Questa storia va bene per tutti quelli che pensano che anche la Casa di Serpeverde abbia fatto la sua parte nella vittoria di Harry Potter. Chi ama i Malfoy però non troverà troppi apprezzamenti nei loro confronti.
Horace
Lumacorno aveva sempre amato la vita mondana. Chiunque lo conoscesse
anche
soltanto un po’ non poteva ignorare la sua passione per
feste, ricevimenti e
buone frequentazioni. Fin da giovane era stato un mago cordiale e di
ottima
compagnia, oltre che un eccezionale scopritore di talenti nascosti.
Era
quasi impossibile immaginarlo il giorno del suo compleanno senza alcun
regalo,
neanche un misero bigliettino di auguri. Sarebbe sembrata una
situazione
surreale: Ambrosius Flume gli mandava un cesto di dolci di Mielandia ad
ogni
compleanno e Barnabas Cuffe non mancava mai di chiedere consiglio sui
suoi
articoli.
Eppure
in quegli ultimi giorni a Hogwarts si respirava proprio
un’atmosfera surreale:
l’ultima battaglia contro Lord Voldemort era stata combattuta
solo una
settimana prima.
Il
castello era ancora mezzo distrutto, molti studenti erano in via di
guarigione
e molti avevano ferite così gravi che erano rimasti
nell’infermeria della
scuola, perché portarli al San Mungo sarebbe stato troppo
rischioso.
Il
mago oscuro più potente di tutti i tempi era stato sconfitto
e ucciso: a chi
poteva interessare l’ennesimo compleanno di un vecchio mago
panciuto?
Horace,
immerso in quei malinconici pensieri mentre sedeva sul bordo del suo
letto, si
scosse all’improvviso.
“Forza
Horace, vecchio mio” si disse, assumendo il suo solito tono
allegro, “ti
aspetta un’altra lunga giornata a suon di
incantesimi”.
Era
così, perché la professoressa McGranitt aveva
radunato tutti gli abitanti del
castello in una sorta di squadra di restauratori.
Quel
giorno per il vecchio professore non ci sarebbe stato il suo adorato
ananas
candito ma la ricostruzione della scuola.
Facendosi
forza, il mago uscì dalla propria stanza e si immerse
nell’atmosfera del
castello, al tempo stesso piena di felicità per la vittoria
e di dolore per i
caduti.
Molte
volte Horace si era chiesto quante altre giovani vite spezzate i suoi
vecchi
occhi avrebbero dovuto sopportare. Ancora non riusciva a dimenticare
certe
scene troppo recenti. Forse la morte che gli era rimasta più
impressa di
quell’ultima battaglia era stata quella di Colin Canon. Era
un ragazzo allegro
e spiritoso: gli era sempre stato molto simpatico.
Ma
la scena che più lo tormentava era un’altra.
Mentre
camminava lungo un corridoio, invaso dal vento a causa delle vetrate
infrante,
si sentì assalire dalla delusione.
Ma
non era il momento per pensarci. Avevano vinto! Era questo che contava.
Forse…
“Horace,
siamo qui”.
Al
richiamo della professoressa McGranitt, Lumacorno si voltò a
sinistra e la vide
in compagnia dei professori Vitious e Sprite.
“Salve,
Minerva! Qual è il programma di oggi?” chiese,
nascondendosi dietro una
maschera di serenità.
“Oggi
ci occuperemo della Sala Grande. È l’ala del
castello che ha subito più danni.
Cominciamo subito” disse la McGranitt in tono pratico.
Esattamente
come si aspettava: nessuno si era ricordato del suo compleanno.
“Dall’infermeria
ci sono novità?” chiese poi l’anziano
professore, mentre tutti e quattro si
dirigevano verso la scalinata principale.
“Sì,
hanno dimesso la signorina Abbott” lo informò la
professoressa Sprite.
“E
anche tutti gli altri studenti sono fuori pericolo” aggiunse
la McGranitt. “I
Guaritori che assistono Madama Chips mi hanno detto che il signor
Finnigan e le
signorine Chang e Bones saranno dimessi questo pomeriggio”.
