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Autore: Julia Weasley    19/04/2010    23 recensioni
Qualche giorno dopo la battaglia di Hogwarts, il professor Lumacorno è depresso e deluso a causa degli studenti della sua Casa che sono scappati senza prendere posizione. Ci penserà Harry a ricordargli il contributo che i Serpeverde hanno dato per la sua vittoria.
Storia vincitrice dei premi Best Co-Protagonista e Best Funny Character dei Never Ending Story Awards.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Horace Lumacorno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note dell'autrice: ho scritto questa storia immaginando come avesse reagito Lumacorno quando tutti gli studenti della sua Casa hanno abbandonato la scuola poco prima della battaglia contro Voldemort, nel settimo libro. Lumacorno me lo immagino un po' così: leggermente egoista, ma anche insicuro. La data del suo compleanno è del tutto inventata da me.
Questa storia va bene per tutti quelli che pensano che anche la Casa di Serpeverde abbia fatto la sua parte nella vittoria di Harry Potter. Chi ama i Malfoy però non troverà troppi apprezzamenti nei loro confronti.

Horace Lumacorno aveva sempre amato la vita mondana. Chiunque lo conoscesse anche soltanto un po’ non poteva ignorare la sua passione per feste, ricevimenti e buone frequentazioni. Fin da giovane era stato un mago cordiale e di ottima compagnia, oltre che un eccezionale scopritore di talenti nascosti.

Era quasi impossibile immaginarlo il giorno del suo compleanno senza alcun regalo, neanche un misero bigliettino di auguri. Sarebbe sembrata una situazione surreale: Ambrosius Flume gli mandava un cesto di dolci di Mielandia ad ogni compleanno e Barnabas Cuffe non mancava mai di chiedere consiglio sui suoi articoli.

Eppure in quegli ultimi giorni a Hogwarts si respirava proprio un’atmosfera surreale: l’ultima battaglia contro Lord Voldemort era stata combattuta solo una settimana prima.

Il castello era ancora mezzo distrutto, molti studenti erano in via di guarigione e molti avevano ferite così gravi che erano rimasti nell’infermeria della scuola, perché portarli al San Mungo sarebbe stato troppo rischioso.

Il mago oscuro più potente di tutti i tempi era stato sconfitto e ucciso: a chi poteva interessare l’ennesimo compleanno di un vecchio mago panciuto?

Horace, immerso in quei malinconici pensieri mentre sedeva sul bordo del suo letto, si scosse all’improvviso.

“Forza Horace, vecchio mio” si disse, assumendo il suo solito tono allegro, “ti aspetta un’altra lunga giornata a suon di incantesimi”.

Era così, perché la professoressa McGranitt aveva radunato tutti gli abitanti del castello in una sorta di squadra di restauratori.

Quel giorno per il vecchio professore non ci sarebbe stato il suo adorato ananas candito ma la ricostruzione della scuola.

Facendosi forza, il mago uscì dalla propria stanza e si immerse nell’atmosfera del castello, al tempo stesso piena di felicità per la vittoria e di dolore per i caduti.

Molte volte Horace si era chiesto quante altre giovani vite spezzate i suoi vecchi occhi avrebbero dovuto sopportare. Ancora non riusciva a dimenticare certe scene troppo recenti. Forse la morte che gli era rimasta più impressa di quell’ultima battaglia era stata quella di Colin Canon. Era un ragazzo allegro e spiritoso: gli era sempre stato molto simpatico.

Ma la scena che più lo tormentava era un’altra.

Mentre camminava lungo un corridoio, invaso dal vento a causa delle vetrate infrante, si sentì assalire dalla delusione.

Ma non era il momento per pensarci. Avevano vinto! Era questo che contava. Forse…

“Horace, siamo qui”.

Al richiamo della professoressa McGranitt, Lumacorno si voltò a sinistra e la vide in compagnia dei professori Vitious e Sprite.

“Salve, Minerva! Qual è il programma di oggi?” chiese, nascondendosi dietro una maschera di serenità.

