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Autore: Meli_mao    19/04/2010    3 recensioni
[Rido/Juri/Haruka vagamente]
Questa storia è stata scritta per un contest che non ha ancora visto la conclusione, né ha speranze di continuare: "Runnin' up the hill: searchin' all the 21 guns".
Quindi, dopo mesi e mesi di attesa, ho deciso di pubblicare comunque la fanfic, che mi aveva impegnato molto e a cui sono tutt’ora molto affezionata.
Spero possiate voi dirmi come è uscita!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Meli_mao
Titolo:
Beautiful Madness
Fandom:
Vampire Knight
Personaggi/Pairing:
Rido Kuran con riferimenti a Juri e Haruka Kuran
Genere
: Introspettivo, Sentimentale,  Malinconico.
Rating:
Giallo
Titolo del turno:
“My worst childhood memory...”
Note dell’autore:
Il rating giallo è dovuto alla scena del corpo sul letto, ho pensato fosse meglio segnalarlo anche se non si tratta di nulla di scandaloso.

Allora, due o tre cosette: prima di tutto so perfettamente che Rido non muore così,  ma ci stava bene e mi piaceva immaginarmelo solo e sconfitto nella vecchia casa di famiglia. Vorrei precisare che lui non rimpiange proprio niente, anzi ne è orgoglioso però i ricordi fanno male a tutti, no?

Due, la collocazione sarebbe la vecchia stanza della sorella, in cui lui ora sta per ricordarsi di lei.

Tre, la filastrocca citata dalla figura del loro padre era una di quelle da utilizzare e ci stava bene, quindi l’ho un po’ interpretata nel loro mondo, in modo che sembri  avere il significato di una vecchio consiglio: (ridotto in sintesi) colui che parla, seppur ucciso dalla madre, mangiato dal padre, seppellito dalla sorella, è ancora vivo, quindi ha in se il potere di tutti  i suoi parenti… che è poi quello che voleva Rido per essere il più forte.

 

Avendo tu seguito le serie e il manga penso sia inutile dirti altro, se non solo che sinceramente non è trattato così bene come personaggio da permettere di essere compreso del tutto, quindi non sono mai scesa in dettagli particolari per evitare di diventare OCC.

Il termine “principessa” ovviamente è usato per indicare Yuki, e la frase “urlava il suo nome, il nome di colui che amava” si riferisce al fatto che Juri urlava il nome di Haruka quando lui la morse per il suo sangue.

Grazie dell’attenzione e spero ti  piaccia.

 

 

 

Beautiful Madness

 

Provava ripugnanza. Semplice e genuina ripugnanza nel solo guardarlo.

Non si pose nemmeno il problema se una cosa del genere fosse normale, non se l’era poi mai chiesto in tutta la sua lunga esistenza.

Già, non pensava alla sua vita, ma parlava di esistenza, con noia ed inedia.

Appoggiò malamente un vecchio pugnale intriso di sangue sul tavolino e continuò a concentrarsi sullo spettacolo che godeva dalla finestra.

Il letto poco distante era sfatto, con le lenzuola di un rosso purpureo tendente al nero per l’intensità del colore e il sangue che vi aveva versato sopra.

C’era una ragazzina, appoggiata senza pudore sull’angolo. Non poteva più muoversi, lui l’aveva prosciugata!

L’odore nauseabondo di quella che lui definiva: “la bibita di sottomarca”  aleggiava in ogni angolo di quella stanza e, ne era sicuro, anche dell’intera residenza. Ma poco importava, vista la sua completa solitudine.

Tenne lo sguardo puntato verso il giardino, ormai composto solo da natura morta e vecchie macerie, desolato e sterile. Un tempo non era così… un tempo era verde, lussureggiante, fiorito. Un tempo ci vedeva Juri giocare, correre, ridere. La vedeva proprio da lì, da quella stessa finestra, semi nascosto dietro ad una tenda scura.

