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Autore: admelioraquotidie    16/04/2010    2 recensioni
piccola storia su un castagno e il suo amico ragazzo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevano deciso di tagliare il vecchio castagno. L'albero era ormai centenario, più volte era già stato potato nel corso della sua vita, aveva dato legna da ardere, castagne, foglie secche, tanto, tutto quello che poteva dare, tutto quello per cui era germogliato, un giorno di primavera ormai lontano, da una piccola castagna.
Per Edo il vecchio tronco non era solo una dispensa sempre pronta di legna da ardere dove andare ad attingere quando c'era bisogno, era diventato il suo luogo segreto, il suo amico.
Il bello era la sua posizione: bisognava partire dal piccolo cimitero dietro la chiesa, prendere il sentiero verso la sorgente e poi inoltrarsi nel bosco. Solo gli abitanti del paese sapevano la pista che dovevano seguire per arrivarci, conoscevano le pietre dove girare, i rami da spostare; ma ormai nessuno andava più li. Nessuno tranne Edo che da qualche anno aveva scoperto il sentiero e la piccola radura nel bosco.
Era diventato il suo compagno di giochi, il suo amico.
Sapeva quali erano i rami più robusti, dove ci si poteva arrampicare fino in cima, conosceva le rughe della corteccia, gli spacchi, i tagli. Aveva visto l'ingrossarsi delle piccole escrescenze legnose, senza sapere che erano il segno della malattia che lo stava uccidendo.
Un'estate aveva persino iniziato a portargli dell'acqua con la sua borraccia vedendo che non pioveva da un paio di mesi, ma aveva capito presto, dopo due settimane di viaggi appesantiti, che il vecchio albero non soffriva la sete della siccità, come non soffriva il freddo della neve invernale e le sferzate del vento durante i temporali autunnali. il suo albero era grande e forte.
Per questo Edo non capiva il perché volessero abbatterlo, perché volessero uccidere proprio lui e non la vecchia quercia grinzosa che stava più a valle, che viveva da sola e scontrosa lungo la strada con i suoi rami contorti e gibbosi, come le dita di una vecchia strega.
Quella proprio non la sopportava.
D'inverno era sempre spoglia e metteva paura quando la vedevi con i rami nudi sotto i temporali, mentre il castagno, anche lui nudo alla neve, rimaneva forte e eretto, non sembrava piegarsi per afferrarti ogni volta che ci passavi sotto. D'estate la sua chioma attirava tutte le vacche del pascolo alla sua ombra e la strada polverosa non lasciava un attimo di requie, mentre nel silenzio del bosco il castagno offriva i suoi rami e le sue foglie agli scoiattoli.
Soprattutto a Edo non piacevano i suoi rami: contorti, ruvidi, troppo alti per salirci sopra ed arrampicarsi fino in cielo. No, Edo non la sopportava proprio, quindi non riusciva a capire il perché di quella scelta.
Corse dal nonno, che era il capo del consorzio boschivo: attraversò tutto il paese di corsa ed irruppe nel suo ufficietto accanto alla segheria.
"Perché lui! Perché il vecchio castagno! Tagliate la quercia, con quei ramacci vi riempirà di legna! Non toccate lui, non abbattetelo!" strillò appena messo piede davanti alla scrivania del nonno.
Il vecchio alzò la testa dalle carte e lo guardò con i suoi piccoli occhi neri, semichiusi dal tempo.
"Cosa vuoi?" disse brusco.
Il ragazzo tacque un attimo, sapeva che al nonno doveva parlare con calma e misurando le parole, se no non lo sarebbe nemmeno stato ad ascoltare. Gli fece di nuovo la stessa domanda, ora senza urlare e aggiungendo, come commento, la sua storia di amicizia con l'anziano della foresta.
Il vecchio lo stette ad ascoltare, serio e concentrato. Si ricordò di quand'era bambino, di quando anche lui andava dal vecchio castagno per raccoglierne i frutti o la legna, di come gli piacesse salire sui suoi rami che anche allora erano alti e robusti e permettevano di vedere più alto del verde fogliame intorno.
"Mi dispiace Edoardo -disse- ma il vecchio castagno è malato, sta lentamente morendo e noi non possiamo permettere che la sua malattia si allarghi anche agli altri castagni. Se si ammalano il loro legno si rovinerà e noi perderemmo gran parte del lavoro che manda avanti il paese. Non posso farci nulla. Mi dispiace".
Edo corse via in lacrime, su, verso la chiesa. S’inoltrò nel bosco e, sempre di corsa, s'inerpicò sullo stretto sentiero.
Arrivato alla radura vide che gli operai del consorzio già avevano iniziato a liberare l'area della caduta dai piccoli arbusti e preparavano le grandi motoseghe.
Edo aveva voglia di fermarli, di bloccarli ma sapeva che non sarebbe servito a nulla.
I motori erano partiti facendo scappare gli uccelli e la segatura già aveva iniziato a scappar via dalla lama.
Edo rimase nascosto fra i cespugli fino a che l'albero non iniziò a pendere da un lato. A quel punto scappò via.
Non voleva vedere il legno nudo del suo amico, non voleva riconoscerne i cerchi dell'età, vederne le venature mielate, i rami che si spezzavano sotto il suo peso.
sentì lo schianto quando aveva già raggiunto la sorgente.
Lì solo si fermò e iniziò a piangere.
Quella notte in paese accadde un evento strano: la vecchia quercia perse tutte le foglie in un sol colpo, senza nemmeno un filo di vento.
I forestali dissero che poteva accadere, l'autunno era vicino e la mancanza delle piogge estive aveva fatto sentire la sua arsura finanche alle piante più grandi.
Edo sapeva che non era così.
Edo sapeva che quella notte la vecchia quercia aveva pianto tutte le sue lacrime per la morte dell'amico albero.
Da quella notte Edo la sentì più amica.

 

  
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