I
want back love
Un bacio frettoloso
e fu l’inizio del finimondo.
«Senti Potter,
questa storia non può continuare».
Era un giorno come
tanti, un incontro come tanti, Harry non si sarebbe aspettato una tale
secchiata d’acqua gelida.
«Che intendi dite?»
chiese infatti, incredulo.
«Presto toccherà a
me prendere in mano le redini della gestione familiare e regalare l’ennesimo
erede in perfetto stile Malfoy».
«A proposito, ma
conoscete un incantesimo particolare per avere soltanto un primogenito
maschio?» Harry decise di risolvere una curiosità che aveva sempre avuto, anche
a rischio di risultare totalmente fuori luogo.
«Esiste un semplice
incantesimo che fin dal primo mese consenta di scoprire il sesso del bambino,
se risulta femmina viene effettuato un rapido aborto».
Harry si chiese se
davvero si sarebbe mai potuto stupire della quantità di pratiche barbare
presenti in una delle famiglie più influenti del mondo magico.
«E tua madre quanti
aborti ha dovuto subire prima che nascessi tu?».
«Oh no. E’ rimasta
subito incinta di me» disse Draco, non senza una punta di orgoglio nella voce,
come se lo avesse reso speciale l’essersi impiantato immediatamente nel grembo
di sua madre.
«La consorte è già
stata scelta?» chiese Harry con sarcasmo.
Draco ci mise
qualche secondo a comprendere il repentino cambio di discorso.
«Certo. E’ da tutta
la vita che sappiamo di essere destinati a sposarci. Astoria Greengass, splendida ed elegante secondogenita di una delle
famiglie purosangue più antiche».
«E che non vantino
neanche un membro impuro nel loro albo genealogico, indubbiamente» aggiunse
Harry che aveva imparato a convivere con la rigida morale della famiglia
Malfoy.
«E tu dovrai
occuparti del tuo futuro, no?» aggiunse poi Draco, come a cercare una giustificazione
valida e fingere un altruismo che in realtà non possedeva.
«No caro Draco, -
lo freddò immediatamente l’altro – non tirarmi in ballo nella tua follia. Tu
sai benissimo che io il mio futuro voglio costruirlo con te».
«Harry, ma ti rendi
conto di quello che dici? Io e te e un futuro insieme?» usò il suo nome come se
con la dolcezza potesse farsi comprendere meglio.
«Cosa c’è di così
assurdo? Io non ho problemi a dover lottare per la persona che amo».
«Ammirevole Potter,
Grifondoro fino in fondo» la dolcezza fu presto
sostituita da un tono sprezzante, molto più naturale per Draco Malfoy. «Ci vai
tu da mio padre a dirgli che il suo unico figlio è un frocio che vuole stare
con la persona che ha ucciso il signore che ha servito per anni e provocato la
rovina di tutto ciò in cui credeva?».
Harry se l’era
chiesto fin dall’inizio quando sarebbe saltato fuori il nome di Lucius Malfoy, perché sapeva che era quello il vero nodo
della questione. Avere a che fare con Draco significava trovare sulla propria
strada Malfoy Senior, prima o poi, per quello strano timore, e devozione in
qualche senso, che Draco provava per il proprio crudele e severo padre. E avere
a che fare col giovane Serpeverde significava anche fare i conti con la sua
mancanza di coraggio, e il suo bisogno di assecondare ogni singolo capriccio
delle persone che avevano formato la sua rigida morale.
«Beh Draco, io a
differenza tua ce le ho le palle. Sono gay, ok? Oppure preferisci frocio? –
sottolineò anche lui il disprezzo che Draco per primo aveva posto su quella
parola – Andrei da tua padre e gli direi che sì, Draco Lucius
Malfoy vuole passare la sua vita con Harry James Potter. E aggiungerei anche
che questo distruttore di cui suo figlio si è innamorato è la stessa persona
che ha salvato il prezioso sedere suo, e della sua famiglia» Harry non si
lasciò intimidire dai discorsi di Draco, e ancor meno dall’accenno al padre.
«Che nobiltà Gridondoro la tua, tirare in ballo un episodio del genere;
dove noi eravamo i luridi, inermi e striscianti vermi e tu l’eroe senza
macchia. Nessuna ha mai chiesto il tuo intervento compassionevole» il
nervosismo aumentava in maniera palpabile di battuta in battuta.
«Oh certo, e
immagino che avreste amato rimanere a marcire tutti e tre ad Azkaban. Quasi quasi mi procuro
una Giratempo e evito l’intervento al vostro
processo».
«Ok, grazie! –
sbottò Draco, quasi urlando – Ti sono grato per la tua pietà e il tuo gesto
eroico. Sei altruista e coraggioso, non per niente sei il fottutissimo
Salvatore. Beh io sono solo un merdosissimo mangiamorte,
erede di una delle famiglia più luride del mondo della mangia. Hai bisogno che
ti ricordi il ruolo che ho giocato durante la guerra? – con un gesto rabbioso
tirò su la manica della tunica – Ma come mi hai ripetuto mille volte, non sono
stato in grado di seguire la strada che mio padre aveva tracciato per me.
