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Autore: DumbledoreFan    19/04/2010    3 recensioni
Una one-shot senza troppe pretese sulla mia coppia preferita, Bill/Gustav, intrappolati in un piccolo inconveniente, o meglio...intrappolati sul tourbus!
“Ok Gu, calmati, so dove sono le tue bacchette” disse Bill mettendo appena le mani avanti. Il biondo si avvicinò pericolosamente al cantante e gli posò minacciosamente una mano sul petto. “Parla, o giuro che faccio sparire tutte le boccette di smalto nel raggio di 100 chilometri!!” esclamò agguerrito. Bill spalancò gli occhioni marroni aprendosi in un’espressione indignata e impaurita. “Le ho lasciate su un divanetto del tourbus, non mi ricordavo che quelle erano quelle speciali, pensavo che fossero due delle tante, le avevo viste e avevo cominciato a giocarci, ma poi mi sono stufato e le ho mollate lì, mi dispiace, mi dispiace” confessò immediatamente pronunciando le parole alla velocità della luce e aggrappandosi al braccio del biondo. Quest’ultimo, dopo qualche istante, tirò un grosso sospiro di sollievo e fece scivolare la mano dal petto di Bill al suo.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bill Kaulitz, Gustav Schäfer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, lo ammetto, c'ho preso gusto. Molto gusto xD Ecco cosa ha partorito la mia mente dopo una notte passata a rimuginare *_*
Ah, l'ho cominciata a scrivere un po' di tempo fà, ma l'ho finita ora perchè ho avuto...beh qualcosa per la testa xD (Seconda fila al concerto di Milano, sono anche stata un po' in prima, sotto Georg, pazzesco *_*)
Enjoy the chapter!

“Biiiiiiiiiill!!”
L’urlo di Gustav riecheggiò nel corridoio dell’albergo, mentre quest’ultimo si dirigeva a passo di marcia e con espressione per niente serena verso la camera di Bill Kaulitz, frontman della band di cui lui era il batterista: i Tokio Hotel. Arrivato davanti alla porta bussò violentemente finchè il moretto non aprì con sguardo dubbioso e impaurito.
“Dove le hai messe?!” sbraitò il biondo entrando come una furia nella sua stanza. Bill si passò nervosamente una mano fra i capelli e bofonchiò con un filo di voce.
“Cosa?”
Sapeva di aver combinato qualcosa, anche senza accorgersene. Bill era disordinato, voleva avere il controllo sulle situazioni, non sugli oggetti o sull’ordine. Era un vortice di idee continue, non riusciva proprio a concentrarsi sulla precisione materiale. E girando sempre intorno al suo compagno di band, maniaco compulsivo dell’ordine, combinava qualcosa. Sempre.
“Le mie bacchette!! Le mie bacchette portafortuna, quelle con le quali suono sempre la prima canzone di ogni concerto! Lo sai che le porto sempre in camera con me, ma ora non le trovo!” spiegò alterato Gustav.
“E perché dovrei averle io? Lo sai che non mi permetti di avvicinarti alla tua roba, specialmente alla tua batteria” provò a difendersi Bill, senza tanta convinzione. Infatti, anche se il suo amico gli proibiva tassativamente di avvicinarsi a tutti i suoi oggetti, la sua vena fanciullesca e dispettosa lo spingeva ogni volta verso il proibito. A questo però poi ne conseguivano sempre gli urli e le botte di Gustav.
“Perché sono appena stato da Tom, e dopo averlo torturato a dovere mi ha detto che ci stavi giocando tu sul tourbus!!” rispose infervorato il biondo sapendo di avere il coltello dalla parte del manico. Aveva sempre il coltello dalla parte del manico quando si trattava delle sue cose e di Bill. Capitava spesso di perdere le staffe in quel modo, anche se in realtà non era arrabbiato o offeso, solo contrariato, e alla fine si divertiva a vedere lo sguardo da cucciolo impaurito del moretto. A quest’ultimo comunque, era appena venuto in mente che effettivamente aveva trovato le bacchette di Gustav incustodite su un tavolino del tourbus e non aveva resistito alle tentazione di prenderle e provare a fare quei giochini con le dita che faceva sempre il batterista (senza buoni risultati ovviamente). Infatti dopo appena qualche tentativo le aveva abbandonate su un divanetto sbuffando e se n’era andato a cercare qualcosa di più divertente.
