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Autore: Ariadne_Bigsby    27/04/2010    6 recensioni
Tornando da scuola, Ariadne scopre di avere un ospite inatteso in casa.
Fin qui nulla di strano....se non per il fatto che questo ospite è nientemeno
che il "fantasma" di John Lennon, sceso sulla terra per vedere quanto le cose
siano cambiate dalla sua morte.
Che cosa combinerà nella Londra del 2010, questo John Lennon nel suo giovane
aspetto da Beatle?
VENTISEIESIMO CAPITOLO AGGIORNATO
Jo aveva iniziato ad appassionarsi di musica alla tenera età di 5 anni, dopo aver sentito una canzone dei Rolling Stones alla radio (John aveva grugnito qualcosa, mentre lo sentiva raccontare dell’interesse con cui aveva ascoltato la canzone). All’epoca viveva in Francia, ed il suo desiderio di imparare a suonare qualcosa non poté realizzarsi se non dopo 5 anni, quando la famiglia Duchamp si era trasferita a Londra. Jo, in quei 5 anni aveva iniziato ad ascoltare tutti i tipi di musica che gli capitavano sotto tiro, attingendo dalle risorse dei genitori e dei parenti.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'John in the sky with diamonds'
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Secondo tentativo di iniziare una fiction non basata sulle mie esperienze personali e che non sia One-Shot (dopo aver tentato con Batman ed aver accantonato il progetto per mancanza di idee plausibili e logiche)

Questa fiction nasce per pura casualità durante una banalissima lezione di storia:

La prof stava interrogando ed io, poiché non avevo nulla di meglio da fare stavo facendo qualche sciocco disegno su di un un foglio strappato, in cui io e la mia compagna di banco (anche lei fan dei Beatles) avevamo modo di incontrare i nostri beniamini.

Sapendo della mia abitudine di fare lunghi “viaggi mentali” sopra qualunque argomento che si distacchi dalla normalità e della mia propensione a scribacchiare mini storielle riguardanti me ed i miei amici, mi ha dato l’idea di scrivere una storia un po’ più lunga ed articolata proprio sui Beatles.

Pensando e ripensando ho dato alla luce questa storiella (alquanto inverosimile ma…dopotutto siamo su un sito di FAN-FICTION).

Ho “modellato” alcuni personaggi su alcuni miei amici che hanno seguito l’evolversi della storia e , last but not least, mi sono documentata il più possibile su John Lennon (sul quale, in ogni caso sapevo già abbastanza, essendo il mio Beatle preferito ^.^ ) guardando video e leggendo documenti che lo riguardavano 8perlopiù video e documenti che descrivevano la sua natura profondamente ribelle, giocosa e sarcastica, al di là del John Lennon attivista per la pace che noi tutti conosciamo.)

Dopo queste premesse...

Inizio con la storia… Spero vi piaccia!

Please, lasciate un commento!

 

What Goes On?

 

Papà mi ha sempre detto che avevo un talento particolare per la musica.

 

D’altronde, sono nata in una famiglia di musicisti..che altro potevano aspettarsi?

 

Papà suona la chitarra acustica, la chitarra elettrica ed il pianoforte ed è docente di musica in una scuola dello Yorkshire.Da giovane suonava la chitarra in un gruppo chiamato “The white rabbits”( papà è anche un appassionato di Lewis Carroll) e rockeggiavano nella cantina del loro batterista, al ritmo di Pink Floyd, Rolling Stones…. ed al ritmo dei Beatles.

 

È stato papà ad inculcarmi la mia formazione rock in campo musicale, guidando le miem piccole dita di bambina sulla tastiera della chitarra e del pianoforte, dove mi faceva suonare “Let it be” e “All together now”

 

Crescendo ho allargato le mie conoscenze comprando un bellissimo basso elettrico, al quale dedicai più del tempo dovuto (trascurando anche lo studio) provando e riprovando, per il puro piacere di sentire le note di quelle canzoni che tanto amavo… eseguite da me!

 

Mia mamma suonava il violino da ragazza e ha ritenuto che l’idea di papà di darmi lezioni fin da piccola fosse un’idea grandiosa.

 

“Chi studia musica fin da piccolo cresce meglio!” aveva sentenziato papà mentre io ridevo, seduta sul pavimento, giocando con una mini chitarra giocattolo.

 

Quindi mamma osservava e sorrideva alla vista di quel marito affettuoso che insegnava alla propria figlia ad amare la musica, il rock…. ed i Beatles.

 

La musica dei fab four ha sempre risuonato in casa mia, fin da quando ne ho memoria.

 

La mia ninnananna era “Yellow Submarine” o “Love me do”, quando avevo 10 anni mi scatenavo al ritmo di “Twist and shout”, a 14 sospiravo ascoltando “All you need is love” o “Michelle” e, a 17anni mi emozionavo ascoltando “I am the Walrus” e “Tomorrow never knows”.

 

Ma…che sbadata! Io parlo, parlo del mio passato “musicale” e non mi sono ancora presentata!

Il mio nome è Ariadne Bigsby, e vivo a Londra.

