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Autore: Damia    21/04/2010    9 recensioni
A volte nella vita si rivedono le proprie convinzioni.
Ora è Harry a farlo, complice Hermione ed un po' di cioccolata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Se la vita fosse un film'
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Che dire? Nasce dal titolo e dalla fine. Quindi grazie a Billy Wilder.

E nonostante sia troppo sdolcinata per lei, Sirius_Black me l'ha betata lo stesso. Grazie cherié

 

Grimmauld Place non era mai stata così affollata. Ora che i membri dell’Ordine non dovevano più nascondersi, c’era un via vai costante. Voldemort poteva anche essere stato sconfitto, ma lo stesso non si poteva certo dire per i suoi seguaci che ancora si aggiravano per il Mondo Magico a diffondere terrore. E come se non bastassero loro e gli Auror, quella casa era divenuta il rifugio per tutti i traditori di Voldemort.

 

Harry ormai era rassegnato. Casa sua Sembrava esser diventata la Sala Comune dei Serpeverde. Dovunque si voltasse c’era un esponente di quella casa. Il che, in linea di massima, era abbastanza sopportabile; da quando la guerra era finita erano tornati ad essere solo ragazzi. Un po’ egoisti magari, non particolarmente espansivi forse, ma semplici ragazzi che si erano trovati, chi più chi meno, coinvolti in faccende più grandi loro. Come Harry. Lui non aveva mai davvero scelto la sua strada. C’era sempre stato qualcun altro a segnare il suo destino. Prima Voldemort, poi Silente, Piton, l’Ordine stesso.

 

Quando la guerra finì, un sacco di quei ragazzi si ritrovarono ad essere senza casa: per aver combattuto contro i loro genitori o non aver combattuto dalla loro parte. Per i Mangiamorte ancora in circolazione non faceva differenza. Erano traditori del loro stesso sangue e li avrebbero uccisi. Per questo si trovavano sotto la protezione dell’Ordine.

 

Ma tra tutti ce n’era uno che non avrebbe mai tollerato.

Draco Malfoy.

 

Non che lo odiasse, ma continuava a dargli sui nervi. Non riusciva a staccare lo sguardo da lui. Doveva tenerlo d’occhio, anche se non avrebbe mai fatto del male ai suoi ex compagni, era ancora un Serpeverde subdolo e attaccabrighe. Con lui ovviamente, non con gli altri.

 

Ogni occasione era quella buona per litigare, fare a botte, fargli qualche scherzo maldestro. Era solo a causa del suo atteggiamento, si diceva, che non appena entrava in una stanza individuava subito la testa bionda, che spiccava tra gli altri.

Ed era unicamente per stare attento a cosa confabulava, che tendeva l’orecchio quando sentiva la sua voce.

Solo per essere sicuro che non stia tramando niente, ripeteva tra se Harry.

 

Le giornate scorrevano inesorabilmente sempre uguali. Processi, riunioni, nuovi arrivi.

In un pomeriggio primaverile arrivò inaspettatamente una tregua. Harry entrò nel salone, come sempre osservando i gruppi di ragazzi che vi passavano il tempo. Dopo un’occhiata indagatrice andò a sedersi sul divano, a fianco ad Hermione.

Ron e Neville stavano facendo una partita a scacchi. Oddio…facevano era un termine eccessivo. Forse era meglio dire che Ron stava distruggendo Neville a scacchi.

Sbuffò impaziente, facendo alzare lo sguardo di Hermione dal suo immancabile libro.

“Dovresti provarci una volta, sai?” Hermione quasi sussurrò, ancora evidentemente presa dalla sua lettura.

“A fare che?”

“A parlarci, a parlarci sul serio dico. Sa essere….stimolante quando vuole.” Hermione, con un sorrisetto saputo, a quel punto concentrò la sua attenzione sullo sguardo di uno stranito Harry.

“Non capisco di chi parli.” Harry sapeva benissimo che il suo tono non era per nulla tanto convincente quanto avrebbe voluto.

