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Autore: ShArY90    18/04/2010    2 recensioni
Chi non ha mai fantasticato su una possibile storia d'amore di Sirius Black? La mia immaginazione mi ha condotto a scrivere questa storia: un racconto che narra le vicende di una particolare studentessa di Hogwarts, Sarah Williams (personaggio inventato). È la migliore amica di Lily, gioca nella squadra di Quidditch e ha tanti sogni: tra cui quello di fare breccia nel cuore dell'arrogante e affascinante Sirius Black. Ma il suo carattere timido e la scarsa considerazione che ha di sè la frena, convinta di non potergli mai piacere. Fortunatamente ci penserà il destino per lei, con la complicità di tre amiche e l'aiuto di qualche malandrino.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Le parole che non ti ho detto

1

L’inizio

 

- Sarah sei pronta? –

Come ogni donna di casa, la Signora Williams sapeva essere precisa quanto voleva, ma molto spesso i suoi ritardi non dipendevano da lei. Era una donna dolce, gentile che amava curare le sue piante e la sua piccola casa a Rose Garden  Street.

Era, insomma, una donna come tante altre che abitava in un piccola strada nella periferia di Londra. Questo era almeno ciò che pensava il guardigno vicinato. In realtà la donna, che aveva due figli, quel giorno stava dimostrando a sé stessa che forse la sua vita, e sicuramente quella di sua figlia, era leggermente diversa da quella delle signore della sua età.

-Sono le dieci e venti, e se non ti sbrighi rischiamo di non arrivare in tempo alla stazione- disse osservando preoccupata il grande orologio del salotto.

-Uffa, ma si può sapere perché proprio stamattina papà doveva essere prima a lavoro? Avrei preferito andare in macchina con lui piuttosto che con Ryan-

Poi avvertì il suono dei passi affrettati della figlia scendere le scale, aprire nuovamente il baule posto solo quella mattina davanti all’entrata e infilarci l’ennesimo oggetto che si era dimenticata di prendere. Nello stesso istante, il suono squillante del campanello di casa risuonò nell’aria, annunciando l’arrivo tardivo del figlio, uscito poco prima per riempire di benzina la macchina.

La donna, a volte, si chiedeva come aveva fatto a crescere due figli completamente diversi: Ryan era il classico primogenito responsabile, ma anche molto giocherellone, con una ottima carriera accademica e una borsa di studio ottenuta grazie alla sua passione per il basket. Sarah, invece, era lunatica, ingenua, troppo buona per affrontare da sola il mondo all’esterno. Era abbastanza timida e meno estroversa del fratello, ma anche impacciata e con poco fiducia in sé stessa.

Appoggiato allo stipite della porta, Ryan guardava divertito la scena che si presenta ai suoi occhi.

-E tu pensi che io porti da qui fino alla stazione tutto questa roba?- disse agitando con il dito il grosso baule che la sorella aveva appena chiuso.

-Cos’hai contro il mio baule?- domandò con tono isterico Sarah.

-Contro di lui nulla ma contro di te avrei molto da ridire- . Da sempre Ryan era il più popolare e belloccio tra i suoi amici. Tutti lo desideravano e lo ammiravano. E questa situazione l’aveva reso un bel po’ montato ed altezzoso, cosa che Sarah non smetteva di farlo notare a tutti sebbene non suscitasse parecchi sostegni. In fin dei conti erano fratelli, e i battibecchi tra di loro c’erano sempre stati, quindi  nessuno le dava molto retta.

Era in un momento come quello che Sarah avvertiva il tono altezzoso e pieno di sé del fratello.

-Qui c’è troppa roba e non posso trasportarla tutto da solo. Perché non usi quel pezzetto di legno... aspetta come si chiama... – disse pensoso Ryan.

- Dici la bacchetta?! Idiota già ti ho ripetuto mille volte che non la posso usare prima dei 17 anni!-

- Idiota a chi? Guarda che se la metti così io ti lascio qui con tutto il tuo bagagliaio da Merlino!-.

