Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Mario    18/08/2005    5 recensioni
Bhè... è il mio primo capitolo, della mia prima storia... vedete un po voi.. non ho pretese e non mi aspetto innumerevoli lodi... però l'ho publicata sotto consiglio... io di solito scrivo solo per me... però se vi piacerà mi farà piacere... Premetto che è una storia di fantasia senza riferimenti a fatti e persone realmente accaduti ( appearte il protagonista per la cui descrizione mi sn ispirato ad una persona ) comunque... se vi va leggette e commentate! Ciao a tutti
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 : L’immane bellezza

Capitolo 1 : L’immane bellezza

 

Quando Gherrard si voltò un dolore lancinante gli investi il petto.

Non poteva essere, lui l'oscuro Gherrard, colui che si prendeva gioco anche dei demoni ora era stato ferito mortalmente.

Lentamente sentì la sua vita uscire dal suo corpo sino a che una stanchezza insopportabile lo colse.

Gli occhi chiedevano di chiudersi a tutti i costi, sapeva di dover resistere a quella richiesta.

La forza nelle gambe gli venne meno.

I muscoli cedettero come se ormai l'imponente mole fosse divenuta cento volte più pesante.

 

Cadde.

 

Gli occhi alla fine si chiusero e lui non sentì più dolore.

 

Era strano, una strana sensazione di piacere e benessere ora gli cingeva la testa. Ora poteva sentire di nuovo la forza impossessarsi del suo corpo.

I muscoli delle gambe che prima erano ceduti come creta sotto la pesante mole di un bue ora erano diventati forti come non mai.

Neanche il più veloce degli uomini avrebbe potuto competere con la sua nuova muscolatura.

La stessa cosa valeva anche per le braccia, gli sembrava di poter romper un cranio con la sola pressione della mano, e ne era estasiato.

Riaprì gli occhi per poter uccidere chi aveva osato ferirlo

 

Buio

 

Gli occhi non scorsero nulla, il panico si impossesso di lui, era forse divenuto ceco? No era sicuro di non aver ricevuto colpi al volto, provò ad alzarsi.

 

Gherrard il terribile, l'uomo capace di uccidere persino i demoni........ “ la voce fece una breve pausa “Quale onore per l'inferno ospitare una simile celebrità”

Gherrard da prima non prestò attenzione al significato delle parole ma fece attenzione più tosto al timbro di voce: era calmo quasi annoiato e soprattutto terribilmente sarcastico, questo Gherrard non poteva accettarlo, fece per voltarsi, dato che la voce proveniva dalle sue spalle.

Fu in quell'istante che percepì cosa la voce gli aveva detto, parlava di inferno che fosse morto veramente?!

 

Scacciò subito quell'idea dalla sua mente non poteva essere veramente morto, si sentiva troppo bene e troppo forte perché potesse essere morto, si ricordava ancora le leggende che narravano di indicibili sofferenze e inimmaginabili dolori, doveva sicuramente trovarsi sotto l'effetto di un qualche strano sortilegio lanciato da un mago.

“Maghi dici? No niente maghi te lo posso assicurare”

 

Quando si voltò vide una tenue luce che illuminava timidamente una porta di legno e acciaio. Nonostante fosse marcescente, il legno, non sembrava renderla debole”

 

“Entra pure” interloquì la voce.

 

Il guerriero ponderò un attimo la situazione; come poteva tirarsi indietro, le scelte erano solo due: o una vita camminando all'infinito nella più totale oscurità o la porta.

Al solo pensiero l'uomo rabbrividì.

I muscoli si tesero quasi a imporgli di non entrare, ma sapeva che quella era la sua unica possibilità.

 

Entrò

 

La vista di ciò che si celava dietro a quella vecchia porta sconcertò il guerriero.

Non aveva mai visto tanto sfarzo in vita sua.

Il contorno del soffitto era adornato da cornicioni scolpiti con motivi  floreali che si rincorrevano l'un l'altro.

La pianta circolare della sala era circondata da altissime colonne in stile corinzio che formavano un cerchio tanto grande che l'uomo immagino potesse contenere tutta la sua dimora, che nonostante tutto, era la più grande del suo villaggio.

Tutto era fatto in splendido alabastro nero.

Tra una colonna e l'altra, o riposte nelle apposite nicchie nelle pareti, si potevano scorgere statue raffiguranti creature di un immane bellezza impossibili da definire con le parole conosciute dal guerriero.

Tutte le bordature erano fatte in oro e platino, quasi a volere dimostrare che li dentro tali metalli venissero usati come se fossero comune ferro.

Il soffitto era dipinto con scene che raffiguravano creature alate combattere contro altre creature alate in una battaglia dalle epiche dimensioni.

Sembravano della stessa razza tranne per il fatto che alcune avevano le ali bianche, mentre altre le avevano nere, ma per il resto erano identiche.