“Dai Harry, per chi mi hai preso? Ti conosco da sette anni. E sai BENISSIMO di chi parlo. Forse non te ne sei ancora accorto, ma hai un’ossessione per qualcuno. E non mi pare sia necessario ‘tenerlo d’occhio’, no? Eppure è sempre la prima persona che cerchi quando entri in una stanza.” Hermione assottigliò gli occhi e guardò Harry di traverso, cercando di capire se la frecciatina era andata a segno.

Harry ebbe una reazione inaspettata, per lui. Arrossì.

Colpito e affondato.

“Non è come credi!” sbottò. “E’ che non so cosa vuole combinare. Lo so che trama qualcosa. Non è possibile che”

Hermione lo interruppe al volo.

“Cosa non è possibile? Che Draco davvero abbia cambiato fazione? Che non abbia mai voluto diventare un Mangiamorte? Che se ne stia chiuso qui dentro, con suo padre ad Azkaban? O che tu sia interessato a lui?” Ormai il sorriso non era più saputo, era malizioso.

 

Che Hermione fosse intelligente, Harry non l’aveva mai messo in dubbio. Che capisse le cose prima di lui, nemmeno.

Non che fosse d’accordo con lei ovviamente, ma un minimo dubbio cominciò a farsi strada.

Perché c’era qualcosa di vero in quello che aveva detto Hermione. Draco era sempre la prima persona che cercava in una stanza. La sua presenza o la sua voce. E saperlo vicino a lui lo aveva sempre tranquillizzato. Fino ad ora, aveva però sempre giustificato il suo atteggiamento con il ‘tenerlo sotto controllo’. Ma era anche vero che dopo mesi passati a Grimmauld Place, Draco non aveva fatto nemmeno un passo falso. Oh era sempre lo stesso Draco Malfoy di prima, non era certo diventato un piccolo Grifondoro. Ma le battute che faceva, non erano più intrise di cattiveria con l’intento di ferire. E gli scherzi, erano quasi divertenti. Si era alleato con Seamus ed i gemelli e tutti nella casa ne pagavano le conseguenze. L’aveva persino trovato con Ron un paio di volte mentre giocavano a scacchi. Era l’unico a poter realmente competere col suo vecchio amico.

 

E si sa quando il dubbio mette le radici, i Grifondoro vanno fino in fondo.

“Cos’è che sta facendo Draco?” chiese, insospettito dalla visione del ragazzo biondo che armeggiava in cucina.

“Sta fondendo del cioccolato, Harry,” disse Blaise, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

Lo sguardo di Harry saettò tra i due Serpeverde.

“Il cioccolato. Sciolto. Caldo?” disse, giusto per esserne certo.

“A QUALCUNO piace caldo.” Blaise ridacchiò, guardando di sottecchi Draco, che era troppo impegnato per accorgersi della presenza di Harry.

Rimase appoggiato allo stipite della porta, osservando Draco che controllava la sua ‘opera’. Lo vide prendere un cucchiaio di legno, immergerlo nella cioccolata e porgerlo a Blaise.

Seguì il movimento delle mani del Serpeverde portare il mestolo alla bocca dell’amico con una confidenza a lui sconosciuta. Uno sbaffo di cioccolata rimase sulle labbra di Blaise.

“Riesci a sporcarti di cioccolata come un bambino Blaise!” ridendo gli portò una mano verso la bocca, per pulire con le dita la goccia che si era formata.

Harry si sentì travolgere. Quella risata gli sembrò quasi musica ma quel gesto innocente e amichevole gli aveva fatto provare qualcosa di spiacevole allo stomaco. L’aveva profondamente irritato.

 

E perché poi dovrebbe irritarmi. Sono amici da tanti anni. Come io e Ron, no?

 

Ma persino lui ormai sapeva che almeno verso se stesso doveva essere sincero.

 

Perché avrei voluto che lo facesse con me.

 

“Draco, ti va di uscire con me?” Le parole uscirono prima ancora che Harry le avesse pensate.  Si maledì da solo per la tempistica e la scelta delle parole.

 

Draco si girò lentamente verso di lui. Non lo trafisse con lo sguardo come temeva. Blaise stava ridacchiando, ma la reazione di Draco era indecifrabile.

Sembrava….sorpreso.

