Capitolo
1 : L’immane bellezza
Quando
Gherrard si voltò un dolore lancinante
gli investi il petto.
Non
poteva essere, lui l'oscuro Gherrard, colui che si prendeva gioco anche dei demoni ora era stato
ferito mortalmente.
Lentamente
sentì la sua vita uscire dal suo corpo sino a che una stanchezza insopportabile
lo colse.
Gli
occhi chiedevano di chiudersi a tutti i costi, sapeva
di dover resistere a quella richiesta.
La
forza nelle gambe gli venne meno.
I
muscoli cedettero come se ormai l'imponente mole fosse divenuta cento volte più pesante.
Cadde.
Gli
occhi alla fine si chiusero e lui non sentì più dolore.
Era strano, una strana sensazione di piacere e benessere ora
gli cingeva la testa. Ora poteva
sentire di nuovo la forza impossessarsi del suo corpo.
I
muscoli delle gambe che prima erano ceduti come creta sotto la pesante mole di
un bue ora erano diventati forti come non mai.
Neanche
il più veloce degli uomini avrebbe potuto competere con la sua nuova
muscolatura.
La
stessa cosa valeva anche per le braccia, gli sembrava di poter romper un cranio
con la sola pressione della mano, e ne era estasiato.
Riaprì
gli occhi per poter uccidere chi aveva osato ferirlo
Buio
Gli
occhi non scorsero nulla, il panico si impossesso di
lui, era forse divenuto ceco? No era sicuro di non
aver ricevuto colpi al volto, provò ad alzarsi.
“
Gherrard il terribile, l'uomo capace di uccidere
persino i demoni........ “ la voce fece una breve pausa “Quale onore per
l'inferno ospitare una simile celebrità”
Gherrard
da prima non prestò attenzione al significato delle parole ma fece attenzione
più tosto al timbro di voce: era calmo quasi annoiato e soprattutto
terribilmente sarcastico, questo Gherrard non poteva
accettarlo, fece per voltarsi, dato che la voce
proveniva dalle sue spalle.
Fu
in quell'istante che percepì cosa la voce gli aveva
detto, parlava di inferno che fosse morto veramente?!
Scacciò
subito quell'idea dalla sua mente non poteva essere
veramente morto, si sentiva troppo bene e troppo forte perché potesse essere
morto, si ricordava ancora le leggende che narravano di indicibili
sofferenze e inimmaginabili dolori, doveva sicuramente trovarsi sotto l'effetto
di un qualche strano sortilegio lanciato da un mago.
“Maghi
dici? No niente maghi te lo posso
assicurare”
Quando si voltò
vide una tenue luce che illuminava timidamente una porta di legno e acciaio. Nonostante fosse marcescente, il legno, non sembrava
renderla debole”
“Entra
pure” interloquì la voce.
Il
guerriero ponderò un attimo la situazione; come poteva tirarsi indietro, le
scelte erano solo due: o una vita camminando all'infinito nella più totale
oscurità o la porta.
Al
solo pensiero l'uomo rabbrividì.
I
muscoli si tesero quasi a imporgli di non entrare, ma
sapeva che quella era la sua unica possibilità.
Entrò
La
vista di ciò che si celava dietro a quella vecchia
porta sconcertò il guerriero.
Non
aveva mai visto tanto sfarzo in vita sua.
Il
contorno del soffitto era adornato da cornicioni scolpiti con motivi floreali che si rincorrevano l'un l'altro.
La
pianta circolare della sala era circondata da altissime colonne in stile
corinzio che formavano un cerchio tanto grande che l'uomo immagino
potesse contenere tutta la sua dimora, che nonostante tutto, era la più grande
del suo villaggio.
Tutto
era fatto in splendido alabastro nero.
Tra
una colonna e l'altra, o riposte nelle apposite
nicchie nelle pareti, si potevano scorgere statue raffiguranti creature di un
immane bellezza impossibili da definire con le parole conosciute dal guerriero.
Tutte
le bordature erano fatte in oro e platino, quasi a volere dimostrare che li dentro tali metalli venissero usati come se fossero
comune ferro.
Il
soffitto era dipinto con scene che raffiguravano creature alate combattere
contro altre creature alate in una battaglia dalle epiche dimensioni.
Sembravano
della stessa razza tranne per il fatto che alcune
avevano le ali bianche, mentre altre le avevano nere, ma per il resto erano
identiche.
Nonostante
la battaglia sembrasse essere dura nessuno sforzo
turbava i visi delle creature, e la sua attenzione fu presto catturata
dall'immagine di due creature con dodici paia di ali che si scontravano, ma
nessuno sembrava avere la meglio. L'uomo si chiese chi delle due creature l'avesse vinta.
“Entrambi”
lo interruppe una voce.
Lo
sguardo dell'uomo focalizzo il centro del salone.
