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Autore: Will P    16/04/2010    7 recensioni
Un Raidou malato è un Raidou coccoloso. A Genma non dispiace.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genma Shiranui, Raido Namiashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Disclaimer: uff, no, non sono miei. Ma un giorno lo saranno, lo so *_*
Note: Tra hurt/confort e domestic fluff per la seconda settimana del W.W.F. @ fiumidiparole. E a chi serve un contesto per il fluff? \o/?



Complesso della crocerossina

«Gebba, davvero, non serve.»
Dalla cucina arrivò il gioioso spiattare di chi non può fregarsene di meno. «Non ti sento» strillò Genma, un po’ troppo allegramente «C’è troppo muco!»
Raidou guardò con profondo astio il punto del muro al di là del quale, supponeva, doveva trovarsi Genma, poi il muro parve iniziare ad ondeggiare e ritenne più saggio chiudere gli occhi e cercare di riposare il più possibile prima di svenire di nuovo (com’era successo due… tre - da quanto era malato? - giorni prima al banco delle missioni - al banco delle missioni, dio, non avrebbero mai smesso di prenderlo in giro -, in un incidente estremamente imbarazzante).
Appoggiò la guancia al cuscino, così fresco e soffice, e chiuse gli occhi in cerca di un po’ di sollievo. La pezza umida che Genma gli aveva schiaffato a forza in fronte scivolò via, ma si sentiva troppo sonnolento e intorpidito per preoccuparsi di quello o di Genma che canticchiava in cucina facendo tintinnare ciotole e posate. Riposare per qualche secondo era proprio quello che ci voleva. Sì, giusto qualche secondo…
«Non provare ad addormentarti» sentì attraverso la nebbia di febbre e stanchezza.
«Riposavo la vista» mentì, senza nemmeno sforzarsi di sembrare convincente. Sollevare le palpebre si rivelò uno sforzo immane ma quando ci riuscì non sentì il solito impulso di cavarsi gli occhi per l’attacco violento della luce. Un miglioramento! O forse aveva dormito più di qualche secondo e il sole si era abbassato tanto da non essere più un fastidio per il suo mal di testa. Questioni profondamente interessanti di cui si sarebbe occupato in futuro, di certo, non appena fosse tornato in grado di alzarsi dal letto.
«Riposa la vista dopo aver mangiato» disse Genma, con il tono di voce e una ruga sottile tra le sopracciglia che ricordavano tanto la signora Shiranui. A dir la verità anche il grembiule giallo che aveva addosso faceva tanto signora Shiranui, o i capelli legati. Gli stavano bene i capelli legati.
«Mi piacciono i tuoi capelli» disse Raidou in tono sognante.
«Oh mio dio, stai delirando?»
«È che non li leghi mai.»
«E non cucino mai» sbuffò, scostando dal comodino di Raidou libri e libri e un paio di kunai e altri libri per fare spazio. «Ma tu sei stato messo al tappeto da un pedinamento e non hai mangiato nulla per tutto il giorno e se continui così morirai disidratato e sarebbe una cosa ancora più stupida di svenire sulla scrivania di Iruka
«Pedinamento in una palude.»
Genma fece un verso vago senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e tornò in cucina. Raidou sprofondò nelle coperte come un bambino offeso. «In una palude, con la pioggia, per due giorni» borbottò, a nessuno in particolare.
Genma tornò con una scodella piena di un liquido fumante ed un sopracciglio alzato. «Certo, sei stato bravissimo, lode e onore a te e la tua discendenza. Lode, onore, e brodo di pollo» e appoggiò la scodella sul comodino sgombro e si piantò al fianco di Raidou fissandolo in attesa che si raddrizzasse per mangiare.
Raidou incrociò le braccia e si infossò ancora di più nelle profondità del piumone.
Cosa gli toccava fare, pensò Genma sospirando esasperato mentre gli rimboccava le coperte che si erano spostate e lo pungolava gentilmente nel fianco per farlo spostare. «Diventi cretino quando stai male.»
