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Autore: DolceRosellina    26/04/2010    6 recensioni
"Hai solamente tre sorsi a disposizione. Stà bene attento a ciò che fai...„
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Another Opportunity

CAPITOLO 1

 

“Potresti restare…„

 

“Che bella idea…che folle, pazza, meravigliosa idea…ma non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

“Non posso…„

 

 

  -Ma insomma, Tarrant! Vuoi svegliarti?!-

 

L’uomo, seduto sull’enorme poltrona situata a capotavola, sussultò.

 

  -Hai avuto di nuovo gli incubi, per caso?-

 

Il Cappellaio chinò lo sguardo, un tempo d’un verde simile a fresca e giovane erba campestre e ora cupo, spento, disperso. Abbassò gli occhi, si osservò le mani rovinate per qualche secondo, per poi portarsele lentamente al volto.

 

  -Ho indovinato…-

 

Il cucchiaino che si trovava all’interno di una tazzina dall’altro capo della tavola iniziò lentamente a muoversi, formando dei cerchi regolari.

 

  -Sei…tu…-

 

La voce dell’uomo era flebile, a malapena percettibile, mentre il vuoto dei suoi occhi continuava a fissare un punto che solo lui conosceva. O forse no.

 

  -Che buffo…-

 

Pian piano iniziò a materializzarsi, accompagnato da un leggero alone oscuro, il corpo di un grosso gatto striato di blu dagli occhi a forma di palla davvero troppo, troppo grandi: due pianeti turchini attraversati da una sottile pupilla nera. Il suo smisurato sorriso, adornato da denti bianchi e acuminati, andava da un orecchio all’altro. La coda felposa ondeggiava adagio, il suo sguardo fisso sull’uomo seduto due tavoli più avanti.

 

  -Proprio buffo…un Cappellaio Matto che non è più matto…che matto è?-

 

Il felino sorseggiò il thé, senza smettere di sfoggiare il suo strano ed inquietante sorriso.

 

  -Non ha senso…del resto, cosa ha senso qui a Sottomondo?-

 

Le mani del Cappellaio s’allontanarono di qualche centimetro dal suo volto sciupato, gli occhi spalancati, se possibile, ancora di più di quanto non lo fossero già.

 

  -Hai ragione, Stregatto. Nulla ha senso. Nulla ha più senso…-

 

  -Ma di cosa stai parlando esattamente, Tarrant?-

 

La voce del gatto era monotona, profonda, tranquilla, con una strana punta di provocazione. Era sempre stato così, lo Stregatto.

 

  -Io…-

 

Il Cappellaio osservò la tazzina che aveva apparecchiata davanti a lui da ormai non si sapeva quanti giorni, quanti mesi, quanti anni. All’interno di essa, i residui di quello che una volta doveva essere un pregiato thé alla pesca.

 

  -Non si sa se sei diventato più matto adesso, o prima che Alice tornasse a Sottomon…-

 

  -Aaaaaaargh!!!-

 

Fu un attimo. Lo Stregatto si aspettava quella reazione da parte dell’amico, che lanciò un urlo straziante e gli scagliò contro la tazzina di porcellana. Naturalmente, il felino fu pronto a svanire all’istante, mentre la sfortunata stoviglia andò a frantumarsi contro l’albero più vicino.

 

Calmati, Cappellaio…è solo un incubo…

 

Il gatto riapparve qualche secondo dopo, beatamente accovacciato al centro della lunga e bizzarra tavola da thé. Sorrideva, come sempre. E sapeva bene ciò che diceva, studiava sempre ogni situazione. Amava stuzzicare le persone.

 

  -Cosa t’è preso, Tarrant? Ho detto qualcosa di sbagliato?-

 

Il volto dell’uomo s’era infiammato, gli occhi e le guance avevano raggiunto una colorazione porporea, mentre le mani si tormentavano, stringendosi con tanta foga da sanguinare.

 

  -Sei cambiato, sai? Non sei più matto…direi che sei completamente impazzito!-

 

Lo Stregatto si lasciò andare in una piccola risatina nevrotica, afferrando la prima tazza capitatagli sottomano e versandosi un altro po’ della bevanda profumata che, in quella bizzarra tavola, regnava sovrana, in mezzo a piatti ricolmi di pasticcini d’ogni genere, oramai andati a male.