Davanti a Silente ho abbassato la bacchetta in una chiara dimostrazione di
tutta la mia incapacità. E quindi scusami se adesso non voglio deludere per l’ennesima
volta qualcuno che ha creduto in me, se una volta tanto posso evitarlo».
Quel discorso colpì
leggermente di più Harry; si soffermò a chiedersi se si fosse mai messo nei
panni di Draco, o se avesse pensato al suo rapporto con i genitori. Ma decise
che quella non gli sembrava ugualmente una giustificazione valida, che una vera
famiglia ti spalleggia in qualsiasi scelta tu faccia, e se Draco non aveva
neanche il coraggio di provare a chiedere l’appoggio dei suoi, beh.. Draco non
aveva palle.
«La vita è tua. –
gli rispose infatti dopo una breve riflessione – Io ti aspetto intanto, non so
per quanto; forse un mese, un anno, o dieci. Forse per sempre o finché non mi
stanco di subire la tua mancanza di coraggio. Però sappilo: la troverai aperta per te, la mia porta. Io ho
fiducia in te e nella scelta che prenderai alla fine, spero soltanto che tu non
debba mai pentirtene, in ogni caso».
E sulle note di un
addio con un retrogusto di speranza Harry voltò le spalle a Draco, l’uomo che
aveva costituito la sua dannazione e la sua felicità più grande per la sua
intera vita, fino a quel momento. Con gli anni gli riusciva sempre più
difficile ricordare quel periodo in cu ancora quella chioma bionda non
significava niente per lui.
Draco rimase immobile, con le parole di quel “Grifondoro
da strapazzo”, che l’avrebbero tormentato negli anni a venire, che rimbombavano
incessantemente nella sua testa.
*°*°*°*°*°*°*°*
I giornali
attendevano da un giorno all’altro la comunicazione del matrimonio del secolo.
Il rampollo Malfoy avrebbe annunciato dopo anni di fidanzamento la data delle
nozze con la secondogenita Greengass, che già si era stata
rimandata a lungo.
Draco percorreva ad
ampi passi il pavimento del proprio studio, mentre Blaise
lo fissava annoiato dalla sieda dietro la scrivania, con il mento poggiato
sulle mani congiunte e gli occhi scuri che sembravano leggerlo nel profondo.
«Drà non capisco quale sia il tuo problema, sono anni che
sai quello che ti aspetta» sbottò in fine il ragazzo, di fronte al palese
nervosismo dell’amico.
«Si ma Blay, è una scelta seria, E se tra dieci anni mi dovessi
trovare ad essere un padre di famiglia frustrato?»
«Dray ma frustrato lo sei da molto tempo! A quanto pare
scoparti Potter faceva bene alla tua salute mentale ancor prima che fisica». Blaise era sempre stato piuttosto restio a condividere
quell’improvvisa fine che Draco aveva messo alla propria storia con il Grifondoro più famoso di quei tempi. Non amava quel
ragazzo, però era palese l’effetto positivo che esercitava sul proprio amico, e
si chiedeva come questo fosse stato così stupido da metter fine alla propria
felicità.
«NON NOMINARE QUEL
NOME!» si infuriò Draco, come se non fosse tutta la questione a ruotare intorno
a quel nome.
«No Draco! Per anni
ho evitato di fare accenni alla tua follia, ma adesso ti dirò tutto quello che
penso. Con Potter, stavi bene, dannatamente bene; e hai messo fine a tutto, per
cosa? Sposare una donna che ti ama, e che tu non amerai mai. Vuoi condannare
due persone a un destino di infelicità? Anzi tre, se non consideriamo l’ipotesi
che Harry si sia rifatto una vita felice».
«Non dirlo nemmeno»
ribatté Draco che contrariamente a quanto detto prima non poteva sopportare l’idea
del suo amore con un altro uomo. « Siamo fidanzati da sei anni, io e Astoria,
che scelte ho?» chiese però infine.
«Una scelta c’è
sempre. Dato che sei stato così stupido da non comprenderlo una volta, evita di
ripetere lo stesso errore».
«E fare che?
Lasciare Astoria? E se lui con me non ci vuole tornare? E se è felicemente
fidanzato con un altro uomo?»
«Lo riconquisterai,
no? – Blaise decise di infondere un po’ di fiducia
nel proprio amico – D’altronde chi sarebbe in grado di resistere al fascino
Malfoy? E quale insulso mortale potrebbe competere con te?» gli rivolse infine
un caldo sorriso, pregando di venire ascoltato per una volta.
«Basta Blaise, con queste idiozie. – Draco infranse ogni speranza
dell’amico – Stasera a cena chiederò ad Astoria di sposarmi e non voglio
sentire più una parola a tal proposito da te».
