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Autore: Zils    20/04/2010    1 recensioni
Tu, un'estranea. Tu, che cammini poco distante da me. Una perfetta sconosciuta. Mi passi davanti, non mi guardi nemmeno. Sei consapevole della mia presenza. Sei consapevole del mio sguardo posato su di te. Ma non te ne curi, fai finta di niente, e ti allontani. Tu, una sconosciuta. Quella sconosciuta che conosco tanto bene. Quella sconosciuta per cui ho provato un affetto immenso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cette inconnue-là est mon amie
Cette inconnue-là est mon amie





Tu, un'estranea. Tu, che cammini poco distante da me. Una perfetta sconosciuta. Mi passi davanti, non mi guardi nemmeno. Sei consapevole della mia presenza. Sei consapevole del mio sguardo posato su di te. Ma non te ne curi, fai finta di niente, e ti allontani.
E io continuo a scrutarti. Le guance rosee, di un colorito poco naturale. Gli occhi truccati pesantemente. Sbatti frequentemente le ciglia allungate da un costoso mascara. Minigonna corta. Le gambe slanciate da scarpe nere dal tacco alto. Hai quindici anni, e ti senti come una modella. Scambi ripetutamente i corridoi scolastici per una passerella.
Continuo a fissarti finchè non sparisci dietro la porta della tua classe.
Tu, una sconosciuta. Quella sconosciuta che conosco tanto bene. Quella sconosciuta per cui ho provato un affetto immenso.


Piango, ma tu mi sei vicina. Mi avvolgi con le tue braccia, e in pochi secondi metti tutto ciò che hai da darmi in quella breve stretta. Attendi paziente che mi calmi. Mi conosci, e sai che non ci vorrà molto. Sai perfettamente quanto detesti mostrare quelle mie lacrime rivelatrici. Le asciugo goffamente. Mi sento tremendamente stupida. Tu mi guardi attentamente. Sai cosa mi turba. Quegli stupidi complessi d'inferiorità, quell'assurda mancata accettazione di me stessa, dati da quell'insicurezza che, per quanto mi sforzi, non riesco a scrollarmi di dosso.
« Clà, sei perfetta così come sei ».
Rivolgo gli occhi rossi a te. Sorridi. Io faccio lo stesso.
Quel sorriso illumina il tuo viso da bambina. Quel viso delicato e pulito, l'emblema della semplicità e della purezza.
Quel sorriso illumina quella sera buia, perchè dimostrazione di un affetto tangibile, un affetto reciproco e tanto sincero da sembrare indistruttibile.


Ti vedo spesso. Sei piena di te, padrona di un'autostima non indifferente. Un'autostima che tenti di nascondere dietro due occhioni dolci. Ma è una dolcezza fasulla.
Vedo la tua mano intrecciarsi facilmente, ogni giorno a una diversa.
Cambi i ragazzi come fossero capi d'abbigliamento, con una frequenza impressionante.
Li prendi e li rimolli, come fa una bambina viziata con i giocattoli.


« Non me la sento. Non voglio farti un torto ». So che sei sincera. I tuoi occhi luccicano più del solito, vedo in essi una paura irrazionale di farmi del male.
Mi sforzo di sorridere. Ordino i miei pensieri e mi preparo mentalmente a farti quel discorso preparato da tempo. Perchè ho sempre saputo che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi.
« Ila, ascoltami bene. Non mi fai alcun torto. A lui interessi tu, non io. Dato che io non ho possibilità, ma tu sì, perchè non fare in modo che almeno tu sia felice? Non fare la bambina, vai da lui. Guarda, ti sta aspettando ».
Volgi immediatamente lo sguardo. I tuoi occhi incontrano i suoi, e le tue guance si fanno improvvisamente rosee.
Nicola è con lui. Mi fa l'occhiolino, complice. E finalmente ti muovi verso di lui. A passi incerti, un poco tremanti. Sul viso una smorfia di imbarazzo misto a senso di colpa, che, quando arrivi a destinazione, si tramuta miracolosamente in un ampio sorriso.
Nicola si avvicina a me. Mi sta accanto. Osserviamo insieme lui e lei, che scherzano insieme. Il mio complice osserva quella ragazzina mora e carina nello stesso modo in cui io osservo quel ragazzino biondo e dagli occhi verdi accanto a lei.
Quella ragazzina per cui ha sempre provato più di semplice affetto. Ma, come me, ha deciso di lasciar perdere per uno scopo immensamente più grande: amicizia.