Un
immenso trono fatto sempre in alabastro nero ora si trovava al centro della
stanza, che sembrò modesta a confronto di quella nuova struttura che si
stagliava verso la cima della sala.
Tutto
nero, era interrotto solo da linee di platino che formavano complicati intrecci
che sembravano serpeggiare e prendere vita.
Un
uomo sedeva su di esso.
Era
biondo con i capelli tagliati corti ed era vestito con tessuti che mai aveva
visto, in un modo che ai suoi occhi apparve ridicolo.
Come
potevano difenderlo solo quei tessuti, che fossero
magici?
L'uomo
lo guardò.
Gherrard
non riusci a sostenere lo sguardo per neanche un
secondo.
Quegli
occhi blu erano di un immane bellezza e da loro
scaturiva una forza che il guerriero non pensava neanche potesse esistere.
“Quella
dalle ali nere non è altro che la parte malvagia della creatura dalle ali
bianche” riprese l'uomo sul trono
Non
poteva essere il demonio penso Gherrard
“Demonio
dici ?! Quello è uno dei tanti nomi che la gente mi dà;
alcuni mi chiamano il signore di ogni male, altri Moredreth, alcuni addirittura il signore della
putrefazione, ma in sostanza sono sempre io” l'uomo fece una pausa, per poi
riprendere a parlare
“Quella
battaglia che vedi lassù si svolse quando io mi divisi
da Hilzadec la mia contro parte buona quella che
tutti venerano. Tutti tranne ovviamente alcuni individui che adorano me sperando in un atto di clemenza da parte mia al momento
della loro morte” fece una brevissima pausa e con una leggerezza soprannaturale
disse “Illusi”
L'uomo
rimase sbigottito e paralizzato
quelle parole gli suonavano nuove; con quale cattiveria poteva ignorare
quelle persone che lo adoravano
“Nel
modo opposto con cui Hilzadec li ama! Semplice no,
dovresti capirlo anche te come concetto; ma lascia che ti apra la mante”
L'uomo
non osò proferire una parola di protesta.
“Ascolta
bene le mie parole umano e considerale come un grande
dono, poiché prima la conoscenza che prima ti era impedita ora ti sarà concessa
in tutta la sua verità”
L'uomo
cominciò a narrare
“Quando
l' Essenza comparve per la prima volta su questa
terra, tutto era buio e nulla era definito, decise allora di creare il mondo
come tu oggi lo conosci.
Non
ti mi soffermerò a spiegarti come fece a plasmare la terra, poiché usò poteri
incomprensibili per la tua piccola mente.
Comunque, quando la
terra fu formata e divisa dalle acque decise di creare le specie che
l'avrebbero abitata: Elfi, Nani, Umani e tutte le altre razze che oggi gravano
col loro peso su di essa.
Vi
era una cosa però, che lo affliggeva nel profondo della sua immensa esistenza.
Non
riusciva a trovare la misura per giudicare quelle creature.
Tutte
avevano compiuto atti malvagi, e io, la parte malvagia
di quel Dio, desideravo punirli, però queste punizioni erano frenate dalla mia
controparte buona.
Da
una parta l'essenza amava quelle creature, ma
dall’altra sentiva di doverle punire per gli atti malvagi che esse compivano.
Quel
Dio decise allora di dividersi per far si che la sua
parte buona desse giudizio alle anime giuste, mentre la controparte malvagia si
occupasse delle anime prave, così che tutte le anime fossero giudicate
giustamente.
Nascemmo
allora Io e Hilzadec.
Come
puoi immaginare fra noi fu subito rivalità e
opposizione come due magneti che si respingono.
Male
contro Bene, per usare due termini a te comprensibili.
Fu
allora che avvenne quella guerra”
Gherrard
ritirò subito su lo sguardo per restare choccato nel
vedere la stessa creatura dalle dodici paia di ali che
era dipinta sul soffitto, essa però aveva la faccia coperta da un paio di ali.
Tentacoli
di luce uscivano da quella creatura e un aura immensa
la circondava.
“Quando
l' Essenza si separò però non si separarono solo due
masse, ma anche masse più piccole, propio come un
vaso che cade e si frantuma lasciando a terra oltre che due grandi cocci dei
detriti più piccoli; quei detriti sono quelli che voi esseri viventi chiamate
demoni e angeli.
Quella
battaglia durò per millenni celata ai vostri occhi a
inimmaginabili poteri sinchè io e Hilzadec
decidemmo di prendere dimora rispettivamente nel sottosuolo e tra i cieli.
Io
mi sarei occupato delle anime prave e la mia controparte delle anime pie, come
l'essenza aveva stabilito.
L'unica
cosa che non avevamo calcolato erano i sentimenti; gia l'amore, l'odio,
l'amicizia, la solitudine......” al
pronunciare l'ultimo nome si soffermò come a soppesare le sue parole “Quell' amore smisurato per le sue creature, aveva portato
l' Essenza ad assorbirne le sensazioni che provavano, ripartendole quindi in
parti uguali tra me e Hilzadec, c'erto in me prevale
l'odio la cattiveria e così via mentre in Hilzadec
prevale la benevolenza e la grazia, ma proviamo comunque dei sentimenti.....”