“Sono
contento. Dobbiamo essere fieri dei nostri studenti!”
sciamò Vitious con la sua
voce acuta e squillante.
“Eh,
già… certo…”
balbettò Lumacorno, sentendosi improvvisamente escluso da
quel
gruppo.
Ognuno
degli altri tre Direttori era orgoglioso degli studenti appartenenti
alla
propria Casa: avevano combattuto, rischiando la propria vita. Erano
tutti, dal
primo all’ultimo, degli eroi…
“Scusate,
mi fermo un attimo solo. Vi raggiungo subito” disse,
bloccandosi all’inizio
della sala d’ingresso.
“Sei
sicuro di stare bene, Horace?” chiese Vitious.
“Certo,
certo, Filius. È la vecchiaia: ogni tanto devo prendere
fiato” mentì.
Attese
che i tre Direttori fossero entrati in Sala Grande per tornare indietro
quando,
improvvisamente, attraverso l’uscio che prima ospitava il
portone di quercia,
fece il suo ingresso un ragazzo occhialuto.
“Harry!
Ragazzo mio, che piacere vederti!” esclamò
Lumacorno, raggiungendolo.
“Buongiorno,
professore” rispose Potter, leggermente spaventato da tutto
quell’entusiasmo:
ormai doveva stare attento a dove andava se non voleva essere assalito
da orde
di persone che volevano soltanto poterlo toccare.
“Suvvia,
chiamami Horace! Sei il Prescelto che ha sconfitto Tu-Sai-Chi, che
diamine! Dovrei essere io a darti del lei”.
“Lo
farò solo quando lei la smetterà di chiamare
Voldemort in quel modo. Ormai non
può farle più niente”
obiettò Harry.
“Sì,
ma incute sempre un po’ di soggezione… Ma non
pensiamoci! Piuttosto, cosa ci
fai qui?”
“Sono
venuto con Ron e Hermione. Loro si sono fermati da Hagrid. Sono tornato
per
vedere come stanno i feriti… e per dare una mano”
aggiunse, guardando le
scalinate distrutte.
“Che
caro ragazzo. Io invece ammetto di volermela prendere comoda, oggi. Non
è
allettante passare il proprio compleanno a rimuovere
calcinacci”.
“Oggi
è il suo compleanno? Auguri”.
“Grazie.
Sei il primo che me li fa… e, credo, anche
l’ultimo. Hanno tutti ben altro a
cui pensare… giustamente, è ovvio! Ci sono cose
più importanti… A proposito,
come sta il signor Weasley? Ho visto cos’è
successo a suo fratello…”
Harry
s’incupì.
“Non
bene” rispose. “Come tutti quelli che hanno perso
qualcuno”.
“Mi
dispiace per Ron, un ragazzo così simpatico” disse
Lumacorno, e Harry assunse
un’espressione stupita. In effetti, non aveva mai azzeccato
il nome del suo
amico. “Harry, se vieni nel mio ufficio posso offrirti
qualcosa. Dovrei avere
dell’Idromele… e stavolta l’ho fatto
controllare: niente veleni” lo rassicurò.
Harry
si sforzò di sorridere e accettò
l’invito.
Il
professore lo condusse su per le scale, facendolo entrare nel suo
ufficio.
Harry notò che non era cambiato dall’ultima volta
che lo aveva visto; anche le
foto dei vecchi studenti del Lumaclub c’erano ancora.
“Oh,
eccolo qui” disse il professore, versandogli un po’
di Idromele in un
bicchiere. “È bello poter festeggiare con
qualcuno… Fino a qualche tempo fa, i
miei ex studenti mi mandavano sempre qualche regalino. Gwenog - sai, il
capitano
delle Holyhead Harpies - una volta mi ha dedicato una partita di
Quidditch.
Adesso è tutto diverso. La vittoria contro
Tu-Sai-Chi… oh, non mi abituerò mai a
chiamarlo diversamente… dicevo, questa vittoria è
già un bel regalo di
compleanno per me… anche se un bell’ananas candito
non sarebbe male”.
Harry
accennò un sorriso ma notò un vago disagio
nell’espressione sfuggente del mago.