“Ok Gu, calmati, so dove sono le tue bacchette” disse Bill mettendo appena le mani avanti. Il biondo si avvicinò pericolosamente al cantante e gli posò minacciosamente una mano sul petto.
“Parla, o giuro che faccio sparire tutte le boccette di smalto nel raggio di 100 chilometri!!” esclamò agguerrito. Bill spalancò gli occhioni marroni aprendosi in un’espressione indignata e impaurita.
“Le ho lasciate su un divanetto del tourbus, non mi ricordavo che quelle erano quelle speciali, pensavo che fossero due delle tante, le avevo viste e avevo cominciato a giocarci, ma poi mi sono stufato e le ho mollate lì, mi dispiace, mi dispiace” confessò immediatamente pronunciando le parole alla velocità della luce e aggrappandosi al braccio del biondo. Quest’ultimo, dopo qualche istante, tirò un grosso sospiro di sollievo e fece scivolare la mano dal petto di Bill al suo. L’idea di aver perso le sue bacchette portafortuna lo turbava molto, ci era affezionato, e poi per la precisione ed il controllo era maniacale fino all’inverosimile.
“Ok, questa volta ti è andata bene, occhi di panda” disse Gustav con una nota di sarcasmo.
“Ora accompagnami a recuperarle, almeno posso dormire tranquillo come sempre. Sai che per queste cose sono un po’ superstizioso, domani abbiamo il concerto e voglio che tutto sia perfetto” fece il batterista concludendo alla fine con un sorriso che Bill ricambiò all’istante, scuotendo il capo.
“Certo amico, andiamo” rispose immediatamente dando una pacca sulla spalla del biondo. Si avviarono verso il parcheggio dell’hotel con passo svelto. Teoricamente non avrebbero potuto allontanarsi senza dirlo a nessuno, ma in fondo era solo questione di pochi minuti, e stavano andando al tourbus, non dall’altra parte della città. Uscirono dal retro della hall per non farsi notare dai clienti dell’albergo e in poco tempo arrivarono al parcheggio. Il bus era ancora aperto visto che stavano finendo di scaricare le loro cose, perciò senza pensarci due volte montarono su. Attraversarono quasi tutto il corridoio centrale e arrivati in fondo Bill si fermò e cominciò a cercare fra i cuscini dei sedili. Dopo poco emerse vittorioso con le due bacchette di Gustav. Gli occhi di quest’ultimo s’illuminarono e le prese immediatamente dalle mani del moretto stringendole fra le sue.
“Mi dispiace che tu sia stato in pensiero per colpa mia, vorrei essere meno distratto” si scusò Bill aprendosi in uno dei suoi soliti dolci sorrisi. Gustav osservò la sincerità e la tenerezza di quel sorriso e non poté fare a meno di ricambiare a sua volta.
“Non dire sciocchezze, se tu non fossi così distratto e preso dai tuoi pensieri, ora le nostre migliori canzoni non esisterebbero e saremmo dei musicisti squattrinati spersi per i locali più infimi di Magdeburg” rispose con una nota divertita il batterista scompigliando affettuosamente i capelli di Bill che si scostò ridendo.
“Non mi rovinare i miei meravigliosi capelli!” esclamò divertito il moretto, beccandosi un’occhiata scettica dal suo collega.
“Ma se ora devi andare a dormire!! Ah! Ho avuto un’idea stupenda!! Un’idea che metterà fine a tutte le nostre faide!” disse Gustav battendo le mani soddisfatto.
“Ti ascolto!” asserì Bill incrociando le braccia al petto e appoggiandosi con la schiena al tavolo.
“Tutte le volte che sei in presenza dei miei oggetti, impegnati a trattarli come fossero i tuoi capelli, le tue unghie o i tuoi vestiti, e vedrai che non dovrò più correre in camera tua sbraitando come un assatanato perché hai perso, rovinato e rotto, per l’ennesima volta, qualcosa di mio. E’ un metodo infallibile!” spiegò con un grande sorriso il biondo e una palese nota di ironia. Bill scoppiò a ridere di gusto, e la sua risata cristallina e celestiale invase l’aria contagiando anche Gustav. Il rumore armonioso delle loro risa però venne interrotto, o meglio sovrastato da un altro rumore. Un rumore strano, una specie di “tic”, molto forte, come il rumore di…una macchina che si chiude.