Il respiro del Cappellaio si tranquillizzò, tornando quello di sempre. Il suo volto ricominciò a manifestare quella sua malinconica faccia di cera, reimmergendosi nei meandri della sua mente vuota, paragonabile al più profondo dei buchi neri.

 

  -Hai ragione, Stregatto…sono impazzito…come ho potuto…?-

 

Quasi non fece in tempo a finire la frase che l’uomo balzò sul tavolo, facendo rovesciare gran parte delle stoviglie e dei piatti di dolciumi a terra. Il Cappellaio aggrottò la fronte e, dopo aver preso un profondo respiro, iniziò a correre sul bancone, lo oltrepassò, investendo il povero Stregatto. Questi si voltò verso di lui, con gli occhi ricolmi di tensione e il sorriso, per la prima volta, morto sul suo musone.  

 

  -E-Ehi…ma dove credi di andare?!-

 

 

 ***

 

 

Correva, il Cappellaio.

 

Solo, in quel folle sentiero ricolmo di foglie secche, di ricordi di dolore, un dolore che, normalmente, dovrebbe essere estraneo in un posto come Sottomondo. Ma cosa…cosa è normale? Chi, in quel luogo, aveva la benché minima idea di cosa fosse la normalità? Forse il matto Cappellaio lo stava iniziando a sperimentare. Era diventato triste come quel viale spoglio. Non lo rallegravano più i party con la Lepre Marzolina e il Ghiro, non lo animavano più gli inviti alle feste a Corte, non era più capace a ballare la sua famosa, folle Deliranza, che riusciva a far sorridere anche la creatura più sconsolata. Era forse questo essere normali? Perché se davvero era così…ringraziava il cielo di essere un Cappellaio Matto! Ma nulla lo faceva sembrare più stravagante come una volta…e doveva rimediare. Al più presto.

 

Correva, il Cappellaio.

 

La leggera brezza serale che gli faceva danzare gli assurdi capelli ramati, le foglie che scricchiolavano e si spezzavano, al suo passaggio. Il sentiero non gli era mai sembrato così infinito, con la ripetuta immagine di quegli alberi che circondavano la stradina del bosco. Tutto scorreva così velocemente e così adagio, ma l’uomo continuava imperterrito a correre, finché non se lo ritrovò davanti, l’imponente castello di zucchero filato dell’amabile Regina Bianca. Il Cappellaio si fermò, in preda al fiatone, poggiandosi le mani sulle ginocchia, per poter riempire di nuova aria i suoi polmoni. Non aspettò che pochi secondi per riprendersi: doveva entrare, subito. A sbarrare l’entrata dell’imponente edificio, due omini buffi, grassottelli, vestiti da una bella armatura bianca.

 

  -Che piacere rivederti, Cappellaio!-

 

I due omini paffuti parlavano all’unisono, quasi come se leggessero l’una nella mente dell’altro.

 

 -La Regina Bianca –che regni per sempremila anni, la dolce sovrana!- sarà felice di vederti! Prego, amico!-

 

La Regina Bianca. L’unica, la sola che avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare la sua follia, la sua vitalità, la sua…moltezza. La moltezza! Ecco! Ecco cosa aveva perso! Ma…come ritrovarla?

Finalmente il grande portone marmoreo si spalancò e il Cappellaio entrò nel Castello, dove tutto si mescolava con tutto: i mobili, i divani, le finestre. Ogni cosa sembrava invisibile, bianco com’era, tutto si mimetizzava col perlaceo colore delle mura, dei soffitti, del pavimento. Davanti a lui, una figura che mai, mai avrebbe potuto confondere con qualcos’altro. La Dama Bianca vestiva un abito di polvere di diamanti, i suoi capelli di latte cadevano vaporosi sulle sue delicate spalle, le sue labbra e i suoi occhi d’un nero intenso, che quasi sgraziava con il candore dell’intero luogo. La bella corona d’argento dalle preziose pietre azzurrine sulla sua piccola, elegante testa, dimostrava l’immenso potere di cui era investita.