 

Sono un’adolescente perfettamente nella norma, con i suoi interessi, le sue nevrosi, le sue pazze vicende sentimentali, pazze a tal punto da far apparire qualsiasi intricatissima soap opera come un’insulsa storiella (“Ma secondo te, perché Josh dovrebbe aver detto a Lynn che p molto carina se giusto ieri ha detto a Margery che i suoi occhi sono la cosa più bella che abbia mai visto? “ “Credete che Brittany capirà che in realtà Harry è soltanto uno stronzo che la tradisce con Helen che fra l’altro è stata la ragazza di Mick che invece stava con Greta, che l’anno scorso stava con…..Harry!” tanto per darvi un’idea degli intrighi sentimentali in mezzo ai quali mi tocca vivere).

 

Un’adolescente come tante. Mi dicono che sono una ragazza carina…ma io non saprei.

 

Ho i capelli di una tonalità indefinita, a metà fra il rosso ed il castano, pieni di ricci fittissimi, che mi scendono fino alle spalle (le poche volte che ho provato a lisciarli ho ottenuto risultati decisamente agghiaccianti ed o deciso di tenermi i miei ricci indomabili), occhi verdi e naso dritto.

 

Questa è l’immagine standard che lo specchio riflette: io riesco a trovarci sempre qualche difetto!

 

Un brufolo rosso, un neo di troppo, le occhiaie dovute alla mancanza di sonno o a quei “momenti di sconforto” che attanagliano noi povere donne.

 

Non fraintendetemi, non mi considero brutta… Ma neanche nulla di eccezionale!

 

Ed è a me, a questa comunissima ragazza che è capitata la più strabiliante e la più incredibile delle avventure.

 

Un’esperienza che mi ha segnata (in tutti i sensi), che mi ha sconvolto… ma anche divertito.

 

E che soprattutto, mi ha fatto comprendere in pieno quanto le idee, la forza di volontà e i sogni possano essere forti ed indistruttibili.

 

E mi ha fatto apprezzare la vita.

 

Tutto questo lo devo ad una persona che… beh non c’è più

 

In realtà non c’era neanche quando tutto questo è capitato. Però c’era!

 

Vi sto confondendo le idee?

 

Chiedo scusa… sono talmente su di giri che non so da dove iniziare….

 

Ok…partiremo da quella giornata piovosa, da quella giornata scolastica che sembrava non finire mai.

 

Una giornata che si preannunciava noiosa ed esattamente uguale a tutte le altre: fino a quando tutto non ha preso una…piega inaspettata!

 

 

Ero seduta al mio banco, a scuola. La testa appoggiata sui gomiti, a loro volta appoggiati sul banco.

 

Nelle orecchio risuonavano le note di “Eleanor Rigby “e, con gli occhi chiusi, assaporavo l’esecuzione degli archi nel sottofondo della canzone.

 

Mancavano pochi minuti al tanto agognato suono della campanella e,c dopo 7 ore consecutive di scuola, non ne potevo davvero più.

 

Spostai lentamente gli occhi verso la mia sinistra, osservando il mio compagno di banco Charles sgranocchiare alcune patatine. I, suo sguardo era altrettanto apatico: nessuno degli studenti sembrava prestare attenzione all’interrogazione in corso (anche se, come amava ripetere Mrs Johnson, ovvero la prof di storia, la stessa prof che stava interrogando in quel momento avremmo dovuto approfittare delle interrogazioni per scriverci le domande che il prof rivolgeva perché “Potrei benissimo domandarlo a voi!” )

 

Allungai una mano, un po’ intorpidita a causa della mia posizione e gli fregai una patatina.

 

Charles emise un piccolo sbuffo ma non protestò (Charlie adorava mangiare e sbuffava ogniqualvolta qualcuno gli scroccava del cibo, cosa che io non mancavo mai di fare solo per il puro gusto di tormentarlo un po’.)

 

“Oh no..ancora loro..” bisbigliò Charles indicando il display del mio Iphone.

“Problemi forse?” risposi io pacata

 

“No, no..è che…cristo Ariadne, ascolti solo loro!”

 

“Ma no…li ascolto semplicemente più di altri…” dissi rimirando la foto che lampeggiava sul’l Iphone.

 

Nella foto si vedevano 4 ragazzi dall’inconfondibile taglio di capelli.

 

I “quattro di Liverpool” : Paul Mc Cartney, Ringo Starr, George Harrison e John Lennon.

 

“Ma quanto sarà bello Paulie in quella foto?!”

 

Era stata Lindsay, la mia compagna di banco dalla parte destra a proferire queste parole.

 

“Si, è davvero carino…anche se per me John resta il migliore. Non solo dal punto di vista estetico, ovviamente. Però…non so, sarei più attratta da un ragazzo così!”

 

John Lennon, nella foto era molto giovane. Avrà avuto si e no 24 anni. Portava i capelli lunghi fino alla nuca ed una strana frangetta con la scriminatura a destra. Come al solito stava sfoderando uno di quei suoi impareggiabili sorrisi “da mascalzone” che io, ahimè, adoro in un ragazzo.

