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Autore: Malitia    20/04/2010    1 recensioni
Un'Anima, dopo aver vissuto l'ennesima morte del suo corpo, torna negli Inframondi. Qui sostano tutte le Anime prima di passare ad un'altra vita, e in questo luogo oscuro ed impalpabile l'Anima si scontra con il Nulla -entità potente e misteriosa- pregandolo, nonostante la maledizione che vige su tutte le Anime, di farla ritornare sulla Terra, l'ultimo dei tanti mondi che l'ha ospitata.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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new life Sono una cosa messa da parte…
Il vento brucia le mie labbra, il freddo punge la mia pelle…
Sembra che il mondo attorno voglia spingermi giù nel baratro.
Chi sono?
Perché non vedo luce?
E’ come guardare dentro una pozza d’acqua e vedere riflesso il nulla…
Tutto ciò che amo, che voglio, che sono, non esiste come non esisto io.
Io non ci sono per la vita, io non sono vita, sono morte e dannazione.
I miei occhi sono fuoco ghiacciato… Ciechi, non vedono. 
Non è solo luce, buio, ombra, sole, nero, bianco… E’ il sogno di un angelo con le ali spezzate.
Io so di essere come è la foglia secca dell’albero quando si stacca, so di non essere come il fantasma di un amore dimenticato.
Ricordi…
Ricordi e freddo, e ancora freddo.
Gocce di pioggia.
Che ci faccio qui?
A cercare, sperare, tentare…
Cos’è la speranza?
Occhi che guardano, scrutano, chiedono…
Ed io?
Io non so rispondere. Io non so parlare, non so comunicare.
Non ho corpo, non ho anima…
Il nulla mi appartiene ed io appartengo al nulla. 
Il nulla non è nulla.
Non esiste.
Ed io non esisto.
Vorrei sentire una carezza ma non posso…
Cos’era una carezza?
Questa parola… una voce, un viso…
Ancora sguardi.
Perché mi guardano tutti?
Voglio tenermi stretta me stessa. Me stessa…
Ancora freddo.
Se sento freddo ce l’avrò pur un corpo.
Esisterò in qualche modo, in qualche angolo, in qualche sogno… Nella percezione fine di un bambino.
Mi piacerebbe tenere la mano di qualcuno.
Ma le mie mani sono sporche di sangue. 
Il mio ventre gronda liquido scuro…
Un urlo.
Si sta spezzando.
Il mio sole si sta spezzando, precipita nel vuoto.
Vuoto, vuoto, vuoto…
Ma ci sono ancora io, c’è ancora questa illusione… C’è la follia, la gloria, il terrore. 
C’è il bisogno di te e il sapore delle lacrime.
Poi di nuovo nulla.
La vita nel grembo della morte.
Solo giorni senza inizio e il corpo freddo di un’anima.




Vidi il Nulla, ancora una volta, e non me ne stupii…
Lo riconoscevo ormai dalla sua impalpabilità, dalla leggerezza del suo profumo, dal vile fischio di sottofondo che mi assordava.
Non è una cosa spiacevole, anzi. E’ inesistenza pura. E’ la cosa più auspicabile che esista. Ma non è la voglia di esistere che mi spinge a parlarne così.
Non confondete nulla e morte.
La morte c’è, è pesante, dolce come fiele e suadente.
Il Nulla non è freddo, non è caldo, né amaro, né vivo.
Una cosa fantastica.
Il Nulla mi chiamò, ed io andai da lui.
Non lo vedevo, mi trovavo in una bolla di sapone.
La solita.
- Sei morta ancora una volta, Anima- mi disse.
Non parlava, il Nulla, ma si faceva capire.
- Me ne sono accorta…- risposi ironica. Ma il Nulla non è un tipo divertente.
- A cosa ha condotto il tuo recente viaggio?-.
Riflettei. 
Avvertivo il vermiglio colore del dolore.
Mi sforzai di più.
Immagini sfocate…
Tentai di afferrare qualcosa che non esisteva.
- Non ricordo- ammisi.
- Bene-.
Il Nulla sembrava soddisfatto.
- Vige ancora la mia maledizione?-.
- La tua maledizione, Anima… Presumo di si-. 
Il Nulla sembrava incerto. Ma era solo una mia impressione. Era un bravo attore.
- Sei tu che decidi, Nulla- controbattei.
- Io non sono il tutto, Anima… Esistono leggi più antiche e potenti del Nulla stesso-.
Esistevano, ma tuttavia lui era il Nulla. Dal Nulla nascevano le cose, e nel Nulla morivano. Era la culla e la tomba di molti segreti.
Cose che non era concesso sapere a nessuno.
- Verrà il tempo in cui sarà rimossa?- cercai di chiedere.
- Sei spezzata, Anima. Credi riuscirai mai a risanarti?-.
Se avessi avuto lacrime le avrei piante tutte.