“Oggi ci occuperemo della Sala Grande. È l’ala del castello che ha subito più danni. Cominciamo subito” disse la McGranitt in tono pratico.

Esattamente come si aspettava: nessuno si era ricordato del suo compleanno.

“Dall’infermeria ci sono novità?” chiese poi l’anziano professore, mentre tutti e quattro si dirigevano verso la scalinata principale.

“Sì, hanno dimesso la signorina Abbott” lo informò la professoressa Sprite.

“E anche tutti gli altri studenti sono fuori pericolo” aggiunse la McGranitt. “I Guaritori che assistono Madama Chips mi hanno detto che il signor Finnigan e le signorine Chang e Bones saranno dimessi questo pomeriggio”.

“Sono contento. Dobbiamo essere fieri dei nostri studenti!” sciamò Vitious con la sua voce acuta e squillante.

“Eh, già… certo…” balbettò Lumacorno, sentendosi improvvisamente escluso da quel gruppo.

Ognuno degli altri tre Direttori era orgoglioso degli studenti appartenenti alla propria Casa: avevano combattuto, rischiando la propria vita. Erano tutti, dal primo all’ultimo, degli eroi…

“Scusate, mi fermo un attimo solo. Vi raggiungo subito” disse, bloccandosi all’inizio della sala d’ingresso.

“Sei sicuro di stare bene, Horace?” chiese Vitious.

“Certo, certo, Filius. È la vecchiaia: ogni tanto devo prendere fiato” mentì.

Attese che i tre Direttori fossero entrati in Sala Grande per tornare indietro quando, improvvisamente, attraverso l’uscio che prima ospitava il portone di quercia, fece il suo ingresso un ragazzo occhialuto.

“Harry! Ragazzo mio, che piacere vederti!” esclamò Lumacorno, raggiungendolo.

“Buongiorno, professore” rispose Potter, leggermente spaventato da tutto quell’entusiasmo: ormai doveva stare attento a dove andava se non voleva essere assalito da orde di persone che volevano soltanto poterlo toccare.

“Suvvia, chiamami Horace! Sei il Prescelto che ha sconfitto Tu-Sai-Chi, che diamine! Dovrei essere io a darti del lei”.

“Lo farò solo quando lei la smetterà di chiamare Voldemort in quel modo. Ormai non può farle più niente” obiettò Harry.

“Sì, ma incute sempre un po’ di soggezione… Ma non pensiamoci! Piuttosto, cosa ci fai qui?”

“Sono venuto con Ron e Hermione. Loro si sono fermati da Hagrid. Sono tornato per vedere come stanno i feriti… e per dare una mano” aggiunse, guardando le scalinate distrutte.

“Che caro ragazzo. Io invece ammetto di volermela prendere comoda, oggi. Non è allettante passare il proprio compleanno a rimuovere calcinacci”.

“Oggi è il suo compleanno? Auguri”.

“Grazie. Sei il primo che me li fa… e, credo, anche l’ultimo. Hanno tutti ben altro a cui pensare… giustamente, è ovvio! Ci sono cose più importanti… A proposito, come sta il signor Weasley? Ho visto cos’è successo a suo fratello…”

Harry s’incupì.

“Non bene” rispose. “Come tutti quelli che hanno perso qualcuno”.

“Mi dispiace per Ron, un ragazzo così simpatico” disse Lumacorno, e Harry assunse un’espressione stupita. In effetti, non aveva mai azzeccato il nome del suo amico. “Harry, se vieni nel mio ufficio posso offrirti qualcosa. Dovrei avere dell’Idromele… e stavolta l’ho fatto controllare: niente veleni” lo rassicurò.

Harry si sforzò di sorridere e accettò l’invito.

Il professore lo condusse su per le scale, facendolo entrare nel suo ufficio. Harry notò che non era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto; anche le foto dei vecchi studenti del Lumaclub c’erano ancora.