Ti vedo piangere.
Disperata, ti sfoghi con loro. Le tue amiche. I tuoi "amori". Le tue "ciccine". Così è che vi chiamate a vicenda. Ti stanno vicine, ti circondano, come a nascondere la tua debolezza al mondo esterno. Un mondo troppo estraneo a voi, così compatte e unite.
Nonostante la barriera, ti vedo. Mi chiedo cosa ti faccia male, adesso. Me lo chiedo ma non so rispondermi, perchè non ti conosco più.
Mi rendo conto che poche volte ho asciugato le tue lacrime. Il più delle volte ho impedito che le versassi.
Non ricordo i tuoi pianti, ma solo i tuoi sorrisi. Eri sempre pronta a riempirmi di quella risata dolce e spensierata, una risata che non sento da anni ormai.


Il sole splende alto nel cielo. I suoi raggi picchiano sulla nostra pelle abbronzata, rendendola ancora più scura.
Nell'aria risuonano le risate, le urla, gli schiamazzi allegri di un pomeriggio estivo. Un pomeriggio tra amiche.
E tu sei accanto a me. Disputiamo una partita a quattro di racchettoni.
« Mia » urlo. Mi lancio a prendere la pallina. Forse troppo vicina a te. Colpisco. Bastano pochi secondi per rendermi conto che cosa.
Non la pallina. Ma la tua testa.
Tu intanto ti sei buttata a terra, le mani sul capo. Accorrono tutte, e io mi inginocchio accanto a te, piagnucolando. Ti chiedo continuamente come stai, senza ricevere alcuna risposta. Rimani immobile, il viso nascosto dalle ginocchia.
E all'improvviso sento la tua voce. La scambio per un pianto. Incomincio a piangere anch'io.
Ma tu alzi la testa, e capisco l'errore: stai ridendo. Ridi a crepapelle, sebbene gli occhi luccichino dal dolore. E io rimango lì, a fissarti con aria ebete, le lacrime che mi rigano il viso.
Per tutta la serata non smetto di chiederti continuamente scusa. E tu, in risposta, riprendi improvvisamente a ridere non appena il ricordo dell'incidente ti riattraversa la mente.


Tu, estranea. Sei una sconosciuta ormai.
Siamo ancora così dannatamente vicine. Le nostre abitazioni distano di poche centinaia di metri. Le nostre voci si sovrappongono continuamente.
La mattina, stiamo sotto lo stesso tetto. Se striscio la sedia al pavimento, puoi sentirne il rumore dal piano di sotto.
Le nostre strade si incontrano innumerevoli volte. Ma non siamo mai abbastanza vicine. Tutto ciò che esisteva tra di noi è svanito.
Che ne è stato della ragazza semplice, dolce, solare? Non la trovo più. Ha lasciato posto a una persona frivola e superba. Una persona con cui non ho nulla a che fare.
Mi chiedo perchè le persone cambiano così drasticamente. Non ne ho idea. Probabilmente anche io sono cambiata. E neanche tu mi conosci più.
Siamo perfette estranee. Eppure tu, estranea, muovi ancora qualcosa dentro me. Forse è nostalgia. Nostalgia di un'amicizia esistita, a cui ho dato tanto e da cui ho ricevuto altrettanto.
Ti vedo circondata da amici, tanti, troppi. Ma nessuno proverà mai lo stesso affetto che ho provato io per te. Forse non è vero, ma mi piace pensare che sia così.
Quella sconosciuta è mia amica.
Cette inconnue-là est mon amie.










  
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