- Mammaaaaaaaa- urlò esasperata la ragazza.

- Ryan per favore chiama Vincent e farti aiutare. Tu, signorinella, è meglio se moderi i termini e fai meno l’isterica altrimenti ti spedisco a una scuola pubblica e la finiamo qui, chiaro?-

Dopo che Vincent, un uomo grassoccio di mezza età , che viveva solo nel villino affianco e che conoscevano da una vita, li aveva aiutati con i bagagli, partirono immediatamente.

Non appena entrarono tutti in macchina, la Signora Williams guardò l’orologio e vide che mancavano venti minuti alle undici e ciò significava che, se non si fossero sbrigati veramente, la figlia avrebbe perso l’espresso per Hogwarts. E’ vero, se questo fosse successo, l’avrebbe davvero iscritta a una scuola pubblica pur di non farla perdere un anno, ma sapeva che Sarah non l’avrebbe perdonata tanto facilmente.

Anche Sarah si era accorta dell’orario. Per l’ansia, si ammutolì e si concentrò a guardare fuori dal finestrino posteriore. Non sapeva se ci fosse una qualche spiegazione razionale ma la rilassava osservare la vita delle persone fuori dal finestrino della macchina mentre questa sfrecciava sull’asfalto delle strade londinesi. Le piaceva immaginare quale potesse essere la loro vita e quale il motivo che li aveva spinti in quel esatto momento ad uscire fuori da casa. Andavano al solito vecchio lavoro di sempre? Quella ragazza così elegante andava ad un colloquio di lavoro? Quell’altra molto trendy lavorava per un giornale di moda? Il signore con la ventiquattro ore era un bravo avvocato? “È strana la vita” riflettò la giovane “ogni attimo della nostra esistenza si è destinati ad incrociare la vita di tante altre persone che neanche si accorgono che tu esisti quanto loro”. Inevitabilmente il suo pensiero si posò su un ricordo, anzi un’immagine. Quel ghigno inconsciamente affascinante che la faceva sognare da quasi 6 anni. Lui sapeva della sua esistenza, certo, perché frequentavano la stessa scuola e anche lo stesso anno. Ma non la considerava, neanche un poco, nemmeno lontanamente.

Lei però non smetteva, come ormai faceva ogni anno, di sperare che lui si accorgesse di lei, che incominciasse a guardarla con occhi diversi. Era poco più di un barlume di speranza, ma come spesso le dimostravano i mille romanzi che leggeva, nulla era impossibile nella vita e chissà che quella volta non potesse essere finalmente il momento giusto.

Sarah distolse lo sguardo dal finestrino a sentir sollevare un sospiro di sollievo dalla madre. La Signora Williams era in ansia più di lei, sapeva quanto la figlia ci tenesse alla sua vita nel mondo dei maghi, sebbene l’idea vera e propria dello studio non rappresentava il motivo vero.

Sarah intravide la stazione di King’ s Cross. 10 minuti. Mancavano solo 10 minuti. La vita è strana, quando si è felici, il tempo ci ricorda quanto sia troppo breve e quando siamo infelici, invece, non sembra scorrere nemmeno un secondo.

“Oddio oddio oddio” pensò in preda al panico Sarah “altro che fidanzatino e amichette... io qui rischio veramente di non arrivare a Hogwarts”.

E’ vero, anche quando l’accompagnava il padre arrivata abbastanza tardi ma mai le era capitato di rischiare di perdere il treno. Ora però erano guai grossi.

Appena entrati, corsero tutti e tre scavalcando i numerosi viaggiatori che quella mattina popolavano i binari della grande stazione. Sarah considerò che le veniva quasi da ridere a vedersi correre in quel modo ma pensò bene nel trattenersi qualora avesse dovuto passare a piangere per aver perso l’espresso per Hogwarts.

Passarono velocemente lungo il binario 9 e, senza nemmeno controllare se qualcuno li stesse notando, attraversarono il muro stregato che divideva il mondo babbano da quello dei maghi.