Riposava con lei, quando la vedeva sedersi sulle radici del ginepro in un angolo semi nascosto dal sole. Rideva con lei, quando la vedeva cadere durante un gioco o vincere. Piangeva con lei, quando la vedeva farsi male o perdere.

Ma lo faceva in silenzio, nell’invidia che lo divorava, nella gelosia che lo faceva impazzire.

“Juri… il tuo sangue…” mormorava eccitato, sentendone l’odore dai vetri sottili. E, come sempre, si arrendeva alla sconfitta.

Provava ripugnanza. Semplice e genuina ripugnanza nel solo guardarlo.

Era suo fratello a soccorrerla; era suo fratello a farla ridere; era suo fratello a curarla; era suo fratello a sedere accanto a lei… Haruka.

Storse il naso, leccandosi le labbra in uno scatto veloce, nel momento in cui la sua mente ripeté quel nome. La bocca si aprì in un sorriso distorto, consapevole della strana perversione del suo padrone. I canini, appena visibili, brillarono per un frangente al riflesso della luce dell’alba. Gli occhi sembravano fissare il tutto con tono canzonatorio.

Lanciò un’occhiata vuota verso il fragile cadavere sul suo baldacchino poi, nella serietà più totale, il suo sguardo si accese di una luce diversa, agghiacciante, e quell’esile essere senza nome né volto sparì, come sospinto via da una folata di vento.

Fece per dire qualcosa, interrompendo però il proposito… chi lo avrebbe sentito? Chi gli avrebbe risposto?

Sfiorò una ciocca di capelli, troppo lunghi ormai, emettendo un versetto stridulo, del tutto inopportuno in quel momento. Poi avanzò con passo strascicato verso una vecchia poltrona in pelle, lasciandocisi andare sopra, con apparente rilassatezza.

Osservò incurante una vecchia mensola impolverata, coperta per ogni centimetro da vecchi porta foto in argento. Non c’era nessuna foto sua, nemmeno una… non che gli sembrasse strano, se lo aspettava eccome. Però, ripensando al periodo in cui quelle fotografie furono scattate, si chiese il perché. La risposta lo colse impreparato.

Guardava lui anche se era dietro di te.

Rise, forte, ripetendo ad alta voce quella frase. Era divertito, divertito da un pensiero tanto deprimente e insopportabile.

Ha sempre detto tutto solo a lui, tu sapevi i suoi affari perché la spiavi.

Rise di nuovo, per il secondo pensiero, con maggior vigore di prima.

Urlava il suo nome, il nome di colui che amava.

Ma a quello non trovò nulla di divertente.

“A l’amore… che cosa effimera! Sei morta per una cosa veramente frivola, futile, irrisoria, veniale…”

elencò infastidito, stringendo a pugno la mano e osservandone le rughe particolarmente visibili.

La camicia, di seta francese, era lasciata volutamente aperta e, con quella stessa mano, andò ad accarezzarsi il torace, sfregiato.

Strana sorte, gli aveva dato il suo destino, davvero strana sorte.

Leccò una goccia di sangue che gli scivolò sulle dita, dopo che ebbe toccato il taglio profondo all’altezza del cuore.

Rise di nuovo, trovando una sottile ironia in tutto quello: Haruka, tanto detestato, aveva trovato la morte per una stessa ferita, ma in un modo più eroico; la sua Juri dei ricordi di un tempo, solo ora l’aveva realizzato, non aveva mai amato nessun altro se non l’altro fratello; quella principessa…  nemmeno lei non era mai stata sua.

Allungò la mano sporca verso la mensola, afferrando una foto, non dando importanza a quale fosse.

Juri indossava una divisa scolastica nuova di zecca, e sorrideva, con una treccia voluminosa pendente dalla spalla sinistra e una cartella nera fra le mani.

“Juri…” soffiò stancamente, senza fiato.

Rimise il ritaglio al suo posto, sostituendolo con un altro, in cui la sorella era nella culla, ancora troppo piccola.

Haruka la fissava estasiato, con un sorriso sornione sul volto.

Quella cosa non riusciva più nemmeno a infastidirlo.