Nonostante la battaglia sembrasse essere dura nessuno sforzo turbava i visi delle creature, e la sua attenzione fu presto catturata dall'immagine di due creature con dodici paia di ali che si scontravano, ma nessuno sembrava avere la meglio. L'uomo si chiese chi delle due creature l'avesse vinta.

 

“Entrambi” lo interruppe una voce.

 

Lo sguardo dell'uomo focalizzo il centro del salone.

Un immenso trono fatto sempre in alabastro nero ora si trovava al centro della stanza, che sembrò modesta a confronto di quella nuova struttura che si stagliava verso la cima della sala.

Tutto nero, era interrotto solo da linee di platino che formavano complicati intrecci che sembravano serpeggiare e prendere vita.

 

Un uomo sedeva su di esso.

Era biondo con i capelli tagliati corti ed era vestito con tessuti che mai aveva visto, in un modo che ai suoi occhi apparve ridicolo.

Come potevano difenderlo solo quei tessuti, che fossero magici?

L'uomo lo guardò.

Gherrard non riusci a sostenere lo sguardo per neanche un secondo.

Quegli occhi blu erano di un immane bellezza e da loro scaturiva una forza che il guerriero non pensava neanche potesse esistere.

 

“Quella dalle ali nere non è altro che la parte malvagia della creatura dalle ali bianche” riprese l'uomo sul trono

 

Non poteva essere il demonio penso Gherrard

 

“Demonio dici ?! Quello è uno dei tanti nomi che la gente mi dà; alcuni mi chiamano il signore di ogni male, altri Moredreth, alcuni addirittura il signore della putrefazione, ma in sostanza sono sempre io” l'uomo fece una pausa, per poi riprendere a parlare

 

“Quella battaglia che vedi lassù si svolse quando io mi divisi da Hilzadec la mia contro parte buona quella che tutti venerano. Tutti tranne ovviamente alcuni individui che adorano me sperando in un atto di clemenza da parte mia al momento della loro morte” fece una brevissima pausa e con una leggerezza soprannaturale disse “Illusi”

 

L'uomo rimase sbigottito e  paralizzato quelle parole gli suonavano nuove; con quale cattiveria poteva ignorare quelle persone che lo adoravano

 

“Nel modo opposto con cui Hilzadec li ama! Semplice no, dovresti capirlo anche te come concetto; ma lascia che ti apra la mante

 

L'uomo non osò proferire una parola di protesta.

 

“Ascolta bene le mie parole umano e considerale come un grande dono, poiché prima la conoscenza che prima ti era impedita ora ti sarà concessa in tutta la sua verità”

 

L'uomo cominciò a narrare

 

“Quando l' Essenza comparve per la prima volta su questa terra, tutto era buio e nulla era definito, decise allora di creare il mondo come tu oggi lo conosci.

Non ti mi soffermerò a spiegarti come fece a plasmare la terra, poiché usò poteri incomprensibili per la tua piccola mente.

Comunque, quando la terra fu formata e divisa dalle acque decise di creare le specie che l'avrebbero abitata: Elfi, Nani, Umani e tutte le altre razze che oggi gravano col loro peso su di essa.

Vi era una cosa però, che lo affliggeva nel profondo della sua immensa esistenza.

Non riusciva a trovare la misura per giudicare quelle creature.

Tutte avevano compiuto atti malvagi, e io, la parte malvagia di quel Dio, desideravo punirli, però queste punizioni erano frenate dalla mia controparte buona.

Da una parta l'essenza amava quelle creature, ma dall’altra sentiva di doverle punire per gli atti malvagi che esse compivano.

Quel Dio decise allora di dividersi per far si che la sua parte buona desse giudizio alle anime giuste, mentre la controparte malvagia si occupasse delle anime prave, così che tutte le anime fossero giudicate giustamente.

Nascemmo allora Io e Hilzadec.

Come puoi immaginare fra noi fu subito rivalità e opposizione come due magneti che si respingono.

Male contro Bene, per usare due termini a te comprensibili.

Fu allora che avvenne quella guerra”

 

Gherrard ritirò subito su lo sguardo per restare choccato nel vedere la stessa creatura dalle dodici paia di ali che era dipinta sul soffitto, essa però aveva la faccia coperta da un paio di ali.

Tentacoli di luce uscivano da quella creatura e un aura immensa la circondava.

 

“Quando l' Essenza si separò però non si separarono solo due masse, ma anche masse più piccole, propio come un vaso che cade e si frantuma lasciando a terra oltre che due grandi cocci dei detriti più piccoli; quei detriti sono quelli che voi esseri viventi chiamate demoni e angeli.

Quella battaglia durò per millenni celata ai vostri occhi a inimmaginabili poteri sinchè io e Hilzadec decidemmo di prendere dimora rispettivamente nel sottosuolo e tra i cieli.

Io mi sarei occupato delle anime prave e la mia controparte delle anime pie, come l'essenza aveva stabilito.

