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Autore: amimy    28/04/2010    2 recensioni
“No. Non è vero.” rispose immediatamente Rex, scuotendo la testa. “ Non è vero. Stai mentendo!”
“L’ho vista, Rex. Mi dispiace.” disse Jonathan, guardandolo negli occhi.
“No!”
Dess afferrò Rex per le spalle, tenendolo stretto. “Rex. Rex, calmati.”
Gli occhi di Rex lampeggiarono di disgusto e rabbia verso Jonathan. L’acrobata si sporse in avanti, ma Dess lo fermò con un’occhiataccia.
“Guardami. Rex,guardami. Devi stare calmo, d’accordo? Non vale la pena di fare sciocchezze. Prima ascolta il resto, ok?”
Il Vedente strinse i pugni, fremendo, ma annuì.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dieci anni dopo I Cacciatori della Notte. Tenete solo presente che niente è messo lì per caso, che tutti i nomi, i dettagli, le conversazioni servono per qualcosa di più grande.

 

Capitolo Primo - Everybody less one

And you got style

and you got grace

and you got the means

to leave that place

 

  

<< No, senta, le assicuro che è così. Non importa se non li trova sul desktop, se dice di averli salvati sull’hard disk, le sue transazioni ci sono. Non possono essere scomparse per magia, se le ha memorizzate sul suo computer. Senta, l’informatica non è il mio settore, d’accordo? Provi a chiamare un tecnico. Scusi, aspetti un attimo, ho un’altra chiamata in linea. >>

Dess sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona.

<< Pronto? >> domandò, picchiettando le lunghe unghie smaltate sulla cornetta.

<< Pronto? Non dovrebbe essere “ufficio di Desdemona, al suo servizio. Di cosa ha bisogno?” >> la prese in giro una voce familiare dall’altro capo del telefono.

<< Flyboy! >> esclamò Dess, raddrizzandosi immediatamente sulla sedia. << Come va nel regno delle nuvole? >>

 << Dess, sto cercando di prendere un brevetto come pilota, non una mongolfiera. Per ora non ho visto praticamente neanche una nuvola. E nel mondo della matematica? >>

<< Malissimo. È la terza volta che questo tizio mi chiama perché è convinto di aver memorizzato tutte le sue transazioni sul computer, e non le trova più. Se non ho i dati, cosa posso fare? Sono una commercialista, non hola bacchetta magica. >> sbuffò lei. Poi, illuminandosi, aggiunse: << Allora, Flyboy, quale buon vento ti porta a parlare con me? >>

<< Sono felice di vedere che non sei ambiata, con gli anni. Pensavo che ti saresti inacidita. >> la rimbeccò.

<< Ehi, quello acido sarai tu! Allora, sono cattive notizie? Anzi, fammi indovinare. La stai prendendo un po’ troppo larga, quindi sono cattive notizie per forza. >>

<< Colpito e affondato. Però forse è meglio se ne parliamo di persona, ok? Da Tim’s alle undici e mezza? >>

<< Vuoi dire che sei in città? Aspetta un attimo. Ho già visto questo film: adesso tu riattaccherai, e io rimarrò qui a fissare il telefono come un’idiota per i prossimi dieci minuti domandandomi quale sia il problema. >>

<< A stasera. >> cinguettò Jonathan, ridacchiando, prima che la sua voce sparisse e venisse sostituita da uno sconsolante tu-tuh.

Dess guardò la cornetta con astio per qualche secondo, prima di rendersi conto di quello che stava facendo. Con un sorrisetto, riavvicinò il telefono all’orecchio e si preparò mentalmente per altre due ore di gente noiosa con richieste noiose.

 

***

 

Fortunatamente, le undici arrivarono in fretta. Dess spense il computer, staccò la spina al telefono e spense il cellulare, per essere sicura che nessuno l’avrebbe disturbata. Andò lentamente all’appendino, prendendo e infilandosi il morbido soprabito nero. Non aveva nessuna fretta; Tim’s era a dieci minuti di cammino da lì, e c’era ancora tempo.

Uscì dall’ufficio, salutando con un sorrisetto Jenny che si stava preparando per uscire. La sua segretaria stava facendo le ore piccole più di lei, ultimamente, doveva ammetterlo. Forse avrebbe dovuto darle un aumento.

Uscì, rimanendo per un attimo immobile sul marciapiede ad assaporare l’aria calda che le soffiava sul viso. L’estate di Los Angeles non si smentiva mai, arrivava e se ne andava, presentando sempre le stesse caratteristiche, con una puntualità inquietante.