“Cos’è stato?” chiese Bill dubbioso. Gustav storse la bocca pensieroso e si avviò verso l’uscita del tourbus. Arrivato lì davanti però, vide lo sportello chiuso. Provò ad aprirlo con forza, ma si accorse subito che era stato bloccato dalla sicura.
Il rumore che avevano appena sentito erano le chiusure del bus che si bloccavano e l’allarme che veniva inserito.
“Oh merda, ci hanno chiuso dentro!”

*

“Che cosa?!” sbottò Bill incredulo spalancando gli occhi.
“Ci hanno chiuso dentro!! Avranno finito di scaricare, e non avendo visto che siamo saliti, hanno chiuso tutto!! Siamo intrappolati!” replicò Gustav allarmato.
“Oh non è possibile, ci sarà sicuramente un modo per uscire di qui!” ribattè il moretto guardandosi convulsamente intorno.
“Senza rompere niente? No, non c’è” rispose il batterista che aveva già provato a pensare ad un metodo per uscire.
“Va bene, niente panico, ora prendo il cellulare e chiamo qualcuno dello staff…” fece Bill portando meccanicamente una mano alla tasca dei jeans. Vuota. Cominciò a tastarsi freneticamente le tasche dei pantaloni fino a ricordarsi che aveva lasciato il suo cellulare in camera, tolto dai jeans quando aveva cominciato a struccarsi e levarsi tutti i bracciali.
“Oh oh” mormorò il moretto con il terrore negli occhi. Gustav alzò gli occhi al cielo.
“Quel “oh oh” non mi piace per niente” bofonchiò sapendo già quello che Bill stava per comunicargli.
“Ho lasciato il cellulare in camera…” confessò confermando la teoria del batterista, che sospirò scuotendo il capo.
Così i due malcapitati provarono comunque a cercare qualche rimedio, andando su e giù sul tourbus e cercando una qualunque via di fuga, senza risultato. Dopo un quarto d’ora infatti erano seduti da una parte con aria triste e fallita.
“Ok, fantastico, finchè domani mattina non vengono a controllare il bus, siamo chiusi qui dentro amico” disse Gustav rassegnato. Bill sospirò e poggiò la testa sulla spalla del biondo.
“Già…è tragicomica la situazione” replicò affranto.
“Tom e Georg riderebbero…e rideranno quando lo sapranno” ribattè il biondo sorridendo divertito al pensiero dei due amici che li avrebbero presi in giro per giorni.
“Ci puoi giurare” confermò a sua volta Bill con un sorriso. Dopo qualche istante si alzò in piedi e con espressione allegra battè le mani, come un bambino.
“Allora mio caro gummie-bear gigante, che cosa abbiamo intenzione di fare?” chiese gioioso.
“Che intendi?” domandò a sua volta il batterista.
“Volenti o nolenti dobbiamo passare la notte qui, tanto vale divertirci!” ribattè con un sorriso che gli illuminava il viso. Gustav adorava la spensieratezza e la leggerezza con cui Bill sapeva affrontare determinate situazioni, riusciva a irradiare tutti di freschezza e contagiava con il suo sorriso. Il biondo sì alzò dunque a sua volta e strinse le spalle.
“Non ne ho idea, occhi di panda. Non abbiamo nessuno dei nostri passatempi, e io sono troppo stanco per pensare a nuove canzoni o altro” rispose il biondo con sincerità. Bill arricciò appena la bocca e alzò gli occhi pensieroso. Poi si aprì in un sorrisino soddisfatto.
“Beh in realtà qualcosa ce l’abbiamo” disse girandosi e indicando il piccolo televisore lì vicino. Sullo scaffale di sotto, seminascosta da alcuni telecomandi, c’era la Playstation. Gustav adocchiata la console, si girò divertito verso Bill.
“Tu, vuoi sfidare me, alla Playstation?! Esistono molti modi meno dolorosi e umilianti di morire, sai?” fece con spavalderia e ironia. Il moretto fece una smorfia e senza tanti mezzi termini gli mostrò la lingua con un che di dispettoso. Il piercing brillò per qualche istante e Gustav lo osservò con interesse, senza rendersi conto della malizia che stava covando nel suo sguardo.