Blaise si limitò a un sospiro frustrato, ma decise di
chiudere la bocca; se avesse voluto Draco avrebbe avuto ancora un po’ di tempo
per prendere la decisione giusta
*°*°*°*°*°*
Astoria aspettava
Draco al tavolo di un elegante ristorante italiano al centro di Londra. Tutti
coloro che entravano osservavano quella donna dall’indiscutibile bellezza,
seduta con la grazia e l’alterigia di una regina e dallo sguardo perso nel
vuoto, evidentemente in attesa di qualcuno.
Astoria amava
Draco, in un modo dolce, delicato e discreto. Le era stata impartita un’educazione
impeccabile che l’aveva resa davvero quella che può esser definita una signora;
non le era consentito essere invadente o eccessiva; fin dalla tenera età le era
stato insegnato a considerare i propri sentimenti e le proprie emozioni
qualcosa di estremamente prezioso e personale, da custodire nel profondo senza
farne mostra al mondo circostante.
Così sedeva compostamente, senza lasciare intravedere l’ansia; teneva a freno
il piede destro che altrimenti avrebbe cominciato a vibrare contro il pavimento
in una chiara dimostrazione di impazienza. Dentro di sé non poteva negare la
propria preoccupazione che cresceva man mano che il ritardo di Draco avanzava.
Ma aspettava con fatica.
*°*°*°*°*°*
Draco si sentiva
ridicolo. Da un’ora osservava Astoria, nascosto all’entrata del ristorante da
un incantesimo di disillusione.
Il discorso di Blaise l’aveva colpito più di quanto avesse dimostrato sul
momento, e ora non riusciva a mettere a tacere la voce che gli diceva di essere
sul punto di non ritorno.
Aveva assecondato quella voce, e si era deciso a riflettere, su quella che
sarebbe stata la scelta più importante della sua vita.
Il suo cuore gli chiedeva prepotentemente di correre da Potter e riprenderselo;
sebbene da anni avesse imparato a metterlo a tacere, quella volta il contegno e
l’educazione non avrebbero trionfato: c’era qualcuno da riconquistare.
Esitò un ultimo istante, per essere sicuro di non doversi pentire mai; poi la
sua magia lo guidò quasi spontaneamente di fronte la porta di Grimmauld Place. Si fece coraggio
e spinse con decisione il campanello dorato sotto la targhetta “Potter”.
Il suono del
campanello risuonò all’interno della dimora di cui Harry aveva preso possesso.
Il ragazzo si alzo dal divano sul quale si era quasi appisolato per aprire la
porta, incuriosito da quella visita inaspettata.
La figura elegante e longilinea di Draco Malfoy si stagliò contro la luce dei
lampioni stradali, in tutta la sua eleganza e biondezza.
Per un attimo fu accarezzato dall’idea di chiudergli la porta in faccia, oppure
tirargli un pugno poco gentilmente. Assecondò
il secondo istinto.
Centrò con precisione impeccabile lo zigomo destro del ragazzo che, benché
avesse colto fin da subito la traiettoria del braccio, aveva deciso di
lasciarsi centrare.
Harry guardò con soddisfazione il livido violaceo che si stava dipingendo sotto
l’occhio del biondo, poi si scostò di lato e lo lasciò entrare.
«Vado a prendere
del ghiaccio» affermò con sicurezza, forse vinto dai sensi di colpa.
Draco lo bloccò
prima che potesse allontanarsi, deciso a chiarirsi.
«Potter..» esitò
qualche secondo improvvisamente incapace di formulare un discorso compiuto.
Boccheggiò come un
pesce, e di fronte a quel Draco così umano e insicuro, con uno zigomo
profondamente viola, Harry non poté trattenere una piccola, impercettibile risata.
Questa sembrò svegliare il Serpeverde dall’improvviso intontimento e lo spinse
a gettare le braccia intorno al collo del moro, che lo strinse a sé con forza.
«Io non- non ce la
faccio» balbettò Draco con la voce quasi rotta dal pianto, senza che lui
potesse impedirlo.
Harry lo strinse a
sé incredulo, improvvisamente grato a quella fortuna.
«M-mi hai aspettato davvero?» chiese il biondo che in cuor
suo aveva temuto un netto rifiuto.
«Draco Malfoy, non
osare montarti la testa. Diciamo che dimenticarti mi riusciva piuttosto
difficile e benché la voglia di buttarti fuori da casa mia sia piuttosto forte
possiamo dire che sì, la voglia di stare con te stia trionfando» Harry cercò di
stemperare per quanto possibile la tensione.
«Oh..» Draco rimase
incerto sulla mossa successiva da compiere.
Il moro lo
precedette e congiunse le proprie labbra alle sue nel primo bacio dopo lungo
tempo.
«Mi era mancato il
sapore delle tue labbra» sussurrò con dolcezza disarmante staccandosi
brevemente dalla bocca dell’altro.
«Harry senti io..»
provò Draco.
«Shhh..» Harry lo zittì riappropriandosi delle sue labbra.
Il resto di quelle
che forse volevano essere delle scuse o delle spiegazioni si perse in baci e
sospiri. Ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni; la voglia e il bisogno di
amarsi erano più forti.