Il treno era ancora lì. Che la stesse aspettando?

Ma a Sarah non le importava assolutamente di conoscere la risposta, era lì. E questo già bastava. La Signora Williams guardò per l’ultima volta sua figlia e si rattristò sapendo che la prossima volta che l’avrebbe vista sarebbe stata per le vacanze di Natale.

-Ciao mamma, ciao fratellone- salutò la figlia improvvisamente colta da una strana euforia, concedendo un affettuoso abbraccio al fratello.

-Sarah muoviti! Il treno sta per partire!- gridò una ragazza dai capelli rosso fuoco e dai gli occhi verdi, che era sbucata da una delle porte dell’antico treno.

Infatti, appena Sarah mise piede sul treno, questo incominciò a muoversi, prima lentamente poi prese sempre più velocità fino a scomparire definitivamente dalla stazione per volgere con passo spedito verso la vasta campagna inglese.

- Lily! Alice! Carmen!-

Sarah salutò con allegria, come faceva d’altronde tutti gli anni, le sue compagne di stanza ma anche alle sue migliori amiche.

-Come al solito sei l’ultima- puntualizzò rivolgendole un sorriso radioso Alice che occupava il posto più vicino al finestrino. La raggiunse e le sedette di fronte – Non lo faccio mica di proposito!-

Mentre il treno proseguiva il viaggio con la sua consueta tranquillità, in una cabina qualunque di una carrozza qualunque, quattro ragazze stavano trascorrendo una mattina speciale, composta di chiacchiere, allegria e gelatine Tutti Gusti+1.

-Carmen con quanti ragazzi sei stata in questi ultimi mesi?- chiese Alice preoccupata. –Ben 6!- rispose fiera Carmen –direi che questo è il mio record in assoluto-.

“Beata te, sarai anche troppo sveglia per i miei gusti ma per lo meno hai fatto esperienze con individui dell’altro sesso” rifletteva tra sé Sarah. Eh sì, lei non era mai stata con nessun ragazzo e questo la demoralizzava tantissimo. Quale ragazzo avrebbe mai voluto stare con una ragazza che nessun altro prima d’ora aveva voluto? Era diventato una vera e propria ossessione per lei, ormai non faceva altro che pensarci giorno e notte. C’era davvero qualche ragazzo al mondo che si sarebbe mai potuto innamorare di una come lei? Non che fosse brutta, anzi, più volte le amiche le avevano fatto notare che era una ragazza molto carina, una di quelle che di certo non passava inosservata. Carmen, da sempre con un caratterino fin troppo sincero e trasgressivo, le rivelò, senza peli sulla lingua, che forse il destino aveva sbagliato a regalarle una bellezza come la sua, perché Sarah non sapeva sfruttarla.

Nonostante ciò, Sarah non si sentiva per niente bella. Carina sì, ma niente di più. Si sentiva esattamente uguale alla massa. Non riusciva a farsi notare, a dimostrare a se stessa che era meglio di quello che credeva. Ed era ancora più scoraggiata quando pensava che ormai era al suo sesto anno, giocava come cacciatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro dal terzo anno e, benché conoscesse molta gente popolare, non era ancora riuscita a farsi notare.

Eppure, in cuor suo, Sarah sperava che il suo momento sarebbe ben presto arrivato.

Molto probabilmente se non fosse stata sua compagna di stanza a Hogwarts, Sarah non sarebbe mai stata amica di Carmen perché avevano dei caratteri davvero incompatibili. Lei era timida, dolce e insicura mentre Carmen era solare, pazza e se ne fregava altamente di quello che la gente pensasse di lei, benché poi si scopriva essere ammirata da tutti. Alice era sicuramente la persona più paziente e tranquilla che si potesse conoscere. Sempre attenta e disponibile nei confronti degli altri, almeno fino a quando non si era fidanzato con Frank, il ragazzo di un anno più grande con cui faceva coppia fissa da un paio di anni. Non faceva altro che parlare di lui... insomma era innamorata.