<< Ehi! >> esclamò Dess, vacillando. Qualcosa l’aveva colpita da dietro, facendola barcollare avanti.

<< Mi scusi. >> disse l’uomo, mettendole una mano su un braccio per aiutarla a stare indietro.

<< Si figuri. >> disse sarcasticamente lei, ma si accorse che l’uomo la fissava. La fissava attraverso due occhi profondi e caldi, circondati da spesse rughe premature. Doveva avere al massimo trent’anni, ma aveva il viso di una persona che ne aveva vissuti almeno cinquanta.

<< Dess! >> esclamò lo sconosciuto, lasciandole il braccio. << Sei tu? >>

<< Rex? Ti sono ricresciuti i capelli! >> esclamò confusamente  la ragazza, abbracciandolo. Si sentiva sotto sopra. Prima Jonathan, adesso Rex. Tutti nello stesso giorno, tutti nella sua città. Non poteva essere una coincidenza. Cosa c’era che non andava?

<< Sai, dopo dieci anni… >> rispose sarcasticamente lui. Dess gli fece una pernacchia tutt’altro che matura. Però era vero. Quando si erano visti l’ultima volta, i capelli gli erano ricresciuti un poco dopo la sua esperienza nelle pianure salate, ma ora erano davvero esagerati. Gli sfioravano il collo, coprendogli le orecchie e superando il mento.

<< Sei tu che hai chiamato Jonathan o è Jonathan che ha chiamato te? >> domandò Dess, riprendendosi. Un punto alla volta andava pur chiarito.

<< Jonathan che  ha chiamato me. Devo incontrarlo da Tim’s alle undici e mezza. >>

<< Oh, che coincidenza. >> disse ironicamente la donna,  << Anch’io. >> E lo prese sotto braccio, felice di averlo ritrovato. Forse, le brutte notizie potevano aspettare. Per il momento.

 

***

Inaspettatamente, quando i due amici arrivarono da Tim’s, Jonathan era già là, e teneva loro posto a uno dei tavoli peggiori del locale, nell’angolo in fondo. Dess sospirò. Quella posizione sapeva tanto di combutta e pericoli da affrontare. Proprio come una volta.

Le ci volle un attimo, mente attraversava il locale con Rex accanto, per rendersi conto che il tavolo era da quattro. Vista l’ora, ci sarebbe quasi sicuramente stata anche Jessica. Quindi, per esclusione, l’unica che restava era Melissa. La Regina delle Stronze quindi non ci sarebbe stata?

<< Ciao, Flyboy. >> lo salutò Dess, prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.

<< Dess. Rex. >> li salutò Jonathan, con un mezzo sorriso. Era felice di vederli, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che gridava “problemi in arrivo!”.

<< Dai, spara. >> Dess incalzò l’Acrobata, appena Rex si fu seduto.

<< In realtà, volevo aspettare Jessica… >> indugiò Jonathan.

<< Vuoi dire che lei non sa niente? >> chiese Rex.

Jonathan scosse la testa.

<< Avanti, Flyboy. Devo usare le cattive maniere? Sai anche tu che ce lo dirai comunque, quindi tanto vale che tu lo faccia subito. >> disse Dess.

<< Non sei per niente cambiata, lo sai? >>

<< Lo so. >> rispose lei, come se il ragazzo le avesse fatto un complimento. E forse era così.

<< Gli Oscuri sono tornati. >> annunciò il ragazzo, senza preavviso. Rex sbarrò gli occhi. << Avevo visto i segni… che stupido! Le tracce per le strade… non erano gli umani: erano gli Oscuri. Non li vedevo da così tanto tempo… >> disse Rex, scuotendo la testa. Dess gli appoggiò una mano sulla spalla, senza sapere bene perchè.

<< Ma non è tutto. >> li interruppe Jonathan. << Hanno degli alleati. >>

<< I Grayfoot? >> domandò Dess.

<< Questo non lo so. Forse sì. >> rispose Jonathan, con una punta di impazienza. Solo in quel momento Dess si rese conto che dall’inizio della serata l’amico non aveva smesso un attimo di giocherellare con una ciocca di capelli, un’abitudine che non era da lui. Doveva esserci qualcosa di davvero grosso, sotto. Qualcos’altro. Schiarendosi la voce, l’Acrobata continuò. << Ma il punto è… che Melissa è passata dalla loro parte. >>

 

 

Ammetto di essere perversa. E diabolica. In ogni caso...

La citazione all'inizio viene da "Set Free", di Katie Gray.

   
 
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