Come Ade ha deciso di rapire Persefone? Magari così...
Pro sese
In
difesa di se stesso
Eccomi qui, sul mio bel trono di bronzo,
ancora una volta: solo. Nessuna dea mi fa compagnia, non una ninfa
diletta le mie giornate, nemmeno una mortale, neanche l'ultima e la
più umile fra le donne. Solo vaghe ombre intorno a me e
lugubri lamenti, grida strozzate, singhiozzi angosciati. Vi sembrano
cose adatte ad un dio?
Mio
fratello Zeus si abbandona ad ogni genere di libidine con qualsiasi
femmina gli capiti a tiro nonostante abbia una moglie che io mi
potrei sognare!
Per non parlare di Poseidone che non si nega i
piaceri del letto con tutto l'ampio stuolo di ninfette acquatiche del
quale ama circondarsi.
E a questo punto come non aggiungere Hermes
che si diverte con le giovani vergini nei boschi,
Ares che può
cogliere quando desidera i piaceri di niente meno che Afrodite
e
persino il suo povero sposo Efesto, che per quanto tradito
regolarmente, accederà ben alle grazie della moglie. E potrei
ancora andare avanti per ore, oh sì la lista continuerebbe
all'infinito! Gli dèi della superficie sono tutti lì
pronti a correre dietro alla prima gonnella svolazzante, e io?
A me tocca solo sentire lagnanze per morti non accettate, pianti senza fine, ricordi mal assortiti su quanto sia stato bello vivere, reclami dell'immeritata sorte e altri mille piagnistei “vi siete sbagliati, io non dovevo morire...” quante ombre saranno venute ai miei piedi a piagnucolare una nenia del genere? E pensare che mi accontenterei di una, dico una, donna con cui sia possibile anche pur sol parlare, discutere in santa pace senza dover sorbire ogni volta schizzi di sangue o la vista di putride ossa sbranate,
come
invece accade puntualmente con Tisifone che getta urli lancinanti
ogni volta che si verifica un delitto di sangue schizzandoti la veste
di saliva,
o con la svolazzante Ocipeta che non riesce ancora a
contenersi alla vista di uomini da imbrattare
come del resto anche
sua sorella Aellopoda dal cattivo odore, tanto che fa arricciare il
naso perfino alle ombre,
o Ecate che in quanto triforme spaventa
già solo per il suo aspetto,
o Eris seminatrice di
zizzanie.
Ecco,
giudicate un po' voi che mi è toccato in sorte. Si può
provare a disquisire amabilmente con donne siffatte?
Ma d'altronde
chi mai vorrebbe divenire Regina degli Inferi? Oh, certo, il titolo
in sé fa un certo effetto ma nella pratica non è
davvero così piacevole. Non che qualcuno neghi l'accesso
all'Olimpo (certo che prima bisogna darsi una bella lavata) ma la
maggior parte del tempo c'è da passarla qui e la mia reggia,
per quanto splendida e dal giardino lussureggiante, non è
esente da ciò che significa essere nell'Oltretomba: qui la
calda luce del sole non scende mai per baciarti le membra, l'aria non
è fresca e salubre ma stagnante, zeppa di effluvi delle paludi
nauseabonde, l'odore di zolfo ti penetra pungente nelle narici e ti
si attacca alla pelle fin a puzzar peggio di Efesto. Ci son solo
ombre erranti con miseri ricordi della vita che furono, e poi ossa,
teschi, sangue, brulla nera terra,
e
Cerbero che perennemente latra e ringhia e non chiude quelle boccacce
bavose nemmeno a pregarlo,
e Caronte che tenta in ogni modo di
farsi beffa delle anime,
e le Erinni che vagano stillanti di
sangue,
e Tantalo che si lagna insieme ai suoi degni compari,
e
Issione che continua ad ardere d'amore per Era,
e Sisifo che non
c'è giorno che non pensi ad un'astuzia per ritornare in vita,
per l'ennesima volta,
e tutto un lungo stuolo di mortali che non
hanno ancora capito nulla dai loro errori e continuano a perseverare.
Chi
può desiderare un regno del genere? Sembra un posto non adatto
ad un dio, figurarsi se lo sarà per una dea. Del resto nemmeno
io desideravo questo, sarei potuto diventare dio di tutte le
profondità marine o dio dell'immenso cielo, invece mi sono
toccati gli Inferi. E va bene, ho accettato l'ingrato compito, ma
almeno avrò diritto ad una moglie! Non mi interessano mica
tutte le amanti e le schiavette dei miei colleghi, mi accontento di
una bella consorte fedele e cara.
E chi mai può aspirare
fra le dee nubili a questo compito?
C'è
Armonia che è dolce e tenera coi suoi bei riccioli biondi come
il miele, ma è troppo accomodante per poter regnare, non è
ruolo che le si addice.
Oppure c'è la bella Dinamene, ma è
troppo schizzinosa per i miei gusti.
Ancora c'è Clizia
dalle nivee braccia, ha un timbro di voce flebile che mi ottenebra la
mente, canta liete melodie, però è d'animo troppo
pacifico e mansueto.
O c'è Urania, l'austera Musa
dell'astronomia, ma ha bisogno di aver lo sguardo puntato sulla volta
celeste e qui questo non c'è, solo terra sopra le nostre
teste.
C'è mia nipote Persefone, lei è proprio
bella, giovane ha degli occhi cupi che sembrano ardere come tizzoni
dietro i suoi modi contenuti e miti. Candida ma sembra celare
qualcosa di duro, di severo, d'intransigente nella sua gestualità.
Sì, penso possa andar bene, sì credo sia adatta a
divenir mia sposa. Ma come fare a convincerla, con quella madre così
oppressiva e appiccicosa?
Uhm...
Idea,
la rapirò.
Ma la troveranno, no, non va bene...
Però
ci vorrà del tempo.
Dopotutto chi mai penserebbe che è
nell'erebo? Nel frattempo diverrà mia sposa.
E il Re degli
Inferi non sarà più solo, alla faccia di tutti gli dèi
della superficie.