L’uomo si tolse il bizzarro cappello e s’inchinò alla sua Regina.

 

  -Bentornato a Corte.-

 

La dolce e stralunata voce della donna entrò subito nel cuore del Cappellaio, che si tranquillizzò di colpo, ancora più convinto dell’aiuto che la sua sovrana le avrebbe potuto sicuramente dare.

 

  -Che cosa posso fare per te, Cappellaio? Qualunque cosa per chi ha combattuto nella battaglia per riottenere la gioia! Ma…Tarrant…-

 

La Regina Bianca si avvicinò volteggiando verso l’uomo. Lo scrutò con attenzione, perforando quelle pupille irregolari nelle quali non trovò nulla, se non una sensazione di pura disperazione. Il suo sguardo sognante si fece malinconico. Sfiorò con una mano pallida guancia del Cappellaio.

 

  -Non mi sembri molto felice…- dichiarò quella, con una punta d’amarezza nella voce.

 

  -Mia Regina…io…temo d’aver perduto la mia moltezza.-

 

La donna sussultò, quasi sconvolta da quelle parole.

 

  -Ma come…proprio tu? E ora, come faremo, con un Cappellaio Matto che non è più matto?-

 

  -Me lo chiedo anche io, mia Regina…-

 

Lo sguardo dell’uomo cadde di nuovo in basso, tornando a fissare nel vuoto, una chiara smorfia di disperazione che attraversava il suo strano viso.

 

  -Su, su! Non crucciarti! C’è sempre qualcosa che si può fare!-

 

  -No, è impossibile…-

 

La Regina Bianca aprì la bocca, ma non ne uscì alcun tipo di suono. Era triste anche lei, a non poter fare nulla per aiutare il suo amato servitore. Non conosceva la causa del suo male, da cosa era provocato il suo vuoto inspiegabile.

Il Cappellaio chiuse gli occhi e chinò il capo, nel vedere la sua Regina esitante. Neanche lei lo avrebbe potuto aiutare, neanche la sua sovrana avrebbe potuto fare qualcosa. Se avesse perduto una volta per tutte la sua follia, sarebbe scomparso da Sottomondo, non avrebbe fatto più parte di quel Paese meraviglioso, dove gioia e allegria sono all’ordine del giorno. Sarebbe stato spazzato via come un granello di polvere nel vento. Sarebbe svanito.

 

Come un sogno.

 

Questi erano i pensieri che attraversavano la mente del Cappellaio, mentre sentiva la sua follia continuare a scivolargli via dalle mani come acqua, quand’ecco una cosa insolita gli apparve sotto gli occhi di smeraldo: una curiosa, minuta boccetta, contenente uno strano liquido violetto. A porgerglielo era niente di meno che la Regina Bianca stessa. Il Cappellaio alzò lo sguardo su di ella, che sfoggiava uno dei suoi radiosi seppur stravaganti sorrisi. L’uomo afferrò con cautela la piccola bottiglia, rigirandosela tra le mani.

 

  -Fosti tu a dire che nulla è impossibile, basta che pensi che non lo sia. Sbaglio…?-

 

Il Cappellaio fece scattare gli occhi al volto della Regina, la bocca semiaperta, senza sapere cosa dire. No…per favore…non aveva intenzione di ricordare…

 

  -Ricordi quando l’hai detto, vero..-?

 

Perché? Perché mi sta facendo questo?!

 

 Il labbro inferiore del Cappellaio iniziò a tremare. Non aveva mai sentito le gambe così pesanti, né il fiato diventargli così corto.

 

Non voglio…ricordare…

 

 -Tarrant…a chi lo hai detto?-

 

Perché Altezza? PERCHE’?