«E tu diventi una chioccia.»
Certo che diventava una chioccia. Tra le missioni di entrambi quasi non riusciva a vedere Raidou, e quando ne aveva l’occasione solitamente era perché era stato rimandato a casa ferito o avvelenato o con una gamba rotta e allora era Raidou a prendersi cura di lui e… non gli piaceva restare in debito con la gente, okay, nemmeno con Raidou. Si sentiva in colpa. E poi gli piaceva schifosamente coccolarlo quando non aveva la forza per opporsi.
Ma questo non l’avrebbe mai detto, nemmeno con Raidou semidelirante. «Ho l’ordine di farti mangiare» disse invece «Sai che succede ai ninja che disubbidiscono agli ordini? Vengono esiliati. Per cui se non vuoi farmi accusare di tradimento fammi spazio e mangia qualcosa
Raidou strisciò un po’ più in là, riluttante, rabbrividendo al contatto con la porzione ancora fredda di materasso. Fu segretamente grato che Genma gli si sedesse accanto, una presenza calda e solida su cui fare affidamento. «Sei comodo» mormorò, appoggiandosi alla sua spalla.
Certo, il concetto di “segretamente” diventava un po’ relativo quando i filtri cervello-bocca erano tutti appannati dal muco.
Genma sorrise leggermente e gli fece passare un braccio attorno alle spalle, tirandoselo più vicino, mentre con l’altro prendeva la scodella di brodo e se la metteva in bilico tra le ginocchia. Anni a schivare shuriken e aghi avvelenati gli davano motivo di credere di poter prendere al volo una scodella cadente, se ce ne fosse stato bisogno. «Vuoi collaborare?»
«Voglio dormire» disse Raidou, strascicando le parole come se fosse troppo faticoso anche solo restare dritto, pure se retto dalla stretta salda di Genma.
Sospiro, non ultimo di una lunga serie. Prese una generosa cucchiaiata di brodo caldo e asciugò le gocce in caduta libera sul bordo della ciotola. «Fai ‘aah’, pulcino della mamma…»
Il brodo di pollo di Genma non era il massimo, ma aveva i rudimenti di cucina di una qualsiasi persona costretta spesso ad accamparsi ed arrangiarsi col cibo da campo, e Raidou non era, a conti fatti, così in vena di proteste; sorbì la sua cena in silenzio, lasciandosi imboccare da Genma, contento solamente di riscaldarsi e sentire dopo così tanto tempo il corpo dell'altro sotto il suo. Ma avrebbe voluto poter sentire il suo odore, shampoo e ferro e profumo di spezie, avrebbe voluto poterlo baciare senza il rischio di contagiarlo o svenire per la mancanza d’aria, avrebbe voluto… avrebbe voluto addormentarsi e non svegliarsi finché non fossero andate via tutti quei puntini luminosi che sfrigolavano ai lati del suo campo visivo.
«Sono… stanco» disse piano. Tossì un paio di volte e chiuse gli occhi.
C’era ancora del brodo, ma non sarebbe stato un problema riscaldarlo. «Dormi» mise via la scodella e salì meglio sul letto, mettendosi comodo con la schiena appoggiata alla testata e un angolo di una delle quattrocento coperte di Raidou tirato addosso.
Raidou gorgogliò qualcosa di incoerente, facendosi sistemare come una bambola di pezza con la testa appoggiata al petto di Genma e un braccio intorno alla sua vita. Strinse appena, inconsciamente, e il suo respiro si fece regolare in pochi minuti.
Genma accese la luce da tavolo, pescò un libro dal pavimento, lo aprì a caso ed iniziò a leggere, accarezzando piano i capelli di Raidou e la sua cicatrice mentre il sole tramontava e il silenzio avvolgeva la casa.




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Tecnicamente Raidou sarebbe incapacitato a pronunciare le m e le n, ma volevo lasciargli un minimo di dignità, povero caro. E poi doveva essere fluff, non ridicola XD
Per le colleghe amanti di questo pairing ;) <3

Will

   
 
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