Lily, invece, era quella che per Sarah si avvicinava più a una sorella. Allegra, spontanea e studiosa era l’unica che teneva ancora i piedi ben piantati a terra. Anche se era stata con un solo ragazzo, durante quegli anni era uscita con un mucchio di ragazzi ma, non avendo trovato con nessun di loro un certo feeling, aveva dato a tutti il due di picche.  Lei era l’unica che incoraggiava Sarah nella sua ricerca del “principe azzurro”, come l’unica che non accettava assolutamente che avesse una stracotta per quel ragazzo di grifondoro. Il lui per cui Sarah, dal primo anno a Hogwarts, non riusciva a fare a meno di pensare. Carmen e Alice l’avevano sempre spinta a dichiararsi ma mai l’avevano convinta veramente. Erano pienamente consapevoli che la loro amica non avrebbe mai avuto il coraggio di mostrare una volta per tutte i suoi sentimenti verso quel ragazzo e Lily, per questo, si sentiva felicemente sollevata.

-Credo che andrò in bagno- annunciò Lily dopo aver mangiato una gelatina al sapore di vomito. – Ok, ti accompagno io- riuscì a dire Sarah tentando di non scoppiare a ridere di nuovo.

Dopo che Lily vomitò non solo ironicamente la gelatina al sapore di vomito, ma tutto il pranzo di quella giornata, ripresero il cammino per la loro cabina. Purtroppo per l’amica, ma con grande gioia di Sarah, il viaggio di ritorno non fu altrettanto piacevole.

- Ehilà Evans come va? Sembra che ti abbiano appena dato una gelatina tutto gusto+1 al sapore di vomito!- disse divertito un ragazzo da dietro le loro spalle. Lily avvertì un brivido alla schiena al suono di quella voce e istintivamente le venne da urlare –Vedi Potter, le uniche volte che dici cose sensate sono quando sono cavolate- rispose gelidamente.

-Oh avanti Evans potresti mostrarti un po’ più carina nei miei confronti! Su fammi almeno un sorriso, in fondo stavo scherzando!-

-Scherzare? No Potter sei tu che non capisci come al solito. Zitto e sparisci dalla mia vista...anzi alle mie spalle, in qualunque posto io sia!-

-Ok, ok mi calmo...ma me ne andrò solo se prima mi prometti che uscirai con me alla prima gita a Hogsmeade...-

-... ma neanche morta Potter. SCOR-DA-TE-LO. Siamo intesi?-

Sarah era ormai stanca di quell’incontro che ormai si ripeteva costantemente tutti gli anni, così spinse Lily verso di sé e alla carrozza che era sempre più vicina quando sentì una risata strana, simile a un latrato, provenire dalla stessa direzione in cui si trovava Potter.

Così Sarah lasciò immediatamente la presa su Lily che invece sperava, ancor più di prima, di ritornare in carrozza dalle altre.

- Evans! Come al solito il suono delicato della tua voce è giunto fino al lato opposto del treno e ora ho capito perché non trovavo James. Se non fosse stato per le tue urla, non avrei saputo trovare James!- e sul suo viso si stampò un ghigno seguito dalle risatine di numerose ragazze che si erano affrettate ad osservare la scena.

-Ok, ora basta. Leviamo le tende Sarah – dichiarò Lily piena di rabbia. E fu così che Sarah si costrinse a voltarsi definitivamente facendo finta di ignorare i due ragazzi dietro di loro. Certo, per lei era un’occasione. Lui era lì, a pochi passi. Avrebbe potuto almeno salutarlo! Ma ormai l’attimo era passato. Un po’ delusa di se stessa, riprese il suo posto in carrozza e non uscì più da lì, fin quando non fu il momento di abbandonare definitivamente l’espresso e di dirigersi verso il grande e maestoso castello che da lì a poco l’avrebbe accolta in tutta la sua maestosità.

  
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