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Autore: PrincesMonica    26/04/2010    3 recensioni
Piccola storia senza pretese, scritta in un momento difficile. Per fortuna risolto.
Genere: Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Notte Brava
Autrice: princes_of_the_univers o PrincesMonica
Rating: Verdissimo
Disclaimer: è una storia completamente originale. Nulla di che, ma sentivo di dover scrivere per questioni emorive personali


Fa freddo: sta arrivando la primavera, ma la notte sembra ancora di stare in inverno.
Dovrei tornare a casa, so che stanno tutti in pensiero, ma non ho voglia. Mi voglio divertire, anche perché se non lo faccio adesso, quando? Devo godermi la vita fino a quando ho l’età giusta per farlo.
Ho i sensi all’erta, devo stare calmo… potrei non finire bene. Qui sono tutti piuttosto aggressivi e io vengo da una famiglia peace and love, non ho mai fatto a botte con chi che sia e non ho voglia, onestamente, di iniziare adesso. Per questo mi muovo furtivo tra le ombre, rasente ai muri. Cerco di fare in modo che nessuno mi veda, ma ovviamente non succede.
“E tu che cosa ci fai qui?”
“Io? Nulla…” mormorò cercando di apparire tranquillo.
“Questo è il nostro territorio. E tu hai sconfinato, bello.” E’ un bestione, muscoli e ciccia un po’ ovunque. Una brutta cicatrice sulla guancia: si vede che è abituato ad azzuffarsi.
“Sono solo di passaggio, ora me ne vado.” I suoi occhi verdi mi fulminano, come se avessi detto una bestemmia.
“Non funziona così, qui.” Deglutisco cercando di arretrare, ma vedo alcuni dei suoi compagni accerchiarmi e ringhiarmi contro. Ok, sono definitivamente nei guai.
“Ah no? E cosa dovrei fare?”
“Batterti, qui vige la regola del più forte e io, guarda caso, qui comando.” Sto nella merda…
“Avanti ragazzi, siete sicuri che non ci sia un modo più civile di sistemare le cose tra noi?”
Iniziano le battute di scherno, le urle, ringhi più forti. Ed una risata sarcastica, profonda, cattiva. E’ lui il re e lo vuole dimostrare, soprattutto se è semplice con un pivello come me. Quante ossa avrò intere alla fine della notte?
“Civile? Ma da dove te ne esci, ragazzino?” da una bella casa, vorrei rispondergli, la stessa casa dove adesso vorrei essere spaparanzato sulla poltrona. Chi me l’ha fatto fare ad uscire tutto il giorno?
“Secondo me questo qui è uno che viene dai quartieri alti.” Fa un tipo rosso e poco raccomandabile. Da come si muove capisco immediatamente che non esiterebbe ad azzuffarsi con me per farsi brillante agli occhi del capo.
“È vero? Sei un borghesotto?”
“Madre educatrice di asilo, padre geometra. Fratello a scuola e sorella disoccupata… normale, direi.”
“Ha addirittura una famiglia.” Piovono le risate e ho capito che mi sono messo ancora più nei guai.
“Ma la volete smettere di rompere le scatole a questo poveretto?” Il tempo si ferma per tutti. La voce che viene in mio soccorso è dolce e decisa al tempo stesso e mi sento fremere ovunque.
Si bloccano tutti, quasi con referenza: addirittura si spostano per lasciarla passare. È una gran femmina, bella, aggrazziata, tutta nera con due incredibile occhi nocciola che mi fissano divertiti. Si muove sinuosa, senza paura di niente, men che meno di quei bulli di quartiere.
“Ma piccola…”
“Non chiamarmi piccola, lo sai che non mi piace. E lascia andare sto qui, in fondo ha solo sbagliato strada.” Ma il ciccione è irremovibile.
“No, è qui e qui si batte.”
Lei si volta verso di me, stranamente seria e mi si avvicina. Si struscia su di me lasciando i miei avversari di stucco.
“Se è questo che vuoi, ma è sotto la mia protezione, ricordatelo.” Eh? Non ci capisco nulla. “Vedi di non farti ammazzare tu. E ricordati, è grasso e quindi si muove lento.” Sta per andarsene, ma io la blocco.
“Perché mi aiuti?” lei assottiglia gli occhi in una espressione maliziosa che mi smuove tutto il basso ventre e provo un calore che mai avevo sentito primo. Ho un’improvvisa voglia di saltarle addosso.
“Perché sai di buono, straniero.” E mi accarezza il naso con il suo. Mamma mia è da svenimento, mi ha fatto rizzare tutti i peli del corpo, mi gira la testa e la voglia di farmi figo davanti a lei è aumentata del 100%.
La vedo che si siede su un muretto, muovendosi sculettante e sicura del posto che ha nel mondo, o almeno in questa parte del mondo.
L’attacco arriva che manco me ne rendo conto. Mi ha sorpreso, ero così preso da lei che tutto il resto mi pareva qualcosa di inutile. Solo che ne va della mia salute fisica adesso, quindi mi devo concentrare. In fondo porto un nome importante ed un secondo ancora più figo, anche se la mamma non lo capisce. E quindi devo combattere.
Mi posiziono, vedo che il grassone sta per attaccarmi, è talmente arrabbiato che sembra abbia la bava alla bocca. Lo schivo facilmente, è veramente lento. Mi muovo a scatti veloci, per non dargli un vantaggio, ma veramente non so cosa fare.
Infatti mi atterra e sento qualcosa di caldo e metallico scivolare in bocca: quel maledetto mi ha spaccato un labbro.
“Sei un pivello!”
Mi rialzo a fatica un po’ imbambolato e la guardo. E ritta sul muretto, sguardo piuttosto difficile da decifrare. Non muove un muscolo, sembra una regina su un trono.
È bellissima.
Vincerò per lei. Perché lei ha creduto in me.
E perché voglio che si strusci ancora!
Qualche suo colpo mi arriva a segno, ma dopo averlo nuovamente schivato, mi rendo conto di alcune cassette di legno buttate in un angolo: mi ci avvicino piano, in modo che l’idiota, perché è solo un idiota e si capisce, non creda che sia una mossa voluta. Quando mi attacca di nuovo, mi abbassa e lui plana direttamente fra le cassette, facendo un rumore incredibile. Infatti qualche luce si accende e tutti i suoi compagni scappano via per paura delle rappresaglie.
Anche lei è scesa dal muretto piuttosto allarmata e mi lancia uno sguardo.
“Corri!”
E la seguo… nella notte, correndo dietro al suo profumo. Perché la seguirei per sempre.
Ci fermiamo vicino ad una panchina in un piccolo parco, dietro la scuola elementare, quella che frequenta mio fratello. C’è un silenzio quasi innaturale.
“Sei stato proprio bravo… “ mi dice sorridendo maliziosa.
“Solo un po’ di fortuna, niente di che.” In effetti è vero… non sono bravo a fare a botte. Lei torna vicino a me, mi si struscia addosso con tutto il corpo, ma soprattutto con il viso… mi gira la testa, è troppo.
“Sei troppo modesto. Romeo stava iniziando a darsi troppe arie.”
“E che mi dici di te?”
“Io sono la regina qui….ma non parliamo di me… stasera mi fai compagnia?”
Con uno sguardo del genere, con la linguetta che passa ad umidificarsi le labbra, quegli occhi incredibili che mi attirano… eh no, non posso proprio lasciarla.
Si prospetta una notte mitica!!