“Solo perché sei grande e grosso non vuol dire che riuscirai a battermi!!” eslcamò incrociando le braccia al petto e saltellando verso la console il cantante. Gustav scosse il capo divertito e seguì il moretto, mettendosi a sedere davanti alla TV e cominciando a scrocchiare le dita e stirarsi i muscoli con aria ironicamente minacciosa. Bill lo guardò sorridendo mentre accendeva la Playstation.
“E’ inutile, non mi fai paura!! Ok sei tutto muscoli, ma lo sappiamo benissimo entrambi che in realtà sei un dolce orsetto di peluche da strapazzare di coccole!” lo prese in giro cominciando a strizzarli le guance e ridendo sguaiatamente. Sapeva quanto quei comportamenti e quelle parole dessero fastidio al batterista, che infatti non ci pensò su due volte a scansarlo violentemente e a mandarlo a quel paese.
“Bill Kaulitz SMETTILA! Sei insopportabile! Ora mettiti a sedere e preparati all’umiliazione più grande di tutta la tua vita…” disse con tono autoritario il biondo prendendo il joystick e passando il secondo a Bill. Cominciarono a giocare senza esclusione di colpi, inveendo e dicendosi cose per niente cortesi, ma nel farlo non smettevano un attimo di ridere o sorridere. Passò un bel po’ di tempo e quei due non si risparmiarono niente. Quasi alla fine, Bill cominciò a controllare con una sola mano il joystick e con l’altra si mise a fare il solletico a Gustav. Quest’ultimo, per il quale il solletico era una vera e propria tortura, perse il controllo e Bill vinse la partita.
“Brutto stronzo!! Sei davvero una carogna! Questo non vale!!” sbraitò il biondo infervorato. Intanto Bill si era alzato in piedi e aveva cominciato a saltellare ostentando la sua vittoria.
“Sì invece che vale! In guerra e in amore tutto è lecito!” esclamò il moretto soddisfatto. Gustav alzò un sopracciglio e ghignò.
“In guerra e in amore dici?” replicò con un che di malefico. Sì alzò in piedi e in attimo si caricò Bill sulle spalle, senza il minimo sforzo, cominciando a farlo sbatacchiare da tutte le parti, mentre questo urlava e rideva contemporaneamente.
“Ah Gus, Gustaaav! Fammi scendere, immediatamente!! Ahhh, Gustaaav!” strepitò Bill battendo i pugni sulla schiena del batterista, che ovviamente non fece una piega. Continuò a strapazzarlo per un bel po’ soddisfatto, quando finalmente lo posò giù, e questo crollò su un sedile, senza fiato dal troppo urlare e dal troppo ridere.
“Questa…me…la…paghi…Gustav…” disse Bill con il fiatone. Il viso era diventato rosso e le guance avevano assunto un colorito adorabile.
“Guarda, sono qui che sto tremando…” ridacchiò il biondo osservando Bill con ironia, ma poi non riuscì a trattenersi dall’aprirsi in un espressione intenerita e sorridente. Era adorabile, affascinante, dolce.
In quel momento si accorse che qualcosa probabilmente era cambiato, che cominciava a provare delle sensazioni completamente nuove…e che forse aveva un debole per lui.
Il cantante intercettò lo sguardo dell’amico e si stranì.
“Ehi, perché mi guardi così?” chiese dubbioso. Gustav scosse leggermente il capo e si strinse nelle spalle.
“Niente, niente…ero solo perso nei miei pensieri” rispose facendo finta di nulla. Era strano anche per lui rendersi conto che alcuni pensieri e alcune immagini gli balzavano spontaneamente in testa, pensieri e immagini che normalmente non avrebbe nemmeno potuto ipotizzare.
“Eddai dimmelo, dimmelo!!” lo pregò il moretto. Gustav alzò gli occhi ed eccolo, lo vide: lo sguardo da cucciolo di Bill. Irresistibile. Si sedette accanto a lui e sospirò.
“Sei carino tutto rosso” disse Gustav sorridendo leggermente.