L'unica cosa che non avevamo calcolato erano i sentimenti; gia l'amore, l'odio, l'amicizia, la solitudine......al pronunciare l'ultimo nome si soffermò come a soppesare le sue parole “Quell' amore smisurato per le sue creature, aveva portato l' Essenza ad assorbirne le sensazioni che provavano, ripartendole quindi in parti uguali tra me e Hilzadec, c'erto in me prevale l'odio la cattiveria e così via mentre in Hilzadec prevale la benevolenza e la grazia, ma proviamo comunque dei sentimenti.....”

 

L'uomo si sentiva partecipe di tutto ciò.

Per quale motivo il Demonio lo stava mettendo a conoscenza di tutto ciò.

All' improvviso un idea gli balenò nella testa.

Cominciò a pensare che sicuramente sarebbe divenuto un araldo del male:

quale motivo avrebbe sennò avuto, il Demonio, di metterlo a conoscenza di tutto ciò? E poi c'era il fatto che ora si sentiva l'essere più forte della terra, doveva pure esserci un qualche motivo per cui lo aveva dotato di quella forza soprannaturale.

 

“Vieni qui Gherrard”Il Demonio pronunciò con una voce surreale e terrorizzante quelle parole

 

L'uomo non potè che ubbidire aspettando, che da un momento a l' altro sarebbe avvenuta la sua investitura ad araldo del male

 

L'uomo si avvicino.

Vide meglio le forme perfette di quella creatura, poi ad un certo punto la creatura scosto le ali dal volto.

 

Gherrard volo via molti metri più in la

 

“Illuso” proferì la creatura con una voce fatta da suoni che l'uomo mai aveva udito.

Gli era bastato mostrare il suo viso per scaraventarlo via, questo faceva sentire l'uomo niente altro che una nullità

 

“Vuoi sapere il motivo per cui ti ho fatto provare quei poteri? Solo per farti vedere quanto la tua vita e la tua forza siano stati invani ai nostri occhi!

Tu che ti vantavi di avere ucciso un demone, non ti eri reso conto che quella non era altro che una creatura delle tenebre, cadendo così nel mio sadico gioco di malvagità” la creatura rise facendo gelare il sangue a Gherrard che ora si sentiva trafitto da mille lame invisibili, e accecato dall' indescrivibile bellezza di quella creatura.

 

“Sai cosa ti aspetta stolto umano? La dannazzione eterna!

In eterno ti dispererai pensando alla mia immagine, e la consapevolezza di aver vissuto una vita inutile ti perseguiterà per sempre”

 

La creatura si voltò e Gherrard non ebbe neanche il tempo di respirare che vide due creature dalle ali nere portarlo a quella che sarebbe stata la sua eternità, la tortura perpetua.

 

“Questo è ciò che ti spetta per la vita di terrore che hai condotto in quelli che ti sembreranno pochi secondi in confronto all'eternità!”

 

Quello che ora Gherrard sapeva essere il Demonio scese dal trono per portarsi ad una porta, che a differenza di quella che aveva condotto il mortale dentro la stanza sembrava essere fatta di argento vivo.

 

La oltrepassò.

 

Un altra stanza ora si stagliava di fronte agli occhi blu del demonio.

 

Questa era ricoperta interamente da tendaggi viola scuro, e dello stesso colore erano i tappeti. Un grande specchio d'argento in stile gotico si stagliava  sulla parete.

 

La creatura si guardò allo specchio.

 

Immediatamente riassunse le sue forme umane.

Era vestito con un completo nero gessato ma non in maniera troppo evidente. La camicia era sfiancata hai lati, anche essa nera con un ricamo lungo la linea dei bottoni che alla luce sembrava muoversi e creare forme serpentine, la cravatta era in seta nera e le scarpe di cuoio e pelle erano dello stesso colore del resto dei vestiti.

 

“Allora avete deciso di andare, mio signore ?!” proruppe una voce

 

“Si, Dholeck voglio porre fine a questa sensazione di solitudine che mi pervade il cuore.

Nomino te come mio araldo, ti occuperai tu dell'abisso in mia assenza, non so ancora quando tornerò, da ora mi aggirerò tra i mortali con il nome di Fazer. la voce si interruppe un attimo

 

“Non cercarmi perché probabilmente non mi troverai, saprò io se sarà il caso di recarmi qui, ma sono sicuro che non ve ne sarà alcun bisogno, giusto Dholeck?” la voce si fece inquisitoria

 

“No mio signore, sono sicuro non ve ne sarà bisogno” disse la creatura dalle ali nere inginocchiandosi non appena il suo signore si voltò

 

“Bene” quelle furono le ultime parole del Demonio prima di scomparire, per finire chi sa dove sulla terra col nome di Fazer, in cerca di quello che oramai era inutile negare.

Oramai il sentimento di solitudine si era impossessato di lui, e doveva porvi rimedio, nel suo cuore non esisteva solo la malvagità, in parte aveva ereditato anche l'amore e il bene come Hilzadec aveva ereditato in parte l'odio ed il rancore.

 

Un sorriso gli apparve sul volto, un sorriso che per la prima volta era il sintomo della gioia.

 

 

 

 

  
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