 

Paul Mc Cartney invece sfoderava il suo solito sguardo stile “cucciolo indifeso”, che gli era valso la nomea di “Cutie Beatle”.

 

In quella la campanella suonò, finalmente, riportandomi alla realtà 8la mia mente stava giù infatti fluttuando verso mondi lontani, in cui io, Ariadne , avevo l’opportunità di conoscere JOHN LENNON, il mio idolo. Nei miei sogni mi dipingevo più spavalda e sicura di me di quanto lo sarei stata nela realtà, se avessi mai avuto l’opportunità di incontrarlo.

 

Peccato che John Lennon fosse morto da quasi 30 anni, assassinato a colpi di pistola da un fan pazzo ed invidioso del suo successo.

 

Mentre riponevo i libri nella mia borsa 8una borsa dei Beatles basata sul cd di “Abbey Road”, che papà mi aveva regalato per Natale pensavo alla grande perdita ed al grande vuoto lasciato nella musica dalla morte di John.

 

“Sempre i migliori quelli che se ne vanno!” Avrebbe commentato papà (che aveva avuto la fortuna di vedere John Lennon dal vivo in un concerto del 1963 alla tenera età di 13 anni.)

Mentre correvo verso la fermata dell’autobus (abito a soli 2 km da scuola e, di solito copro a piedi la distanza…ma quel giorno stava piovendo a dirotto e non avevo l’ombrello) iniziai ad ascoltare “Strawberry Fields,” una delle mie preferite.

 

Riuscii ad arrivare giusto in tempo per salire sull’autobus fermo ancora per pochi secondi, ma nella foga finii dritta dritta in una pozzanghera, schizzandomi da capo a piedi d’acqua piovana.

Maledicendomi per la mia sbadataggine mi appostai vicino alle porte dell’autobus,, visto che la mia fermata era fra le prime) cercando di risistemarmi la divisa della scuola, mezza zuppa.

 

La fermata era esattamente davanti a casa mia: una bella villetta tipicamente inglese, di stile vittoriano (ereditata dal nonno paterno), dalla  porta nera in risalto sul marmo bianco tirato a lucido.

 

“Mamma!” strillai entrando in casa” m sono bagnata tutta in una pozzanghera! (non so neanche perché l’ho detto, mi sarei senz’altro procurata uno dei suoi rimproveri sulla mia sbadataggine e io avrei senz’altro alzato gli occhi, ripetendo l’ormai iper utilizzato “Maaaammma mia come la fai lunga! )

 

Nessuno rispose.

 

Mi tirai uno schiaffetto sulla fronte: “ma certo! Mamma è da Janet, all’ospedale. Ha partorito stanotte, come dimenticarlo!” pensai, trascinando la mia borsa verso le scale.

 

Non mi accorsi subito dell’estraneo seduto nel mio salotto: forse ero troppo presa dall’idea di prepararmi una cioccolata calda, forse la mia solita natura distratta ha colpito di nuovo… Fatto sta che non me ne accorsi finché non scesi le scale per tornare al piano di sotto dopo circa 10 minuti (ero andata a cambiarmi ed a sistemare la camera).

 

Scesi le scale e girai istintivamente la testa verso sinistra, verso il salotto, percependo qualcosa di strano.

 

C’era qualcuno seduto sul nostro divano!

 

Era di spalle e potevo solo notare che aveva capelli castano chiaro lunghi fino alla nuca ed indossava quella che sembrava una giacca nera.

 

Non era papà nella maniera più assoluta (papà lavora in una scuola dello Yorkshire e torna nei weekend..ed eravamo solo a martedì. E poi papà è calvo.)

 

“MI SCUSI!” proferii io, indignata e spaventata allo stesso tempo.

 

Lo straniero sussultò e si girò intorno, alla ricerca della provenienza della ma voce.

 

Scesi a razzo le scale e mi piazzai davanti a lui, mentre mentalmente mi dicevo che ero una stupida…

 

Poteva essere un maniaco o chissà cos’altro!

 

E fu quando mi misi davanti a lui, sempre con quell’espressione di assoluta sorpresa mista a paura ed indignazione che capii alcune cose.

 

Il mio ospite” era vestito in maniera bizzarra: indossava un elegante completo nero, con una camicia bianca ed una cravatta, anch’essa nera. Di vestiti del genere non ne vedevi spesso in giro. Sembrava un vestito elegante per il teatro….oppure un vestito di altri tempi.

 

La seconda cosa di cui mi resi conto fu che l’estraneo era molto giovane. Non poteva avere più di 24 anni.

 

E la terza cosa di cui mi resi conto con sommo orrore, fu che questo ragazzo…Non poteva avere 24 anni!

 

Non poteva perché conoscevo solo una persona con quel viso…e questa persona era morta 30 anni fa a 40 anni.

 

Non poteva perché quel viso , quel naso aquilino, quegli occhi sottili, lievemente a mandorla, quella labbra fini che sorridevano lievemente beffarde e quei capelli appartenevano ad una sola persona.

 

Era John Lennon!!!

 

“Beh? Che ti prende piccola? “ disse lui “Hai tutta l’aria di aver visto un fantasma!”

E qui svenni.

   
 
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