“Qualcosa
non va, professore?” domandò.
Lumacorno
si sentì improvvisamente scoperto.
“Oh,
beh…” disse, imbarazzato. “Il fatto
è che in realtà non ho molto da
festeggiare, oggi. Non è solo perché nessuno se
ne è ricordato. Forse sento la
vecchiaia che incombe. Non ho più l’entusiasmo di
un tempo. Ogni volta che sto
qui, guardo quelle vecchie foto” e indicò i
ritratti del Lumaclub “e mi viene
la nostalgia di quei tempi. Naturalmente, non è solo questo
il mio problema:
non sono così egoista come può sembrare. Forse,
arrivati ad una cera età, si
hanno solo delusioni. Io ultimamente ne ho avute fin troppe”.
“E
cioè?”
“Beh,
non è che possa dire di sentirmi fiero della mia Casa, prima
di tutto”.
Lumacorno
si meravigliò di se stesso: l’aveva detto! Era
riuscito a parlare con qualcuno
del pensiero che non gli dava pace da giorni.
“Intende
dire…?”
“Che
Serpeverde non ha certo contribuito alla tua vittoria, Harry,
diciamocela
tutta!” sbottò Lumacorno, insolitamente nervoso.
“Si
sbaglia. Lei ha combattuto, professore” disse Harry, serio.
“Io?
Per quel poco che un vecchio come me ha potuto fare. Ma, Harry, non
riesco a
togliermi dalla testa quella scena in Sala Grande…
Io… mi dispiace, ecco. Mi
sento in dovere di chiederti scusa”.
“Non
deve scusarsi. L’ho vista bene. Lei ha duellato con Kingsley
e la professoressa
McGranitt contro Voldemort in persona. Deve sentirsi soddisfatto di
sé. Mi ha
aiutato esattamente come tutti gli altri. E non smetterò mai
di ringraziarvi
perché, se fossi stato solo, non ce l’avrei mai
fatta”.
“Harry,
Harry” cantilenò lui, le mani sulle tempie,
“non puoi capire cosa significhi
per me essere il Direttore della Casa cui apparteneva Tu-Sai-Chi e che
non ha
alzato un dito per contrastarlo”.
“Le
ripeto che non è così”
insisté Harry, fissando il proprio bicchiere svuotato.
“Ha sentito quello che ho detto sul professor Piton prima di
scontrarmi con
Voldemort?”
“Lo
ammetto, Severus è stato incredibile. Io non avrei mai e poi
mai immaginato…
anche se in effetti era molto probabile; lui e tua madre erano
così amici…
Insomma, l’ha fatta in barba a
Tu-Sai-Chi…”
Lumacorno
si mise a fissare fuori da una finestra. Harry non aveva tutti i torti:
Severus
aveva trascorso l’ultimo anno, se non molti di
più, a farsi odiare da tutti,
anche se era dalla loro parte. Era l’unico pensiero che
riusciva a sollevargli
il morale, ma non bastava.
“Purtroppo
Severus Piton era uno solo. E tutti gli altri?” chiese,
amareggiato.
Gli
sembrava di rivivere la scena di una settimana prima: Pansy Parkinson
che si
alzava in piedi e incitava gli altri a consegnare Harry Potter ai
Mangiamorte,
Minerva McGranitt che invitava chi non se la sentiva di combattere a
uscire, il
tavolo di Serpeverde che si svuotava sempre di più, e i suoi
pensieri,
all’inizio colmi d’ansia, poi di disperazione.
Aspettate,
non vorrete andare via tutti?
Qualcuno deve restare a combattere! Tu, ragazzo, ti credevo
più leale… Perché
mi lasciate da solo? Tu, che cosa fai? Corri? Non
c’è quasi più nessuno.
Qualcuno rimarrà…
E
invece il tavolo si era svuotato completamente.
E va
bene. Sarò solo io a combattere per
questa Casa, e tanti saluti!
Quella
notte, per la prima volta in vita sua, si era arrabbiato. Proprio lui,
che
aveva sempre avuto una gran fiducia nelle persone, che si era indignato
quando
la McGranitt aveva dubitato della lealtà dei Serpeverde.