Mi sveglio come al solito sentendo mia madre che cerca di far star zitto mio fratello. E lui che urla a tutto spiano semplicemente per parlare e il mio patrigno che lo asseconda.
Normali scene di follia quotidiana.
Manca solo Merlino Jay. Sono tre giorni che il gatto manca da casa e la cosa ha sconvolto un po’ tutti. Lui che era sempre spaparanzato sulla poltrona del soggiorno, oppure sulle spalle di uno di noi, ci ha abbandonato così, per seguire la sua natura. Ok lo capisco, è la vita, ma…. Sigh a noi manca.
Mi alzo e scendo a fare colazione schivando abilmente tutte le domande di Nicola e, credetemi, a dieci anni è un continuo chiedere, e bevo il mio bicchiedere di succo.
Poi esco fuori dalla porta a vedere se qualcosa è cambiato.
Niente, i passerotti cinguettano, gli insetti ronzano. È la primavera.
“Merlinoooooooo. Merlino Jayyyyyyyyyy. Gattoooooooooooooooo!” ormai urlo per disperazione più che altro. Scuoto il capo e torno dentro…ho alcune cose da fare.
Poi, in lontananza, sento un rumore familiare, un miagolio. Mi volto e vedo che da dietro la casupola del mio vicino spunta un musetto grigio che mi guarda tranquillo.
“Gatto!” lui mi corre miagolante fra le gambe e ci si struscia nel mezzo. È pieno di polvere e necessita di un bagno, ha del sangue incrostato vicino alla bocca, ma, tutto sommato, non sembra stare troppo male.
“Brutto cretino, dove diavolo sei stato? Ci hai fatto prendere un colpo. Mamma!” urlo e la mia famiglia si precipita ed inizia a fargli le coccole. Credo che mia madre a breve piangerà.
Ma lui, ad un certo punto, si scioglie dal nostro abbraccio e corre verso la casupola. Non avevamo notato che c’era un secondo gatto, tutto nero e con due occhi nocciola che ci guardano guardinghi. Merlino le si struscia addosso.
“Oh cavoli, si è trovata l’amichetta.” Fa mia madre.
Tornano insieme e lei, perché è chiaramente una lei, lo si vede da sotto la coda, si lascia anche toccare da me. È proprio carina, degna di stare con il mio gattone.
“A quanto pare Shanna aveva ragione… Merlino Jay ha trovato la sua Merlina Monica.”

FINE

Dedicata al mio gatto che per 4 giorni ci ha fatto penare, dato che non sapevamo dove fosse.
   
 
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