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Autore: Diana924    25/04/2010    0 recensioni
Anna d'Austria sul letto di morte ricorda le circostanze che l'hanno portata a essere "uno dei più grandi re di Francia"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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Come al solito i fatti qui narrati sono reali, io sono solo l'umile romanzatrice

 

Un figlio libertino, uno pervertito, una nuora virtuosa e stupida, un’altra frivola e incosciente; è questo il risultato di tutti i miei sforzi di madre e di Regina? Niente, niente che mi possa rendere veramente felice, solo dei dolori. Eppure era tutto iniziato nel migliore dei modi, quel giorno lontano di cinquant’anni fa. Avevo solo quindici anni e già dovevo lasciare la mia patria, la Spagna, per andare a sposarmi. Quel giorno un’altra ragazza, più giovane di me lasciava il suo Paese per sposarsi. Era la mia futura cognata, Elisabetta di Borbone, la sorella del mio futuro marito e futura sposa di mio fratello, il compianto Filippo IV di Spagna. Io avrei sposato suo fratello, il Re di Francia Luigi XIII. I matrimoni erano voluti dalla loro madre, la Reggente Maria de’Medici, che aveva seguito una politica filo spagnola, essendo imparentata con mia madre, Marianna d’Austria. Ero così emozionata quel giorno che la corona che avevo in testa rischiò di cadermi. Quella sera mia suocera portò mio marito nella mia stanza e tornò solo due ore dopo. Fu un bravo marito, adempì il suo dovere, e mi chiese se fossi felice; gli risposi che sì, ero felice. Il giorno dopo mia suocera ritenne opportuno sbandierare ai quattro venti che il matrimonio era stato consumato. Se solo mio marito fosse venuto più spesso nelle mie stanze! Per ben tre anni disertò il mio letto, rispedì a casa le mie fedeli dame spagnole, mi circondò di francesi e non si fece vedere. Si trovava più a suo agio con il suo guardiacaccia, il duca di Luyes, dicevano che fossero amanti, ma non vi ho mai creduto. Tre anni dopo, infatti, fu lui la mia salvezza. Lo svegliò, lo butto giù dal letto, lo fece vestire, lo introdusse nella mia stanza urlandogli di fare il suo dovere. Sei, sei volte venni onorata quella volta, e tutto grazie al marchese. Fu allora che mia suocera perse ogni potere, scalzata da un cardinale: Armand-Jean du Plessis, allora solo vescovo di Luçon. Mia suocera, infatti, era stata esautorata dal Consiglio a causa di mio marito, che aveva deciso di governare da solo. Aveva fatto uccidere il favorito della regina madre e sua moglie, sorella di latte della regina madre. Personalmente non fui toccata da questi avvenimenti, ma fu in quel periodo che conobbi una delle mia amiche più fidate: Marie de Rohan, marchesa di Luyes e poi duchessa di Chevreuse. Marie aveva grandi ambizioni e mi contagiò. Tre anni dopo, nel 1620, ebbi il mio primo aborto. Sapevo del mio stato, ma mi misi a correre come una bambina per le gallerie del Louvre dietro Marie, inciampai e persi il bambino. Nel frattempo il vescovo di Luçon era divenuto cardinale, il cardinale di Richelieu, mio mortale nemico. In verità lui mi amava, e mi amò fino alla sua morte, ne sono certa. Quel giorno, quel maledetto giorno, dopo aver parlato con Marie, feci sapere al cardinale che ero pronta ad averlo come amante, ma che prima avrebbe dovuto sostenere una prova, in altre parole ballare una sarabanda vestito da giullare spagnolo. Non l’avrebbe saputo nessuno, solo io e lui, così gli dissi. Accettò. A circa metà della danza si udirono le risate dei cortigiani che avevo nascosto dietro le tende. Richelieu fuggì via, giurandomi odio eterno.   Poi lo conobbi: lui, forse l’unico uomo che abbia mai amato: George Villiers, duca di Buckingham. Era venuto in Francia dall’Inghilterra per portare laggiù mia cognata Enrichetta, la più giovane delle mie tre cognate, e per stringere un’alleanza con la Francia. Non ottenne la seconda, così per vendicarsi di mio marito iniziò platealmente a corteggiarmi. << E’ l’uomo più degno di amarmi >> dicevo ridendo alle mie dame, felici e invidiose. Poi ci fu Amiens e quella dannata sera. Marie aveva pensato a tutto, ma non mi aveva consultata. Mandò via le mie dame e introdusse il duca, Nemmeno ora che sto per morire voglio pensarci. Urlai. Lui fuggì via. Le mie dame accorsero. Mi trovarono scarmigliata e piangente. Inutile dire che Buckingham fu immediatamente espulso dalla Francia, questa volta aveva passato il limite. Mio marito e Richelieu gioirono di ciò, uno perché era mio marito, l’altro perché vedeva un rivale umiliato. Negli anni seguenti, sotto consiglio di Marie, ho partecipato a vari intrighi contro il cardinale, tutti falliti, addirittura uno di loro è costato a mia suocera l’esilio. Povera Maria de’Medici, morta in esilio e in povertà ventiquattro anni fa a Colonia.

   
 
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