“Oh, eccolo qui” disse il professore, versandogli un po’ di Idromele in un bicchiere. “È bello poter festeggiare con qualcuno… Fino a qualche tempo fa, i miei ex studenti mi mandavano sempre qualche regalino. Gwenog - sai, il capitano delle Holyhead Harpies - una volta mi ha dedicato una partita di Quidditch. Adesso è tutto diverso. La vittoria contro Tu-Sai-Chi… oh, non mi abituerò mai a chiamarlo diversamente… dicevo, questa vittoria è già un bel regalo di compleanno per me… anche se un bell’ananas candito non sarebbe male”.

Harry accennò un sorriso ma notò un vago disagio nell’espressione sfuggente del mago.

“Qualcosa non va, professore?” domandò.

Lumacorno si sentì improvvisamente scoperto.

“Oh, beh…” disse, imbarazzato. “Il fatto è che in realtà non ho molto da festeggiare, oggi. Non è solo perché nessuno se ne è ricordato. Forse sento la vecchiaia che incombe. Non ho più l’entusiasmo di un tempo. Ogni volta che sto qui, guardo quelle vecchie foto” e indicò i ritratti del Lumaclub “e mi viene la nostalgia di quei tempi. Naturalmente, non è solo questo il mio problema: non sono così egoista come può sembrare. Forse, arrivati ad una cera età, si hanno solo delusioni. Io ultimamente ne ho avute fin troppe”.

“E cioè?”

“Beh, non è che possa dire di sentirmi fiero della mia Casa, prima di tutto”.

Lumacorno si meravigliò di se stesso: l’aveva detto! Era riuscito a parlare con qualcuno del pensiero che non gli dava pace da giorni.

“Intende dire…?”

“Che Serpeverde non ha certo contribuito alla tua vittoria, Harry, diciamocela tutta!” sbottò Lumacorno, insolitamente nervoso.

“Si sbaglia. Lei ha combattuto, professore” disse Harry, serio.

“Io? Per quel poco che un vecchio come me ha potuto fare. Ma, Harry, non riesco a togliermi dalla testa quella scena in Sala Grande… Io… mi dispiace, ecco. Mi sento in dovere di chiederti scusa”.

“Non deve scusarsi. L’ho vista bene. Lei ha duellato con Kingsley e la professoressa McGranitt contro Voldemort in persona. Deve sentirsi soddisfatto di sé. Mi ha aiutato esattamente come tutti gli altri. E non smetterò mai di ringraziarvi perché, se fossi stato solo, non ce l’avrei mai fatta”.

“Harry, Harry” cantilenò lui, le mani sulle tempie, “non puoi capire cosa significhi per me essere il Direttore della Casa cui apparteneva Tu-Sai-Chi e che non ha alzato un dito per contrastarlo”.

“Le ripeto che non è così” insisté Harry, fissando il proprio bicchiere svuotato. “Ha sentito quello che ho detto sul professor Piton prima di scontrarmi con Voldemort?”

“Lo ammetto, Severus è stato incredibile. Io non avrei mai e poi mai immaginato… anche se in effetti era molto probabile; lui e tua madre erano così amici… Insomma, l’ha fatta in barba a Tu-Sai-Chi…”

Lumacorno si mise a fissare fuori da una finestra. Harry non aveva tutti i torti: Severus aveva trascorso l’ultimo anno, se non molti di più, a farsi odiare da tutti, anche se era dalla loro parte. Era l’unico pensiero che riusciva a sollevargli il morale, ma non bastava.

“Purtroppo Severus Piton era uno solo. E tutti gli altri?” chiese, amareggiato.

Gli sembrava di rivivere la scena di una settimana prima: Pansy Parkinson che si alzava in piedi e incitava gli altri a consegnare Harry Potter ai Mangiamorte, Minerva McGranitt che invitava chi non se la sentiva di combattere a uscire, il tavolo di Serpeverde che si svuotava sempre di più, e i suoi pensieri, all’inizio colmi d’ansia, poi di disperazione.

Aspettate, non vorrete andare via tutti? Qualcuno deve restare a combattere! Tu, ragazzo, ti credevo più leale… Perché mi lasciate da solo? Tu, che cosa fai? Corri? Non c’è quasi più nessuno. Qualcuno rimarrà…

E invece il tavolo si era svuotato completamente.

