, che portò la mano dalla guancia ai riccioli biondi. Prima di separarsi da Marta le diede un altro breve bacio a stampo, come ad accertarsi che per lei fosse chiaro ciò che l’aveva spinto a passare quelle ore con lei. Riaprì gli occhi, scontrandosi contro quelli azzurri di Marta, -E’ abbastanza come risposta?- domandò con un sorriso malizioso in volto che la fece arrossire.

-Sì… sì, direi di sì.- balbettò Marta, prima che Joe premesse di nuovo le labbra sulle sue.

Un profumo che non aveva colto immediatamente invase Joe, il quale sorrise contro il sorriso imbarazzato e felice di Marta: era il profumo del miele.

 

Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele

  
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