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Autore: Claa    25/04/2010    2 recensioni
Roy Mustang aveva davvero ben poco per cui sorridere, quell'ultimo periodo. Eppure, quella sera, scalpitante davanti l'entrata di un alto edificio, le sue labbra erano maliziosamente incurvate verso l'alto.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve :-D
Questa è la mia ultima fiction. Non ci sono avvertimenti particolari e non è dedicata a nessuno, ma ringrazio infinitamente la mia Sore per avermela corretta. L'ho scritta dopo un'idea che mi è venuta in mente mentre tornavo a casa dopo una giornata molto stancante.
Ah, i titoli dei due capitoli sono tratti da delle canzoni dei 3 Doors Down, e li pubblicherò entrambi adesso (non sapendo per quanto ancora potrò utilizzare il PC).
Spero vi piaccia. Buona lettura! ;-)




Away from the sun




Roy Mustang aveva davvero ben poco per cui sorridere, quell'ultimo periodo. Eppure, quella sera, scalpitante davanti l'entrata di un alto edificio, le sue labbra erano maliziosamente incurvate verso l'alto.
Tutti i suoi fedeli sottoposti gli erano stati portati via, ma ciò non lo preoccupava: sapeva che ben preso li avrebbe incontrati di nuovo in circostanze che, sperava, sarebbero state più piacevoli. Secondo, poi, il suo piano non aveva subìto nessun blocco d'arresto; era stato abbastanza intelligente da organizzare il tutto con discrezione. Ogni cosa era al suo posto, non doveva far altro che aspettare.
E perché non aspettare in compagnia?
Dopotutto, il modo migliore per far passare il tempo è divertirsi. E lui desiderava immensamente che quei giorni finissero.
L'aria che tirava gli smuoveva appena il lungo cappotto e gli accarezzava dolcemente viso e capelli. Si girò alla sua destra, ma il marciapiede era deserto, poi si voltò a sinistra, e lì vide due giovani camminare l'uno a fianco all'altra, tenendosi per mano. Istintivamente sorrise. Non l'aveva mai confidato a nessuno, nemmeno al suo vecchio amico, Hughes, ma anche lui sognava di farsi una famiglia, un giorno o l'altro. Non sapeva ancora con quale delle sue tante spasimanti, a dirla tutta. Di materia prima ce n'era a volontà: di donzelle attratte dalla sua diffusa fama, dal suo temuto potere, o dalla sua esagerata galanteria ce ne erano anche troppe. Il problema sarebbe stato nello scegliere, e poi, con quale criterio? Quella nel fiore degli anni, la più matura, la meno irritante, la più colta, la più materna... Quale sarebbe stata quella giusta?
Sospirò. Non aveva bisogno di pensarci; in quel momento non doveva far altro che concentrarsi e rendere quella serata gradevole almeno quanto si era ripromesso.
Ma bastò sollevare lo sguaro per far già crollare uno dei suoi progetti. Il cielo era quasi completamente oscurato da un'opaca coperta di nuvole temporalesche.
Sospirò ancora, questa volta con un velo di frustrazione, quando sentì una voce squillante chiamare il suo nome.
Abbassò il viso e la vide: Claire, di nome e di fatto. Gli pareva che quella ragazza emanasse sempre una strana luce, e stare con lei lo rallegrava inevitabilmente.
Sorrise e le andò incontro, nascondendo il mazzo di fiori che poco dopo le porse. Claire si accese nel vederli e l'abbracciò, piena di gioia.
Subito dopo salirono in macchina e Roy la portò in uno dei ristoranti migliori - e più costosi - della città. Era l'Alchimista di fuoco, non poteva permettersi di essere scontato, ripetitivo, monotono, o qualsiasi altro aggettivo negativo potesse essere attribuito ad un uomo dopo un appuntamento. Studiava le sue uscite con rigorosa attenzione e, visti i risultati, doveva studiarle assai bene.