No, proprio no, l’ho superato, nel giro di qualche minuto. C’è voluto così poco…

Rise di nuovo, ormai trovandola l’unica cosa da fare.

Rammentò una frase, detta da suo padre, quando ancora era un bambino capriccioso:

 

“Mia madre mi ammazzò.
Mio padre mi mangiò.
Mia sorella Milena le mie ossa tutte raduna.
Nella seta le ha legate,
sotto il ginepro le ha celate”.

“Sai cosa significa, Rido?” gli aveva chiesto poco dopo.

“Dovrei?” fu la risposta scocciata.

“Ogni vampiro ha una natura malsana in sé, ognuno di noi sarà la causa della morte di qualcun altro!” disse mesto l’uomo, soffiando via del fumo dalla sua pipa.

“Come se fosse una cosa nuova…” lo canzonò il ragazzino, ormai adolescente.

“Già… il fatto è che noi pochi rimasti dobbiamo essere più intelligenti di queste stupide filastrocche, ed evitare di ridurci all’estinzione!” pronunciò quelle parole con una nota di preoccupazione.

“Estinzione” ripeté Rido, pensieroso. Il padre rise, volgendo la testa verso un bambino elegante appena entrato dalla porta.

“A Haruka… stavo giusto dicendo a tuo fratello della precarietà della nostra esistenza!”

Quello sorrise appena, tristemente, lanciando uno sguardo indecifrabile al maggiore.

“L’ultimo dei vampiri… colui che avrà il sangue di tutti i purosangue! Non le trovi barzellette, fratellino?” chiese Rido, con una strana intonazione eccitata.

“Esattamente, bravo! Era proprio questo… colui che resisterà alla caducità del suo corpo causata da altri potrà dirsi invincibile, perché ha in sé il potere vitale dei parenti!” rispose orgoglioso il padre, fissando il primogenito con soddisfazione.

Haruka non capiva molto della cosa, tuttavia, nell’esatto istante in cui Rido gli rivolse un’occhiata veloce, capì che qualcosa era definitivamente cambiata, senza possibilità di ritorno.

 

“L’ultimo dei purosangue…” ripeté rimarcando con enfasi il termine finale.

Haruka aveva già capito tutto, da quel suo semplice sguardo, come sempre. In fondo non si stupì quando gli comunicarono che Juri sarebbe toccata a lui.

Loro padre sapeva bene che l’affetto sincero che provava per la sorella si era trasformato col tempo in ossessione morbosa, portandolo alla pazzia.

Il caro fratellino invece amava con innocenza e sincerità, senza follia, la sorellina.

Mentre lui aveva in qualche modo collegato quella vecchia filastrocca a lei, considerandola lo strumento per continuare nella sua lotta e, sapere che gli era stata portata via, l’aveva solo innervosito, portandolo ad un inevitabile morte.

“Il ginepro…” ripeté cocciuto, immaginandosela di nuovo seduta e accaldata sotto quella pianta.

Poi socchiuse gli occhi, affaticato, tornando ad osservare la ferita sanguinante.

Si doveva arrendere e basta… doveva fare solo quello… in fondo non era una cosa così difficile per i codardi psicopatici come lui.

Ripose la foto al suo posto, scorrendo con lo sguardo le altre e infine lanciò un’ultima occhiata all’intera stanza.

“Riesco ancora a sentire il tuo odore… Juri…”

E insieme a lui, anche il vecchio albero di ginepro appassito, si dissolse in un pioggerellina brillante.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Questa storia è stata scritta per un contest che non ha ancora visto la conclusione, né ha speranze di continuare. Quindi, dopo mesi e mesi di attesa, ho deciso di pubblicare comunque la fanfic, che mi aveva impegnato molto e a cui sono tutt’ora molto affezionata.

Voglio solo dire che mi dispiace, perché mi sarebbe piaciuto avere un commento in merito, quindi confido nei lettori e nella loro disponibilità se volessero solo farmi sapere cosa ne pensano.

Grazie grazie in anticipo. Un bacio. Meli_mao

   
 
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