Si sarebbe aspettato una risata vigorosa, ma questa non arrivò. Infatti Bill aprì leggermente la bocca sorpreso e il rosso delle sue gote diventò rosso d’imbarazzo. Le attenzioni del batterista, sempre così taciturno e restio nel parlare dei suoi sentimenti, gli facevano un effetto strano, oltre che un sincero piacere. Abbassò lo sguardo pudico e sospirò a sua volta. Possibile che sentisse quella strana stretta allo stomaco che si prova in presenza della persona per la quale si ha una cotta?
“Tu sei sempre carino” mormorò senza alzare gli occhi castani. Gustav rimase realmente spiazzato da quella risposta. Non era quella che si aspettava. Però gli riempì il cuore. Così, senza riflettere, intrecciò le sue dita con quelle di Bill. Il moretto finalmente alzò lo sguardo e incontrò il sorriso dolce di Gustav, che ricambiò felice.
“Niente vergogna fra di noi” disse il biondo scostando un ciuffo di capelli dagli occhi del cantante.
“E niente bugie” ribattè il moretto.
“E niente timori”
“E niente paura di essere inopportuni”
“O di essere respinti”
“O di essere fraintesi”
E detto questo, contemporaneamente, i due ragazzi si sporsero appena e fecero incontrare le labbra. Una scarica elettrica attraversò entrambi, facendogli capire che sì, l’istinto li stava guidando nella direzione giusta. Si baciarono con delicatezza, quasi con la paura di farsi del male, rimanendo sempre mano nella mano. Un’altra scarica di brividi lungo la schiena, e Bill socchiuse la bocca andando con la lingua a sfiorare le labbra di Gustav. Quest’ultimo meccanicamente intrecciò la sua lingua con quella di Bill e al contatto con il suo piercing cominciò quasi a bruciare. Infatti, cinse la vita del cantante con un braccio e lo tirò verso di sé con forza. Quest’ultimo gli si sedette a cavalcioni sulle sue gambe e gli passò una mano fra i capelli dorati. I due si stupirono di come era stato semplice smettere di pensare e lasciarsi guidare dai sensi, sensi che ardevano e bramavano il corpo dell’altro. Bill strinse le braccia intorno al collo di Gustav e si avvicinò a lui il più possibile. Passarono alcuni minuti e i due non accennavano a staccarsi. Poi, per riprendere fiato, Bill allontanò appena il viso e appoggiò la sua fronte a quella del biondo, fissandolo dritto negli occhi.
“Io…non so perché, non so come mai, non…” provò a parlare il moretto, ma Gustav lo zittì posandogli un dito sulle labbra ancora umide.
“Non c’è bisogno di spiegazioni, davvero” rispose tranquillamente. Bill annuì e sorrise. Avevano un’intera notte per loro, e avevano deciso di lasciar perdere i se e i perché. Quella notte avrebbero giocato, e nessuno dei due si sarebbe tirato indietro. Così il cantante prese la mano che Gustav aveva appoggiato sul suo viso e cominciò lentamente a farla scendere sul suo petto, per poi guidarla sotto la sua maglietta. Gli occhi del biondo s’infiammarono e cominciò ad accarezzare delicatamente la schiena di Bill, che nel mentre sorrideva sornione. Gustav si sporse appena sul suo collo e cominciò a baciarlo, facendo sì che il moretto si aprisse in un sospiro di piacere. Il moretto tirò indietro la testa e scese con la mano ad accarezzare la coscia di Gustav. L’eccitazione si faceva strada fra di loro, mentre i gesti diventavano più morbosi e passionali.
Ad un certo punto il biondo afferrò saldamente Bill e si alzò in piedi tenendolo fra le braccia. Lo stese delicatamente per terra e continuò a baciarlo, mentre la mano che prima era insinuata sotto la sua maglietta ora andava a sganciare i pantaloni.
L’aria venne riempita da un gemito strozzato. Il primo di una lunga serie.

*

Si erano addormentati stesi per terra, abbracciati. La mattina si svegliarono quando sentirono che qualcuno stava aprendo il bus. Spalancarono gli occhi e si tirarono su immediatamente, appena in tempo per ritrovarsi faccia a faccia con una delle loro guardie del corpo, che li guardò sbalordito.
“E voi due che diamine ci fate qui?!” domandò.