“Adoro
la mia Casa, ma oggi mi vergogno di farne parte” ammise,
profondamente
addolorato.
“È
inammissibile che le mie orecchie siano costrette a udire cotante
assurdità!”
esclamò in quel momento una voce acuta, facendo sobbalzare
entrambi.
“Phineas,
da quand’è che hai preso l’abitudine di
origliare fuori dall’ufficio del
Preside?” domandò Harry, guardando in direzione di
un ritratto occupato da
Phineas Nigellus, che esibiva una smorfia indignata.
“In
realtà, giovane Potter, stavo soltanto facendo un
sopralluogo per il castello,
sai, per controllare che il restauro procedesse regolarmente. Tuttavia
non ho
potuto fare a meno di sentire quello che stavate dicendo. I miei timori
si sono
rivelati fondati, dunque. Ero certo che la mia Casa sarebbe stata
considerata
quella che ha messo i bastoni tra le ruote a voialtri. Potter, diglielo
tu
quanto il sottoscritto si è affannato per porgerti il mio
aiuto senza destare
sospetti, avanti”.
“È
vero” ammise Harry, divertito. “Credevamo che
facesse la spia per Piton, e in
effetti era così, solo che le sue intenzioni erano
buone”.
“Figurarsi!”
sbottò Phineas, alzando il naso
all’insù. “Scommetto che nemmeno Salazar
in
persona avrebbe voluto vedere la sua scuola ridotta in macerie. E
nemmeno io,
se è per questo”.
Lumacorno
notò che Harry si era seduto con aria rassegnata.
“Professore,
mi sta costringendo ad assumere i panni di Hermione Granger”
disse il ragazzo.
“Proverò a riferirle esattamente quello che
direbbe lei perché io non riesco ad
essere altrettanto imparziale. Prima di tutto, deve capire che questo
sistema
delle Case è molto relativo. Il Cappello Parlante fa
decidere allo studente
stesso in quale Casa preferisce andare. Così Peter Minus
è stato smistato a
Grifondoro e Severus Piton a Serpeverde, non le pare?”
Horace
sbatté le palpebre, colpito da quel lato della faccenda.
“Seconda
cosa, non negherò che i Serpeverde presenti
l’altra sera in Sala Grande abbiano
fatto una pessima figura ma le posso assicurare che ci sono stati altri
che
hanno contribuito alla nostra vittoria. Abbiamo già detto
che Severus Piton mi
ha aiutato per tutto questo tempo. Non lo faceva per me, ma lo ha
fatto. Anche
Phineas ha collaborato” disse Harry, e il Preside Black parve
molto più
soddisfatto. “Il suo aiuto, professore, è stato
fondamentale. Se non mi avesse
detto il segreto di Voldemort e degli Horcrux, probabilmente a
quest’ora
saremmo tutti morti”.
“Andiamo,
Harry, non mettermi in imbarazzo!” esclamò quello,
scuotendo la mano come per
scacciare un moscerino. In realtà era estremamente
compiaciuto.
“Non
è finita qui” continuò il ragazzo.
“Andromeda Tonks è stata torturata dai
Mangiamorte che volevano sapere dove fossi nascosto, ma lei non ha
detto una
sola parola, anche se mi ha conosciuto per massimo due minuti, durante
i quali
l’ho quasi aggredita a causa della sua somiglianza con la
sorella”.
Horace
ne fu talmente sorpreso che sobbalzò.
“Questa
non la sapevo proprio” ammise, lasciandosi trascinare dai
ricordi.
Andromeda
era sempre stata diversa dai suoi parenti, fin da quando era una
studentessa.
Ed effettivamente somigliava a Bellatrix solo di aspetto, anche se
l’orgoglio
con cui aveva proceduto a testa alta, dopo essere stata diseredata,
dimostrava
tutta la sua dignità.
“Vogliamo
parlare di Narcissa Malfoy?” continuò Harry.
“L’ha fatto solo per puro
interesse personale però, se non avesse mentito a Voldemort,
sarei davvero
morto. Voldemort ancora non aveva imparato la lezione che mia madre gli
aveva
fornito: mai minacciare un figlio. E poi sono convito che anche lei non
vedesse
l’ora che questa storia finisse”.