E va bene. Sarò solo io a combattere per questa Casa, e tanti saluti!

Quella notte, per la prima volta in vita sua, si era arrabbiato. Proprio lui, che aveva sempre avuto una gran fiducia nelle persone, che si era indignato quando la McGranitt aveva dubitato della lealtà dei Serpeverde.

“Adoro la mia Casa, ma oggi mi vergogno di farne parte” ammise, profondamente addolorato.

“È inammissibile che le mie orecchie siano costrette a udire cotante assurdità!” esclamò in quel momento una voce acuta, facendo sobbalzare entrambi.

“Phineas, da quand’è che hai preso l’abitudine di origliare fuori dall’ufficio del Preside?” domandò Harry, guardando in direzione di un ritratto occupato da Phineas Nigellus, che esibiva una smorfia indignata.

“In realtà, giovane Potter, stavo soltanto facendo un sopralluogo per il castello, sai, per controllare che il restauro procedesse regolarmente. Tuttavia non ho potuto fare a meno di sentire quello che stavate dicendo. I miei timori si sono rivelati fondati, dunque. Ero certo che la mia Casa sarebbe stata considerata quella che ha messo i bastoni tra le ruote a voialtri. Potter, diglielo tu quanto il sottoscritto si è affannato per porgerti il mio aiuto senza destare sospetti, avanti”.

“È vero” ammise Harry, divertito. “Credevamo che facesse la spia per Piton, e in effetti era così, solo che le sue intenzioni erano buone”.

“Figurarsi!” sbottò Phineas, alzando il naso all’insù. “Scommetto che nemmeno Salazar in persona avrebbe voluto vedere la sua scuola ridotta in macerie. E nemmeno io, se è per questo”.

Lumacorno notò che Harry si era seduto con aria rassegnata.

“Professore, mi sta costringendo ad assumere i panni di Hermione Granger” disse il ragazzo. “Proverò a riferirle esattamente quello che direbbe lei perché io non riesco ad essere altrettanto imparziale. Prima di tutto, deve capire che questo sistema delle Case è molto relativo. Il Cappello Parlante fa decidere allo studente stesso in quale Casa preferisce andare. Così Peter Minus è stato smistato a Grifondoro e Severus Piton a Serpeverde, non le pare?”

Horace sbatté le palpebre, colpito da quel lato della faccenda.

“Seconda cosa, non negherò che i Serpeverde presenti l’altra sera in Sala Grande abbiano fatto una pessima figura ma le posso assicurare che ci sono stati altri che hanno contribuito alla nostra vittoria. Abbiamo già detto che Severus Piton mi ha aiutato per tutto questo tempo. Non lo faceva per me, ma lo ha fatto. Anche Phineas ha collaborato” disse Harry, e il Preside Black parve molto più soddisfatto. “Il suo aiuto, professore, è stato fondamentale. Se non mi avesse detto il segreto di Voldemort e degli Horcrux, probabilmente a quest’ora saremmo tutti morti”.

“Andiamo, Harry, non mettermi in imbarazzo!” esclamò quello, scuotendo la mano come per scacciare un moscerino. In realtà era estremamente compiaciuto.

“Non è finita qui” continuò il ragazzo. “Andromeda Tonks è stata torturata dai Mangiamorte che volevano sapere dove fossi nascosto, ma lei non ha detto una sola parola, anche se mi ha conosciuto per massimo due minuti, durante i quali l’ho quasi aggredita a causa della sua somiglianza con la sorella”.

Horace ne fu talmente sorpreso che sobbalzò.

“Questa non la sapevo proprio” ammise, lasciandosi trascinare dai ricordi.

Andromeda era sempre stata diversa dai suoi parenti, fin da quando era una studentessa. Ed effettivamente somigliava a Bellatrix solo di aspetto, anche se l’orgoglio con cui aveva proceduto a testa alta, dopo essere stata diseredata, dimostrava tutta la sua dignità.

“Vogliamo parlare di Narcissa Malfoy?” continuò Harry. “L’ha fatto solo per puro interesse personale però, se non avesse mentito a Voldemort, sarei davvero morto. Voldemort ancora non aveva imparato la lezione che mia madre gli aveva fornito: mai minacciare un figlio. E poi sono convito che anche lei non vedesse l’ora che questa storia finisse”.