 

“Io e te, intendi dire?”

“Beh si, visto che fuori è una bella giornata e tutto sembra tranquillo, pensavo che magari ti andava di farmi compagnia e magari fare due chiacchiere.” Era nervoso, e sapeva di darlo a vedere. Non riusciva ad evitare di mordersi il labbro.

Per quella che gli sembrò un’eternità, Draco rimase a fissarlo. Non disse nulla. Lo guardava e basta. Finché Blaise non gli dette una gomitata.

“Draco, non restare lì imbambolato. Va a farti un giro.” Harry ebbe la sensazione che Blaise stesse sogghignando.

“Non ero imbambolato. Stavo solo cercando di capire sotto quale incantesimo è caduto Potter.” Si sforzò di trovare una risposta, ma soprattutto di non chiamarlo Harry.  Da troppo tempo voleva avvicinarsi a lui, ma le vecchie abitudini e soprattutto la paura di un altro rifiuto l’avevano bloccato dal fare qualsiasi tentativo.

“Nessun incantesimo, nessuna maledizione. Mi andava di parlare un po’ con te.” Harry osò persino un timido sorriso.

Un’altra gomitata nel fianco di Draco.

“Blaise finiscila di cercare di rompermi le costole, o ti farò vedere come ci si riesce!”

Draco tornò a fissare gli occhi verdi di Harry. La tentazione di vedere quello che stava pensando era fortissima, ma avrebbe rischiato di rovinare forse l’unica occasione che il destino gli stava concedendo.

Ignorando il suo istinto di autoconservazione, decise di cogliere al volo quell’opportunità.

“Va bene, andiamo.” Poche parole, senza inflessioni. Ma Blaise sapeva riconoscere l’ansia nel suo ex compagno di stanza.

 

Il sole primaverile riscaldava appena l’aria. Il giardino era in piena fioritura, Neville passava le sue giornate a curare ogni singolo ramoscello piantato in terra. L’effetto era strabiliante, sembrava un paesaggio uscito da una cartolina illustrata.

Harry camminava un passo davanti a Draco, in quel momento non sapeva cosa dirgli e soprattutto non riusciva a guardarlo negli occhi.

Si diresse verso la sedia a dondolo.

Draco lo seguì circospetto. Ancora non aveva capito cosa doveva aspettarsi, e per lui l’ignoto era sempre qualcosa da cui stare in guardia. Harry si sedette e gli fece cenno con la mano di accomodarsi accanto.

Con la sua innata grazia, Draco si sistemò sui cuscini vicino ad Harry e piegò leggermente la testa puntando i suoi occhi in quelli verdi di fronte a lui.

“Di cosa volevi parlare?” chiese, cercando di apparire sicuro di sé, ma non sfrontato.

Harry sospirò. “Non lo so a dire il vero. Non so nemmeno io perché ti ho chiesto di farmi compagnia.”

Un’ombra di delusione attraversò velocemente il viso di Draco, prima che indossasse di nuovo la maschera.

“Beh allora direi che la mia presenza non è necessaria.” Fece per alzarsi, ma una mano lo fermò.

“No, rimani. Non volevo dire questo. E’ che è difficile. Cioè, lo so che sei intelligente e divertente quando vuoi. E’ che vorrei che tu lo fossi anche con me. Solo per me. Ti ho osservato sai? Ho visto come sei, quando entri in una stanza tutti si fermano un attimo a guardarti. Eppure ti conoscono, non sei uno sconosciuto da studiare. Ma sei così bello che non si riesce ad evitare di guardarti un attimo.”

Harry si fermò. Bello. Aveva appena detto a Draco che era bello. Ed era vero, si rese conto. Si accorse che l’aveva sempre pensato. Intelligente, divertente, bello, aggiunse anche affascinante alla lista. Registrò appena che nel suo sproloquio gli aveva confessato di volerlo per sé.

Abbassò lo sguardo. Ora si era decisamente esposto. Se Draco avesse voluto prendersi gioco di lui, gli aveva appena fornito una lunga lista di motivi.

“Harry.” Draco usò un tono gentile per pronunciare il suo nome.