 

L’uomo si gettò con le ginocchia a terra, le mani tra gli assurdi e spettinati capelli rossi. E per la prima volta in tutta la sua esistenza, gli occhi del Cappellaio bruciarono forte, molto forte. Erano come mille spilli conficcati nelle palpebre, come fuoco alimentato da tonnellate di legna da ardere, il dolore indescrivibile. Poi, finalmente arrivò qualcosa a raffreddare i suoi occhi. Fu in quel momento che sentì una strana sensazione di prurito che partì dalla parte dell’occhio più vicina al naso, che poi andava scendendo giù, lungo gli zigomi, le guancie e il mento. Fu allora che la Regina Bianca aprì la boccetta di vetro, l’avvicinò al volto del Cappellaio e raccolse qualche goccia dello strano liquido trasparente. L’uomo sentiva quelle scie d’acqua continuare a scendere copiose dai suoi occhi impauriti.

 

  -Cosa…cosa mi succede, Altezza…?-

 

La Regina Bianca chiuse la boccetta e la agitò leggermente,  come per far amalgamare il nuovo ingrediante appena ottenuto. Poi si chinò davanti al Cappellaio, per poterlo osservare in volto. Gli posò la mano destra sulla guancia bagnata, l’altra gli porgeva la bottiglietta di vetro contenente lo strano fluido, ora diventato d’un bianco opaco. Sembrava un pezzetto di nuvola imbottigliato. L’uomo la prese e notò un bigliettino attaccato al collo della boccetta.

 

  -“Bevimi…„-

 

  -Volevo renderla più invitante!-

 

    -Che cos’è, Altezza?-

 

  -Oh, non ne ho la più pallida idea!-

 

La Regina rise, iniziando a fissare senza motivo il lampadario di cristallo bianco del corridoio. Il Cappellaio la guardò con aria incuriosita. Effettivamente, quel liquido zuccherino lo tentava, ma… che cosa sarebbe potuto capitare? Certo, se glielo aveva donato la Regina, avrebbe portato senza ombra di dubbio a qualcosa di buono, ma…

 

  -Hai solamente un tre sorsi a disposizione. Stà bene attento a ciò che fai, ci vogliono Tantimila anni per preparare quella pozioncina…e le lacrime di un abitante di Sottomondo. Sai quanto sono rare, Cappellaio?-

 

Un’altra risatina senza senso, un’altra pazzia che si espandeva nell’aria, nutrendo Sottomondo. Il Cappellaio strinse la boccetta di vetro, la stappò e si bagnò appena la lingua del fluido perlaceo. L’uomo tossì violentemente, mentre gli arti del suo corpo s’irrigidivano, la vista gli si annebbiava e le orecchie gli si ovattavano. Le mani iniziarono a prudergli furiosamente, invase da un forte formicolio, le guancie erano in fiamme. Poi,  pian piano, i sensi decisero d’abbandonarlo e il Cappellaio cadde a terra, scosso da un violento capogiro. L’ultima cosa che vide fu la Regina Bianca, in un sorriso malinconico, ma gli occhi fiduciosi nel suo amato servitore. Non l’avrebbe delusa, la Regina…

 

FINE CAPITOLO





Sapete? Ho imparato una cosa importante. Quando si vuole veramente una cosa che sai che mai potrai avere, allora devi fartela da solo. E questo è il mio caso! >.< Tim Burton non ha fatto la storia d'amore tra il mio amato Cappellaio e Alice? Beh, alla faccia tua Burton! Me ne sono scritta una!! U__U Porca miseria, dall' inizio del film non si vedevano altro che loro due, si notava chiaramente quanto il Cappellaio fosse stracotto di Alice e, alla fine, quella mentecatta l'ha lasciato come un carciofo! °A° Poi la scena sul balcone, con la luna e le stelle, loro due soli...e quando Alice prende il volto del Cappellaio tra le sue mani... voglio dire!! Cavolo!!! Almeno non farci sperare, no? Se già sai che non succederà nulla! TAT Poi è chiaro che uno ci rimane deluso! Ho scritto questa ficcy per far contento il mio Cappellaio, che non sono riuscita a vedere il suo volto triste, il suo sorriso morire, alla fine del film, mentre Alice lo lasciava! ç.ç Mi sono immaginata cosa sarebbe accaduto dopo la partenza della ragazza, a Sottomondo. Spero quindi che vi piaccia, ci ho messo il cuore! 

Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo! 

Un bacio,

DolceRosellina

  
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