Circa mezz'ora dopo aver finito anche il dessert, iniziarono a sentirsi le prime gocce cadere sulla vetrata vicina al loro tavolo. Pochi minuti dopo si scatenarono tuoni e fulmini.
Claire non mancò di notare lo sconforto del suo adorato accompagnatore; probabilmente Roy aveva intenzione di fare una passeggiata prima di raggiungere la cosidetta "meta". Così, dispiaciuta, guardò a sua volta fuori, oltre il vetro, pensando ad una soluzione e, quando la ebbe trovata, saltò in piedi, ansiosa.
L'Alchimista alzò lo sguardo su di lei che gli aveva appena afferrato la mano, ancora smarrito, ma si fece trascinare fuori, dopo aver pagato il conto, naturalmente.
"Claire, aspetta!", le disse, appena fuori dal ristorante, opponendo un minimo di resistenza nel rendersi conto delle intenzioni della ragazza. "Dove vuoi andare? Piove", e nemmeno aveva l'ombrello. Forse era ora di ammetterlo: quell'appuntamento non stava andando granché bene.
Lei però non parve scoraggiarsi. "Lo so", affermò, ridacchiando amorevolmente. Qualunque uomo avrebbe perso facilmente la testa in compagnia di una donna delicata e femminile come Claire. "La pioggia per caso la spaventa, signor Alchimista di fuoco?", scherzò, ma c'era una nota di sfida nella sua voce.
Roy la colse e sghignazzò, divertito. "Nulla spaventa l'Alchimista di fuoco, dovresti saperlo".
"E allora vieni con me", disse, non avendo ancora lasciato la presa sulla sua mano.
Roy non fece in tempo a replicare che Claire già l'aveva portato giù, in strada, sotto il temporale.
La ragazza fece qualche passo, allontanandosi da lui. Aprì le braccia e rivolse il viso verso le nuvole, ridendo, assaporando quel momento d'ilarità più che poteva.
Il Colonnello rimase immobile, permettendo alle gocce di atterrare sul suo corpo, tanto era catturato dalla spensieratezza e dalla purezza di Claire. Come avrebbe potuto perdersi un spettacolo così bello?
La felicità: da quanto tempo non la vedeva. L'aveva sentita nascere e poi morire dentro di sé, per poi non ritrovarla più. Portava il pesante fardello di peccati che mai avrebbero ricevuto un perdono. Ma il comprendere che qualcuno ancora riusciva a provare quella sensazione, in qualche modo, lo sollevava e lo rincuorava.
Quegli attimi sembrarono durare un'eternità, e a lui di certo non sarebbe dispiaciuto se fosse stato realmente così. Niente più rimorso, niente più dolore, solo quell'istante e per sempre. Quello sì, che sarebbe stato perfetto.
Benché quel pensiero gli aveva attraversato la mente, solo poco dopo dovette smentirsi da solo. Girò il viso con tranquillità, non immaginandosi di scorgere proprio lei, quella sera.
Cercò di ingoiare il nodo alla gola che sentiva ogni volta che la guardava, ma in vano. Il sorriso scomparve bruscamente e, allo stesso modo, la tristezza attanagliò il suo cuore.  
Stava lì, tutta sola, rigida sotto la pioggia scrosciante. Neanche lei aveva l'ombrello per ripararsi da quelle gocce d'acqua che, seppur avessero potuto, non avrebbero lenito le sue ferite.
Ed eccola là, l'altra parte della sua vita. Quella parte che cercava di mettere da parte continuamente, ogni giorno, per riuscire a vedersi come una persona migliore, almeno per un po'. Una persona non capace di un omicidio, una persona buona.
Deglutì, mandando giù tutto, per tornare poi a sorridere più malinconicamente a Claire che, a pochi metri da lui, ballava tra la gente che la osservava stupefatta, senza rendersi conto di ciò che stava accadendo.
No, quella sera non sarebbe andata come pianificato.


  
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