“Harry guardami.”

Harry alzò piano lo sguardo fino ad incontrare gli occhi grigi del Serpeverde.

 

Draco aveva sperato in quelle parole un numero ormai imprecisato di volte. Ma doveva essere sicuro di aver capito bene. Il passato tra loro era costellato da troppa animosità per ignorarla.

 

“Harry, di cosa stiamo parlando esattamente?” Doveva prenderla alla larga. Non era sicuro che il Grifondoro si stesse davvero rendendo conto né di quello che aveva appena detto e tanto meno di quello che sembrava sottinteso. Doveva arrivarci da solo.

 

Harry si passò una mano tra i capelli.

“E’ così assurdo se ti dico che non ho idea di quello che sto facendo? Fino a qualche giorno fa eri il solito Malfoy. Ma poi ho cominciato a pensarci su…”

Draco non resistette e con un ghigno sarcastico lo interruppe.

“TU hai pensato? Da solo?”

 

“Uh, beh, si. Più o meno. Un po’. Uff, va bene, diciamo che Hermione mi ha dato un suggerimento…va meglio?”

 

“Quella piccola mezzosangue…” Draco ridacchiò mentre usava quel vecchio appellativo, ma il suo tono era quasi dolce. Come se fosse diventato un nomignolo affettuoso, piuttosto che un’offesa.

Harry lo fissò stranito, indeciso se essere curioso o infastidito.

“Harry, per quanto ti sembri strano, io e Hermione ci siamo avvicinati. E’ stata forse la prima Grifondoro a darmi il beneficio del dubbio. E devo ammettere che è davvero una ragazza estremamente perspicace. Anche troppo a volte.”

 

“Già, proprio lei. In ogni caso, mi ha fatto riflettere. E oggi, quando ti ho visto con Blaise, ho capito.”

 

“Cosa hai capito?” Draco stava fremendo, ma mantenne la compostezza Malfoy. Ci provò per lo meno, visto che le sue mani non smettevano di torturarsi.

 

Harry tentennò. Prendere o lasciare.

 

Cominciò piano, sottovoce. “Ho capito che cerco sempre la tua presenza, che ho bisogno di sapere cosa fai e con chi sei. Io voglio conoscerti, voglio sapere chi sei realmente, perché so che tu non sei più quel bastardo che eri a scuola. Sei qualcun altro…qualcuno che vorrei imboccasse me con la cioccolata e non Blaise.” Nonostante cercasse di stare calmo, finì la frase quasi urlando, il cuore che batteva nel petto quasi impazzito.

 

Si fermò di botto, in attesa di una qualsiasi reazione da parte di Draco.

 

Draco fece un respiro profondo. Una parte di lui stava gioendo senza sosta, ma c’era ancora il suo lato Serpeverde da domare. Avrebbe potuto tranquillamente ignorarlo per un po’, ma sapeva che il dubbio l’avrebbe tormentato a vita. E non era quello il modo di vivere che voleva seguire. Non di certo quello per cui aveva tradito suo padre e combattuto dalla parte opposta.

Hermione lo sapeva, l’aveva capito quando ne avevano parlato. Era così difficile affrontare quelle scelte sbagliate per lui, che aveva evitato di avvicinarsi ad Harry. Non avrebbe sopportato il suo rifiuto. Soprattutto visto che anche lui, nei panni di Harry, si sarebbe rifiutato. Il suo marchio era sempre presente sul suo avambraccio, per ricordargli quanto era stato stupido, immaturo, e pericolosamente vicino a perdere se stesso.

 

“Harry sei sicuro di volere stare con me? Sono un ex Mangiamorte, ricordi? Ho cercato di farti fuori non so neanche più quante volte!”

 

Il Grifondoro che era in lui prese coraggio.

Harry gli si avvicinò, gli prese il viso tra le mani e lo guardò fisso negli occhi.

“Nessuno è perfetto.”

 

Questa è la storia numero: 1 della serie "Se la vita fosse un film". Si tratta di 3 shot, una piccola long da 3 capitoli e un Missing Moment. Le trovate tutte qui: http://www.efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=737&i=1

   
 
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