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Autore: KaDuckCharmed    25/04/2010    2 recensioni
Ecco una one-shot scritta adesso su uno dei miei telefilm preferiti.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, la luna giaceva placida nel cielo. Ah, quanto avrei voluto poter essere come lei. Guardava tutto da lassù, ed era sempre bella, sia piena che mezza fosse stata. Ma questa vita, me l’ero scelta io.

Io avevo deciso di trasferirmi a New York nella speranza di essere presa a Broadway, e invece eccomi qua, che esco dal ristorante dove lavoro.

Sono mesi che non canto, che chiamo a casa per far sapere come sto, cosa mi sia accaduto. Chissà quante cose saranno cambiate.

Mi siedo sul marciapiede. Un lungo grembiule bianco, unto e sporco.

Come vorrei poter tornare. Forse dovrei, ma non posso. Non mi è concessa una seconda possibilità. Probabilmente me la sono meritata tutto ciò. Sempre quel mettermi in mostra al Glee club, come se fossi l’unica talentuosa li in mezzo.

Volevo solo mirare al successo, senza curarmi delle persone che avevo attorno e che mi volevano bene. Aver rotto con Finn solo per trasferirmi a New York. Che scelta sconsiderata. Che scelta immatura ed idiota.

Mi stavo ripetendo, ma era quello che sapevo fare meglio.

Dal retro del ristorante esce anche Mike, un aiuto cuoco. Era uno dei pochi che mi rivolgeva la parola. Mi chiedevo cosa dovesse fare una persona per meritarsi anche un semplice e banale saluto. Forse i lavapiatti non godevano di tutto questo rispetto da queste parti.

Non potevo neanche pretendere molto dopo tutto... Lavoravo in una misera bettola della periferia New Yorkese.

Finito di commiserarmi, mi alzo, e mi dirigo verso il mio monolocale. Distava parecchio dal mio posto di lavoro, e mi era già capitato di notare qualche bizzarro individuo che mi inseguiva. Fortunatamente, o sfortunatamente, non ero ancora stata aggredita.

Sì, ho detto ancora, perché so che prima ho poi succederà.

Dopo mezz’ora di cammino, eccomi giunto a destinazione. Apro il portone, salgo le scale, e accendo la luce. Ecco il buco dove abito, o almeno dove sono costretta a vivere.

Mi dirigo in bagno, mi guardo alla specchio e vedo una ragazza estranea ma che mi appartiene. Vedo una ragazza totalmente diversa dalla vecchia Rachel Berry.

  
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