Horace era allibito. Narcissa era sempre stata d’accordo con le idee di Lucius. Ma, a pensarci bene, nell’ultimo periodo aveva rischiato di perdere suo figlio Draco, e questo doveva averla indotta a detestare il Signore Oscuro.

“Vi prego di notare come la mia pro-pro-nipote si è dimostrata più tosta di suo marito” intervenne Phineas con aria gongolante, “a riprova del fatto che noi Black siamo migliori anche dei Malfoy”.

“Su questo non c’è dubbio” convenne Harry, continuando a guardare Lumacorno. “E infine, deve sapere che Regulus Black, dopo essere stato un Mangiamorte per un po’ di tempo, ha scoperto che Voldemort aveva creato degli Horcrux, ne ha trovato uno ed è consapevolmente morto per recuperarlo, senza dire niente a nessuno. Presto renderò pubblica questa storia: mi sembra doveroso”.

A quel punto Horace Lumacorno sbiancò e fu costretto a sedersi, altrimenti era certo che sarebbe caduto per terra. Ricordava quanto si fosse dispiaciuto per la morte di quel ragazzo. Da quando era diventato il Cercatore della Casa di Serpeverde lo aveva quasi venerato. A differenza di suo fratello Sirius, era molto più disciplinato e introverso, ma il professore non avrebbe mai sospettato che potesse nascondere tutto quel coraggio.

“Sono pochi, è vero” disse Harry, “ma adesso non mi venga più a dire che si vergogna della sua Casa. Le persone di cui ho parlato sarebbero contente di aver salvato il nome dei Serpeverde. Credo che se dicessi che in realtà sarebbero potuti andare a Grifondoro si offenderebbero, e due di loro tornerebbero in vita per il solo gusto di farmi pagare questo affronto”.

“Puoi ben dirlo, signor Potter” confermò Phineas, orripilato al solo pensiero.

Horace sorrise. Finalmente si sentiva molto più leggero. Harry aveva ragione: la maggior parte della Casa di Serpeverde non si era schierata, ma valeva la pena di farne parte soltanto per quelli che avevano fatto scelto il bene, e soprattutto per quei due che avevano perso la vita per quella causa.

“Grazie, Harry, mi hai veramente sollevato il morale” disse e, mentre cercava di nascondere la propria commozione fingendosi impegnato nell’aprire e richiudere il cassetto di un comodino, gli capitò di scorgervi un pacchetto di carta dall’aria familiare.

“Toh, guarda un po’!” esclamò, estraendolo dal cassetto. “Non credevo che mi fosse rimasto! Harry, gradisci un po’ di ananas candito?”

“Oh, sì, grazie” rispose il ragazzo.

Mentre si avventava contro il suo dolce preferito, il professor Horace Lumacorno non poté fare a meno di pensare che Harry Potter gli avesse fatto il più bel regalo di compleanno di tutta la sua lunga vita.

E quel giorno l’ananas candito gli sembrò molto più dolce del solito.


*Angolo autrice*
Chi conosce le mie storie ormai sa che non potevo fare a meno di lasciare maggiore spazio a Regulus ^_^, però questa volta ho voluto soffermarmi anche sugli altri (purtroppo pochi) Serpeverde che hanno, volenti o nolenti, aiutato Harry a sconfiggere Voldemort. E non potevo far mancare nemmeno il mio adorato Phineas, adoro quell'uomo!
Questa fanfiction ha partecipato al Birthday Contest indetto da Himechan84 e con mia grande gioia si è classificata al 5° posto ricevendo inoltre il premio Originalità!
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Qua sotto riporto le vaultazioni:

Grammatica e sintassi: 10/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Stile: 9 /10
Gradimento personale: 4/5
Totale: 43/45

31/10/2010
La fanfiction ha partecipato anche al 15° turno del forum NESA, vincendo il premio Best Co-protagonista (Harry) e Best Funny Character (Phineas)!

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