“Che diamine ci facciamo qui?! Ieri sera siamo venuti a prendere le bacchette portafortuna di Gustav che si era dimenticato e ci avete chiuso dentro!” sbottò Bill mettendosi le mani sui fianchi.
“Oh, non vi avranno visto” rispose l’altro pensieroso.
“Eh certo che non ci hanno visto, pensi che se ci avessero visto ci avrebbero rinchiusi qui?!” fece con ovvietà il moretto per poi scuotere il capo e sistemarsi i capelli.
“E perché non avete chiamato?” chiese l’uomo.
“Perché non avevamo i cellulari!” replicò il cantante aprendo le mani. Poi sospirò.
“Dai accompagnaci in camera, prima che ci chiudano da qualche altra parte” disse con tono stanco.
La guardia del corpo, annuendo vigorosamente, scortò i ragazzi in camera e si assicurò che stessero bene, e soprattutto che non rimanessero bloccati in qualche strano antro.
A parte questo iniziale inconveniente, la giornata si svolse come previsto. Interviste, prove, Meet&Greet, e poi, il concerto. Il giorno fu così fitto di impegni e di emozioni, specialmente l’ansia prima dell’esibizione, che i ragazzi non ebbero nemmeno il tempo di pensare. Bill e Gustav, un po’ imbarazzati, si scambiarono qualche tenera occhiata e qualche sorriso, nulla di più. Entrambi non sapevano come comportarsi.
Passavano le ore e provavano a convincersi che tutto sarebbe dovuto finire lì: una notte, nient’altro. Troppe cose rischiavano di rovinare, troppi equilibri e abitudini, e non erano veramente sicuri dei propri sentimenti.
Finito il concerto i due erano quasi riusciti a convincersi totalmente. Quando si abbracciarono a fine spettacolo si sentirono orgogliosi di non essere caduti in pensieri maliziosi, ma di averlo fatto come facevano sempre.
Tornarono tutti insieme in albergo e poi ognuno andò nella sua stanza. Gustav si stese sul letto senza nemmeno levarsi le scarpe. Era stanco ma appagato dal concerto. Prese le sue bacchette portafortuna e le strinse. Osservandole in un attimo non riuscì a fare a meno di pensare a Bill e a quello che era successo la sera precedente.
Era avvenuto tutto per merito loro. Le sue inseparabili bacchette. Con quelle non sbagliava mai. Alzò gli occhi al cielo e tutti i ricordi gli slittarono in mente. Rimase lì a riflettere, ma in realtà era solo un rimescolare di ricordi e sensazioni che lo facevano stare bene.
Già, con loro non sbagliava mai.
Intanto, anche il cantante era invaso da pensieri che gli vorticavano furiosamente nel cervello. Aveva mentito tutto il giorno a sé stesso. Non era vero che quando l’aveva abbracciato a fine concerto ormai non aveva provato più niente. Non riusciva a togliersi dalla testa il ricordo dei baci e dei tocchi di Gustav, e ne sentiva ancora il desiderio. Certe sensazioni erano rimaste sulla sua pelle e ne provava piacere. Dopo tanto tempo, Gustav era riuscito a fargli venire il batticuore.
Così, dopo aver fatto avanti indietro nella sua stanza per almeno venti minuti, ed essersi fermato cinque volte dall’andare in camera del batterista, si avventò sulla porta con decisione e senza tirarsi più indietro tirò giù la maniglia, ormai convinto che non sarebbe riuscito a resistere, e che ancor peggio, non voleva resistere.
Si fermò di colpo e rimase completamente stupito. Davanti ai suoi occhi trovò l’oggetto dei suoi desideri, in piedi davanti a lui, con la mano alzata che stava per bussare alla sua porta. Si fissarono negli occhi per qualche istante, sempre con un po’ di timore e una punta d’imbarazzo. Poi il biondo tirò fuori dalla tasca un grande mazzo di chiavi e sorrise radioso a Bill.
“Che ne dici, andiamo a chiuderci di nuovo sul tourbus?”

Spazio dell'Autrice.
Ringrazio di cuore le persone che avevano commentato l'altra FF, "Giochi di sguardi", siete davvero adorabili!
Spero che anche questa one-shot vi sia piaciuta, e magari quando sarò in pari con le FF nel fandom di Harry Potter, potrei anche buttarmi a scrivere una long-fic.

That's all folks!
   
 
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