Horace
era allibito. Narcissa era sempre stata d’accordo con le idee
di Lucius. Ma, a
pensarci bene, nell’ultimo periodo aveva rischiato di perdere
suo figlio Draco,
e questo doveva averla indotta a detestare il Signore Oscuro.
“Vi
prego di notare come la mia pro-pro-nipote si è dimostrata
più tosta di suo
marito” intervenne Phineas con aria gongolante, “a
riprova del fatto che noi
Black siamo migliori anche dei Malfoy”.
“Su
questo non c’è dubbio” convenne Harry,
continuando a guardare Lumacorno. “E
infine, deve sapere che Regulus Black, dopo essere stato un Mangiamorte
per un
po’ di tempo, ha scoperto che Voldemort aveva creato degli
Horcrux, ne ha
trovato uno ed è consapevolmente morto per recuperarlo,
senza dire niente a
nessuno. Presto renderò pubblica questa storia: mi sembra
doveroso”.
A
quel punto Horace Lumacorno sbiancò e fu costretto a
sedersi, altrimenti era
certo che sarebbe caduto per terra. Ricordava quanto si fosse
dispiaciuto per
la morte di quel ragazzo. Da quando era diventato il Cercatore della
Casa di
Serpeverde lo aveva quasi venerato. A differenza di suo fratello
Sirius, era
molto più disciplinato e introverso, ma il professore non
avrebbe mai
sospettato che potesse nascondere tutto quel coraggio.
“Sono
pochi, è vero” disse Harry, “ma adesso
non mi venga più a dire che si vergogna
della sua Casa. Le persone di cui ho parlato sarebbero contente di aver
salvato
il nome dei Serpeverde. Credo che se dicessi che in realtà
sarebbero potuti
andare a Grifondoro si offenderebbero, e due di loro tornerebbero in
vita per
il solo gusto di farmi pagare questo affronto”.
“Puoi
ben dirlo, signor Potter” confermò Phineas,
orripilato al solo pensiero.
Horace
sorrise. Finalmente si sentiva molto più leggero. Harry
aveva ragione: la
maggior parte della Casa di Serpeverde non si era schierata, ma valeva
la pena
di farne parte soltanto per quelli che avevano fatto scelto il bene, e
soprattutto per quei due che avevano perso la vita per quella causa.
“Grazie,
Harry, mi hai veramente sollevato il morale” disse e, mentre
cercava di
nascondere la propria commozione fingendosi impegnato
nell’aprire e richiudere
il cassetto di un comodino, gli capitò di scorgervi un
pacchetto di carta
dall’aria familiare.
“Toh,
guarda un po’!” esclamò, estraendolo dal
cassetto. “Non credevo che mi fosse
rimasto! Harry, gradisci un po’ di ananas candito?”
“Oh,
sì, grazie” rispose il ragazzo.
Mentre
si avventava contro il suo dolce preferito, il professor Horace
Lumacorno non
poté fare a meno di pensare che Harry Potter gli avesse
fatto il più bel regalo
di compleanno di tutta la sua lunga vita.
E quel giorno l’ananas candito gli sembrò molto più dolce del solito.
Chi conosce le mie storie ormai sa che non potevo fare a meno di lasciare maggiore spazio a Regulus ^_^, però questa volta ho voluto soffermarmi anche sugli altri (purtroppo pochi) Serpeverde che hanno, volenti o nolenti, aiutato Harry a sconfiggere Voldemort. E non potevo far mancare nemmeno il mio adorato Phineas, adoro quell'uomo!
Questa fanfiction ha partecipato al Birthday Contest indetto da Himechan84 e con mia grande gioia si è classificata al 5° posto ricevendo inoltre il premio Originalità!
Qua sotto riporto le vaultazioni:
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Stile: 9 /10
Gradimento personale: 4/5
Totale: 43/45
31/10/2010
La fanfiction ha partecipato anche al 15° turno del forum NESA, vincendo il premio Best Co-protagonista (Harry) e Best Funny Character (Phineas)!