L'uomo
si sentiva partecipe di tutto ciò.
Per
quale motivo il Demonio lo stava mettendo a conoscenza di tutto ciò.
All'
improvviso un idea gli balenò nella testa.
Cominciò
a pensare che sicuramente sarebbe divenuto un araldo del male:
quale motivo avrebbe sennò
avuto, il Demonio, di metterlo a conoscenza di tutto ciò? E poi c'era il fatto che ora si sentiva l'essere più forte della
terra, doveva pure esserci un qualche motivo per cui lo aveva dotato di quella
forza soprannaturale.
“Vieni
qui Gherrard”Il Demonio
pronunciò con una voce surreale e terrorizzante quelle parole
L'uomo
non potè che ubbidire aspettando, che da un momento a l' altro sarebbe avvenuta la sua investitura ad araldo del
male
L'uomo
si avvicino.
Vide
meglio le forme perfette di quella creatura, poi ad un certo punto la creatura scosto le ali dal volto.
Gherrard
volo via molti metri più in la
“Illuso”
proferì la creatura con una voce fatta da suoni che l'uomo mai aveva udito.
Gli
era bastato mostrare il suo viso per scaraventarlo via, questo faceva sentire
l'uomo niente altro che una nullità
“Vuoi
sapere il motivo per cui ti ho fatto provare quei
poteri? Solo per farti vedere quanto la tua vita e la tua forza siano stati invani ai nostri
occhi!
Tu
che ti vantavi di avere ucciso un demone, non ti eri reso conto che quella non
era altro che una creatura delle tenebre, cadendo così nel mio sadico gioco di
malvagità” la creatura rise facendo gelare il sangue a Gherrard
che ora si sentiva trafitto da mille lame invisibili, e
accecato dall' indescrivibile bellezza di quella creatura.
“Sai
cosa ti aspetta stolto umano? La dannazzione eterna!
In
eterno ti dispererai pensando alla mia immagine, e la consapevolezza di aver
vissuto una vita inutile ti perseguiterà per sempre”
La
creatura si voltò e Gherrard non ebbe neanche il
tempo di respirare che vide due creature dalle ali nere portarlo a quella che
sarebbe stata la sua eternità, la tortura perpetua.
“Questo
è ciò che ti spetta per la vita di terrore che hai condotto in quelli che ti
sembreranno pochi secondi in confronto all'eternità!”
Quello
che ora Gherrard sapeva essere il Demonio scese dal
trono per portarsi ad una porta, che a differenza di quella che aveva condotto
il mortale dentro la stanza sembrava essere fatta di argento
vivo.
La
oltrepassò.
Un altra stanza ora si
stagliava di fronte agli occhi blu del demonio.
Questa
era ricoperta interamente da tendaggi viola scuro, e dello stesso colore erano
i tappeti. Un grande specchio d'argento in stile gotico si stagliava sulla parete.
La
creatura si guardò allo specchio.
Immediatamente
riassunse le sue forme umane.
Era
vestito con un completo nero gessato ma non in maniera troppo evidente. La
camicia era sfiancata hai lati, anche essa nera con un
ricamo lungo la linea dei bottoni che alla luce sembrava muoversi e creare
forme serpentine, la cravatta era in seta nera e le scarpe di cuoio e pelle
erano dello stesso colore del resto dei vestiti.
“Allora
avete deciso di andare, mio signore ?!” proruppe una voce
“Si,
Dholeck voglio porre fine a questa sensazione di
solitudine che mi pervade il cuore.
Nomino
te come mio araldo, ti occuperai tu dell'abisso in mia assenza, non so ancora
quando tornerò, da ora mi aggirerò tra i mortali con il nome di Fazer.” la
voce si interruppe un attimo
“Non
cercarmi perché probabilmente non mi troverai, saprò io se sarà il caso di
recarmi qui, ma sono sicuro che non ve ne sarà alcun bisogno, giusto Dholeck?” la voce si fece inquisitoria
“No
mio signore, sono sicuro non ve ne sarà bisogno” disse la creatura dalle ali
nere inginocchiandosi non appena il suo signore si voltò
“Bene”
quelle furono le ultime parole del Demonio prima di scomparire, per finire chi
sa dove sulla terra col nome di Fazer, in cerca di
quello che oramai era inutile negare.
Oramai
il sentimento di solitudine si era impossessato di lui, e doveva porvi rimedio,
nel suo cuore non esisteva solo la malvagità, in parte aveva ereditato anche
l'amore e il bene come Hilzadec aveva ereditato in
parte l'odio ed il rancore.
Un
sorriso gli apparve sul volto, un sorriso che per la prima volta era il sintomo
della gioia.