- E’ dall’inizio dei tempi che provo, ma…-.
- Dipende tutto da te, Anima- mi interruppe.
- Potrei non riuscire mai…-.
Volevo ricompormi con tutto il mio essere. Ma sapeva benissimo che non potevo. 
Mi stava prendendo in giro.
- I mondi sono grandi, di certo è un’impresa difficile. Hai tutta l’eternità davanti a te-.
- Ma…-.
Il Nulla fu implacabile.
- Io non posso, mi dispiace-.
Il Nulla non si dispiaceva.
- Non posso con te, come non posso con le tue sorelle- continuò.- E’ la vostra punizione-.
- Ci siamo solo perse…- tentai di difendermi.
- E’ stata un’azione volontaria, Anima. Credi che donare la propria Luce sia un gesto accidentale? -.
Il Nulla sapeva tutto, ma non conosceva niente.
Ci giudicava.
Era povero.
Io ero solo un’Anima, ma ero molto di più.
Io pulsavo, soffrivo… Io amavo.
Il Nulla non provava gioia o dolore. I suoi giudizi erano giusti, ma incomprensibili.
Almeno per noi Anime. 
Non avrebbe potuto capire, tuttavia ci provai…
- Noi… La nostra Luce doveva essere donata… Non hai mai amato, Nulla?-.
- L’amore è un sentimento pericoloso, Anima. Vedi in che stato vi siete ridotte. In giro per l’universo a cercare la vostra metà. Siete sole, impaurite, e vagherete in eterno. In eterno cercherete ciò che vi manca e non ricorderete mai di averla trovato, sempre ammesso che lo troviate. L’infelicità è la vostra condanna-.
Lo sapevo, lo sapevo a memoria. Da quando, in un tempo non misurabile, si era reso necessario dimezzare il numero delle Anime diventato eccessivo, vagavo per i mondi alla ricerca della mia Luce e della mia gemella. Molte di noi avevano preso la disperata decisione di donare parte della nostra essenza ad un’altra Anima in modo che conservasse la sua immortalità e non potesse essere eliminata. Un gesto molto azzardato. 
Non l’ho più rivista, la mia metà.
O per lo meno, non me lo ricordo.
Il Nulla, tuttavia, non mi aveva risposto. Non capivo nemmeno perché gli avevo posto quella domanda, conoscendo già la risposta. Forse volevo soltanto trattenermi ancora un po’ negli Inframondi. Volevo ricordare ancora di essere un’ Anima, prima di essere spedita chissà dove e ricominciare la mia infinita ricerca. 
- Potrei tornare nel luogo da cui sono venuta questa volta, Nulla?- provai. 
Il Nulla si fece silenzioso. Non sapevo perché mi ostinavo a cercare di interloquire con lui. Ero sempre la solita testarda. 
Non era uno che si faceva commuovere. Era un tipo che faceva il suo lavoro. Punto. 
- Per quale motivo, Anima? Non ricordi nulla della tua ultima vita, vero?-.
Il Nulla si accigliò, o almeno credo che lo avrebbe fatto se lo avessi visto.
- No, niente-, risposi.
Non sapevo trovare una giustificazione nemmeno alla mia strana richiesta. Non erano concetti facili da spiegare. Solo sensazioni.
- Vorrei sentirmi a casa-, disse alla fine.
Il Nulla si lasciò sfuggire un sogghigno.
- E cosa ne sai tu, di cosa voglia dire “casa”?-.
Aveva ragione. Ne avevo viste tante di case, e nessuna di quelle mi apparteneva.
Nessun luogo, nessun corpo, nessuna vita erano davvero miei. Non avevo diritto di proprietà. Ero in balìa di me stessa e dell’intero universo. 
E del Nulla. 
Bell’affare.
- Vorrei tentare di nuovo. Per favore-.
Qualcosa mi diceva che avrei potuto vivere davvero, al di là dei miei ricordi. Volevo tornare lì. Non sapevo che posto fosse, non ricordavo, ma volevo disperatamente tornare. 
- Quando morirai nuovamente non ricorderai comunque-, puntualizzò il Nulla. Forse voleva rassicurare se stesso e chiarirsi che non ci sarebbero state via di fuga per me.
Ma dimentico spesso che il Nulla è perfetto. Le mie congetture valevano zero.
- Ti sia concesso, Anima. Tornerai sulla Terra, vivrai abbastanza a lungo per conoscere dolore, tristezza, solitudine e caos. Poi morirai-.
Tutto ad un tratto non mi sembrò più una belle prospettiva. Ma ormai era fatta, lo spiraglio luminoso si stava aprendo davanti a me e mi chiamava.
- Buona fortuna-, aggiunse il Nulla.
Per un attimo lo detestai con tutta me stessa, ma non ebbi molto tempo per pensare. 
Stavo rinascendo un’altra volta.
  
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